Avrebbe potuto essere il titolo dello spettacolo di Venerdì 28, un sottotitolo adatto a descrivere il recital che si è svolto al Goldoni di Livorno “Da Balla a Dalla”, storia di una imitazione vissuta di e con Dario Ballantini.
Per lo spettacolo comincio dalla canzone finale che davvero ha riassunto la storia di Dalla, un’introduzione di “4 marzo ’43” e a seguire “Caruso.”
La canzone della morte, Caruso, com’era della nascita “4 marzo ’43”. Tra le due la storia di un fan che riesce a diventare amico del suo idolo giovanile.
Nel 1947 Cesare Luporini scriveva un saggio intitolato “Leopardi Progressivo” cercando di cogliere l’evoluzione del pensiero leopardiano negli anni successivi alla sua morte avvenuta all’età di 39 anni.
E di un Dalla progressivo fa parte l’interpretazione nella quale Dario canta come se Dalla stesso l’avesse cantata al pubblico identificandosi in Caruso, nella parte finale della sua vita.
E’ il commiato che Dalla non ha potuto fare, è il finale della Tosca che, com’è ricordato nello spettacolo, Lucio Dalla musica nel 2003. Cavaradossi lascia l’ultimo messaggio in “E lucevan le stelle…” e Dalla lo lancia a noi nella versione di “Caruso” nel finale dello spettacolo, sofferente e minimalista avvolto in un gilet di pelliccia e gli occhiali con le lenti scure.
Sono partito dal finale perché, come un riassunto, è il coronamento di uno spettacolo che evolve da due persone lontane in tutti i sensi, anagrafico e di notorietà, che si avvicinano nel tempo, come due vite che partono distanti anni luce e riducono la loro distanza, incontrandosi e scambiando ruoli che sembravano decisi.
Un racconto di spiegazioni della poetica dalliana e di canzoni, un po’ alla Dario Fo di Mistero Buffo che spiega l’evoluzione del personaggio e poi passa alla realizzazione concreta nell’imitazione che illumina la spiegazione, la integra, fino all’ultimo messaggio.
Ma è anche uno spettacolo di leggerezza, attraverso gli aneddoti di quest’avvicinamento; dall’affissione di Dario dei suoi manifesti a Bologna, senza avere lo spettacolo nella zona, fino al messaggio di buon anno, mandato a uno che ha scritto “l’anno che verrà”.
Per la parte musicale della rievocazione, che a me è sembrata grandiosamente coinvolgente, vorrei citare l’apprezzamento che hanno fatto due persone esperte di musica che la prima cosa che mi hanno detto è stata “I musicisti sono grandissimi…”
Due ore che mettono la curiosità, al termine dello spettacolo, di andarsi a risentire anche le canzoni che non sono state eseguite nel solco di un Dalla pensiero da riscoprire.
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