Premessa
La storia militare è un genere poco frequentato e quasi di nicchia nell’ambito della storiografia. Il che è perfettamente comprensibile, in quanto il settore specialistico è fortemente connotato e, per così dire, “riservato” ad un ambito che prevede una specializzazione altissima e pressoché scontata. Tuttavia, l’attacco su Taranto ebbe riflessi non soltanto strettamente militari, ma anche politici, con il coinvolgimento dei massimi vertici sia italiani (Mussolini) sia tedeschi (Hitler). Per queste ragioni, basandomi essenzialmente sull’ottimo studio di F. Mattesini (1), ho in qualche modo sintetizzato in questo articolo gli aspetti salienti di quel lontano raid inglese condotto con successo contro la nostra flotta del Mediterraneo , che, per la portata degli eventi successivi, può forse ancora suscitare l’interesse dei lettori appassionati di storia militare .
L'attacco aereo su Taranto e le sue conseguenze sul settore militare del Mar Mediterraneo.
La notte dell'11 novembre 1940 l'attacco aereo inglese su Taranto si sviluppò in condizioni metereologiche molto favorevoli per l'identificazione dei bersagli. Secondo i rapporti italiani, c'era “bel tempo, cielo sereno, brezze da nord-est, la luna crescente alle ore 15.45 ed una visibilità eccellente”. Il raid degli Swordfish inglesi fu preceduto da tre allarmi, perché le vedette avevano segnalato la presenza di un aereo, ritenuto un velivolo da ricognizione, che volò prima su Taranto, dirigendosi poi in direzione di Grottaglie. In realtà era un idrovolante Sunderland, pilotato dal colonnello Gilbert Nicholetts, che aveva annotato sul suo taccuino che la flotta italiana non poteva lasciare il porto inosservata.
Alle ore 21.05 fu lanciato un nuovo allarme per un rombo di aerei provenienti da Santa Maria di Leuca. Un terzo allarme suonò alle 20.55, per un nuovo rombo d’aerei. Dopo 10 minuti, iniziò l'attacco, che sarebbe finito a 00:21 del 12 novembre 1940. L'attacco aereo fu lanciato da 21 Swordfish , con lo scopo di colpire soprattutto le corazzate italiane, perfettamente visibili alla luce dei razzi lanciati dagli aerei britannici. I siluri arrivarono a destinazione con successo per ben 6 volte. La corazzata Littorio fu colpita da quattro siluri, e anche le navi da battaglia Duilio e Cavour furono colpite con un siluro, mentre gli incrociatori Trento e Libeccio furono soltanto sfiorati e non furono segnalati danni.
Gli inglesi persero due aerosiluranti, per cui soltanto 19 dei 21 Swordfish ritornarono alle portaerei. Secondo i rilevamenti di alcune unità navali della seconda squadra (vedi il rapporto dell' Ammiraglio Iachino No 813/SRP del 13 novembre 1940), gli inglesi attaccarono in gruppi di tre aerei ciascuno, volando a bassa quota sul mare. Secondo gli Ammiragli Iachino e Campione, l'attacco inglese fu condotto con estrema perizia e coraggio. Allo stesso tempo, nella sua relazione n. 0330/SRP del 25 novembre 1940, l’ Ammiraglio Campione sottolineò che “[...] la difesa (...) contro gli Swordfish si era dimostrata imprecisa ed insufficiente (...) perché furono compiuti gravi errori di valutazione circa le potenzialità d’attacco degli avversari [...].
In effetti, a monte delle gravi perdite subite dalla flotta italiana nel porto di Taranto, ci sarebbero stati vari errori di valutazione da parte dell'Alto Comando. Furono sì effettuate accurate ricognizioni aeree sugli spostamenti della flotta inglese nel Mediterraneo, ma ciò che aveva fuorviato l'Alto Comando italiano furono essenzialmente i movimenti della Mediterranean Fleet. L'Alto Comando italiano riteneva che la flotta inglese si stesse dirigendo verso la costa della Cirenaica, per poi rientrare alla base di Alessandria; e su questa ipotesi erronea furono disposte le rilevazioni aeree sui movimenti delle navi britanniche. In realtà, gli spostamenti della Mediterranean Fleet furono studiati ad arte e soltanto con l'esplicito scopo di confondere qualsiasi ricognizione aerea italiana, mentre, di notte, l’ Illustrious ed altre navi inglesi (per attuare il piano d'attacco su Taranto) si dislocavano in zone di mare dove i ricognitori italiani quasi sicuramente non sarebbero andati a cercarli.
Quale fu la reazione dell' Alto Comando tedesco di fronte alla grave sconfitta della flotta italiana nel Golfo di Taranto? L’ Ammiraglio Eberhard Weischold, accreditato presso l’Alto Comando in Italia, affermò che i gravi danni subiti dalla flotta italiana nel porto di Taranto furono dovuti alla strategia errata dell'ammiraglio italiano, che egli considerò “troppo difensiva”, cosa che permise alle navi britanniche “di rafforzare costantemente la loro offensiva nel Mediterraneo”. Non meno negativi furono i commenti dell’Alto Comando della Marina tedesca (Kriegsmarine der Oberkommando), nel cui Diario di guerra (9 novembre 1940) si legge : "[...] I movimenti della flotta inglese con le sue basi aeree si svolgono con sorprendente sicurezza nelle immediate vicinanze della flotta navale italiana, come se la flotta italiana non ci fosse [...]."
Ci furono sicuramente conseguenze molto gravi sul controllo del Mar Mediterraneo; infatti, dopo il disastro di Taranto, la Mediterranean Fleet guadagnò il controllo completo del Mediterraneo centro-orientale. Questo fatto, in sé, avrebbe causato enormi difficoltà per il rifornimento dei soldati italiani impegnati in Albania e in Libia. Il successo inglese nel Mediterraneo segnò anche un momento critico per la condotta delle operazioni militari della Germania, che contava invece sulla flotta italiana per un attacco massiccio su Suez. Ma la sconfitta subita a Taranto aveva certamente diminuito le capacità operative della flotta italiana nel Mediterraneo.
In una siffatta situazione, l' Ammiraglio Reader, comandante in capo della Marina tedesca, fece presente a Hitler l'esigenza di intervenire con un aiuto significativo a favore dell’ Italia (con unità operative di aria e di terra), e soprattutto di ottenere il controllo “diretto” delle operazioni militari in Grecia e in Nord Africa, dove l'Italia non aveva conseguito risultati significativi. Hitler acconsentì alle richieste dell'Ammiraglio Raeder, perché temeva non soltanto il tracollo militare dell'Italia, ma anche quello del regime politico di Mussolini. Pertanto, Hitler inviò varie unità tedesche per supplire alle evidenti carenze dell'alleato su più fronti, dislocando in Sicilia, nel dicembre 1940, il X Fliegerkorps, nonché circa 200 aerei addestrati per la guerra sul mare, mentre, dal febbraio 1941, lo stesso Hitler stanziò anche un reparto motorizzato in Libia, che avrebbe poi formato il nucleo del famoso Africa Korps, sotto il comando del Generale Erwin Rommel.
Allo stesso tempo, un intero reparto della Wermacth, assistito dall'ottava unità della Luftwaffe, si precipitò in Bulgaria, in previsione di una massiccia offensiva in Grecia. Il supporto del X Fliegerkorps svolse un ruolo importante nel dare maggiore fiducia alla Marina militare italiana, fortemente prostrata dal disastro di Taranto. Infatti, l'intervento del X Fliegerkorps, tra il 10 e l’11 gennaio 1940, inflisse un colpo molto serio alla Mediterranean Fleet, danneggiando severamente la portaerei Illustrious, affondando l'incrociatore Southampton, ed infine costringendo la Marina britannica a rimanere confinata per guasti nella zona orientale del Mediterraneo fino a metà aprile 1941.
Questo evento permise alla Marina militare italiana ritrovare forza e fiducia in sé stessa e anche di riprendere un qualche controllo sul Mediterraneo centrale, con evidente beneficio per i rifornimenti in Albania e in Libia. Come possiamo vedere, il disastro sofferto dalla Marina italiana a Taranto ebbe conseguenze molto gravi sia sulla stabilità dell'alleanza con la Germania, a cui Mussolini aveva chiesto un inevitabile sostegno militare, sia sulla stabilità del regime stesso, di cui Hitler temeva giustamente il collasso dopo le deludenti operazioni militari italiane in Grecia e in Libia.
Nota
1) F. Mattesini, L’attacco aereo contro Taranto nella notte dell’11 novembre 1940, in Società di storia militare, Quaderno 1994, Roma, Gruppo Edit. Internazionale, 1995, pp. 113-154, con ampia bibliografia. Riportiamo i riferimenti ad alcune opere di particolare interesse. Cfr. E. Canevari, La Guerra italiana, retroscena della disfatta, Roma, Tosi, 1949, Vol. II, p. 216. B.B. Scholfield, La notte di Taranto, Milano, Mursia, 1973. A.B. Cunningham, Fleet Air Arm operations against Taranto on 11th November 1940, in Supplement to the London Gazzette (July 22, 1947). A. Sansoni-F. Mattesini, La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo (1940-1945), Roma, 1980. Per ulteriori dettagli di carattere tecnico e strategico, rinvio naturalmente al saggio, estremamente dettagliato, di F. Mattesini.
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