Pubblicato il 02/11/2011 20:16:11
Sul balcone tra il glicine e il rosmarino sei uscita a stendere il bucato,
guardi un gatto nudo al sole nel giardino di fronte e mentre ti chini e raccogli una maglietta una fitta alla schiena ti ricorda il tempo trascorso -su quali strade con quali amori?- e la stanchezza nella testa
e ripensi al gonfiore delle tue gestazioni e alle mestruazioni che non vengono più, alle mille cene preparate a ai pianti dei bambini la notte -nutrire, sempre-
E con metodo appendi al filo dei calzini da uomo delle mutande da uomo una camicia da uomo e la tua sottoveste taglia cinquanta e gli anni –i tuoi- mentre il tepore del vento ti scompiglia i capelli, corti e grigi.
E ti guardi le mani lisce di varecchina, ruvide di sangue, febbre, latte e fatica, tutta la fatica accumulata sui tuoi sogni, diventata il tuo sogno e poi la tua vita mangiata dagli altri.
E guardi una rosa sbocciata e il suo profumo si confonde con quello dell’ammorbidente, e senza chiederti più niente rientri, e lasci dietro di te il balcone e il sapore del sole ridente che vorrebbe rincorrerti ma ha perso le rughe del suo profilo consumato dall’ombra.
(da “La Zingara e l’altare”, di Maria Cristina Loreti - edizioni Tracce -)
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