Pubblicato il 31/10/2008 16:56:00
“Apocalisse amore”, una raccolta di poesie scritte da un poeta dalle molteplici sfaccettature, un infaticabile e appassionato uomo di scrittura. Leggendo la sua biografia colpisce la vera passione intellettuale e di ricerca che lo caratterizza. Nato nel 1964 a Forlì, laureato in Letteratura italiana all’Università di Bologna, dove tutt’ora vive, nel presentarsi sul suo sito (http://daviderondoni.altervista.org) inizia così: “Per presentarmi. Mi verrebbe spontaneo fare il nome di altri. Voglio dire una specie di elenco di coloro, e son tanti, a cui la mia vita è legata. Sarebbe forse meglio, più esatto.” Attacco poco usuale nel mondo della letteratura, dove al centro di tutto si pone sé stessi, egli, invece, tende a spostare il proprio centro verso l’altro, nella pienezza di gratitudine per tutte le vicende che hanno caratterizzato il suo percorso umano e di scrittura, spostamento di attenzione che caratterizza, in parte, anche la sua nuova raccolta.
Apocalisse amore è un percorso che si sviluppa con una abilissima costruzione dei versi e con l’uso di parole di una semplicità piacevole, ma accostate in modo così armonico e fluido da, oserei dire, tirare su poesia dalla quotidianità del vivere, fatta di situazioni e contesti che tutti conosciamo e di cui, ogni giorno, facciamo esperienza, a partire dalla famiglia, dai figli, dalle città dove viviamo e che visitiamo, alle persone che ci avvicinano, che avviciniamo e che ci sono care, agli avvenimenti che caratterizzano il nostro tempo, dalla poesia per Pantani a quella in memoria di don Luigi Giussani. E’ un libro che ci si sente molto vicino proprio per quel profondo senso di umanità di cui è pervaso, la scrittura di Rondoni disegna i tratti amari della vita come i tratti gioiosi e riesce ad evocare le necessità più impellenti del vivere, quali l’amore e gli affetti, estraendole da quella sorta di ripostiglio dove qualche volta sono relegate: “[…] / Amare è l’occupazione / di chi non ha paura”. Si ravvisa la necessità della relazione come un tratto ontologico dell’essere umano: “[…] / e non voglio andare nel buio / senza un volto negli occhi - -”. In alcuni testi, il poeta, tocca corde molto profonde, semplicemente accostando, con abilità di scrittura, le stesse parole che usiamo per costruire quei vuoti discorsi che di tanto in tanto ci avvinghiano, parole che qui invece diventano taumaturgiche e portano a riflettere su tematiche ed esperienze fondanti il nostro essere umani di passaggio su questa terra: “Se tu mi abbracci / io richiamo tutte le vie / del mio corpo / […] / se mi abbracci / mi fai intero, ritornato”. Ci si sorprende, durante la lettura, a soffermarsi su alcuni passaggi enigmatici quasi mistici, ma che, in successive letture disvelano, sottese alle parole del poeta e attraverso rivoli di purezza intellettuale e artistica, una intuizione e una conoscenza più profonde dell’essere delle cose, come è il caso, a mio avviso, di questi bellissimi versi: “Come manchi tu / non manca niente / di ciò che ha nome // tu manchi / come la gioia / che nessuno sa chiamare”. Un libro che mi sento di consigliare vivamente, sia per lo stile compositivo, assolutamente moderno e ben calibrato, sia per la capacità di scuotere il pensiero e smuovere lo spirito dalla molle assuefazione in cui talvolta si immerge: “[…] / e non c’è nessun eroe qui, niente / di puro e di imbattibile, / solo il rumore del respiro dei compagni / cancellati nella tenebra // […]”.
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