Pubblicato il 15/02/2011 15:37:56
Ricordo una giornata grigia in cui, i piedi vicino al cancello, ascoltavo il vento tra i fili del telegrafo. Per la prima volta ebbi la consapevolezza di una tristezza esterna a me, o che sembrava venire dal di fuori, dalla voce del vento che gemeva tra i fili. Guardavo su e giù per la lunga strada polverosa e non vedevo nessuno. Il vento soffiava di luogo in luogo sopra di noi, e io stavo lì in mezzo, ad ascoltare. Mi sentivo oppressa da una solitidune e da una tristezza come se fosse accaduto o cominciato qualcosa e io l'avessi intuito. Fino a quel momento, credo di non aver mai pensato a me stessa come a qualcuno che guardasse il mondo; io ero il mondo. Prestando ascolto al vento e alla sua triste canzone, mi rendevo conto di ascoltare una tristezza che non aveva alcun rapporto con me, che apparteneva al mondo.
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