Pubblicato il 19/04/2011 08:24:25
VORREI ESSERE BAMBINA Io vorrei essere bambina per accoppiare le nubi a distanza (alte claudicanti della forma), per giungere all’allegria delle piccole cose e domandare, come chi non lo conosce, il colore delle foglie. Com’era? Per ignorare ciò che è verde, il verde mare, la risposta salubre del tramonto in ritirata, il timido gocciolare degli astri sul muro del vicino. Essere la bambina che cadeva d’improvviso dentro un treno con angeli, che arrivavano così, in vacanza, a correre brevemente tra le uve, o attraverso notturni fuggiti da altre notti di geometrie più alte. Però adesso, che cosa devo essere? Se mi sono nati questi occhi così grandi e questi chiari desideri di sbieco. Come potrò essere ora quella che voglio io bambina di verdi, bambina vinta di contemplazioni che cade da se stessa rosea ... se mi dolse moltissimo dire per raggiungere nuovamente la parola che fuggiva, saetta scappata dalla mia carne, e mi ha addolorato molto amare a tratti, impenitente e sola e parlare di cose incompiute, tinte cose di bimbi, di candore dissimulato, o di semplici api aggiogate a tristi rosari. O essere colma di questi scatti che mi cambiano il mondo a grande distanza. Come potrò essere ora, bambina in tumulto, forma mutevole e pura, o semplicemente, bambina alla leggera, divergente in colori e adatta per l’addio in ogni momento. (testo tradotto per la prima volta in Italia nel volume “Questo è il bosco” di Eunice Odio, 2009 Edizioni Via del Vento, a cura di Tomaso Pieragnolo) In lingua originale: YO QUISIERA SER NIÑA Yo quisiera ser niña para acoplar las nubes a distancia (claudicadoras altas de la forma), para ir a la alegría por lo pequeño y preguntar, como quien no lo sabe, el color de las hojas. ¿Cómo era? Para ignorar lo verde, el verde mar, la respuesta salobre del ocaso en retirada, el tímido gotear de los luceros en el muro del vecino. Ser niña que cayera de pronto dentro de un tren con ángeles, que llegaban así, de vacaciones, a correr un poquito por las uvas, o por nocturnos fugados de otras noches de geometría más altas. Pero ya, ¿que he de ser? Si me han nacido estos ojos tan grandes y esos rubios quereres de soslayo. Cómo voy a ser ya esa que quiero yo niña de verdes, niña vencida de contemplaciones, cayendo de sí misma sonrosada ...si me dolió muchísimo decir para alcanzar de nuevo la palabra que se iba, escapada saeta de mi carne, y me ha dolido mucho amar a trechos impenitente y sola y hablar de cosas inacabadas, tintas cosas de niños, de candor disimulado, o de simples abejas, enyugadas a rosarios tristes. O estar llena de esos repentes que me cambian el mundo a gran distancia. Cómo voy a ser ya, niña en tumulto, forma mudable y pura, o simplemente, niña a la ligera, divergente en colores y apta para el adiós a toda hora.
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