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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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L’attenzione

Poesia

Angelo Andreotti
puntoacapo Editrice

Recensione di Marco Furia
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Pubblicato il 07/06/2019 12:00:00

 

Un attento invito

 

 

“L’attenzione” di Angelo Andreotti, si mostra raccolta i cui versi, piani, precisi ed eleganti, tendono a mostrare una percorribile via.

In quale luogo conduce simile via, quali territori attraversa?

Spetta al lettore rispondere: il poeta, da parte sua, con risoluta assiduità, composizione dopo composizione, si mostra in cammino.

Ciò che conta è il percorso?

Certo, ma non soltanto, poiché l’autore segue una direzione la cui meta può essere la nostra.

Si legge a pagina 13

 

“Con passo paziente

tu cerchi l’ombra nel primo chiarore

che sfugge tra le gambe dell’aurora”

 

e, a pagina 16

 

“Dall’oblio vai togliendo parole

di cui avverti quel senso lontano

che non sai”.

 

Disegnare un itinerario in regioni in cui “ombra” e “chiarore” non paiono ben definiti e in cui le “parole” si riferiscono a un “senso lontano” parrebbe impossibile: tuttavia, quel “senso lontano / che non sai” c’è e il tentativo è quello di riuscire a saperlo.

A pagina 31, la pronuncia

 

“Di te il te stesso estraneo in te ritorna

e non sai quanta vita ti porta”

 

mostra un inedito rispecchiamento capace di promuovere feconde riflessioni: per riuscire a vederci davvero non occorre forse considerarci anche come estranei?

Dare a noi stessi e agli altri una consapevole (non definitiva) immagine del nostro vivere è impresa ardua: soltanto promuovendo, come ritengo suggerisca Angelo, un’attenta considerazione del nostro esistere saremo in grado di scoprire che la duplicità io/mondo può essere composta in una coscienza ulteriore.

Non a caso, a pagina 38 si leggono versi

 

“In fondo all’anima qualcuno canta

mettendo in metrica la cavità

di questo piccolo mondo che è il nostro”.

 

D’altra parte

 

“ma un passo dopo l’altro ti avvicina

a quella meta che con te si muove”.

 

La “meta” si muove assieme a noi perché è anche parte di noi che ne possiamo parlare.

E se

 

“tanto pensosamente un tempo chino

sembra tornare sui suoi passi”

 

non dobbiamo meravigliarci (o, peggio, preoccuparci): anche il tempo è nostro, cammina con noi assieme a tutto il resto.

Riusciremo, alla fine, a riconoscerci in questa universale, poetica, connessione?

È da augurarselo.

E “L’attenzione”, con le sue originali cadenze , aperte nella loro esattezza,  sarà di assiduo aiuto lungo un cammino proposto eppure, in qualche modo, già nostro: è tipico del vero poeta riferirsi con peculiari parole alla vita propria e a quella di tutti?

Sì e Angelo mostra di saperlo bene.

 


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