I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Sedimenti di un vino da poco
Buon proposito: Rinascere cenere, per smettere di credere di poter essere fenice. Smettere di: Avvicinare la morte, per continuare maldestramente a vivere di vuoti e assenze. Un vizio: Sbadigliare di fronte ai tuoi occhi, poco prima d'addormentarmi. E infine un rimpianto: Non sognarti mai. (ripetere a voce alta; effetto eco: il tono si smorza, svanisce piano) Mai. (silenzio)
Id: 37096 Data: 30/03/2016 00:30:17
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Enigma
* Interpretazione in versi di una versione meno conosciuta dell'enigma proposto dalla Sfinge ad Edipo. Chi sono costoro? Vanno fratello e sorella per lo sterminato universo. Pianeti attraversano, da un cielo all’altro. Fratello e sorella, dico, nella galassia e nel mondo. Dei due, l’uno dà vita all’altra. Dei due, l’altra, a sua volta, dà alla luce il primo. Però, come in un cerchio che mai non ha fine – l’avrà? –, quando il fratello nasce, la sorella è uccisa; ma la sorella risorge e il fratello – è la regola – svanisce. Eppure mai, né fratello né sorella, muoiono davvero.
Id: 37049 Data: 27/03/2016 11:12:19
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Danza Immaginata
* Trilogia drammatica in terzine di versi endecasillabi, a volte imperfetti, altre perfetti, ma brutti. In generale: poesiole di basso profilo che dicono tutte la stessa cosa. Pas de chat Mi trovavo smarrito sotto cieli grondanti lacrime d’un giugno strano, in attesa di qualcosa di nuovo quando la tenera notte benevola mi concesse la visione sognante della dama buona che mi salvò. Apparve meravigliosa, seduta come gatta impudente accoccolata, dolcemente distratta da un pensiero. Nuova Beatrice vestita d’azzurro, fra capelli d’oriental seta scura, ecco lì i tuoi occhi-nebbia, Valentina! La guardai danzare e, bella, sorridere, e bere birra da bicchieri sporchi di rosso vin aspro e tabacco secco, ma non fui capace d’affascinarla né di parlarle com’avrei voluto di letteratura e viaggi nel tempo. Il lesto mattino giunse a dividerci, così, le sussurrai: adieu, ma belle! e, disperato, osservai allontanarsi i malinconici fari dell’auto come stelle morenti all’orizzonte offuscate dal sorgere dell’alba. La fredda aurora portò via con sé la ballerina nata in riva al lago e, cullandola, la rese a Morfeo. Ed io pensavo alle sue magre mani insonne nel mio letto d’abitudini, fantasticando un reciproco amore. Grand Jeté Indugiava l’estate oltre i vigneti gremiti di grilli, rane e cicale che maligni ciarlavan del tuo arrivo. Sembravi la primavera in ritardo con il cappellino nero sul capo mentre guardavi dei fiori sbocciati ridendo della loro ingenuità perché già presagivi una tempesta in arrivo, il cui furor tetro avrebbe spazzato via lo splendore superbo di quelle violette, squarciando il velo che nasconde l’odiosa verità: che siam nullità gettate nel bello, che voliam alto solo per cadere e schiantarci al suolo come Fetonte. Nel ritaglio di luce trafugata alla notte, danzammo un lento eterno circondati da bui boschi di fiaba, pestandoci i piedi e stonando canti cui non avrei dovuto prestar fede poiché, illudendomi, m’ingannarono. Infatti, alle soglie del giorno, folle più d’Ulisse, volli azzardare un timido bacio, goffo all-in d’ogni mia speranza. Sdegnosa, mi respingesti ghignando, Dafne inarrivabile, e com’Orfeo Euridice, io vidi te - mio rimorso - svanire nella bruma mattutina, e con Eco vagai tra i prati, certo d’averti ormai da e per sempre perduta. Jeté entrelacé
Qui in questa vuota casa, oggi ricordo le ore trascorse accanto ai tuoi sorrisi e rivedo, come in fotografia, i tuoi begli occhi opachi, grigi specchi in cui scorgevo la riflessa immagine d’ogni mio tempo passato sprecato domandandomi: - è sepolto in quell’anima lo scopo del mio esistere quaggiù? O altro non è ch’un miraggio, l’ennesimo tranello tramato dal dio destino che vuol vedermi come brace spenta consumato sotto morta cenere? Ahimè! Non v’è più fiamma in questo cuore, non v’è calore; freddo come neve, tristemente ripercorro sentieri che sto dimenticando e, già lontano, rimpiango un addio che non otterrò aspettando treni che vanno al nord. Perciò dedico a te queste poesie, Valentina, e ti prego d’accettarle non come un mediocre dono d’amore ma come la prova d’un’esistita felicità preziosa, anche se effimera, triste emblema d’una mitica età, spettro d’Eden fiorito per incanto nell’acre ipocrisia della provincia e, nel giro d’un’estate, dissoltosi. Per un attimo la mia vana vita vinse l’angosciosa Paura, e in quel bacio osò follemente rendersi eterna.
Id: 37048 Data: 27/03/2016 11:03:15
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Elemosinar leggendo
Avviandomi verso casa incontro quel ragazzo che ogni sera chiede l'elemosina fuori dal supermarket. Lo fa in maniera timida però, quasi di nascosto. Infatti, poggia la sua berretta in terra, accanto al suo splendido labrador bianco e ci si siede vicino. Quando gli passo davanti è intento a leggere un libro che ieri era diverso. Chissà se l'avrà finito. Chissà quante storie ha imparato al freddo e nella solitudine della povertà più vera. Mi dico che domani gli offrirò un panino o un thè caldo, ché di strani falliti come lui non se ne vedono per la città. Solo lui legge, fermo immobile. Si scalda con i suoi romanzi trovati o rubati chissà dove. Con gli spiccioli che riesce a racimolare lo immagino mentre fa la spesa e sceglie le migliori crocchette per cani, il miglior tappeto persiano, il più economico dei gialli che trovi solo in edicola. Oppure un racconto di fantascienza, la storia di un barbone vecchissimo e ormai allo stremo delle forze che, a un passo dalla morte, si mette a leggere questi volumi super-economici ma anche magici e più pagine legge, più ringiovanisce, più riprende vigore, più pare felice anche nella più triste e oscura delle disperazioni.
Id: 29800 Data: 13/01/2015 01:06:10
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Ricordo che svanisce, come unorma sulla sabbia
Feste e luminarie ornano l'orlo della gonna corta di questa spiaggia francese. Tra i fuochi fatui e le grida estatiche si leva una brezza fioca. Giugno è così lontano che non ricordo nemmeno più il colore dei suoi occhi giovani. Intanto Sophie danza per noi e ci intrattiene con i suoi sorrisi gentili portatori d'un oblio inatteso. E' come la notte dei tempi ma in riva all'Oceano Atlantico e con gli ombrelloni chiusi. Nella noia di sempre si spengono anche queste stelle e m'infilo nel sacco a pelo verde quello in cui assieme a te non ho mai potuto dormire perché era come avere accanto Euridice risorta e non ti guardavo per quello per paura di perderti di vederti svanire come un sogno mal riuscito come una nebbia d'aprile. Buona notte Francia, buona notte Sophie, buona notte V.
Id: 29186 Data: 07/12/2014 01:14:56
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Di finissime nebbie notturne
L'eco di Baudelaire che ho in testa mi fa sentire sfinito in quest'ultima solitudine quotidiana. Quella donna dai capelli neri appostata alla fermata dell'autobus mi ha guardato un attimo e poi ha deciso che non sarei mai potuto essere l'eroe che l'avrebbe portata in salvo. Invece, la luna, indifferente nel piatto e grigio lassù, spiava i miei passi sgraziati, il mio modo di camminare o di correre verso nessun luogo e mi giudicava: "Guarda quella buffa creatura" sussurrava alla stella che le stava accanto "pare quasi sia sul punto di sprofondare negli abissi oscuri, eterni e lieti; ormai priva di speranze e aspirazioni, vaga senza scopo per lo spazio-tempo umano e si chiede infiniti perché a cui io sola potrei rispondere se solo volessi. Ma non voglio. Non a lui". Quaggiù anche i palazzi più alti sono illuminati da una nebbiolina eterea, polvere d'angeli o di demoni, lacrime di fate dei boschi o di streghe orrende. E mi stupisco dei lampioni che con le loro luci arancioni dipingono la notte blu di una sfumatura graziosa, quasi tentassero di sfidare l'ignoto la paura la morte stessa. Un treno partirà domani e mi riporterà a casa senza troppi rancori. Carico dei miei affetti e dei miei sorrisi per amici mancati, salirò al nord convinto della bellezza inconcepibile dei tuoi occhi dimenticati. Presto l'oblio dei prati a mezzanotte, dei parchi nel giorno dopo l'Apocalisse, si poserà sui ricordi di te che ancora conservo custodisco gelosamente in attesa di un giorno buono di un Paradiso Quasi-Perduto di un Eden dai ciliegi in fiore e dalle foglie caduche. Domani un treno mi riporterà a pochi minuti dalla tua chioma scura, ma non nera, scura velata da riflessi leggermente più chiari, con un effetto che è un po' quello dei lumi arancioni in notti nebbiose e autunnali come quella di poco fa.
Id: 28521 Data: 08/11/2014 00:25:00
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Dormiveglia
Il primo vento freddo soffia sulla tua sciarpa rossa, Ti spettina i capelli castani, sempre lunghi uguali e ti informicola i piedi stretti nelle tue scarpe di pelle, rosse.
Salutando tutti, mi baci la guancia, o meglio, me la sfiori con la tua E siccome portiamo gli occhiali entrambi, la mia lente cozza contro la tua montatura spessa e mi ritrovo con gli occhi sghembi, a guardarti stupito dopo non so quanto tempo.
Non trovo più in me la semplicità di allora nel guardarti ascoltarti trovarti bella. Ora cerco i tuoi difetti, per cacciare i rimorsi e consolarmi della mia solitudine estrema; perché fuor di te, non vi è nessuna ancora, ma verrà e sarà peggio: sarà morire.
«Non piaccio», confessa mio fratello a mia madre. E c'è più verità e saggezza in lui che in tutte le cose che io ho scritto e pensato in vent'anni. Non è una resa, ma una presa di coscienza, un dato di fatto, una provata certezza. Ha ragione lui. È come dice M. Non son bello, ebbene? Diverrò Cirano senza spada, Toccherò sol con la mia penna bic e amerò segretamente, per tutta la vita, le innumerevoli Rossane che mai mi vedranno come io vedo loro.
Morirò al fiorire dell'autunno, Sotto un cielo azzurro, Sopra foglie gialle. In tasca una lettera mai spedita, negli occhi il tuo sorriso, e il tuo bacio, le tue labbra, il tuo naso nella mente che immagina, e sogna te, mia dama delle bionde birre ingollate!
Id: 28237 Data: 26/10/2014 02:31:51
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Ventanni meno uno
Ho un milione di pesche noci da regalarti. E limiti considerevoli che mi opprimono. Nelle poesie che scrivo parlo sempre di me e mi dà fastidio, così ora scrivo di te ma in uno stile incomprensibile, un non-sense alla Carroll, ma con molta matematica e teina in meno. Del resto oggi compi gli anni e fai tanta fatica - mi racconti - a svegliarti presto la mattina per andare a lavorare o per guardare l'alba, che non sai più che aspetto abbia dal momento che non l'hai più incontrata dopo quella volta che ci siamo imbattuti in lei, assieme io e te. Fatto sta che hai vent'anni meno uno e gli orologi da polso non li hai mai portati e quel buffo cerchietto rosso che tanto amavi non lo metti più tra i tuoi capelli di seta scura. E a Venezia com'è che ci son sempre le gondole anche quando c'è brutto tempo? "E' come l'Inghilterra con il sole!" ti ho detto stupito una volta, da semi-sbronzo, ma pensavo solo alle tue guance rosee e morbide, non di certo al meteo del nord Europa. Di che parlavo poi? Forse della felicità autentica. Come quando ti svegli e credi di aver in testa il senso stesso della vita, come un'illuminazione, e pensi: "Massì, è così! Com'è che non ci si è mai arrivati prima?" e vuoi scrivertelo per ricordarlo e poterlo divulgare agli altri, ma non c'è mai una penna mai un foglio mai un modo. Così, lo perdi, il Senso. Lo ritrovi un attimo, ma è un'illusione. Obliato per sempre, per sempre nel vago "ce l'ho sulla punta della lingua", come il tuo nome che incido sui banchi delle aule delle scuole di tutta la città. Troverai la torta al cioccolato e i fiori dai nomi improbabili in mare aperto. Sappi che sono un mio pensiero, un mio regalo, un mio gioioso dolore.
Forse dovrei smetterla di dedicarti poesie, cristosanto.
Id: 27886 Data: 08/10/2014 23:05:33
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Indie-Pop scozzese dalla finestra
Ascolti i Belle and Sebastian, la finestra di casa tua si affaccia sulla strada: da laggiù, il mormorio triste di una bicicletta. Leggi haiku e il vecchio de Saint-Exupéry, quello che a me non è mai piaciuto perché ero già grande quando capii che il Piccolo Principe non potevo essere io. Di notte, appena prima che il sonno mi prenda, guardo il soffitto, bianco come i nostri volti in quella sera di luglio inoltrato: eravamo pallidi, circondati dal buio dei boschi. Mi ricordo delle altezze a cui arrivava la mia felicità quando Guccini suonava e tu, sola, danzavi per noi. Corri adesso, piccola ragazza inafferrabile, adesso corri lontano, via da qui, dai sogni che mi hai lasciato, come un triste souvenir con cui mi rovino i pomeriggi di pioggia e di sole, in quest'autunno uguale agli altri, solo più caldo. E sei splendente e sbiadita nella luce-miraggio delle mie fantasie. Sei come un riflesso improvviso, che scambio per il faro delle navi in mare aperto. Ma è solo la tua finestra, da cui proviene una melodia triste, una frase dolce, in tenero inglese, e dice tutto di te, che m'hai chiuso fuori tempo fa. I don't like this place - We better go
Id: 27851 Data: 06/10/2014 20:03:06
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Vestito azzurro
Da quando non vedo più i tuoi capelli lunghi, da quando ho cominciato a dimenticare l'indefinibile grigiazzurro dei tuoi occhi, da quando i ricordi di tutte le notti passate con te a giocare a nascondino fra i locali in riva al lago si sono immersi nell'oblio dell'abitudine che tutto cancella, da quando le tue mani non sfiorano più le mie, per caso, ballando, di fronte ad un pubblico ubriaco e malfermo sulle gambe, da quando i tuoi passi di danza strani e dagli splendidi nomi francesi non tornano più a farmi compagnia in mattinate insonni e solitarie - sotto le splendide luci arancioni di via Zamboni - io non so più che colore abbia il sole che, pallidamente, pare sfiorare appena questi miei giorni, nella mia vita oggi tanto vuota, tanto vana, che scorre senza scopo verso un orizzonte nascosto da foschie e dubbi, verso l'insostenibile e angoscioso "non so". Ho voglia di rivederti, solo per un attimo, come se fosse ancora estate, in quel tuo vestito azzurro, che si solleva al vento lieve, mentre giochi a palla con me.
Id: 27704 Data: 30/09/2014 00:47:15
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