è questa geometria oscura e adunca
che descrive rette parallele e all’infinito
si scontra con ogni paradosso
a tenermi eretto con un dito
puntato verso Dio e mai più l’indice
mi ritorna indietro esauriente
io rapito da questo spazio non euclideo
m’annullo in un vortice di tempo
e poi
cosa sarà di me dopo quest’ultimo fiat?
io rapito dal cielo caduco
precipitante per sempre sul falso cuore della terra
io tra l’alfa e l’omega in mezzo
incerto se rinascere lì o rimorire qui
comunque ambiguo osso senza ombra
scivolando sulla falsariga
del creato
io inerte impossibilitato in attesa perenne di
fiorisce intanto il mandorlo
in questa pazzia e nessuno più gli dà retta
ed io aderente alle nullità televisive
ancora
nonostante tutto
mi sopravvivo
(inedito da
http://poesia.blog.rainews24.it/2011/04/04/opere-inedite-giuseppe-vetromile/)
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