Pubblicato il 06/10/2011 06:49:38
il dio vegetale non ammette repliche: è il da farsi degli alberi, e il disfarsi sulle cortecce dove la luce si aggrappa come iniziali e scivola sulla terra, con la sua propria traduzione di foglie e decadimenti e resurrezioni, lontano da occhi indiscreti. E’ il farsi di spettri più gialli, di lente marcescenze. Ovunque l’amore delle pietre, affondando la terra, e di acque che fluiscono ove possibile, verso ogni possibile alveo, ogni corrente ascensionale. Da un punto d’osservazione casuale enne più uno autunni, lineare frazione di tempo, un universo minuto, difficile eredità, noi incapacità del creato.
(Poesia inedita tratta da http://www.poesia2punto0.com/2010/10/25/parola-ai-poeti-giacomo-cerrai/)
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