Pubblicato il 18/11/2011 08:20:14
Non andavo all’asilo volentieri, perché le suore volevano che indossassi quel grembiule che mi rendeva uguale agli altri e io invece mi sentivo diverso; quando i compagni giocavano io stavo per conto mio, quando bisognava stare zitti, a volte li infastidivo. Ma loro - le suore intendo - non mi punivano mai e alle quattro, terminati i giochi, ci facevano dormire sdraiati a terra in uno stanzone enorme. Mia madre, quando era bel tempo, non voleva che dormissi nello stanzone enorme e mi veniva a prendere; nel buio, un rettangolino di luce: mia madre e la suora sullo sfondo, e io mi sentivo in colpa di aver interrotto i sogni degli altri di essere stato un intruso nei loro sogni.
***
Quando io e mio fratello andammo a ballare per la prima volta, credevamo di andare in una discoteca, invece era una balera colma di coppiette argentate che ballavano il liscio e anche se non ballammo mai, eravamo comunque felici perché avevamo preso l’auto e capitava di rado perché avevamo varcato la mezzanotte, perché ci eravamo parlati, una sera.
(tratte da "Opere inedite", blog di poesia a cura di Luigia Sorrentino, vedi sito http://poesia.blog.rainews24.it/2011/11/17/opere-inedite-piergiorgio-viti/)
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