Se Romolo è passato alla storia come il Fondatore, il Dux, Numa Pompilio, il suo successore é ricordato come un Re pacifico; durante tutto il suo regno non condusse né subì guerre.
Ma é ai suoi due predecessori, però, Romolo e Tito Stazio, che bisogna riconoscere il merito di un tale status: il primo per aver stipulato un trattato di pace di cento anni con gli etruschi e il secondo per aver stabilito l’egemonia sabina su Roma. E Numa Pompilio era di origine sabina.
Essere pacifici, però, non significa essere permissivi. Fu lui, infatti, a dare o ad introdurre istituzioni religiosi e sociali, molte delle quali con regole davvero assai severe. Come quella delle Vestali, condannate ad essere sepolte vive in caso di inadempienza al voto di castità.
Un integralista religioso, lo definiremmo oggi. A lui si deve la costruzione del Tempio delle Vestali e di quello di Giano-Bifronte, con le due Porte: la Porta della Guerra e la Porta della Pace; durante il suo regno, la Porta della Guerra restò sempre chiusa. Uomo di pace e legislatore, a Numa pompilio si deve anche la riforma del Calendario.
Egli portò l’anno a 355 giorni divisi in 12 mesi:
7 di 29 giorni (gennaio, aprile, giugno, agosto, settembre, novembre, dicembre)
4 di 31 giorni (marzo, maggio, luglio, ottobre)
1 di 28 giorni (febbraio)
chiamò: Calendae: il 1° giorno di ogni mese Nonae:
il 5° giorno dei mesi di 29 giorni e il 7° giorno dei mesi di 31 giorni Idi:
il 13° giorno dei mesi di 29 giorni e il 15° giorno dei mesi di 31 giorni
Occupato quello che sarà il Gianicolo e il Trastevere (oltre il fiume), il nuovo Re ritenne opportuno delimitare i confini del nuovo Stato e distribuire le terre ai poveri, con il particolare per niente trascurabile, però, che si trattava di terre sottratte a vecchi proprietari; forse etruschi.
Quale, la condizione della donna sotto il regno di questo Re così pacifico? Se già ai tempi di Tito Stazio la donna s’era visto negare molte dei diritti che Romolo le aveva riconosciuto con l’introduzione di una serie di Leggi “modernizzatrici” di stampo etrusco, con Numa Pompilio le condizione della donna precipitarono.
Ecco cosa dice lo storico Dionigi al riguardo: “… impose loro grande riserbo… tolse loro ogni influenza negli affari pubblici e le abituò a tacere…. In assenza del marito non potevano prendere la parola neppure sui casi urgenti.”
Quale via percorse questo Re per farsi eleggere? All’epoca era il popolo ad eleggersi il Sovrano e si detto e ripetuto che la scelta era caduta sulla sua persona perché il popolo era stanco di guerre e desiderava un periodo di pace. Non c’é motivo per dubitarne, ma bisogna riconoscere che egli era il più legittimato a ricoprire quel ruolo: era il marito di Stazia, figlia di Tito Stazio, Re di Roma assieme a Romolo; l’altra figlia di Stazio, Ersilia, l’aveva sposata lo stesso Romolo.
Numa Pompilio, dunque, legittimo erede di Tito Stazio, di cui mostrò subito di voler riprendere la politica interrotta da Romolo sia in campo civile che religioso e per prima cosa sciolse il Corpo dei Celeri, la Guardia armata di Romolo ed istituì, invece, il Corpo dei Salii, in onore di Marte, il Collegio dei Pontefici ed la Casa delle Vestali.
Per quanto riguarda la sfera privata, rimasto vedovo Numa Pompilio prese a condurre una vita ritirata e tranquilla… apparentemente tranquilla. Fu proprio in questo periodo della sua vita, infatti, che fece la sua comparsa la ninfa Egeria, sulla cui esistenza, probabilmente qualcuno aveva espresso le sue riserve.
Ecco cosa racconta lo storico Dionigi al riguardo: “Egli invitò alcune persone nella sua modesta casa per un pranzo fin troppo frugale, ma li invitò a tornare per cena. L’abbondanza di cibi, frutta, bevande ed ogni altro ben di Dio e la ricchezza degli arredi era tale da far gridare al miracolo… e al miracolo gridarono,infatti, i suooi ospiti e nessuno dubitò più dell’esistenza della misteriosa, divina creatura capace di compierlo.”
La Ninfa Egeria! Fu lei la misteriosa ispiratrice del Re, la consigliera fidata che lo guidò nelle Riforme e nelle Istituzioni Religiose.
Per i romani le ninfe erano divinità della natura, venerate come geni femminili di boschi, monti, laghi, sorgenti… Egeria, chiamata anche Camena perché cantava vaticinando, era proprio una Ninfa di Sorgente. Fonte di Egeria era chiamata la sorgente e Valle delle Camene era chiamata la valle in cui scorreva il fiume sacro, l’Almone. La Ninfa viveva in una grotta nascosta e occultata alla vista da un impraticabile sentiero nel mezzo di un boschetto ai piedi del Celio e i suoi convegni notturni con Numa Pompilio avvenivano proprio alla sorgente di quel fiume. Gli storici, oggi, son tutti d’accordo nell’affermare che questa Egeria altra non fosse che un’amante segreta del Re con grande ascendenza su di lui, ascendenza che Dionigi giustifica così:
“… fu indotto dall’onore, di cui fu ritenuto degno, di sposare una Dea. Costei si concesse a lui e l’amò e Numa, uomo felice, vivendo con lei comunicava con Dio.”
La leggenda narra che alla morte di Numa, Egeria si disperò così tanto da indurre la dea Diana a trasformarla in una fonte, nel bosco di Aricia, sui Monti Albani, dove la ninfa si rifugiava per piangere il suo dolore.
Un altro bel mistero, però, é legato alla morte del II° Re di Roma. Contrariamente al costume locale che era quello di bruciare il cadavere su una pira, il corpo di Numa Pompilio fu sepolto in una tomba sul Gianicolo; due i sarcofagi: nel secondo furono depositati 12 libri, scritti di suo pugno, con cui dava istruzioni ai futuri Pontefici. Quando, però, nel 181 a.C. nel corso di lavori pubblici affiorò la tomba, il sarcofago che doveva contenerne i resti fu trovato vuoto e i libri contenuti nell’altro sarcofago furono portati in Senato per essere esaminati; il loro contenuto, però, fu ritenuto così pericoloso, da indurre i Senatori a bruciarli.
Un vero rompicapo!
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