Dal 20 marzo al 31 agosto alle Scuderie del Quirinale
Io, Frida Kahlo
Oltre 40 straordinari capolavori, una selezione di disegni, alcune eccezionali fotografie, il famoso corsetto in gesso che tenne Frida Kahlo (1907-1954) -prigioniera negli ultimi, difficili anni della sua malattia e che l’artista decorò con una serie di simboli dipinti: ecco ciò che potrete ammirare della grande artista messicana alle Scuderie del Quirinale fino al 31 agosto.
Frida – totalmente autodidatta - rappresentò essenzialmente se stessa perché la sua vita dopo l’incidente fu solitaria e ciò che poteva osservare senza limiti di tempo era se stessa riflessa in uno specchio piazzato sopra il letto. Tra i capolavori ricordiamo Autoritratto con collana di spine e colibrì (1940),per la prima voltaesposto in Italia o Autoritratto con abito di velluto (1926), dipinto a soli 19 anni ed eseguito per l’amato Alejandro Gòmez Arias. Nel primo autoritratto, ricco di metafore, le spine non rimandano a quelle della Croce di Gesù CristoFrida Kahlo.
Mentre nelle rappresentazioni sacre la corona di spine – riconducibile all’iconografia religiosa – cinge la testa delle persone, negli autoritratti dell’artista diventa una collana (qui molte spesso interrotta) che cinge il collo e provoca ferite sanguinanti. Queste ferite suscitano una sensazione di angoscia che tuttavia non trova un corrispettivo nello sguardo di Frida che continua a guardare impassibile davanti a sé. Il senso di angoscia e di claustrofobia è aumentato dalla fitta presenza di fogliame nello sfondo, dal fatto che la tela è interamente dipinta, dalla stretta vicinanze delle scimmie. Le farfalle, presenti sovente nei dipinti dell’artista, qui sono rigide e senza plasticità a significare mancanza di speranza
Nel secondo, Frida si rappresenta in un abito rosso su sfondo scuro, con il collo allungato recupera l’estetica di Parmigianino e di Modigliani, anche nella posizione della mano.
Altri due autoritratti meritano di essere osservati con attenzione:
Nel primo, Autoritratto come Tehuana o Diego nei miei pensieri o Pensando a Diego (1943), Frida si rappresenta con l’abito della festa, della domenica e in fronte il terzo occhio che è Diego Rivera. I mille lacci che si irradiano dall’abito rappresentano i mille pensieri della donna per l’uomo amato. Nel secondo, compaiono ancora le scimmie conosciute per la loro agilità, il dono dell’imitazione e la buffoneria. Presso gli Aztechi e i Maya, il simbolismo della scimmia è apollineo. I nati sotto il segno della scimmia sono esperti nelle arti: ben rappresenta Frida.
Frida si specchiava anche nelle nature morte. Questa intitolata La sposa che si spaventa vedendo la vita aperta (1943) ha più di un significato. Oltre a rappresentare l’uomo e la donna (le banane e le angurie) è la raffigurazione di una celebre favola La cicala e il gufo:
Una cicala non smetteva mai di cantare e suonare con la sua vecchia chitarra.
Un gufo un giorno disse: -Basta, per carità smetti almeno qualche ora! Sto sveglio tutta la notte per cacciare e di giorno devo dormire!-
-Allora vorrei tanto, tanto che smettessi di suonare e di disturbarmi!-
La cicala rispose: -Va bene,va bene però tu devi promettere di non mangiarmi.-
Un giorno il gufo aveva tanta fame, dimenticò la promessa e si mangiò il povero animaletto indifeso.
Soddisfatto esclamò:-Uhm… che bontà!-
I dipinti di Frida Kahlo non sono soltanto lo specchio della sua vicenda biografica segnata dal terribile incidente in cui fu coinvolta all’età di 17 anni, dalle 32 operazioni, la sua arte si fonde con la storia e lo spirito del mondo a lei contemporaneo, riflettendo le trasformazioni sociali e culturali che avevano portato alla Rivoluzione e che ad essa seguirono. Attraverso il suo spirito ribelle, reinterpretò il passato indigeno e le tradizioni folk loriche, codici identitari di un’inedita fusione tra l’espressione del sé. Fu influenzata dal surrealismo, dal Pauperismo rivoluzionario, dal Estridentismo, dal Realismo magico.
Fausta Genziana Le Piane
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