:: Pagina iniziale | Autenticati | Registrati | Tutti gli autori | Biografie | Ricerca | Altri siti ::  :: Chi siamo | Contatti ::
:: Poesia | Aforismi | Prosa/Narrativa | Pensieri | Articoli | Saggi | Eventi | Autori proposti | 4 mani  ::
:: Poesia della settimana | Recensioni | Interviste | Libri liberi [eBook] | I libri vagabondi [book crossing] ::  :: Commenti dei lettori ::
 

Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Sei nella sezione Recensioni
gli ultimi 15 titoli pubblicati in questa sezione
Pagina aperta 3456 volte, esclusa la tua visita
Ultima visita il Thu Nov 21 21:54:00 UTC+0100 2024
Moderatore »
se ti autentichi puoi inserire un segnalibro in questa pagina

Veder chiaro

Poesia

Luciana Moretto
La Vita Felice

Recensione di Paolo Polvani
[ biografia | pagina personale | scrivi all'autore ]


[ Raccogli tutte le recensioni scritte dall'autore in una sola pagina ]

« indietro | stampa | invia ad un amico »
# 0 commenti: Leggi | Commenta » | commenta con il testo a fronte »




Pubblicato il 09/06/2017 12:00:00

 

Il puro lampo di un giardino riflesso nell’argenteria

 

Il titolo della raccolta di versi di Luciana Moretto si presta a essere osservato da differenti angolazioni. A partire dalle citazioni poste in esergo: Larkin e Szymborska, autori che attraverso la lente di un’affettuosa, a volte tagliente ironia, ci aiutano spesso a veder chiaro nelle faccende del mondo; e subito dopo a partire dalla stessa essenza di un libro di poesie, che quando è di buona qualità ispira sguardi nuovi, alternativi, e induce quindi a una visione diversa, a un veder chiaro, appunto.

Come la poesia da cui la raccolta prende il nome:

 

Ah si, essere anche noi per una volta

simili ai domestici di doviziose

dimore che lucidando a specchio

la posateria d’argento vedono

come per incanto risplendervi

dentro il puro lampo di un guardino.

 

Intanto aiutano il lettore a vedere dentro lo sguardo dell’autrice, perché è dentro il suo sguardo che si concentra la tensione dei sentimenti, la scelta degli oggetti intorno ai quali costruire poesia.

Mi piace a volte partire dalla fine di un libro, per motivi a volte a me sconosciuti: forse perché l’autore mette davanti le poesie più belle ? in un tentativo quindi di coglierlo in fallo, di individuare le eventuali, possibili crepe? o forse semplicemente per assecondare un impulso alla libertà della lettura?.

È dunque una piacevolissima sorpresa la cura del verso, la sua asciutta eleganza, certe sottigliezze stilistiche, una leggera ironia surreale:

 

Con un pennino intinto nell’inchiostro

nero scrivevo l’altra notte in sogno

sopra un foglio nero. Chissà che versi

intensi, decisivi, mi son persi.

 

E subito dopo il battito del cuore letterario farsi più intenso nell’allontanarsi dall’isola che dette i natali a Foscolo: …quel profilo greco / che andando lascio, ahi! / lungamente indietro.

Le poesie successive ci aiutano a entrare nel cuore dell’autrice. Mi torna in mente il verso di Whitman: anche il rospo è un capolavoro di Dio!, perché mi imbatto in versi dedicati a una vespa che rischia di affogare in un succo di carota, al bar; le riflessioni della vespa scampata si concentrano nella poesia Illazioni di una vespa.

 In Amici come prima l’autrice ringrazia alcuni amici silenziosi della loro presenza in casa: sono tarli, cimici, formiche, pesciolini d’argento, compagni ideali delle giornate storte. Si tratta di rivelazione importante, dichiara quanta cura, quanta attenzione per le forme di vita anche minime, segrete, quelle cui non badiamo affatto, e ricorda l’attenzione dei monaci buddisti della foresta, che camminano facendosi precedere da un delicato spazzare la terra con rami per evitare di calpestare e uccidere la benché minima forma di vita.

L’autrice dichiara la sua attenzione in questo modo: …basta a farmi credere / che esista un’anima animale / in sé comparabile a una rivelazione / e come tale da salvaguardare.

Ma anche i ranuncoli, e l’amarillide, sono oggetto di attenzione nei versi di Luciana, sempre celebrati con misura, con quella sobrietà stilistica che parla di un rigore morale, dichiara una propensione alla pulizia, e un rifiuto di qualsiasi tentazione trionfalistica.

Ulteriore possibilità di interpretazione del titolo: veder chiaro in contrapposizione alla possibile visione oscura in virtù della durezza dei tempi, quindi un tocco di ottimismo, un’aspirazione a non scoraggiarsi. Di piacevolissima lettura anche le prime poesie, con l’amante mancato e il rimpianto per quell’unica occasione: - l’incontrollata audacia di poggiare / le mie labbra deluse sulle sue -. E anche Interno sera, con sprazzi luminosi di vita quotidiana.

Ma forse a questo punto il titolo della raccolta ha mostrato il meglio di sé, ha dispiegato il suo effetto, e si, finalmente ci vediamo chiaro, perché il mistero della poesia è appunto questo: portarci in giro per paesaggi domestici e visioni altre, per territori sconosciuti, dischiudere infine uno spiraglio in cui la vita si manifesti, ci offra lo splendore di momenti intimi spalancati nei versi: la bellezza di una vespa salvata da sicuro annegamento in un succo di carota, la segreta amicizia di tarli e formiche, la vicinanza della poesia e dei poeti, la visita di un’amica malata col turbamento che l’accompagna, piccoli frammenti di vita che ci rivelano qualcosa di più chiaro, di più vero. In compagnia di un sottofondo di silenzio, di un alone di riservatezza, di elegante misura:

 

Similmente custodire

il silenzio con parole scarne

misurate, minime. 

 


« indietro | stampa | invia ad un amico »
# 0 commenti: Leggi | Commenta » | commenta con il testo a fronte »