Pubblicato il 07/10/2008 21:51:00
Todd Andrews è un eccentrico avvocato che vive in una stanza di hotel, ama il whisky e la moglie del suo migliore amico - e cliente - , con la quale ha una relazione per niente segreta. Da piccolo trova il corpo del padre suicida in cantina e per capire le motivazioni di quel gesto comincia a raccogliere materiale che possa far luce sull’avvenimento, sino a riempire tre cassette da frutta. Ma il motivo per cui questo strano personaggio ci racconta la sua storia è per parlarci del suo suicidio, di come lo abbia meticolosamente pensato ed organizzato e poi al momento previsto non lo abbia messo in pratica pensando che ogni cosa o gesto che possiamo fare smette di avere un senso, per cui anche il suo suicidio, pensato per dare un senso alla sua vita perde improvvisamente senso e significato. Come egli stesso annota sul suo taccuino “non v’è alcuna ragione ultima per vivere (o per suicidarsi)”. Quindi tutta la narrazione ruota intorno al giorno esatto del mancato suicidio e attraverso racconti a volte frammentari e un po’ sparsi, ricostruisce l’esistenza del protagonista attraverso l’infanzia solitaria, le prime esperienze della vita soppiantate da quella assai traumatica della Guerra da cui paradossalmente sopravvive a causa di una malattia che lo dovrebbe ben presto portare alla tomba. Al rimpatrio per motivi di salute seguono gli anni degli studi, accettati dal protagonista secondo il volere del padre pensando che fosse l’ultima opportunità di rendere felice il genitore, vista la previsione di morte imminente diagnosticata dal medico dell’esercito. Ma anche questo primo incontro con la morte si rivelerà inefficace, per Todd, l’unica vittima sarà invece il padre che si impicca per debiti. La vita del protagonista si snoda così verso la vita adulta, e dopo un primo periodo di bagordi, diventa un bravo e morigerato cittadino dopo aver sfiorato la morte in un postribolo. Come si nota la morte fa spesso capolino dalle pagine del libro e di tra le pieghe dei ricordi del nostro avvocato, ma non assume mai una connotazione di tragedia, sembra sempre invece un punto di svolta, una specie di giro di boa ma sempre con la vita come meta. Il libro è davvero singolare sin a partire dal pretesto narrativo della pianificazione del suicidio, pretesto che appare ma è già svanito, altrimenti non si avrebbe il libro stesso (come il basilisco: “se è vivo chi ti vide la tua storia menzognera….”) e lungo tutto il suo svolgersi con episodi dal gusto agrodolce, sempre venati di una specie di humor nero e con una verve che si potrebbe avvicinare al politically incorrect. Il libro si legge con semplicità e divertimento, non segue una linea temporale ben precisa ma ciò non disturba il lettore, anzi, diverte con un tocco di imprevedibilità. Se la struttura è assai singolare così come i contenuti e, spesso, i pareri, invece il linguaggio è quello tipico dei libri americani ed in alcune sue parti ha certamente fatto da caposcuola a generazioni di suoi connazionali. Per la singolarità a cui accennavo è un titolo certamente da non farsi mancare, per la costante miscela di nichilismo e umorismo (a volte macabro) e per il suo porre l’accento su vari episodi dall’evidente malcostume camuffato da buone maniere all’uso calcolato di sentimenti e amicizia per calcolo e tornaconto personale. In conclusione è un libro che in una cornice di leggerezza e divertimento, senza lanciarsi in voli pindarici, riesce ad approfondire temi seri e mettere alla berlina la società coi suoi modi e pregiudizi.
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