I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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aria di gioventù
Aria di gioventù sbrigliata impigliata a mattini insepolti solo appoggiati a fumo a un profumo vivo cerchiato sulla pelle a una scondannata sete: scalzi è bello!
la sera dopo il vino non ci sono mezze misure
Id: 68661 Data: 09/07/2023 20:02:44
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ad Osip Mandel’stam
A OSIP MANDEL'STAM
O forse, compiuto il cammino, scaduto il tempo, tornerò, là--non ho potuto amare qui--di amare ho paura (Osip Mandel' stam: Detesto la luce da PIETRA)
L'area del quadrato è colma di stupri, dalla nascita ho perso il conto dei miei pori stupore violentato brandisce deliqui
Osip il dissolto vuole ancora venire a trovarmi, per parlare.
Sono io a volerlo
Viene da lontano lo sanno le piaghe dei suoi piedi intrecciate ai capelli ai sensi avvelenati, lo sa la sua fame, i suoi erutti d'aria vuoti, gas di scarico tra singhiozzi muti nella spazzatura.
Sono io a venire
Stracci addosso pesanti dei suoi giorni, dei suoi luoghi Occhi nel ventre, nel petto, nel dorso in un' anima ormai come liofilizzata occhi, occhi, occhi Lacerata occhiuta paura!
Sono io completamente cieca
là--non ho potuto amare rabbrividisce
là dove, là dove? incalzo, forse là dove amore non perdona non-amore?
qui-- di amare ho paura mi sbatte in faccia,
qui dove, qui dove? aggredisco, dove paura di amare? Siamo già al danno ultimo!
Non voglio imparare l'inferno: imparare ad amare quando più non si può! Non è per questo che, come l'amore, l'inferno è eterno, ed è senza perdono?
Id: 66025 Data: 09/06/2022 22:17:50
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la preghiera del tempo
E noi -oh! certo Paul tu sai e io soltanto ora non conosco una parola che riveli in tutta la sua pienezza cos'é che ci sostiene. Ingeborg: I. Bachmann-P. Celan, Lettere 1943-1973: Ingeborg Bachmann a Paul Celan, Napoli 16/7/1958
C’era qualcosa che non avrei mai saputo ne’ potuto dire. Eri tu
ho messo un piede nel futuro l'altro l'ho lasciato nel passato e il mio corpo oscilla come una danza rossa o un ultimo congedo: vibra l' ora che ci imbozzola nella sua incessante preghiera
gioco a rimpiattino con i luoghi del tempo in certi sei diverso o sono i luoghi a farti un altro. Dove è rimasto il miele?
Mi manca forse la sincerità di quel tuo sguardo quasi spaventato la bufera con cui mi hai coperto. Ci sto dentro e non so più cosa ha in serbo per me:
nella mia vita zampilla la tua ferita ogni giorno ogni volta
la scompongo tra le dita
Id: 66023 Data: 09/06/2022 22:11:51
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smantellata
sono smantellata, senza pensieri nulla di Alice e del suo paese in me la guardo di traverso la voce in disordine e le parole: l' Io fluttua in molti modi di squilibrati assaggi e altalene tanti quanti il padre e la madre nel cartamodello disegnato sul lettino di Freud il cartamodello il cartamodello -suggerimento di Alice- era lui il padrone. mentiva dentro piacevoli informazioni di sogni cocciuti e delizie di confusioni avverto Alice di non andare con nessuno se non lo conosce e Freud che voleva farmi crescere la barba, per radere via qualcosa da me senza tagliarmi la testa!
Id: 66002 Data: 07/06/2022 19:56:25
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la cavalcata del dolore d’esserci
La cavalcata del dolore d'esserci Chi cavalca così tardi nella notte e nel vento? W. Goethe, il re degli Elfi ...... Questa è la vicenda di un dolore impossibile consumato al galoppo nei campi a distesa di un cuore arso come stoppia tra file d’ alberi fantasma e crepe di fantasmi che si concedono a una boscaglia dopo l'altra a voler disarcionare dalle tue ciglia lacrime che non scendono ma salgono . Una storia che non c’è -non c’è mai stata e mai ci sarà- una stregoneria che passa attraverso parole che trafiggono veloci il tempo che abbiamo e solo quello (era un inquisitore quel pettine che mi baciò la spalla e mi lasciò il suo marchio?) e che vendiamo a poco prezzo a una sorte d'accatto -che tutto si piglia nei luoghi comuni-. . Mi hanno beccata calva e spettinata a contare le dita di una mano tagliata poi dell'altra e a sbagliare, a sbagliare a contare perché non arrivavo a 10 e le mie dita invece le avevano le chiome degli alberi E anche il cielo non c’era più . Solo i fantasmi non conoscono esasperazione
Id: 66001 Data: 07/06/2022 19:48:35
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foto
sui mobili di casa foto tutte senza volto
somigliare a qualcuno che non si conosce flussi spietati di cornici senza stimoli: la propria preistoria senza fattezze come un quadro di Bacon
cucire un vento di domande come sudario per la sepoltura
non è poi molto!
Id: 65721 Data: 04/05/2022 22:06:13
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l’ora
di fianco dove prima c'eri tu non c'è nulla:
il molto incontrò il poco e lo derubò anche di ciò che non aveva
non occorre sapere dove ho perso la facilità di me dove l' ho gettata mentre credevo di averla in pugno
deragliano voli d'ali la vespa punge mentre salta alla corda sul mio difficile
come manca quell'ora!
l'ultimo gesto attende l'ora che qualcuno lo compia
Id: 65720 Data: 04/05/2022 22:01:43
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fuori dalle cose
le amache lasciano nodi ormai forse da non sciogliere
se poi qualcuno ti dicesse che non ci sono non insistere a cercarmi
paesaggio tagliente affamato vi si posano mosche e la luce che muore
dall’altra parte della voragine la piccola mano accarezza Dio
fuori dalle cose
Id: 65566 Data: 12/04/2022 20:05:08
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Io-ci-sono
Io-ci-sono nel balbettio confuso di ogni nuovo giorno quando respirare è mormorare un si ad attese d'ignoto mai interrotte e chiedergli: mi vuoi?
Eccomi: la tazzina del caffè la prima sigaretta, la quotidiana banalità ad addentare lampeggianti voglie di vele gonfie sul mare e clandestina urgenza di reincarnazione.
Ero bella nell'estate del 7 A.C.. Lo specchio mi rimanda ancora l'immagine e gli ebrei che, come me, avevano ascoltato i profeti erano vittoriosi di speranze. Parlavo anche il latino. nelle bettole all'aperto tra un sole di lucertole squamose e boccali di vino.
Poi nacque Lui. divise il tempo come fosse gingillo. lucertola bella, ora ero DOPO. avevo attraversato una voragine con quella incalzante presunzione di io-ci-sono al netto di ogni ostinata indagine
E ancora io-ci-sono tazzina di caffè fumante, bisbigliando buongiorno alla mia sorte che in questa nuova essenza ha trovato un modo caldo di fare ciao alla morte
Id: 65565 Data: 12/04/2022 19:45:47
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Sogno di bambola (quasi un ritratto)
sogno di bambola (quasi un ritratto)
“Nemmeno porto un viso con me, già trapassato in altro viso” C. Campo, Passo d’addio
come a persona che cuce pelle in altri
le bambole mi regalavano pennelli e un viso non mio e mi sbalzavano giù dal quadro tirandomi per l'orlo crespo di una gonna non mia
mi avvolgevano nel loro sogno a raccontare storie vestita di nuvole
ogni giorno avevo un nome diverso il nome di una o di un'altra e ancora...
non superai mai l'esame di ammissione al disordine insoddisfatto del loro letto
mi lasciarono inutile sul cuscino insonne rubandomi le scarpe per fuggire
Id: 65564 Data: 12/04/2022 19:42:18
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complicità
fra te e me chi ha più isole da cui fuggire?
siamo la lingua di cui andiamo in cerca la complicità che ascolta le ore
e delirio della parola è l'ascoltarsi nel duplice dardo del respiro dove ci appart(en)iamo
io sono quella che segue la partita con te
Id: 65563 Data: 12/04/2022 19:28:45
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Il vestito disabitato: davanti a A. Kiefer, Vestito da sposa
E il vestito disabitato sta in piedi, senza un corpo, trafitto da sottili lame di vetro a sfinirlo
un'anima veglia la sua ora, disabitata anch'essa, ormai ed asciutta. forse di sangue scivola quasi nascosta una goccia dietro la piega del seno
a tratteggiare il contorno di un contatto la febbre di una quaresima
Id: 65547 Data: 10/04/2022 13:33:21
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...e io mi nascosi
...e io mi nascosi dietro, era un luogo che non accarezzavo per paura, un tempo sospeso come tra morte e sepoltura. Sedevo su una pietra vischiosa abbarbicata a me e il mio pallore è giunto fino a te a lame taglienti di luce.
L'amore profuma ancora di salvatico.
Id: 65546 Data: 10/04/2022 13:25:47
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sosia
In ogni piazza giacqui con il sosia dell'universo sfregava la mia pelle al mio corpo suggeriva i luoghi della morte i suoi bizzarri occhi sfuggenti fissavano sempre la parete di fronte
non ho creato io la mia memoria
Id: 65545 Data: 10/04/2022 13:23:38
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vengo
vengo dal tuo corpo un grado a est del mio passato
rete di minuti è l' oggi gracili, minuti di delicata costituzione.
unico, tu cospargi infiniti di luce sull'indicibile noi
Id: 65417 Data: 21/03/2022 21:30:38
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rosso
che la gioia sia grande fino alla morte ... che resti solo la luce, la dolcezza anche quando mi cola tra le gambe un esile rivolo di sangue
Barbara Korun, Canti di morte 2 -----
Vorrei dare calore alla notte
Io non dormo come gli altri il mio sonno è rosso attraversa le gambe come un filo caldo di sangue increspa la pelle i suoi monti, le valli
l' han tessuto devote follie senza culla al sogno
piuma rossa di colombo ferito non si scusa col tuo cuscino sordo
vuole dare calore alla morte
Id: 65416 Data: 21/03/2022 21:28:02
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Non c’é attesa
Non c’è attesa tutto è già accaduto? non è successo nulla
e manca nei depositi ingombri di ciò che non siamo riusciti ad essere
serpenti? si intravedono serpenti tra gli alberi
baci? solo calci alla tristezza
chi ne aveva bisogno s' inzuppò di domande inginocchiate
ora le mie bugie sono stufe? non ho mai detto bugie
delle mie verità? non ho mai detto verità
Sospetto di me stessa per non tradirmi
Oggi ho visto Dio posteggiato al mio posto: in divieto di sosta
la polizia non fa multe quando piove
Id: 65351 Data: 12/03/2022 21:56:55
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zia Concettina
Zia Concettina
Contro le date, andava per abitudine contro le date indossando ciò che non si ha
e non cresceva mai e non rimpiccioliva: pioggia, sole, poche amiche
era uno stop uno stop vivente come un’illusione:
toglieva i giorni pari al calendario e li appallottolava in bocca riempiendoli di saliva
poi li sputava per strada cioè su se stessa era lei la sua strada che conosceva:
lasciava che la sua strada la percorresse
niente problemi di identità -era nata di dispari- nuda le bastava sentire il calore del suo corpo
tutta la sua fiducia nell'artificio di riempire i giorni pari di saliva senza sbagliare la commuoveva a sera rientrando a casa:
era una commozione diligente
Id: 65350 Data: 12/03/2022 21:50:12
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Dislocazione in V tempi
(per una fenomenologia della solitudine)
DISLOCAZIONE IN CINQUE TEMPI e un epilogo
RISVEGLIO
la spoglia che dorme nel mio letto era! dislocata
come una foto malriuscita il volto della sua notte il trasalire di un’ ecchimosi il suo giorno: un crak fragoroso
una trappola il nome una trappola in stato di grazia come un fiore velenoso si schiude sull’osso esistono ragioni? per essere risparmiato: attento non caderci non caderci!
Ah quei burloni! cosa guardano cosa guardano? (gli occhi di que)gli specchi di chi? sono quegli occhi perchè? voi qui non si perdono gli anni come fossero sguardi affilati cosa c’è? cosa c’è da vedere no non si guarda oltre lo sterco!
AFFRONTARSI
La spoglia che dorme nel mio letto era! dislocata
affrontarsi -corpo sbarrato a croce da punti interrogativi- diventava sempre più un accendere la dinamite ad un atto di pirateria ci aveva quasi fatto il callo sbattere sbattere sul fianco della nave affondata coltello coltello tra i denti: all’arrembaggio all’arrembaggio!
appena sveglia cuscino vuoto al suo fianco: una masturbazione sulla tua impronta si accoppiava alla sua concupiscenza mezzo giro su se stessa a malapena in una trasparenza opaca da sfoglia di cipolla
a chi rassomiglio? a una gazza ladra e gli altri come sono? gazze ladre anch’essi dove sono io: la mia scimmia dove sono ancora?
EVITARSI
La spoglia che dorme nel mio letto era! dislocata
frammento di un’ombra: come fare per evitarsi restava il problema: lei il belvedere da cui si osservava! Orgogliosa umiltà: l’ anima viaggia a piedi a piedi nudi a tentoni sbattendo il membro sul cuore ben poco le sfugge -si sgraffia- nemmeno ciò che è stato cancellato a malapena sul suo vecchio schermo
La spoglia che dorme nel mio letto prendeva sempre più le incerte sembianze di quell’ a malapena
e tutto era immensamente estraneo
PENSIERI
La spoglia che dorme nel mio letto era! dislocata
chi ha pensato chi ha pensato i miei pensieri e adesso? chi li pensa quei pensieri non possono! stare da soli
il suo solito ritardo oggi ha ritardato perseguitato dall'idea che lo stipite della porta avrebbe avuto la meglio sulle sue prestazioni /impressioni non ce l'avrebbe fatta altri avevano vinto i suoi concorsi prima che li bandissero
la morte che si dava era un mitra e il suo bersaglio: era quella da! evitare
complottava con se stesso contro di sé frasi spezzate la spoglia dislocata (si) diceva: non cedere di amare mi sono allontanato solo per un momento
RAGNATELE
La spoglia che dorme nel mio letto era! dislocata
se ne era alla fine accorta: delle ragnatele nel cervello -dico- gli tenevano assieme i frammenti il suo cervello l'aveva presa male cercava di riderci sopra di parlarne (con chi?) ma per la verità non sapeva che fare nei momenti di invisibilità -gli capitavano spesso- col libro in mano cercava un ragno di cui innamorarsi ma quelli tra i suoi frammenti erano tutti occupati a tessere odiose tele bucate da bucare ancora di più tanto che lei ormai faceva fatica a distinguere tra banalità e follia
da dove giungevano le notizie?
EPILOGO:
Solo le maschere sanno quante varianti può avere un lapsus
Id: 57652 Data: 27/03/2020 12:12:47
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il primo libro, lultima utopia
Io sono il mio primo libro sono anche l'ultima utopia in mezzo non so qualcosa di simile a una sillaba che come un uccello urtava la voce contavo i granelli di polvere che mi davano vita. Non seppi mai (di) essere madre né figlia né carne di una parola.
(L’azzardo è nella metamorfosi).
Id: 56471 Data: 01/02/2020 11:42:53
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Lucida follia
In punto di lucida follia mentre stringo tra le mani uno scheletrico io e scarico una lacrima in latrina riesco a dire esattamente ciò che penso
inconcepibile come una gaffe
Id: 55830 Data: 20/12/2019 19:51:13
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gettiamo i dadi
Gettiamo i dadi sui depositi ingombri di ciò che non siamo riusciti ad essere!
serpenti? si intravedono serpenti tra gli alberi baci? solo calci alla tristezza.
Chi ne aveva bisogno s' inzuppò di domande inginocchiate
ora le mie bugie sono stufe? non ho mai detto bugie delle mie verità? non ho mai detto verità
Sospettiamo di noi stessi per non tradirci
Oggi ho visto Dio posteggiato in divieto di sosta: al mio posto è il suo modo di trarsi d'impaccio:
ancora un attimo di me!
Id: 55789 Data: 16/12/2019 19:29:07
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pezzi della tua morte
parlavi a pezzi della tua morte abitavano il tuo corpo giallo: l' allampanato condominio dove lo sbruffone si diverte a suonare i citofoni
la tua esplosione di rabbia come vento continuava a girare a girare a spazzarne via i risvolti dall'ultima pelle che ancora li ricopriva neanche fosse erba secca
restavano solo pezzi della tua morte scaglie dei tuoi discorsi
e la tua inutile fame di vita
Id: 55788 Data: 16/12/2019 19:25:28
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lidea e lattesa
L'idea l'ho caricata sulle spalle ho incipriato l'attesa sul ventre ho diviso in due la mia passione accoccolata su quella parola che non pronunciavi mai
simile all'urlo.
Id: 55534 Data: 25/11/2019 21:40:09
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nessuno sa
Nessuno sa quante volte al giorno mangiano i peccati
I fiori di rabbia odorano di assoluto
Id: 55524 Data: 25/11/2019 10:41:34
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città lenta
La città è lenta stasera non passa mai.
Il tempo sembra addormentato ma solo “sembra”. Non è come la città. È desto, silenzioso e finto respira.
È solo segno a vuoto tempo finito: ricordo
verso ... ....il perduto capitale di silenzi chiudo.
La città è lenta stasera dentro il mio cassetto chiuso.
Id: 55486 Data: 23/11/2019 10:39:29
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ciò che non ricordiamo
ciò che non ricordiamo sa qualcosa di noi il colore delle nostre vesti l’arancio aggredito dal rosso ciliegio quel lieve sentore di bugia l’emozione sgualcita a pezzi nel tappeto le fusa del gatto un gesto: l’ adagiarsi del corpo il suono della porta sul più bello
io non ricordo ancora guardo
Id: 55485 Data: 23/11/2019 10:36:34
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un punto nelle parole
c'è un punto nelle parole riservato alla morte uno scandalo fragile silenzioso che poche lingue conoscono
lì sfregiati ci destammo dissotterrammo i corpi come ascia di guerra! un piede dopo l'altro
raccogliemmo le cose i soffi le ore
ciò che mancava si riempì di noi
Id: 55484 Data: 23/11/2019 10:32:26
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burro fuso
La mia Cartolina per Leopardi
BURRO FUSO
la tua giovinezza mi precipita in bocca è burro fuso nell’aria sospesa quasi un’attesa e nei volti e c'è un bel luogo dove stare vuol dire stare insieme
perché i poeti si ricordano dei morti?
Id: 55033 Data: 20/10/2019 10:50:19
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burro fuso
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