A QUALE INCONTRO, A QUALE INVITO
A quale incontro, a quale invito chiami
nella tua prospettiva d’ombra, nella tua finzione,
viale perfetto e certo, sogno di un’anima?
Forse ancora ci appartieni, ci riconosci
nella forma con cui ci attendi, nella distesa
con cui vezzeggi ritorno e mondo in fede saldissima.
Nel frullo che appena scorgiamo tu mostri
la pazienza dell’albero e il coro ora sommesso
ora pieno delle ali e dei rami in pio divenire.
A non recedere, allora, a non mancare
per questa preghiera, in questa immagine
provenendo da un eco, dell’acqua
e dell’amore all’occhio nel mistero tu parli.
AL TEMPO, PER SUPPLICA
qui disponendo
Io non prego te, Amore: ma il tempo
che a ogni passo nel respiro io manco
mentre più forte e partecipe avanzo, al desiderio
di lei giammai bastevole o stanco.
Che il letto sia il campo dovuto
dove il mistero fatta l’anima compie
nel ritorno la perfezione dell’acino
che si offre alla rottura del tralcio.
Qui, dove da corpi in abbraccio
un uomo e una donna mi han concepito,
a loro io torni, nella forma e nel senso
dell’albero, ché verso il Padre glorificando
e mietendo, ad uno stesso fremito di vita
e di morte giacendo noi siamo chiamati.
STAZIONE DI TRASTEVERE
campo del sangue
Perché ti giri, e ci guardi ora
che tutto hai deciso, ora
che il tuo cuore rallenta
fino a fermarsi a battiti trenta?
Vorresti forse scambiare la parte,
provare tu ad esser salvato
voltando il passo ad una bocca spergiura?
E scrivere adesso, sempre più forte:
“…è stato Giuda a portare alla morte”.
E42
Non capire che quest’amore che hai,
quest’amore che sei, non sei tu
ma è Lui che in Sé è a Te, apparendo
e muovendosi nella tua luce più alta.
“Il male urla forte ma la speranza urla
ancora più forte”- s’alza stridendo
dai polsi la nuova Roma- già rovistando,
già piegando tra i pensieri e gli scarti
i suoi vecchi- insieme a Te colpiti
casa e pensione ai figli.
VIA VITELLIA
Come voli basso, come Ti rendi
alla terra sfiorando i balconi.
Ci dici, forse, che non è
ancora il tempo della salita
pur ora che all’imbrunire risalgono
i passi di questo Venerdì Santo presso gli altari.
Non è adesso quel tempo
mentre nuovi fiori si ricompongono agli occhi
due giorni al sepolcro prima che rompano.
PIAZZA SONNINO
I demoni di ieri, i demoni di oggi,
non lottare, dài al tuo cuore giusto pensiero,
giusta anima e il riflesso in voce
del tuo bene,
volto in schiera
alla terra con gli altri, amore d’oro
che ci ridona alle arcate- nudi per Lui intonando.
PIAZZA DELLA ROVERE
Ma Tu vuoi da noi la forza
che rompe, che nell’amore
testimoni al Figlio il piccolo giglio
che abita il mondo e Te, grazie a Te,
il nostro essere corpo e casa e Tevere
nella luce che affluisce alle ombre,
il nostro incanto comunque
quando sospesa si gioca la vita.
LA SOSTA
Quanti fiori per noi morti,
quante attese che non verranno ripagate
per incostante - o scacciata -
misericordia: di nuovo nell’edema,
senza più Te, che ci facesti Adamo.
TERRA VECCHIA
E Sei due
o tre nella penombra
con cui ci accogli
e ci restituisci - in attesa
da mulattiere e declivi -
ognuno per l’occhio dell’altro
respiro, venendo dalle nuvole alte.
Fara San Martino (Chieti), settembre 2009