Arriva l’idraulico
… oggi arriva puntuale me lo sento forza allora su ai sanitari
col prodotto più cremoso quello al limone e alla candeggina
ecco sì fatto ma per i bisogni che faccio aspetto che sia andato via
meglio no così resta tutto impeccabile come se non ci fosse ancora entrato
nessuno però almeno un po’ di crema sulla faccia me la spalmo mamma mia
come sono cambiata l’ultima volta che era venuto mi aveva guardata
e subito sorriso fin dall’ingresso così si fa con le giovani signore
sarà meglio che io tenga un atteggiamento serio e assorto non si sa mai
gli idraulici vanno per le case e poi parlano riferiscono ai colleghi agli amici
magari la sera al bar e poi io sono quasi anziana anzi anziana senza quasi
ma non ci voglio pensare mi mantengo faccio yoga e chissà chissà domani
qualcosa di nuovo accadrà ma non avranno schifo del water ma no che dico
le donne ci tengono a far trovare tutto lindo e pulito e poi si sa quanti soldi
guadagnano questi qui all’ora in fondo come le prostitute ma le prostitute
fanno più fatica gente che entra e esce dal loro corpo invece qui si tratta
di aggiustare tubi al massimo appunto il water può avere qualche macchiolina
magari mentre lavora vado in cucina e gli offro un caffè sì è una buona idea
e poi non credere chissà che non conosca Freud e magari scriva anche poesie
per non impazzire e finga un atteggiamento allegro mentre invece no
non è esattamente così mi sento uno straccio stamattina
e ho voglia di scappare lontano ma non so neanche io dove mi sento
come un tubo stretto dentro a un muro come un vecchio tubo intasato
che fischia stridulo e la notte sembra che qualcuno pianga e si lamenti
come una canna scossa dal vento e lo senti da lontano e non sai dove
e giro per le stanze e non mi sembra di essere viva una morta viva
ma di chi è la colpa se non ho saputo vivere non certo di lui o di loro
o del padre che mi aveva unta figlia prediletta figlia d’amore strano
padre mio solitaria sfinge mi faceva pena il suo sentirsi solo quando
accarezzava innamorato pagine di libri ovunque accatastati
fin dentro il mobile della cucina e come sfiorava muto le pagine
che nessuno gli chiedeva mai di raccontare muto come quando
accarezzava le madonne di Raffaello sulle pagine patinate
come ostie non ancora consacrate e muto sì muto come quando
mi sfiorava appena nel salutarmi la mattina con le dita sottili
che avevano disegnato volti estatici a matita come vivi
e io morivo sotto le lenzuola cadavere irrigidito di ansia di paura
e di tradito amore non capivo di essere l’ombra dell’ombra
del suo desiderare padre ambigua sfinge padre mai davvero padre
eppure sacra io a lui eppure io immagine d’immagine di un dio
che deve espiare mai davvero figlia ma ombra di un’ombra
che riflette ancora il gioco degli specchi in infinita prospettiva
sì mi aspetta una prospettiva infinita di caffè con la mia voce
incrinata che non sa gridare andrò al lavoro con il sorriso teso
dei narcisisti ma loro non lo sanno che narciso è un povero cristo
e ogni sorriso ha il peso immenso di un ferro strofinato
sulla piaga che non si è mai rimarginata
dovevo urlare bestemmiare ballare scopare fino a svenire
e poi sputare vomitare per sentirmi finalmente svuotata di tutto
sì perché questo è anche celebrare sì è anche celebrare
e poi sarei entrata in una chiesa mi sarei buttata su un banco vuoto
come uno straccio gonfio d’acqua e avrei pianto tutto il mio dolore
davanti a una croce di legno scorticato e con il corpo l’avrei abbracciata
ma sono rimasta immobile uno scoglio dove batte inutilmente il vento
quando verrà l’idraulico non dovrò dirgli dell’acqua solo dei tubi
e forse quando tornerà a casa penserà che gentile quella signora
Buongiorno l’aspettavo
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