“Tesoro? Tutto O.K.?”
“Vattene!”
“Non ti senti bene? È mezzora che stai nel bagno.”
Silenzio.
Improvvisamente si sente il rumore dell’acqua che fluisce da un rubinetto aperto. Una risposta in codice: tranquillo, sono viva, lasciami in pace. Ma queste finezze, lui, proprio non le coglie. E si può fargliene una colpa? Perché dovrebbe? Lasciato dietro una porta, con il suo fare premuroso e le sue buone intenzioni, meriterebbe una risposta tranquillizzante e non di doversi mettere a decodificare questa improvvisata forma di linguaggio non verbale.
Per cui, caparbio e preoccupato, comincia a bussare all’uscio.
“Amore? Dai, aprimi.”
Ancora silenzio. Poi, un pianto sommesso.
L’uomo è sconcertato: l’aveva vista alzarsi dal letto, al primo trillo della sveglia. La ricerca della giacca in pile gettata, la sera prima, sulla sedia, il passo trascinato sino in cucina, il solito armeggiare con la macchina del caffé, il tintinnio del cucchiaino contro la tazzina e, di nuovo, lo scalpiccio svogliato delle pantofole, il cigolio dell’uscio del bagno, lo scatto un po’ inceppato della mandata nella serratura. Tutto uguale ad ogni altra mattina feriale.
Che cosa può essere mai successo dentro alla toilette?
“Mi rispondi, per favore? Perché piangi? Ti senti male? Allora, ti decidi ad aprire questo cazzo di porta?”
Non sa perché ma è passato da un tono moderato e gentile all’essere cafone ed aggressivo. Questi suoi cambi d’umore da bipolare li detesta. Nel passato non aveva mai avuto dubbi: capiva sempre ciò che le frullava nel cervello. O, almeno, ne era convinto così come poteva asserire, con assoluta certezza, di conoscerla. Ora, non era più sicuro di nulla. Ma chi era veramente? Si mostrava cambiata oppure era stato sempre un illuso, non volendo vedere oltre ciò che credeva di vedere?
Mentre la rabbia gli sale dentro, ecco la chiave girare nella toppa.
Apriti Sesamo! Finalmente!
“Posso?” Entra e la vede. Seminuda, accucciata sul bidet, che tira su col naso ed asciuga, col dorso delle mani, le guance.
Si accoscia di fronte alla donna, le prende le mani.
“Ma cos’hai?”
Gli occhi di lei si spalancano, terribilmente tristi, eccezionalmente verdi come diventano sempre se piange o è appena uscita da un tuffo in mare. E le iridi sono proprio come il Mediterraneo in tempesta, le pupille due buchi neri che si dilatano.
“Morirò!”
“Che cosa?”
“Ho detto che morirò.”
“E quando l’avresti raggiunta questa incredibile e folgorante agnizione?”
Non avrebbe voluto essere sprezzante e sardonico ma questa stronzata proprio non se l’aspettava. Morirà! Che scoperta! Pensava, forse, di essere Highlander oppure Gesù Cristo?
“Mentre facevo pipì.”
Ora sì che l’ha spiazzato.
“MENTRE PISCIAVI HAI SCOPERTO CHE NON SEI ETERNA?”
L’urlo esce, incontrollato, dalla strozza. Ma si è bevuta il cervello?
“Lo sapevo che non dovevo dirtelo. Tanto per te sono i vaneggiamenti di una pazza. Oppure gli ormoni. Prima erano le “mie cose”, ora è colpa del climaterio. Se non sono paziente, rassicurante, logica di sicuro è colpa del mio sistema endocrino. Non può essere che io sia diversa da te, che pensi in un altro modo, che senta in un altro modo?
Ero lì, seduta, sentivo scrosciare il getto dell’urina, il senso di piacevole liberazione della vescica che si svuota ed ho capito che, quando sarò morta, anche una simile banalità mi sarà negata. Non ci sarò, quindi, non piscerò, va bene?”
“Oddio, amore, ma che dici? Pensa che io non dovrò neanche aspettare di morire. Ancora un anno o due e la prostata comincerà a non fare più il suo dovere. Ma che pensieri fai? Avrei capito se mi avessi detto che non potrai più scaldarti al sole o camminare lungo la riva o fare l’amore o… guarda, persino mangiarti un’arancia succosa. “
Adesso è la donna che rimane attonita. Ma che sta dicendo?
E quando sarebbe stata l’ultima volta che ha avuto il tempo e la voglia di sdraiarsi al sole o raggiungere il litorale per passeggiare?
Fare l’amore? Ma se lo sarà scritto sull’agenda quando è successo l’ultima volta? Comunque, quella dello scorso anno l’ha buttata da un pezzo.
Un’arancia? Da quanto sono sposati: venti anni? Ed in tutto questo tempo non ha ancora capito che lei detesta gli agrumi?
“Hai ragione, scusa. È come dici sempre tu: ormoni impazziti. Non ci pensare più: vado a vestirmi che altrimenti faccio tardi in ufficio e anche a te, poi, tocca recuperare!”
“Ma sì dai. Sono momenti! A proposito: scusa: ma che sono tutti questi peli in terra?”
“Ma nulla: volevo mettere la gonna e mi sono depilata. Ora spazzo via tutto.”
Di certo non sarà lei a raccontargli che, quando ha visto un pelo bianco spuntare come gramigna albina proprio nel bel mezzo della suo pube, le è preso il panico. Ha afferrato il rasoio e fatto piazza pulita.
Il calendario basta e avanza: ci manca solo un “memento mori” che ti cresce addosso come edera velenosa!
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