È un libro in cui l’io lirico continuamente ignora il lettore. Vuole parlare infatti innanzitutto al suo interlocutore interiore, a tratti distante, a tratti perso. Il nostro ruolo di lettori è solo quello di porci in rispettoso ascolto. Dopo un po’, però, nei versi facciamo capolino anche noi. Le perdite, le assenze, i distacchi, gli abbandoni, gli incontri, gli amori che abbiamo attraversato tutti.
Sono nostri gli urti dell’autore contro il dolore e gli eventi della vita. Diventano nostri le sensazioni di estraneità, l’assenza, il vuoto, lo smarrimento, il rimpianto, il distacco, l’abbandono, il lutto e le altre impermanenze di cui la poesia di Schioppo è costellata, ma anche la sua dimensione onirica, le sue ripartenze presenti tra gioie d’amore e cime serene che sembrano dipinte nel verso
Non c’è rumore più bello del boato della natura
impercettibile
"Anima ridestata" è un percorso di rinascita in versi nella piazza degli affetti. La storia di un’anima che sa rigenerarsi nel fuoco del più grande regalo (la vita) e in essa rinasce come fenice dalle proprie ceneri. A questo cammino di parole l’autore affida un titolo a-poetico, esposto a una sorta di espiazione esorcizzante che, con secchezza e puntualità, condensa un’essenza psicofisica: quella d’un’anima al risveglio intesa come combinazione di forze spirituali ed energie fisiche in rinnovata, sinergica evoluzione.
Il racconto lirico, come si diceva, è quasi un monologo struggente ed evocativo in cui la nerezza del male campeggia, ma poi sbiadisce, perché la poesia ha bisogno di uscire da sé per congiungere ogni spazio terreno ed essenziale, ogni sconcertante testimonianza intima, all’ascendenza intellettuale e spirituale del rosa d’amore.
La morte stessa, a ben leggere, non è l’abbandono di chi è in comunione eterna con noi, perché è essa stessa parte della creazione; per questo motivo i componimenti di Schioppo cercano di instaurare una reciprocità caleidoscopica tra passato e presente implicando movimenti e moltiplicazioni dialogiche tra ieri e oggi.
Le sezioni della raccolta conservano una forma poetica pura, viscerale, che non ci trascinano in cliché romantici e che traggono ispirazione tematico/esistenziale dalla vita vissuta, coi suoi scatti impetuosi, la nudità delle sue debolezze, la narrazione dei suoi ricordi. Memoria mi pare parola-chiave di tutta la silloge, come sembra suggellare anche il bellissimo explicit della poesia Guerra che, con sapiente allitterazione, parla del
mutar della marea di un mondo nuovo.
Le poesie – in conclusione – mi sono piaciute per una sorta di incisività perentoria. Mi ha convinto meno, qui e là, la scelta lessicale, a volte un po' "automatica" rispetto alla tradizione poetica.