Il 10 luglio 1871 nasceva Marcel Proust. Il 14 novembre 1913 pubblicava Du côté de chez Swann, primo fondamentale tassello di quell’Opera che sarebbe diventata, nel corso di lunghi e faticosi anni di lavoro, À la recherche du temps perdu.
A partire dal 2010 LaRecherche.it pubblica, annualmente, un eBook per festeggiare il compleanno di Marcel, in esso raccogliamo i contributi di vari artisti/autori su un leitmotiv individuato dal titolo. Quest’anno l’antologia segna anche l’inizio dei festeggiamenti che un sito dedicato all’Opera proustiana ha il dovere di celebrare a cento anni dalla pubblicazione del primo libro della Recherche. Du côté de chez Swann, fu edito la prima volta da Grasset a spese dell’autore, e ciò dopo il rifiuto, su consiglio dello scrittore André Gide, delle prestigiose edizioni Gallimard, le quali, avendo poi riconosciuto l’imbarazzante errore, in seguito acquisirono i diritti da Grasset e pubblicarono Du côté de chez Swann e via via i volumi successivi; nel 1919 À l’ombre des jeunes filles en fleurs, valse a Proust il Premio Goncourt. In definitiva, l’Opera completa, À la recherche du temps perdu, fu proposta al pubblico dei lettori francesi nell’arco di tempo che va dal 1913 al 1927; essendo morto Proust nel 1922, gli ultimi tre volumi videro le stampe postumi, grazie al fratello Robert, che ne curò la redazione con Jacques Riviére.
In questa antologia, come preannunciato, si trovano raccolti innumerevoli artisti/autori, ognuno dei quali, come Proust dice, rivela una parte del “segreto eterno” di questo mondo. Li ringraziamo uno ad uno, ma anche tutti coloro che non abbiamo potuto inserire per vincolanti ragioni editoriali. L’eBook ha più di 250 pagine, sono da leggere con calma, un po’ alla volta; nella versione pdf vi sono dei segnalibri, sul lato sinistro, che ne permettono una agevole navigazione.
Ma perché abbiamo tanta “devozione” per Proust? Penso che il testo che segue – tratto dalla monumentale traduzione della Recherche ad opera di Giovanni Raboni, edita da Mondadori – possa ottimamente far comprendere le motivazioni della nostra attenzione particolare per Proust e per la ricerca che l’ha condotto, sfinito, sul letto di morte, al culmine del suo lavoro in “una distesa immensa e assai variata di giacimenti preziosi […]”, cosciente che era “la sola persona capace di farlo”:
La vera vita, la vita finalmente riscoperta e illuminata, la sola vita, dunque, pienamente vissuta, è la letteratura. Vita che, in un certo senso, abita in ogni istante in tutti gli uomini non meno che nell’artista. Ma essi non la vedono perché non cercano di illuminarla. E così il loro passato è ingombro di innumerevoli negativi, che restano inutili perché l’intelligenza non li ha ‘sviluppati’. La nostra vita, e anche la vita degli altri; perché lo stile per lo scrittore, come il colore per il pittore, non è una questione di tecnica, ma di visione. È la rivelazione, che sarebbe impossibile attraverso mezzi diretti e coscienti, della differenza qualitativa esistente nel modo in cui il mondo ci appare, differenza che, se non ci fosse l’arte, resterebbe il segreto eterno di ciascuno. Solo attraverso l’arte possiamo uscire da noi, sapere cosa vede un altro di un universo che non è lo stesso nostro e i cui passaggi rimarrebbero per noi non meno sconosciuti di quelli che possono esserci sulla luna. Grazie all’arte, anziché vedere un solo mondo, il nostro, lo vediamo moltiplicarsi, e quanti sono gli artisti originali, altrettanti mondi abbiamo a nostra disposizione, più diversi gli uni dagli altri di quelli che ruotano nell’infinito; mondi che mandano ancora fino a noi il loro raggio inconfondibile molti secoli dopo che s’è spento il fuoco – si chiamassero Rembrandt o Vermeer – da cui esso emanava.
Dunque stiamo parlando dell’arte come vita e donazione-rivelazione di sé stessi, oltreché scoperta di nuovi mondi-universi negli altri da sé. Proust ci indica decisamente la direzione opposta a quella stabilita, nella storia dell’umanità, dall’egoismo, il quale sviluppa tutta una serie di deformazioni nell’animo umano, tra cui la smaniosa ricerca del successo individuale che si esprime, anche in campo artistico, in uno sterile arrivismo. Invece, ci sono validi motivi per credere che soltanto collegialmente l’umanità, possedendo ogni individuo una predisposizione verso il bello e il vero, potrà dare risalto alla bellezza della verità e, in qualche modo, esprimerla, raggiungendo così una pace quasi paradisiaca. In tal senso, Proust, non è lontano da una concezione evangelica dell’esistenza, quando ci chiede di passare da un’arte individualista a un’arte collettiva in cui ognuno può dare un contributo ben preciso – e solo in apparenza duale rispetto al discorso ora fatto – con “un atto di creazione dove non c’è alcuno che possa sostituirci e nemmeno collaborare con noi.”
Unicità e collettività, a mio avviso, sono le due parole magiche dell’arte e della letteratura contemporanee, ma anche radici di ogni più sano tentativo di rinnovamento sociale e politico.
I nostri festeggiamenti, nei mesi successivi, continueranno così: a settembre sarà pubblicato un saggio del professor Gennaro Oliviero, intitolato “Apparizioni pittoriche nella Recherche” e di cui abbiamo proposto, in questo eBook, un estratto; a ottobre sarà pubblicata una raccolta di saggi proustiani di Valentina Corbani; a novembre, e nei mesi successivi fino a maggio, sarà pubblicato, ogni 14 del mese, un libro dell’Opera À la recherche du temps perdu; ciascuno dei sette libri sarà proposto in lingua originale, con la traduzione degli incipit ad opera di Alessandra Ponticelli Conti e l’introduzione di un noto studioso o critico:
Du côté de chez Swann
(novembre 2013, introduzione di Anna Maria Vanalesti)
À l’ombre des jeunes filles en fleurs
(dicembre 2013, introduzione di Ninnj Di Stefano Busà)
Le Côté de Guermantes
(gennaio 2014, introduzione di Franca Alaimo)
Sodome et Gomorrhe I et II
(febbraio 2014, introduzione di Valentina Corbani)
La Prisonnière
(marzo 2014, introduzione di Daniele Garritano)
Albertine disparue
(aprile 2014, introduzione di Giorgio Linguaglossa)
Le Temps retrouvé
(maggio 2014, introduzione di Gennaro Oliviero)
Buona lettura e buon anno proustiano, vi lascio alla sapiente introduzione di Giuliano Brenna a questo Salon Proust.
R. M.
[ Testo tratto dal Salon Proust ]
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