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La Dea Della Bellezza

di Giovanni Barlocco
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Pubblicato il 01/01/2015 15:54:19

Ho fatto tutto per benino.

Certo, riconosco di essere partita in vantaggio. Mamma mi ha dotata di un corpicino niente male.

A quattordici anni mi agghindavo già come una signorinetta e, non dico per vantarmi,  ma erano tanti i torcicolli quando passavo per strada.

Mia mamma era contenta e orgogliosa di me. Papà un po’ meno, ma si sa che per certe cose gli uomini hanno poca sensibilità.

Sia come sia, io ascoltavo sempre i consigli della mamma: -carina con tutti, fidanzata con nessuno-.

Lei guardava avanti, voleva per me una vita importante, il successo e l’onore del mondo.

Ho vacillato un po’, a sedici anni, con il professore di filosofia.

Non è che mi piacesse proprio davvero, proprio tanto; era un po’ il tipo vecchio barbogio, però più interessante dei compagni di scuola stupidotti che volevano solo mettere le mani dappertutto.

Insomma, il fatto è che una ragazza deve fare le sue esperienze, e io volevo sperimentare se potevo  riuscire a fare innamorare di me un uomo così grande e intelligente.

Bé, non lo dico per vantarmi, ma ho  fatto centro!

Ha mollato la moglie e i figli, si è perfino inginocchiato, piangendo, davanti a me.

Che buffo!

Aveva ragione la mamma, gli uomini sono proprio dei bambinoni.

Poi però è scoppiato uno scandalo e non è stato bello.

Lui ha dovuto lasciare la scuola, ha avuto anche un processo.

Io ho detto la verità; che sono sempre carina e gentile con tutti (-fidanzata con nessuno- non l’ho detto, non mi sembrava il caso di ripetere proprio le parole della mamma), che forse lui aveva frainteso.

L’hanno accusato di  molesto, una cosa piccola, si dice anche dei moscerini.

L’hanno condannato, ma non sarebbe dovuto andare neanche in prigione,  un anno o due e di lui non si sarebbe più ricordato nessuno.

Credo che sia stato per la moglie.

Lei non l’ha voluto perdonare, l’ha scacciato di casa e lui era probabilmente un uomo fragile, tormentato.

Poverino. Si è gettato sotto un treno.

Certe donne sono davvero crudeli, quando ci si mettono.

Comunque quel brutto periodo è passato quasi subito; a diciassette anni mi hanno eletto reginetta di bellezza.

Un sogno che si avverava!

Però me lo sono meritato.

C’erano tante belle ragazze, lì, alla sfilata, ma il presidente della giuria ha notato me, tra tutte.

E la mamma, quando se ne è accorta, mi ha detto che con lui avrei dovuto essere davvero molto carina.

Bé, è stata una fatica.

Del resto, era la prima volta, -nessuno nasce imparato- dice sempre il mio parrucchiere, un uomo che ne ha viste di tutti i colori, e a me non mi aveva ancora imparato nessuno come fare a cavarmela in fretta e con il minimo danno possibile.

Però, se non è stato proprio bello, è stato davvero utile.

Tutti i giornali della città hanno parlato di me, alcuni hanno rispolverato la storia del benedetto professore, e siccome non tutto il male viene per nuocere e tutto il mondo è palese, grazie anche a lui, sono finita fotografata perfino sulle pagine dei quotidiani nazionali; poi è arrivata la televisione e il presidente della giuria è stato proprio un galantuomo, mi ha presentata a un sacco di gente, tanto che ho dovuto concedergli il bis.

Ma quella volta lì mi sono sbrigata meglio.

Intanto crescevo, e la mia carriera andava di pari passo con il mio bel corpicino: fioriva.

Ho partecipato a programmi televisivi, a vent’anni ho vinto un reality, ho conosciuto cantanti e calciatori, mi hanno invitata in tutti i locali alla moda, perfino quello là, in costa smeralda, dove per un po’ di tempo sono stata un’habité.

E il bello è che mi davano dei soldi per stare lì a divertirmi in posti dove altri pagavano fior di quattrini per venirmi a vedere.

Alla sera telefonavo sempre alla mamma, dovunque fossi, e le raccontavo tutto.

Anche di quella volta che sono stata invitata a una festa piena di politici importanti; alcuni importantissimi.

Lei era al settimo cielo, voleva che le spiegassi bene ogni dettaglio.

Bé, qualcuno lo tenevo per me, abbiamo tutti diritto alla sua privasi.

Anche con papà le cose andavano meglio, dopo che gli ho regalato la pors.

Dopo un po’ di tempo, però, le cose sono cambiate un pochino.

A venticinque anni mi chiamavano un po’ meno.

Certo, lo capisco, ci sono in giro miliardi di ragazzine senza scrupoli che ucciderebbero per comparire in tv.

Si drogano, si ubriacano e fanno di tutto senza vergogna.

La mia mamma, però, quelle non ce l’hanno.

E’ stata lei la prima ad accorgersi che ci voleva un ritocchino.

E così mi sono fatta rifare le tette.

Ho speso un sacco, non volevo mica quella roba da barbone che scoppia  appena ti muovi un po’ di più, volevo un lavoro ben fatto, che anche a strizzarle non te ne accorgi, e così sono andata dal migliore dei chirurgi plastichi.

Ne è valsa la pena! Adesso la mia quarta puntata verso il cielo attirava mosconi come il miele.

Da lì in poi, ho capito il trucco; appena calava un po’ l’interesse, aumentavo un po’ il silicone,senza badare a spese.

Labbra carnose, zigomi alti, tette spettacolose, ventre piatto.

Ma il capolavoro è stato il culo.

Dopo che l’ho sistemato un po’ (non che ne avesse davvero bisogno, un’intuizione di mamma), un giornalista ha commentato il mio calendario chiamandomi la dea della bellezza.

E’ stato il mio trionfo; le ho sbaragliate tutte: bella di una bellezza  impossibile, come la canzone.

Non riuscivo più a tenere il conto di tutti gli inviti, le proposte, i regali, i pretendenti; non dovevo preoccuparmi d’altro che di desiderare per vedere i miei desideri apparire in carne, ossa e contanti.

La mia bellezza era così assoluta che ho cominciato a innamorarmene anch’io.

E lì è cominciata la sofferenza, perché la parte di me che mi ha davvero conquistata era quella per me meno agevole da frequentare.

Certo, ci sono gli specchi, ma, quando mi contorcevo, tutto il mio corpo si deformava e non potevo avere del mio culo perfetto la stessa perfetta visuale che avevano gli altri.

E anche toccarlo, magnuscarlo, era scomodo per me, e mi dava la sensazione di portare in giro un dono bellissimo che però solo io, in tutto il mondo, non potevo godere del tutto; come avere una borsa Chanel a portata di mano e non poterla comprare, o sbavare per un tacco dodici stiletto delizioso e non riuscire ad entrarci.

Una specie di supplizio di Tontolo.

Perfino il postino o il posteggiatore, lascia stare un amante, potevano, con una semplice occhiata,

ricavare dal mio culo più soddisfazione di me.

Non era giusto!

Cominciai ad essere gelosa di tutti gli sguardi che si posavano incessantemente sul mio didietro, cominciai a nasconderlo e mortificarlo con gonnelloni da suora o pantaloni larghi, e così gli inviti diminuirono.

Anche la mamma non capiva e ci stava male, ma a lei non potevo proprio raccontare quella cosa così privata; dopo tanti anni di -carina con  tutti e fidanzata con nessuno-, non potevo mica dirle che avevo preso una sbandata per il mio culo.

Stavo precipitando nella disperazione, finché ho avuto un’idea, forse la prima della mia vita, ma è stata molto luminosa e, a pensarci bene, anche semplice.

Nessuno ne sa niente, ma tra poco mi toglieranno le bende e lo potrò finalmente vedere anch’io, in tutto il suo splendore, e toccare e accarezzare, e non avrò più bisogno di nasconderlo perché sarà davvero mio prima che di tutti gli altri.

Il dottore, all’inizio, era un po’ perplesso, ma poi, quando gli ho detto che non avrei potuto vivere altrimenti e che ero disposta a pagare qualsiasi cifra, si è convinto.

Anche la mamma sarà contenta della sorpresa, ne sono sicura; anzi, ci scommetto che si commuove.

Sai che colpo, alla prima apparizione in pubblico! Le ragazzine schiumeranno d’invidia.

Tra poco toglieranno le bende ed io non sto più nella pelle all’idea che finalmente potrò guardare e toccare fin che ne ho voglia il mio bel culo, girato sul davanti.

Oddio! Le tette non daranno noia? 


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