Pubblicato il 05/12/2007
Le ossessioni dellimprenditore (Silvio!) e lo smantellamento del sistema educativo
Lultima trovata della signora Moratti è quella della eliminazione dellinsegnamento della musica. E Roman Vlad ha cominciato a delirare....... Forse, fra non molto, anche il solo ascolto della musica potrà essere considerato un delitto.....
La “Politica”, quella con la “P” maiuscola, è stata definitivamente relegata al ruolo di un accessorio scomodo. Il Paese inteso come unazienda. La sanità intesa come unazienda. Anche la scuola intesa come unazienda. Le tre "I" che Berlusconi ululava nella sua campagna elettorale del 2001 (Inglese, Informatica, Impresa) comunque mal si coniugano con le richieste degli imprenditori che invece inneggiano alle tre "S": Sapere, Saper fare, Saper essere. Tre "S" di cui la riforma Moratti non ha tenuto in alcun conto.
I danni che questa riforma ha provocato sono incalcolabili. E tutti devono preoccuparsi: genitori, studenti, insegnanti, imprenditori. Labolizione di taluni insegnamenti, il finanziamento alle scuole private, la revisione dei testi scolastici tacciati di filocomunismo, la contrazione del numero dei docenti, laumento del precariato, labolizione del tempo pieno sono tutti provvedimenti che lasciavano già un anno fa presagire un disastro che avrebbe investito non solo il sistema istruzione ma anche quello sociale.
Gli insegnanti che avevano gridato allo scandalo di fronte alla "passerella" introdotta dalla riforma Berlinguer (la possibilità, cioè, per uno studente, di entrare ed uscire dal mondo della scuola per sperimentare il mondo del lavoro anzitempo) sono la categoria più a rischio, quella che, a voler essere catastrofisti, è destinata a scomparire. A fine legislatura potrebbero essere sostituiti da un comodo e non ingombrante kit software, o collegarsi ad internet da un personal computer (per il cui acquisto contribuirà lo Stato con una sovvenzione di 150 euro, come dice la pubblicità che viene trasmessa da qualche tempo in televisione) per poter apprendere in modalità elettronica oppure restar svegli di notte per seguire le lezioni su RAI Education o su qualunque altra rete (preferibilmente MEDIASET!!) che proporrà videoconferenze su arte, storia, lingue straniere (purchè non si tratti di idiomi dei paesi comunisti), matematica e religione, perché no?
La scuola intesa come unazienda. Certo, i produttori di software hanno pubblicizzato la e-learning come la panacea per tutti i problemi di formazione ed aggiornamento professionale del personale delle imprese. E un sistema economico, non necessita di spostamenti fisici, lapprendimento è personalizzato, consente di dialogare con il tutor, prevede pure una classe virtuale e, se lazienda acquista una bella piattaforma per l e-learning (fondamentalmente un bel contenitore vuoto a 100-200 mila euro) si possono addirittura contare i click che il mouse ha eseguito, monitorare il numero degli accessi, controllare a quale lezione il discente è arrivato, verificare se ha svolto i test di verifica dellapprendimento, quale punteggio ha ottenuto, e così via. E, grande vantaggio per le aziende, siccome essere competenti ed aggiornati è un diritto/dovere del lavoratore, si studia al di fuori dallorario di lavoro contrattuale. Altro che Grande Fratello!
Fermo restando il personale apprezzamento per talune offerte (vedasi, ad esempio, il sito dellENEA Casaccia, che propone una ventina di corsi gratuiti on line su varie materie, dai sistemi di qualità Vision al florovivaismo), ritengo che la tecnologia in questo settore possa dare sì un contributo ma non essere sostitutiva. Lapprendimento elettronico comporta dei grossi disagi: la solitudine, la difficoltà a confrontarsi con gli altri, lassenza di rapporti sociali, la freddezza del mezzo, larchitettura dei contenuti che sono necessariamente standard e non tarati sulla maturità individuale dellallievo che è anche e soprattutto una persona. Da un software possiamo esigere tecnicalità ma non psicologia comportamentale ed empatia.
Evviva la scuola allora, anche quella con i muri imbrattati, anche quella con i cessi otturati, con la Prof che ti mette la nota sul registro e ti rimprovera perché ti stai frugando nel naso, con il Preside che manda a chiamare i tuoi genitori perché sei senza il libretto delle giustificazioni! Pazzesco, ma ne avremo nostalgia.
Cè un altro aspetto che mi inquieta, quello della possibile modificazione del tessuto sociale. Già nel suo Rapporto del 2003 lOCSE affermava che è sempre più comprovata la relazione tra apprendimento ed investimento nel capitale non solo con un aumento del PIL ma anche con una maggiore partecipazione civica, un maggior senso di benessere ed un minor tasso di criminalità. Anna Diamantopolou, Commissaria UE, rafforza questa tesi dichiarando che "la nostra società e la nostra economia sono basate sulla conoscenza, che cè un deficit di qualifiche e discrepanze tra domanda ed offerta, che il mondo sociale e politico è diventato complesso e che pertanto gli obiettivi della UE non possono che essere la cittadinanza attiva, linserimento sociale, la capacità di inserimento professionale e la realizzazione personale".
Riappropriamoci, dunque, della funzione della nostra scuola, combattiamo la dispersione scolastica, finanziamo progetti in partnership con gli altri paesi europei, restituiamo dignità ai nostri docenti, investiamo più soldi nella loro formazione continua, allunghiamo i tempi di permanenza a scuola, aggiorniamo i programmi didattici, introduciamo linsegnamento di nuove materie, ridisegniamo i tempi delle nostre città: laccesso allistruzione ed alla qualità dellistruzione non sono negoziabili!!
In fondo, cara Ministra, non è difficile, basta copiare! Copiare quel che si è fatto nel resto dEuropa. Sempre che, in Europa, questo Governo ci voglia restare. LEuropa vuole cittadini istruiti, consapevoli, partecipi, competenti, integrati ed occupati e la “riforma” che questo governo sta applicando va, ahinoi!, in senso opposto. Io sogno una “controriforma”. E voi?
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