La bellissima foto di Carolina Lieto -pescatrice di Posillipo con qualifica professionale di mozzo, secondo l’albo della “gente di mare” - campeggiava al centro della prima pagina di cronaca cittadina su La Repubblica del 15 gennaio. Un viso mediterraneo e aperto, il busto proteso nel movimento leggermente torsivo di chi si trovi a procedere in barca con un solo remo, i lineamenti contratti nello sforzo della messa a fuoco tra riverberi cangianti e orizzonti che sfumano... E i caratteri cubitali del sovrastante titolo a 4 colonne - che nulla aveva a che vedere con l’immagine - sbiadivano, arretrando su uno sfondo opaco di lotte e miserie quotidiane.
L’immagine - fissata insieme ad altre da Antonio Biasucci per raccontare una delle “30 storie di donne nell’Italia che cambia” - potrebbe essere la foto-manifesto della mostra itinerante, di forte impatto figurativo, che si estende su una ventina di pareti, non solo perimetrali, della chiesa di San Severo al Pendino, per restarvi fino al 12 febbraio.
Il mondo gira anche grazie al lavoro delle donne, e la mostra fotografica sul ”quotidiano al femminile” documenta in modo ampio e variegato il superamento degli steccati che per secoli hanno segnato i confini culturalmente fissati fra le “due metà del cielo”. Quanto meno nell’Occidente progredito; dove, ad esempio, della casalinga, celebrata come “angelo del focolare”, abbiamo spesso sentito i mariti - occasionalmente interrogati in merito - rispondere: “Mia moglie non fa nulla, sta a casa...”
Ma la mostra, frutto di un progetto a cui hanno partecipato almeno una ventina di artisti-fotografi, e il bellissimo catalogo che la riassume - fatto di immagini e di testi che ne integrano e sottolineano il significato testimoniale - sollecitano riflessioni che partono dal luogo comune per arrivare al testo biblico, dove si vede Dio punire Eva e la sua discendenza femminile destinandola a perpetuare la specie “con dolore”, affinché Adamo, libero da altre cure, possa spandere il sudore della sua fronte per procurar loro cibo e riparo dai pericoli ambientali.
Come non pensare che la millenaria “separazione dei ruoli” abbia avuto origine e sia stata perpetuata per il malinteso adempimento di un mandato divino?
La ragione riflettente, infine, si acquieta ricordando un più recente giudizio di intellettuali - specie filosofi - che alla donna riconoscono una connaturata tendenza alla “cura dell’esistenza”.
In questa formula sono racchiusi significati molteplici e profondi sul contributo di senso che l’animo femminile può ancora riversare sulla nostra contemporaneità, mentre la vita stessa è sempre più esposta non solo all’usura del tempo, ma alla perdita di valore di tutto quanto non sia quotato in borsa.
Teresa Nastri
(Apparso sul periodico Cosmoggi - n° di febbraio/marzo 2004)
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