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Mio sporco sud

di Filippo Di Lella
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Pubblicato il 02/03/2019 13:36:57

Sei una puttana maltrattata, sul tuo viso le rughe che lasciarono i greci, i lividi degli spagnoli, i segni arabi che ti dipinsero, la misera rapina dei tosco-lombardi; sul tuo dorso da prostituta le nuvole sfiorano i corsi d'acqua che, ovunque sul tuo corpo, piangono secoli di schiavitù e di schiaffi, le tue montagne come seni della terra gridano al cielo un canto di magnifico silenzio dorato e il bronzo dei tuoi musei risuona dell'armi di colui che lo Xanto inorridì; la fucina d'Efesto scolpì i tuoi divini fianchi raffreddandoli in un mare che l'Enosictono creò come un gioiello per racchiuderti, puttana di sangue e terra molle, buona per le messi e le greggi dei pastori, buona per gli stupri, buona per il vento.
Dicono che non possiedi tram, ricchezze o saperi di nuove genti, non conoscono i tuoi dolci ozii, il tuo darti da instancabile meretricio, non vedono le tue lontane distanze, non sanno di non sapere e con arroganza disegnano un paio di baffi sconci sul tuo ritratto.
Col tuo mascara dozzinale da civiltà improvvisata, con le tue mani che sono terra e cielo, mare e diavoli, con Scilla e con le tue briganti leggende, così voglio possederti ancora, tu che mia non sei stata mai, tu che gemi ingiustizia nell'opera tua dell'amore corrotto.

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