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Sarà che il metabolismo è sempre più lento
nel nosocomio dove ci affolliamo, in attesa
sulla riva del traghetto di una perenne estate.
Alcune più ottimiste ricorrono all'addomino-
plastica, a seni ovali e duri come ciottoli di fiu-
me, i nostri fiumi, che scorrono lenti, nella memo-
ria a lungo termine, sepolti dalla tav, o sarà per-
ché accanto al nostro nosocomio cresce bianco in-
esorabilmente l'ennesimo condominio senza fine-
stre, senza balconi con i panni stesi, senza rumori
senza suoni, un dormitorio che non promette
nulla di buono.
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Refrattari, esterrefatti, vediamo crescere come un
fungo questo dormitorio, accanto al nostro nosoco-
mio. Non ci sono insegne al neon, nessuna pubbli-
cità ne parla. Tiriamo giù le veneziane per non ve-
dere la nube di polvere che si solleva durante i la-
vori, basculiamo col pube, oscilliamo il sedere.
Per non vedere i fiori marci che si accu-
mulano nei cassonetti accanto al dormitorio, accu-
diamo alacremente i fiori finti che abbelliscono
perennemente il nostro nosocomio. Comi-
nciamo ad accusare gli effetti dei miasmi ma
anche Chi ci rassicura sull'eternità della plastica
e del nostro direttore, che porta una perennemente
sorridente maschera di dura plastica.
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Meglio farsi la plastica, meglio sostituirsi col
titanio, meglio cento volte meglio cercarsi i pez-
zi di ricambio che rassegnarsi alla rottama-
zione. Meglio molto meglio assordarsi con la
disco dietro il vetro durante l'ora di body sculpt,
perché non possiamo permetterci di entrare
nel silenzio puzzolente dei dormitori. Qualche
suicidio dimostrativo, molti tentati, ma la lavanda
gastrica è meglio molto meglio che la lavanda
dei piedi dei preti, queste superstizioni che non
pagano. Al supermercato ho comprato un gel
alla lavanda, che assorba gli odori che esalano
dalla vicinanza del dormitorio.
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Sembra che il vicedirettore, così su due piedi,
abbia deciso che, a causa del sovraffollamento,
saremo tutti trasferiti, prima o poi, nel dormi-
torio. Questa proprio non ci vo-
leva. Si credeva che avendo rinnovato l'abbo-
namento questo abominio ci sarebbe stato ri-
sparmiato. Piuttosto mi spezzo ma non mi pi-
ego a questa assurda decisione di un vice-
direttore. Credo sia possibile che il mio
corpo diventi più duro della realtà apparente:
le belle nonne fresche di botulino, le belle
nonne coi capelli rossi o gialli, le belle
donne che oscillano sui tacchi alti di
fronte al nostro direttore che offre loro
il caffè ogni volta che passa dal bar del nostro
nosocomio per far vedere a tutte che ce l'ha
ancora e sempre duro.