I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
*
presidente Dalmazio Masini - Rivista - Accademia Alfiere
Periodico L’Alfiere
E' con piacere che propongo all'attenzione dei lettori de LaRecherche.it la rivista L'ALFIERE, trimestrale letterario e artistico, organo dell'Accademia Vittorio Alfieri di Firenze. E' un edizione per così dire fuori commercio, si riceve cioè dietro richiesta specifica o in omaggio. L'Alfieri n. 1 viene stampato nel gennaio 1989 quando assume la presidenza dell'associazione letteraria Accademia Alfieri Dalmazio Masini. Era stato preceduto da un numero “zero“ distribuito come allegato della rivista “Toscana Arte 2000” nell'ottobre del 1988. E' un periodico, fu diretto dalla fondazione sino alla fine del 1992, da Nicoletta Alberti, dopodiché, nel 1993, a seguito delle dimissioni dell'Alberti, la direzione passò a Dalmazio Masini, che ne è il direttore tutt'oggi. Nel 1999 l'organico viene raddoppiato con l'inserimento del fascicolo interno “dolce stile eterno”. Oggi viene stampato in più di 1000 esemplari, dei quali metà vengono distribuiti per posta a soci, collaboratori e amici dell'associazione, sparsi in tutta Italia. L'altra metà viene distribuita nel corso delle varie manifestazioni artistiche organizzate da e per conto dell'associazione. Sulla rivista vengono riportati i programmi delle iniziative in corso, le poesie dei soci, le recensioni dei libri. Varie le rubriche che lo arricchiscono come il ”notiziario“ dove possono trovare spazio notizie di concorsi di associazioni amiche e i programmi dei meeting di poesia organizzati dall'associazione, a Genova dove ha sede un'attiva sezione ligure, ad Abbadia San Salvatore dove viene organizzato e promosso il meeting annuale nonché il premio di poesia omonimo e a Rimini dove i soci insieme trascorrono le vacanze estive. Nell'inserto IL DOLCE STILE ETERNO (organo del laboratorio di scrittura poetica, attivo gratuitamente presso il centro socio culturale il Fuligno via Faenza 52 a Firenze, ogni giovedì pomeriggio dalle 16,30 alle 18,30, info al n.3474097458 Leonora Fabbri segretaria) vengono riportate notizie storiche e curiosità sulla poesia di tutti i tempi. Ai poeti esordienti intende offrire diversi punti in cui esibirsi,la possibilità di pubblicare sul giornale e la libera frequentazione dei diversi laboratori fissi e itineranti, che l'associazione promuove continuamente nel corso dell'anno solare. Premesso che l'Accademia Alfieri è aperta a vari generi artistici e a stili diversi, perché la vitalità dell'arte si manifesta anche nel pluralismo delle voci, all'interno del nostro Laboratorio di Poesia si è sviluppato un movimento che, scegliendo temi e linguaggio moderni, non rinnega radici e tradizione.
Questo movimento, promosso in pieno Novecento dal nostro presidente Dalmazio Masini, ha significativamente preso il nome di “Dolce Stile Eterno” ed è consapevole che, al di là delle moltissime definizioni tentate, tutte più o meno ambivalenti e riduttive, la vera essenza della Poesia è nella musicalità dei versi, unica discriminante nei confronti di un altro genere letterario, che può anche essere bellissimo e che si chiama Prosa. (Fra l'altro Poesia e Prosa non sono parenti, sono nate a millenni di distanza, e i loro percorsi si sono sviluppati senza quasi mai intrecciarsi se non nella confusione artistica del Novecento).
Pubblichiamo qui il Manifesto Programmatico del movimento poetico “Il Dolce Stile Eterno”, invitando tutti i poeti, iscritti e non iscritti all'Accademia Alfieri, che si riconoscono nella nostra idea di Poesia, a sottoscrivere questo testo e spedirlo per e mail a < d.masini@inwind.it > o all'indirizzo della nostra associazione: Accademia Vittorio Alfieri – Casella Postale 108 - succ. 36 - 50135 Firenze
Manifesto del DOLCE STILE ETERNO
1• Noi vogliamo che armonia, bellezza e forza espressiva dei versi siano i valori fondanti del dolce stile eterno.
2• Noi vogliamo costruire una poesia moderna nei contenuti e nella sintassi, ma rigorosa nell'uso del verso ritmico.
3• Noi vogliamo opporci all'indifferenza di fronte al bello e riscattare la dimensione estetica insita nell'atto creativo, contro l'offuscamento del gusto, rifiutando uno sperimentalismo logoro e di maniera, che ha condannato a morte la poesia stessa.
4• Noi vogliamo ritrovare i valori condivisi, le radici comuni della poesia, contro “le parole in libertà” degli stanchi epigoni novecentisti.
5• Noi vogliamo recuperare l'uso di un linguaggio chiaro e aperto alla comprensione di tutti, contro un linguaggio onirico, evocativo, ermetico e selettivo.
6• Noi vogliamo far sì che il poeta, dopo anni di monologhi destrutturati, torni a dialogare con il lettore, e che i libri di poesia divengano un invito ineludibile alla lettura.
7• Noi vogliamo rivalutare la conoscenza della realtà come fonte di ispirazione artistica, contro l'immagine deformata di una realtà autonoma, autoreferenziale, incomunicabile, priva di nessi logici e coerenti.
8• Noi vogliamo coniugare l'originale creatività emotiva, disciplinata dai canoni metrici, con la musicalità scaturita dal suono delle parole.
9• Noi vogliamo una poesia dalla voce sobria, che canti con lucida forza il quotidiano e le ragioni del cuore.
10• Noi abbiamo la consapevolezza di rinunciare ai facili, effimeri consensi che la poesia dei nostri tempi ottiene perché noi siamo il futuro della poesia.
La pubblicazione di questo manifesto è naturalmente una provocazione, speriamo che serva a stimolare il gusto del dibattito, della ricerca del bello e della piacevolezza della scrittura. Concludo questa recensione con un stralcio dalla prima pagina del numero 1 della rivista <“Tanti sono già stati i porti in cui abbiamo attraccato che le novità di ogni scalo sono ormai diventate prassi abitudinaria: si scaricano delusioni e si imbarcano speranze. Svaniscono le immagini dei compagni di ieri che si fermano o decidono di proseguire con altri convogli e assumono nitidezza i volti di chi lì ci aspettava per continuare il viaggio con noi. E sarà sempre così perché ai margini del nostro mare non c'è un America ad attenderci. C'è solo l'infinita bellezza dell'Arte da esplorare e tradurre in forme ,con la consapevolezza che anche il nostro lavoro avrà il suo peso in quel fronte comune che da più settori viene spontaneamente aggregandosi per controbilanciare mode deleterie e porre possibili argini ai malanni del nostro secolo“>. Questo scriveva Dalmazio Masini nel suo editoriale sulla prima pagina della rivista n.1 del lontano 1993, sono passati 17 anni ma la fiera volontà esposta in queste righe prosegue il suo cammino sempre viva e brillante di nuove acquisizioni.
Id: 297 Data: 18/05/2010 12:00:00
*
Massimo Pinzuti - Poesia - Nencini
Frammenti
Poeti
Equilibristi nati per volare, Sopra ad un filo appeso all'infinito, sospesi su un torrente di parole, pronti a mordere l'attimo fuggente e inchiodarlo in un pugno di emozioni
Questa breve poesia rappresenta il pensiero del poeta e credo sia ampiamente condiviso da tutti coloro che amano l’arte della parola oltre ed al di là di ogni limite.
Massimo Pinzuti è nato ad Abbadia San Salvatore ma da molti anni vive in provincia di Firenze a Tavarnelle Val di Pesa, appassionato di musica e di poesia da sempre, ha partecipato a molte manifestazioni poetiche e musicali, riportando significativi successi. È presente con sue poesie su vari periodici ed antologie, organizza con me le manifestazioni culturali ad Abbadia San Salvatore promosse dalla Pro Loco in collaborazione con l’Accademia Alfieri, come il premio “Un Monte di poesia” promosso dal locale assessorato alla cultura ed il convegno nazionale di giugno d’incontro con i poeti dell’Amiata, che da quest’anno si è ampliato con l’inserimento di una mini fiera del libro aperta a tutti i partecipanti al convegno.
Massimo Pinzuti ci porta in una poesia dai forti colori che esplode improvvisa, si slancia nell’abisso per cercare la luce e quando torna ci mostra le tracce fosforescenti lasciate dai passi. E’ una poesia vitale con andamenti a spirale, anche se è spesso soffusa da un senso di mancanza, è comunque piena di fiducia verso un sole che diradi le nuvole. In molta parte il significato del messaggio dipende dalla collocazione delle parole. Oltre che dalla selezione lessicale anche dalla forma che esse assumono incontrandosi nel testo. Gli effetti fonico-ritmici creati dalle collocazioni originali realizzano quella particolare sensualità senza la quale non può esserci poesia. Vengono fissate le emozioni di un momento, per poterle rivivere ogni volta nuovamente, un filmato dei sogni avverati o rimasti tali e quindi un insieme di riflessioni che conducono a ricercare l’equilibrio che predomina la quiete interiore. Mi sento di definirla poesia impressionista fatta di pennellate brevi, fluide, singoli colpi di luce che compongono un disegno riconoscibile. Convivono nel poeta due distinti emisferi, uno teso al razionale e al concreto, l’altro alla creatività e all’emozione. Una sorta d’equilibrio in cui l’uno non può prescindere dall’altro. Strettamente legati in cerchi concentrici, i due mondi sono fusi in un particolare impasto e si trascinano, si trasformano in invenzioni sempre nuove. Culminando così in versi che entrano dentro di noi e che inconsapevolmente ogni tanto riecheggiano. Il poeta è il testimone della scommessa della vita che si gioca negli incontri tra le persone, da cuore a cuore. Le storie fanno lunghi giri per ritrovare il punto d’origine che sintetizza anche l’ultimo dramma della vita. Luci radenti incorniciano storie dai ritmi evocativi di struggente tenerezza o d’intensa sensualità, scenari di piazze dove s’affacciano personaggi reali colti in istantanee fotografiche di vita quotidiana e personaggi metaforici che invitano a riflettere sulla necessità di ritrovare un’armonia interiore che serva a non arrendersi all’ineluttabile. Così come nelle poesie anche nei testi delle sue canzoni, l’autore riporta le tracce della sua personalità, combattiva e sensibile, un percorso personale teso a cogliere tutto quello che la vita può offrire senza riserve e senza pentimenti. La sua è una voce poetica che si riconosce subito, anche nelle sue canzoni coltiva il dubbio e celebra l’amore ma ancora di più la sua mancanza che riempie un’esistenza inquieta ed aggressiva ,un’incertezza che gli consente di migliorare continuamente, di crescere e di affinare il senso estetico delle sue emozioni musicali senza perdere l’attenzione sull’interpretazione vocale ,piena di tonalità morbide che danno l’impressione che Massimo canti per ciascun ascoltatore facendolo sentire unico fruitore delle immagini poetiche racchiuse nei testi.
ORME DI SABBIA AMATA NOTTE PORTAMI LA LUNA PER DILUIRE L'OMBRA DEL MIO CUORE, MENTRE UNA BARCA SOLCA LA LAGUNA E GETTA LE SUE RETI UN PESCATORE.
AMO L'AMORE E VIVO DI FORTUNA, NON LASCIARE DISPERDERE IL CALORE DEL SUO BEL CORPO SULLA SABBIA BRUNA: DI SALSEDINE AMARA E' IL SUO SAPORE
E NEL GHIACCIO TRASCINO LE MIE ORME CHE AFFOGANO AL SILENZIO DEI SUOI PASSI, TRA IL VOLO DI UN GABBIANO E LA SUA GABBIA,
HO SCELTO IL MARE,LA LAGUNA DORME, SCIVOLA UN'ONDA TRA LA SPIAGGIA E I SASSI, CANCELLA LE MIE ORME SULLA SABBIA.
Questo elegante sonetto cela l'accurata ricerca di figure metaforiche e simboliche dietro un apparenza descrittiva. Il poeta chiede consiglio all'amica notte per trovare una via d'uscita ai dubbi esistenziali, la luna, determinante presenza, mitiga il dolore stempera le ombre. Posto davanti a un bivio sceglie una terza via, non la libertà, non la prigione, ma la vastità in movimento del mare che nella sua natura instabile separa i continenti. Come un lavacro le sue onde cancellano i segni di un freddo passato, così l'autore trova attraverso la scrittura il modo per vincere le ombre e resistere al tempo
La poesia “folle corsa” che fa parte del periodo più maturo stilisticamente è stata oggetto di riconoscimenti in vari premi letterari. E’ composta da tre strofe di endecasillabi e settenari con un elegante gioco di consonanze, tutto il testo è incisivo senza toni retorici. Stefano Ridolfi ne ha elogiato “il paesaggio quasi metafisico sullo sfondo del percorso naturale dell’uomo.In questa “folle corsa” verso l’ignoto ritroviamo tutto il nostro vivere quotidiano e insieme la ricerca costante dell’infinito misterioso che è dentro ognuno di noi. Nella motivazione del premio Vigenza viene posto l’accento sulla dimensione salvifica della poesia “solo la poesia può avanzare per sentieri impervi e combattere l’indifferenza, una corsa folle ribelle la cui meta finale è lassù tra le stelle.”
I TECHNOPAEGNON DI MASSIMO PINZUTI
Questa particolare sezione è frutto recente di una approfondita sperimentazione dell’artista. L’idea di legare le parole agli oggetti può sembrare un tema solo filosofico, ma già nelle avanguardie storiche si tentava di mescolare generi e linguaggi producendo degli ibridi talvolta anche interessanti. In queste ultime sperimentazioni il poeta tenta di portare la poesia su un piano diverso, pur mantenendo la tradizione metrica genera i “carmi figurati “, in cui le parole assumono la forma di quello che significano,ed attraverso questi accostamenti inconsueti provoca un’inattesa visione che sorprende contraddicendo molte delle nostre certezze. La poesia si evolve su un piano diverso ed esce fuori dal salotto e dalla rivista letteraria per respirare oltre la pagina. Ed ecco il fascino di una serie di opere tra la leggerezza e la fisicità, dove il fascino della parola recitata si unisce alla trasformazione ritmica di un particolare iconico dove l’immagine vive. La parola poetica assume forza e spessore si carica di un’oggettività anche ideologica scoprendo il mondo degli oggetti e diventando testo estetico dove occhi e mente si uniscono in una dialettica produttiva, così questi testi poetici assumono l’immediatezza dell’arte e la discorsività di un testo letterario. In questo microcosmo lirico gli elementi poetici danno origine a un sistema con un proprio equilibrio interno, il poeta crea in un modo dinamico costringendo il lettore a un approccio diverso rispetto all’opera e presuppone il suo intervento attivo per l’interpretazione del messaggio. In queste poesie si coglie chiaramente l’interesse dell’autore per la disposizione spaziale dei versi, parte essenziale nella creazione dell’immagine, in questo la modernità di Massimo che ha scrupolosamente assolto alle regole metriche per costruire le forme iconografiche, una sorta di polimetria creativa che si libera nella fantasia creativa.
Massimo Pinzuti ha pubblicato il libro “frammenti “, ha scritto e composto varie canzoni ed ha presentato le sue opere al centro socio culturale del “Fuligno“ a Firenze, al teatro “Servadio“ ad Abbadia San Salvatore, al caffè storico letterario “Giubbe Rosse“ a Firenze ed alla ”Stanza della Poesia” Palazzo Ducale di Genova riportando sempre un grande successo di pubblico e critica.
*
Per richiedere informazioni sulla reperibilità del testo: info@grafichenencini.com
Id: 276 Data: 23/03/2010 12:00:00
|