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No Man Land (terra di nessuno)

di Maria Musik
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Pubblicato il 11/01/2009 21:24:34

“Ehi, pezzo di merda!”
Stavo lavorando sul davanti della casa: un cappellaccio calato fin sugli occhi ed una palandrana per proteggermi dalla polvere.
“Dici a me?”
“Vedi qualche altro pezzo di merda qui intorno?”
Mi voltai lentamente.
“Beh… ne ho uno davanti!”
Alzai la tesa del mio vecchio Stetson e guardai dritto negli occhi l’uomo.
“Uhm, sei una donna. Allora mi sono sbagliato… puttana!”
“Non più di tua madre, straniero, non più di tua madre. Cosa vuoi?”
“Che cavolo di posto è questo? Dove trovo da dormire?”
“Solo in paese. Emily ha una pensione davanti alla chiesa. Altrimenti, chiedi di Ruth.”
“Chi cavolo è Ruth?”
“Lo sceriffo. È, oramai, da anni che ha stanze libere!”
“Vorrai dire la moglie dello sceriffo?”
“No, straniero, Ruth è lo sceriffo e tiene le celle pulitissime. Dagli solo un’occasione: avrai pasti caldi, gratis e a volontà.”
L’uomo scoppiò in una fragorosa risata.
“Una femmina a difendere la città: ma che cazzo di uomini avete in questo paese?”
“Tutti troppo piccoli per reggere in mano una colt. Adesso vai che devo tagliare la legna: Questa notte farà freddo.”
Lo straniero rimontò a cavallo e galoppò verso No Man Land City
Feci a pezzi un piccolo tronco, portai le bestie a riparo nella stalla e rincasai.
Stavo chiudendo le imposte, quando udii rumore di zoccoli. Abbracciai il mio Kentucky Rifle e mi feci sulla soglia: “Fermo o ti spappolo una gamba.”
“Pace, donna: mi fai entrare? Qui fuori mi si stanno gelando le chiappe!”
“Ah, sei ancora tu. Speravo di non doverti rivedere. Entra.”
Presi il bricco del caffè che bolliva sulla stufa mentre lo straniero entrava, sbattendo gli stivali fuori dalla porta per staccare fango e neve.
“Quelli toglili” – dissi, senza voltami – “non ho intenzione di pulire la tua sporcizia.”
Con mio massimo stupore, ubbidì senza proferire parola. “Siediti: hai mangiato?”. Senza aspettare risposta gli posi davanti un piatto di minestra fumante.
Mangiò in silenzio. Aveva sul viso un’espressione strana. Quando ebbe finito, chiesi “Cosa vuoi sapere?”
“Tutte donne: una città di donne. Il sindaco, lo sceriffo, il maniscalco, persino il becchino. Sono scappato a gambe levate. Che diavolo gli hanno fatto agli uomini?”
“Loro niente: non ce n’era bisogno. Hanno iniziato e finito tutto da soli.”
Mi spostai vicino al camino. “Hai voglia di sentire una storia?”
Lo straniero si alzò e venne a sedersi davanti alla fiamma e, guardando i ciocchi crepitanti, attese che iniziassi a raccontare.
“Fino a tre anni fa questo era un paese normale, come tanti altri. In città negozi, saloon, la locanda, la chiesa, la scuola. Tutto intorno piccole fattorie: per lo più un orto e tante bestie a cui badare. Qui per far crescere qualcosa ce ne vuole. Ma i pascoli sono meravigliosi.
Non voglio dire che ci fosse solo gente per bene. Qualche furto di bestiame, scazzottate nel saloon per una delle ragazze di Roxy, Jacob lo strozzino che viveva aspettando che una gelata di troppo o un’epidemia d’afta mettesse in ginocchio gli allevatori e tanti dollari nelle sue tasche. Però nessuno era mai stato ammazzato, né messo sulla forca.
Un giorno arrivò lui. Si faceva chiamare Giudice Crow. Aveva comprato acri ed acri di terra dall’altra parte del fiume. Aveva convinto le famiglie che più a nord regalavano la terra e che, con i proventi della vendita delle proprietà, avrebbero comprato delle signore mandrie.
Questa storia l’avevamo sentita anche qui, raccontata da qualche ubriacone di passaggio, ma nessuno ci aveva mai creduto.
Il Giudice, però, non era un accattone. Con i suoi vestiti da signorino, i suoi paroloni, il suo sorriso accattivante abbindolava tutti. La gente lo stava a sentire: se al nord era diventato il gran signore che era, perché non sarebbe potuto succedere anche a loro. Il Giudice andava dicendo che quando era arrivato lì aveva due dollari in tasca: ora non c’era banca del West che non gli spalancasse i battenti.
In breve tutta la terra al di là del Freedom River era sua, come sue tutte le bestie al pascolo, le fattorie, i rancheros.
Veniva spesso in città. Pare che di giorno corteggiasse la maestra Molly e di notte si intrattenesse con Roxy, cosa strana perché lei non “riceveva” mai i clienti.
Poi, una mattina, si presentò dal Sindaco e gli disse che era vittima di una grave ingiustizia. Lui possedeva molta più terra e animali di quanti ne avessimo tutti noi messi insieme e che, di conseguenza, i due terzi del fiume erano suoi di diritto. Il sindaco rispose che non s'era mai sentito dire che un fiume potesse essere diviso e, gentilmente, lo congedò. La sera il pastore trovò il povero Jack seduto su un banco della Chiesa. Lo scosse, pensando si fosse addormentato. Ma lui scivolò giù come un fantoccio: in fronte aveva un terzo occhio rosso.
Lo seppellimmo fuori dal Paese, accanto a sua moglie Mary.
Passò una settimana e Crow andò dal nostro giudice Salomon e ribadì il suo pensiero riguardo al fiume. Il vecchio magistrato gli rispose che l’acqua scorreva per tutti e che ce n’era in abbondanza. Tirò fuori tutti i suoi polverosi tomi e dimostrò a Crow che non esistevano precedenti che sancissero i diritti di proprietà su un fiume. Quando, qualche ora dopo, Black il maniscalco si avvicinò all’abbeveratoio, ci trovò il giudice: la testa nell’acqua, il corpo ciondoloni lungo la vasca.
Lo sceriffo andò da Crow; qualcuno lo aveva visto uscire dalla casa del giudice.
La sera tornò solo il suo cavallo, trascinando il corpo di Harry attaccato ad una fune per i piedi.
Gli uomini si riunirono. Mio marito tornò e prese a pulire il fucile. Gli chiesi cosa avesse intenzione di fare e mi rispose che l’unica cosa che capivano i tipi come Crow erano i proiettili.
Noi donne ci trovammo in Chiesa: sapevamo che il Giudice aveva un esercito mentre i nostri uomini erano avvezzi all’uso dell’ascia e della vanga ma non a quello delle armi. Un terzo di fiume ci poteva bastare: Freedom River era lungo e largo, non andava mai in secca. Tornammo alle nostre case e dicemmo ai nostri uomini di lasciare che Crow si prendesse il suo pezzo di fiume: non volevamo avere in casa ritratti d’eroi morti: volevamo uomini caldi nei nostri letti.
Così Crow ebbe i suoi due terzi.
Dopo un mese, gli uomini tornarono bestemmiando ed inveendo contro di noi: la nostra parte di fiume era un letto di sassi e fango. Crow aveva costruito una specie di diga. Erano andati al suo ranch ed il Giudice gli aveva offerto di comprare tutta la nostra terra e di rimanere a suo servizio come ranceros o trappers.
A nulla valsero le nostre preghiere. Si radunarono all’alba, davanti alla statua del giudice Salomon. Mio marito portò con sé Mike, nostro figlio. Lo supplicai, ma lui disse che aveva sedici anni, era un uomo. Tutti fecero lo stesso ed un esercito di bovari e di bambini partì per la guerra. Si sentirono echeggiare gli spari fino al tramonto. Non uno dei nostri tornò vivo. Dall’altra parte non andò meglio. Crow rimase con una decina d’uomini. La sera venne in paese. Uscii di casa con il fucile di mio padre… l’hai visto quando sei arrivato. Lui si fermò, un sorriso beffardo dipinto sulla faccia. Ed io sparai: un bell’occhiello nuovo per la sua giacca di velluto da signorino di città, a sinistra, proprio sopra il cuore. Cadde da cavallo senza fare rumore: il ghigno era mutato in un’espressione di sorpresa.
Seppellimmo tutti gli uomini in un unico campo: i nostri e quelli di là dal fiume.
Da allora vivo fuori del Paese: ho ucciso e non posso vivere a No Man Land City. Quando morirò, mi seppelliranno vicino a mio marito. Non c’è posto nel camposanto per gli assassini. Lo abbiamo deciso insieme noi donne.”
Lo stranierò mi guardò triste: “Come ti chiami?”
“Elizabeth.”
“Piacere Elizabeth: sono Gary, un cacciatore di taglie. Dovevo trovare chi aveva ammazzato Crow… vivo o morto. Meglio se morto!”.

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