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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore č soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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Racconti

Zoran Živcović
Tea

Recensione di Giuliano Brenna
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Pubblicato il 03/01/2020 12:00:00

 

Per chi ama i libri non sarà difficile immaginarsi nei panni del protagonista della prima delle biblioteche che compongono il volume, la biblioteca di casa, dove i libri aumentando in modo esponenziale arrivano ad occupare anche lo spazio destinato ai mobili. Però sempre il medesimo bibliofilo non si sentirà preso dallo sconforto se, una volta giunto all’inferno come ne La biblioteca infernale, la sua condanna eterna sarà quella di leggere libri, condanna che pare nel solco del più moderno modo di intendere una punizione, e cioè rieducare. Nel corso delle rapide pagine del volumetto i libri diventano incubi, sogni ad occhi aperti, presagi per il futuro e, addirittura, un ottimo banchetto. Ci sono biblioteche che raccontano le vite di ciascun essere umano o intere biblioteche raccolte in un unico volume. Il mondo dei libri che si intreccia con quello delle persone, con un taglio quasi da giallo, ma con accenti alla Borges; scorrendo le pagine il lettore si sente chiamato in causa dalla lettura, proprio perché potrebbe trasformarsi in uno dei personaggi di quel che sta leggendo. A quanti sarà capitato di immaginare di diventare autore di best seller, oppure di incontrare la propria vita narrata in un libro o, ancora, poter leggere il proprio futuro tra le pagine di un volume, sebbene virtuale e consultabile una volta soltanto.

L’autore costruisce un universo fatto di libri, in cui ogni aspetto della vita di una persona, soprattutto i sogni, è trasformabile in libri e raccolto in una apposita biblioteca. La narrazione scorre assai leggera, a volte con toni scanzonati, alternati a momenti più cupi e angoscianti, ma la brevità dei racconti e il sottile humor di cui sono permeati, riescono a mantenere la lettura a un certo livello di gradevolezza: in fondo le biblioteche sono sogni che ciascuno di noi può fare. La stranezza del libro sta nel fatto che va a collocarsi nella fantasia del lettore proprio in quanto tale: immagino una persona non avvezza alla lettura cui capiti questo libro, difficilmente potrà restarne coinvolto. Viceversa, chi si rifugia spesso nel mondo dei libri e li ama, anche come oggetti, proverà una piena rispondenza dei propri sogni, ma anche degli incubi, tra le pagine di Živcović. È una specie di ossessione portata alla luce e amplificata con capacità dall’autore serbo, un monito a non lasciarci intrappolare in una biblioteca, per quanto bella e importante; non dimentichiamoci che fuori dalla biblioteca c’è un mondo reale da vivere!

Consiglio questo libro a chi veramente ama i libri, anche in quanto oggetti classificabili e cumulabili, e che ha sognato almeno una volta la labirintica biblioteca de Il nome della rosa, ora può alimentare i propri sogni, da incallito bibliofilo, con sei nuove imperdibili variazioni.

 


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