I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
Giampaoli nelle sue liriche ripercorre gli ultimi anni di vita, riflettendo sui sentimenti in modo oggettivo, senza nascondersi dietro falsi ideali o pretesti per giustificare le proprie emozioni. Un’analisi talmente attenta da divenire a tratti impietosa; l’autore, cosciente dell’angoscia vissuta, nell’atto della scrittura la descrive senza temere di riaprire ferite dell’anima da tempo sanate. La poesia è memoria degli eventi trascorsi, della tristezza delle disillusioni, dell’amore incompleto e indefinito, ma è anche psicanalisi dell’io nella solitudine per dare ordine alla confusione della mente.
Le situazioni passate sono difficili da accettare anche se ne resta solo il ricordo, ma vengono definitivamente superate nelle liriche finali, quando al fianco dell’autore si pone una presenza femminile che chiude un ciclo dell’esistenza e ne apre uno nuovo, appagante nella sua varia personalità come nessuna altra donna incontrata dal poeta, punto di riferimento in una vita che però mantiene momenti di inquietudine. Stato d’animo descritto nell’ultima lirica, dove gli angeli appaiono in una veste quasi malvagia, portatori di sofferenza sono in realtà essenze che deridono l’uomo, in loro non c’è il bene, più che angeli sono demoni con graziose sembianze, venuti a ricordare che la vita non sarà caratterizzata solo dalla felicità dell’unione con la persona amata.
Nelle prime tre liriche Giampaoli rivela al lettore le sue riflessioni sulla comunicazione in poesia e le emozioni che prova per questo tema a lui caro, a cui da sempre dedica parte della sua produzione. Emerge il timore di perdere l’ispirazione, insicurezza superata dalla consapevolezza di tornare alla scrittura nelle ore della sera, quando si fa sentire la necessità di narrare i pensieri e le emozioni. L’autore inizia a raccontare mediante immagini generate dalla mente e sentimenti controversi l’instabilità della giovinezza ormai trascorsa, le perplessità sul valore del proprio lavoro intellettuale e sulla capacità di avvicinare una figura femminile appagante, fisicamente e moralmente. La mancanza di una compagna crea un vuoto emotivo che Giampaoli cerca di colmare, almeno in parte, attraverso modelli tratti dalla realtà comune, delineati nei loro caratteri intimi. Si rivolge alla badante e per ricordarle la natura del suo animo le dice:“Il dolore che hai visto / non ha sciolto in lacrime / il tuo viso sereno...” Delle prostitute descrive l’angoscia e l’umiliazione “Dei corpi intorno a loro” di cui “resta un forte odore / di lacerante offesa...” Ma tra le immagini si insinuano anche modelli assoluti perché tratti dalla mitologia antica, Psiche ed Euridice simboli del coraggio di affrontare le sfide ultraterrene che il sentimento dell’amore impone loro, “…darei fuoco al mio cuore / per squarciare la notte…”
La sofferenza per l’instabilità della vita, condizione frustante a cui la società sottopone l’uomo moderno, spinge il poeta verso il desiderio della fuga, da compiere mediante un unico e semplice “…gesto / per uscire dal tunnel / privo di colori.”, impossibile nel contesto di una realtà penalizzante, ma possibile nella mente dove “Immagini e suoni giungono / da un mondo artefatto.” La ricerca di una compagna porta all’incontro con un amore difficile, emotivamente ma ancora di più fisicamente, costruito sull’egoismo dei sensi femminili “…per non cedere alla beffa / dell’esistenza che consuma la carne” o sul bisogno di avvertire la totalità di emozioni nuove, vissute e apprezzate “…come un cibo intenso, che non mi era concesso.” Ma l’animo del poeta resta inquieto, Giampaoli avverte sentimenti che lo feriscono, lo umiliano invece di appagarlo, dettano riflessioni severe sulla disillusione e su un’esistenza destinata a risolversi solo dopo la morte, “…in attesa si schiudano / le tenebre.”, perché di fronte alla morte per l’uomo che non si è realizzato “…è decoroso sorridere.”
In una condizione di smarrimento emotivo l’arrivo di una figura femminile, che inaugura un nuovo momento alimentando la speranza della serenità, giunge inattesa all’autore, che ammette di averla incontrata vivendo nell’indecisione, “Ti ho incrociato nel mio vagare, / ti ho scorto all’improvviso / ancora piegato nel rimpianto…” Nasce un rapporto che si alterna tra sentimenti appaganti e circostanze in cui torna il dispiacere, sopportato nell’attesa di rafforzare un unione non solo materiale, ma anche spirituale, “Nell’indesiderato silenzio / anelo solo alla tua voce / gentile.”
Giampaoli passa dal descrivere il vuoto sentimentale e l’incertezza alle immagini di un’esistenza ormai impostata, caratterizzata dall’insorgere di un dolore forse senza cura, che si attenua nell’animo del poeta solo grazie al contatto con la persona amata, incontrata casualmente, ma narrata attraverso la profondità dell’ispirazione poetica. Un modo di vivere inevitabile, dove ciò che viene tolto dall’infelicità è compensato dalla consapevolezza di un sentimento sincero verso la donna, da un rapporto completo, forse incapace di produrre tutta l’energia di cui l’uomo avrebbe bisogno, ma motivo di realizzazione perché sorretto dall’unione intima.