Ma, quando niente sussiste d’un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l’immenso edificio del ricordo.
Marcel Proust*
L’odore per Proust era in grado, assieme al suo parente più stretto, il sapore, di reggere l’immenso edificio del ricordo. E basti pensare a come gli odori, e ancor di più i profumi, siano, per quanto spesso inafferrabili, i più solerti e generosi portatori di ricordi.
In genere i profumi, anche se apparentemente dimenticati, sono in grado, al loro comparire, di rievocare ricordi, anche lontanissimi, ricreando, nel presente, luoghi e immagini del passato. Questa tenacia e la grande capacità di riattivare la memoria, rendono il profumo affine all’opera di Proust e in essa molto presente; basti pensare a quello della tazza di tiglio in cui si va dissolvendo la madeleine. Ed è il profumo il vero cuore pulsante di questo passo che a tratti riecheggia certe descrizioni fatte dai “nasi” per descrivere le loro creazioni. Ascoltiamo, dunque, per un attimo, Proust che rende vivi i profumi: Lo trovai tutto ronzante dell’odore dei biancospini. La siepe formava come una sfilata di cappelle che scomparivano sotto il paramento dei loro fiori, ammucchiati a formare una sorta di repositorio; al di sotto, il sole stendeva per terra un quadrettato chiarore, come filtrato da una vetrata; il profumo s’espandeva altrettanto untuoso, altrettanto circoscritto in una propria forma[…]*
Se è facile ricordare un sapore, grazie anche all’attribuzione di uno specifico nome a ciò che si mangia, questo è molto più difficile per i profumi: cosa sarà mai quel profumo che ci ricorda la casa della nonna che andavamo a visitare da bambini? O quel particolare sentore che ci fa riconoscere le persone care e ricordarle a distanza di anni? Sono accordi che hanno del prodigioso, elaborati, quasi “creati” come nel processo di creazione di una nuova fragranza, dalla nostra mente mescolando gli elementi più disparati che restano nella memoria in modo pressoché indelebile. Proust ha disseminato le pagine della sua Opera di descrizioni di profumi capaci, in un attimo, di evocare mondi andati ormai perduti, o di richiamare alla mente luoghi lontani, o persone di cui la voce o i modi sono scomparsi ma basta un accenno ad una fragranza per rievocarle come se fossero accanto a noi mentre scorriamo le righe della Recherche. Proprio Proust che non poteva tollerare profumi o fiori, basti pensare a quando andava ad ammirare la fioritura dei meli da dentro l’abitacolo dell’automobile coi finestrini serrati, per evitare di entrare in contatto coi pollini, e di conseguenza col profumo, che sarebbero risultati letali per la sua asma. Quindi, come omaggio all’uomo celebre nei salotti per la sua bellissima camelia bianca ed inodore, quest’anno creeremo un accordo profumato, usando gli ingredienti che Proust ci ha indicati lungo le pagine della Recherche, essenze che sono in grado di ricreare intatta, a distanza di anni, la magica atmosfera in cui Proust si trovava immerso. A tutti abbiamo chiesto di contribuire a descrivere gli aspetti di ciascuna fragranza scelta per creare il “profumo” Proust numero 7 (il profumo del tempo). Con le fragranze su cui è stato chiesto di lavorare è stata costruita la seguente piramide olfattiva:
Testa:
biancospino, viola, iris, cattleya
Cuore:
vetiver, ylang-ylang, petitgrain, tuberosa,
fiore di melo, legno di cedro, zibetto
Base:
sandalo, cuoio, incenso, rosa turca, ambra, papiro
Accompagnata dal quasi immancabile patchouli e dalla camelia, molto amata da Proust, presente sebbene priva di profumo.
Tuttavia, per creare un’essenza, ci sono altri due elementi imprescindibili: il Naso, colui che, con capacità e conoscenze che spaziano dall’alchimia alla chimica, passando per pittura, musica, poesia e ricordo, miscela in maniera perfetta le singole note, in modo da creare l’armonia che esprime l’essenza e abbia un significato per chi l’ascolterà. Parlando di note, non può mancare l’Olfactorium, detto anche Organo del profumiere perché, proprio come una tastiera, rappresenta ogni singola nota e accoglie ogni essenza in attesa di essere “suonata”, resa viva dal Naso.
Una volta raccolte le essenze i “nasi” della Recherche.it hanno provveduto a dosarle e a racchiuderle in un prezioso flacone, questo e-book.
Giuliano Brenna e Roberto Maggiani
* Alla ricerca del tempo perduto, I Meridiani, Mondadori, traduzione Giovanni Raboni
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