- Chiese: “Dimmi qualcosa del tempo”
- Non esiste.
- Hummh, banale.
- E’ la più ingannevole delle carni.
- Lo conosco. E’ il verso di una tua vecchia poesia che come le altre non ti pubblicheranno mai.
- Senti, non sono S. Agostino, che comunque se la cavò elegantemente ma non risolutivamente.
- Allora facciamola più semplice, dimmi di quel tempo che chiamiamo “passato”.
- Il passato è carne putrefatta.
- Non barare, è una variazione sul verso di prima.
- Allora… allora… il passato galleggia.
- Galleggia?
- Sì, il passato galleggia.
- Va bene, mi piace, il passato galleggia. Ma su cosa galleggia?
- Sul futuro.
- Sul futuro?
- Certo, sul futuro.
- In che senso?
- Nel senso che quando pensiamo al passato dobbiamo appoggiarlo su qualcosa e siccome lo pensiamo nel presente per non rimanerne schiacciati dobbiamo appoggiarlo, parlando di tempo, sul futuro.
- Bene, va’ avanti.
- C’è poco da andare avanti, siamo già nel futuro.
- E il futuro, allora?
- Il futuro non esiste e non dirmi che è banale perché anche i bambini lo sanno.
- D’accordo, allora il passato galleggia sul futuro. ma finisce qui?
- Potrebbe.
- Ma se il futuro non esiste come fa il passato a galleggiarvi sopra?
- Il futuro non esiste perché quando lo pensiamo lo costruiamo con qualcosa che già possediamo saldamente e questo ne fa immediatamente un supporto, per così dire neutro, su cui poggiare il passato.
- Prima hai toccato il presente di sfuggita.
- Di sfuggita è un bel modo di dire. Il presente, se non lo hai ancora capito, è una spiaggia fatta di un passato che non è il nostro, dalla quale osserviamo il mare del futuro sul quale galleggia passato che in qualche modo ci appartiene.
- E la malinconia?
- E’ la pelle bruna della nostalgia che è quello che provano tutti questi pezzi che vorrebbero ricongiungersi perché credono di essere separati. Se uno sta attento e non supera questo momento evita di impazzire.
- E la tragedia?
- E’ tutto questo senza un rimedio.
- Andiamo a bere qualcosa.
- Andiamo.
(2007)
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