Pubblicato il 18/04/2011 15:09:31
NOI UOMINI
Vengo a cercarti, fratello, perché porto la poesia, che è come portare il mondo sulle spalle. Sono come un cane che ruggisce solo, latra alle belve dell’odio e dell’angustia, manda all’aria la vita nella metà della notte. Porto sogni, tristezza, allegria, mansuetudini, democrazie rotte come anfore, religioni ammuffite fino all’anima, ribellioni in germe che gettano lingue di fumo, alberi che non hanno sufficienti resine amorose. Siamo senza amore, fratello mio, ed è come essere ciechi in metà della terra. Porto morti per impaurire tutti coloro che giocano con le morti. Vite per rallegrare i mansueti e i teneri, speranze e uve per i dolenti. Ma prima di tutto porto un violento desiderio di abbracciare, assordante e infinito come una tormenta oceanica. Voglio fare con le braccia un solo lungo braccio che circondi la terra. E desidero che tutto, che la vita sia nostra come l’acqua e il vento. Che nessuno abbia altra patria che il vicino. Che nessuno dica più la terra mia, la barca mia, bensì la terra nostra, di Noi Uomini.
(inedito in Italia)
NOSOTROS LOS HOMBRES Vengo a buscarte hermano, porque traigo el poema, que es traer el mundo a las espaldas. Soy como un perro que ruge a solas, ladra a las fieras del odio y de la angustia, echa a rodar la vida en mitad de la noche. Traigo sueños, tristezas, alegrías, mansedumbres, democracias quebradas como cántaros, religiones mohosas hasta el alma, rebeliones en germen echando lengua de humo, árboles que no tienen suficientes resinas amorosas. Estamos sin amor, hermano mío, y esto es como estar ciegos en mitad de la tierra. Traigo muertes para asustar a todos los que juegan con muertes. Vidas para alegrar a los mansos y tiernos, esperanzas y uvas para los dolorosos. Pero traigo ante todo un deseo violento de abrazar, atronador y grande como tormenta oceánica. Quiero hacer con los brazos un solo brazo dulce que rodee la tierra. Y deseo que todo, que la vida sea nuestra como el agua y el viento. Que nadie tenga nunca más patria que el vecino. Que nadie diga más la finca mía, el barco mío, sino la finca nuestra, de Nosotros los Hombres.
(testo tradotto per la prima volta in Italia nel numero di Sagarana di aprile 2009 a cura di Tomaso Pieragnolo)
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