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Il buio di notte

Narrativa

Giampaolo Rugarli
Marsilio Editori

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 24/10/2008 20:10:00

In questo romanzo Rugarli distilla decenni di cronaca d’Italia, e ci regala un bellissimo romanzo, pura invenzione, ma reale in ogni singolo dettaglio, a cominciare dalla trama. Un vescovo, a capo di una potente organizzazione, che apparentemente benefica e caritatevole, in realtà serve ad arricchire pochi, viene avvelenato mentre celebra l’ultima messa prima di annunciare il suo ritiro dalla vita pubblica, e degli affari. I “cattivi” e sospettati sono un manipolo di personaggi, uguali a quelli che riempiono le pagine dei giornali ogni giorno, tra cui un politico di successo con un passato di sedicente mago, e assolutamente refrattario all’onestà, un banchiere di manica larga coi soldi della banca, una scienziata che con un fior di metafora fa anche la prostituta e così via. Non mancano i “buoni”: un poliziotto integerrimo alla vigilia della pensione e una donna magistrato, un po’ nevrotico, entrambi ostinati alla ricerca dell’assassino e del movente. Il libro viene raccontato su due piani, quello della vicenda in corso e quello di alcuni memoriali, che ciascuno dei sospettati aveva scritto al vescovo nella speranza di essere nominato suo successore alla guida della associazione cosiddetta caritatevole, cui spetta il compito di narrare l’antefatto. L’ambientazione è in una Milano appena contraffatta dal cambio di nomi dei luoghi e del suo Naviglio, che nella vicenda diventa un minaccioso fiume, cui spetterà il compito di Angelo Sterminatore nel finale della storia, travolgendo anche un centro residenziale costruito su un terreno agricolo trasformato, grazie alle mazzette, in terreno edificabile.
La lettera d’addio del vescovo, su cui – spasmodicamente – tutti vogliono mettere le mani, pensando che contenga chissà che cosa, e il movente dell’omicidio, alla fine, saranno molto più semplici, oserei dire banali, rispetto a quello che tutti si aspettavano, ma la paura di poter perdere qualcosa e una notevole dose di coda di paglia mettono tutti in allarme.
Il romanzo è veramente bello nel suo insieme, triste e grottesco, ma riesce anche a far sorridere, Rugarli conferma le sue note doti di grande narratore e di fustigatore della corrotta società attuale. Al libro viene dato il taglio e la dinamicità di un giallo, con delitto, sospettati ed indagini, ma un giallo come ci hanno abituati le cronache, quando le indagini si avvicinano a qualche personaggio importante si insabbiano. Detto tutto ciò potrebbe sembrare un libro cupo, o una specie di romanzo-verità di denuncia sociale come ce ne sono altri, in realtà questo “Buio di notte”, resta innanzitutto un romanzo, un gran bel romanzo, che, immergendo fatti presi dalla realtà, nelle tinte del romanzesco rende la narrazione leggera ed elegante. Rugarli riesce a costruire atmosfere e dialoghi con uno stile molto personale con delle particolarità che a tratti ricordano il Gadda, soprattutto in certi passaggi o dialoghi in cui, tra le righe di un linguaggio eccellente, si intrecciano inflessioni dialettali o parole inventate, come rami di glicine fioriti ed intrecciati ad un austero cancello.
Alla vicenda principale del delitto, inoltre, Rugarli, affianca l’amore dell’ispettore Rossi per una commessa che si rivelerà una truffatrice e le cui sembianze l’ispettore ritroverà nella suonatrice d’arpa Luisa Paradiso in pagine dal sapore più intimista e vagamente ottocentesco e riproponendo in chiave minore ed intimista la contrapposizione fra malvagi sotto mentite spoglie e buoni in un paradiso che è tale forse solo di nome.

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