chiudi | stampa

Raccolta di poesie di Davide Toffolo
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

Sedimenti di un vino da poco

Buon proposito:

Rinascere cenere,

per smettere di credere

di poter essere fenice.

 

Smettere di:

Avvicinare la morte,

per continuare maldestramente

a vivere di vuoti e assenze.

 

Un vizio:

Sbadigliare di fronte ai tuoi occhi,

poco prima d'addormentarmi.

 

E infine un rimpianto:

Non sognarti mai.

(ripetere a voce alta; effetto eco: il tono si smorza, svanisce piano)

Mai.

(silenzio)


Id: 37096 Data: 30/03/2016 00:30:17

*

Enigma

* Interpretazione in versi di una versione meno conosciuta dell'enigma proposto dalla Sfinge ad Edipo. Chi sono costoro?

 

Vanno fratello e sorella per lo sterminato universo.
Pianeti attraversano, da un cielo all’altro.
Fratello e sorella, dico, nella galassia e nel mondo.

Dei due, l’uno dà vita all’altra.
Dei due, l’altra, a sua volta, dà alla luce il primo.
Però, come in un cerchio che mai non ha fine – l’avrà? –,
quando il fratello nasce, la sorella è uccisa;
ma la sorella risorge e il fratello – è la regola – svanisce.
Eppure mai, né fratello né sorella, muoiono davvero.


Id: 37049 Data: 27/03/2016 11:12:19

*

Danza Immaginata

* Trilogia drammatica in terzine di versi endecasillabi, a volte imperfetti, altre perfetti, ma brutti. In generale: poesiole di basso profilo che dicono tutte la stessa cosa.

 

Pas de chat

Mi trovavo smarrito sotto cieli
grondanti lacrime d’un giugno strano,
in attesa di qualcosa di nuovo

quando la tenera notte benevola
mi concesse la visione sognante
della dama buona che mi salvò.

Apparve meravigliosa, seduta
come gatta impudente accoccolata,
dolcemente distratta da un pensiero.

Nuova Beatrice vestita d’azzurro,
fra capelli d’oriental seta scura,
ecco lì i tuoi occhi-nebbia, Valentina!

La guardai danzare e, bella, sorridere,
e bere birra da bicchieri sporchi
di rosso vin aspro e tabacco secco,

ma non fui capace d’affascinarla
né di parlarle com’avrei voluto
di letteratura e viaggi nel tempo.

Il lesto mattino giunse a dividerci,
così, le sussurrai: adieu, ma belle!
e, disperato, osservai allontanarsi

i malinconici fari dell’auto
come stelle morenti all’orizzonte
offuscate dal sorgere dell’alba.

La fredda aurora portò via con sé
la ballerina nata in riva al lago
e, cullandola, la rese a Morfeo.

Ed io pensavo alle sue magre mani
insonne nel mio letto d’abitudini,
fantasticando un reciproco amore.

 

Grand Jeté

Indugiava l’estate oltre i vigneti
gremiti di grilli, rane e cicale
che maligni ciarlavan del tuo arrivo.

Sembravi la primavera in ritardo
con il cappellino nero sul capo
mentre guardavi dei fiori sbocciati

ridendo della loro ingenuità
perché già presagivi una tempesta
in arrivo, il cui furor tetro avrebbe

spazzato via lo splendore superbo
di quelle violette, squarciando il velo
che nasconde l’odiosa verità:

che siam nullità gettate nel bello,
che voliam alto solo per cadere
e schiantarci al suolo come Fetonte.

Nel ritaglio di luce trafugata
alla notte, danzammo un lento eterno
circondati da bui boschi di fiaba,

pestandoci i piedi e stonando canti
cui non avrei dovuto prestar fede
poiché, illudendomi, m’ingannarono.

Infatti, alle soglie del giorno, folle
più d’Ulisse, volli azzardare un timido
bacio, goffo all-in d’ogni mia speranza.

Sdegnosa, mi respingesti ghignando,
Dafne inarrivabile, e com’Orfeo
Euridice, io vidi te - mio rimorso -

svanire nella bruma mattutina,
e con Eco vagai tra i prati, certo
d’averti ormai da e per sempre perduta.


Jeté entrelacé

Qui in questa vuota casa, oggi ricordo
le ore trascorse accanto ai tuoi sorrisi
e rivedo, come in fotografia,

i tuoi begli occhi opachi, grigi specchi
in cui scorgevo la riflessa immagine
d’ogni mio tempo passato sprecato

domandandomi: - è sepolto in quell’anima
lo scopo del mio esistere quaggiù?
O altro non è ch’un miraggio, l’ennesimo

tranello tramato dal dio destino
che vuol vedermi come brace spenta
consumato sotto morta cenere?

Ahimè! Non v’è più fiamma in questo cuore,
non v’è calore; freddo come neve,
tristemente ripercorro sentieri

che sto dimenticando e, già lontano,
rimpiango un addio che non otterrò
aspettando treni che vanno al nord.

Perciò dedico a te queste poesie,
Valentina, e ti prego d’accettarle
non come un mediocre dono d’amore

ma come la prova d’un’esistita
felicità preziosa, anche se effimera,
triste emblema d’una mitica età,

spettro d’Eden fiorito per incanto
nell’acre ipocrisia della provincia
e, nel giro d’un’estate, dissoltosi.

Per un attimo la mia vana vita
vinse l’angosciosa Paura, e in quel bacio
osò follemente rendersi eterna.


Id: 37048 Data: 27/03/2016 11:03:15

*

Elemosinar leggendo

Avviandomi verso casa

incontro quel ragazzo

che ogni sera chiede l'elemosina

fuori dal supermarket.

 

Lo fa in maniera timida però,

quasi di nascosto.

Infatti, poggia la sua berretta

in terra, accanto al suo splendido

labrador bianco

e ci si siede vicino.

 

Quando gli passo davanti

è intento a leggere un libro

che ieri era diverso.

Chissà se l'avrà finito.

Chissà quante storie ha imparato

al freddo e nella solitudine

della povertà più vera.

 

Mi dico che domani

gli offrirò un panino

o un thè caldo,

ché di strani falliti come lui

non se ne vedono per la città.

Solo lui legge, fermo immobile.

Si scalda con i suoi romanzi

trovati o rubati  chissà dove.

 

Con gli spiccioli che riesce a racimolare

lo immagino mentre fa la spesa

e sceglie le migliori crocchette per cani,

il miglior tappeto persiano,

il più economico dei gialli che trovi solo in edicola.

Oppure un racconto di fantascienza,

la storia di un barbone vecchissimo e ormai allo stremo delle forze che,

a un passo dalla morte,

si mette a leggere questi volumi super-economici ma anche magici

e più pagine legge, più ringiovanisce,

più riprende vigore,

più pare felice

anche nella più triste e oscura

delle disperazioni.


Id: 29800 Data: 13/01/2015 01:06:10

*

Ricordo che svanisce, come un’orma sulla sabbia

Feste e luminarie

ornano l'orlo della gonna corta

di questa spiaggia francese.

 

Tra i fuochi fatui

e le grida estatiche

si leva una brezza fioca.

 

Giugno è così lontano

che non ricordo nemmeno più

il colore dei suoi occhi giovani.

 

Intanto Sophie danza per noi

e ci intrattiene con i suoi sorrisi

gentili portatori d'un oblio inatteso.

 

E' come la notte dei tempi

ma in riva all'Oceano Atlantico

e con gli ombrelloni chiusi.

 

Nella noia di sempre

si spengono anche queste stelle

e m'infilo nel sacco a pelo verde

 

quello in cui assieme a te

non ho mai potuto dormire

perché era come avere accanto

 

Euridice risorta

e non ti guardavo per quello

per paura di perderti

 

di vederti svanire

come un sogno mal riuscito

come una nebbia d'aprile.

 

Buona notte Francia,

buona notte Sophie,

buona notte V.


Id: 29186 Data: 07/12/2014 01:14:56

*

Di finissime nebbie notturne

L'eco di Baudelaire che ho in testa

mi fa sentire sfinito

in quest'ultima solitudine quotidiana.

 

Quella donna dai capelli neri

appostata alla fermata dell'autobus

mi ha guardato un attimo

e poi ha deciso

che non sarei mai potuto essere

l'eroe che l'avrebbe portata in salvo.

 

Invece, la luna,

indifferente nel piatto e grigio lassù,

spiava i miei passi sgraziati,

il mio modo di camminare

o di correre verso nessun luogo

e mi giudicava:

 

"Guarda quella buffa creatura"

sussurrava alla stella che le stava accanto

"pare quasi sia sul punto di sprofondare

negli abissi oscuri, eterni e lieti;

ormai priva di speranze e aspirazioni,

vaga senza scopo per lo spazio-tempo umano

e si chiede infiniti perché

a cui io sola potrei rispondere

se solo volessi.

Ma non voglio.

Non a lui".

 

Quaggiù

anche i palazzi più alti

sono illuminati da una nebbiolina

eterea, polvere d'angeli

o di demoni,

lacrime di fate dei boschi

o di streghe orrende.

E mi stupisco dei lampioni

che con le loro luci arancioni

dipingono la notte blu

di una sfumatura graziosa,

quasi tentassero di sfidare

l'ignoto

la paura

la morte stessa.

 

Un treno partirà domani

e mi riporterà a casa

senza troppi rancori.

Carico dei miei affetti

e dei miei sorrisi per amici mancati,

salirò al nord

convinto della bellezza inconcepibile

dei tuoi occhi dimenticati.

Presto l'oblio dei prati a mezzanotte,

dei parchi nel giorno dopo l'Apocalisse,

si poserà sui ricordi di te che ancora conservo

custodisco gelosamente

in attesa di un giorno buono

di un Paradiso Quasi-Perduto

di un Eden dai ciliegi in fiore

e dalle foglie caduche.

 

Domani un treno mi riporterà

a pochi minuti dalla tua chioma scura,

ma non nera,

scura

velata da riflessi leggermente più chiari,

con un effetto che è un po' quello dei lumi arancioni

in notti nebbiose e autunnali

come quella di poco fa.


Id: 28521 Data: 08/11/2014 00:25:00

*

Dormiveglia

Il primo vento freddo soffia sulla tua sciarpa rossa,
Ti spettina i capelli castani, sempre lunghi uguali
e ti informicola i piedi stretti nelle tue scarpe di pelle, rosse.

Salutando tutti, mi baci la guancia,
o meglio, me la sfiori con la tua
E siccome portiamo gli occhiali entrambi,
la mia lente cozza contro la tua montatura spessa
e mi ritrovo con gli occhi sghembi, a guardarti stupito
dopo non so quanto tempo.

Non trovo più in me la semplicità di allora
nel guardarti ascoltarti trovarti bella.
Ora cerco i tuoi difetti, per cacciare i rimorsi
e consolarmi della mia solitudine estrema;
perché fuor di te, non vi è nessuna ancora, ma verrà
e sarà peggio: sarà morire.

«Non piaccio», confessa mio fratello a mia madre.
E c'è più verità e saggezza in lui che in tutte le cose che io
ho scritto e pensato in vent'anni.
Non è una resa, ma una presa di coscienza,
un dato di fatto, una provata certezza.
Ha ragione lui. È come dice M.
Non son bello, ebbene?
Diverrò Cirano senza spada,
Toccherò sol con la mia penna bic
e amerò segretamente, per tutta la vita,
le innumerevoli Rossane che mai mi vedranno come io vedo loro.

Morirò al fiorire dell'autunno,
Sotto un cielo azzurro,
Sopra foglie gialle.
In tasca una lettera mai spedita,
negli occhi il tuo sorriso,
e il tuo bacio, le tue labbra, il tuo naso
nella mente che immagina, e sogna te,
mia dama delle bionde birre ingollate!

Id: 28237 Data: 26/10/2014 02:31:51

*

Vent’anni meno uno

Ho un milione di pesche noci da regalarti.

E limiti considerevoli che mi opprimono.

Nelle poesie che scrivo

parlo sempre di me

e mi dà fastidio,

così ora scrivo di te

ma in uno stile incomprensibile,

un non-sense alla Carroll,

ma con molta matematica e teina in meno.

Del resto oggi compi gli anni

e fai tanta fatica - mi racconti -

a svegliarti presto la mattina

per andare a lavorare

o per guardare l'alba,

che non sai più che aspetto abbia

dal momento che non l'hai più incontrata

dopo quella volta che ci siamo imbattuti in lei,

assieme io e te.

Fatto sta che hai vent'anni meno uno

e gli orologi da polso non li hai mai portati

e quel buffo cerchietto rosso che tanto amavi

non lo metti più tra i tuoi capelli di seta scura.

E a Venezia com'è che ci son sempre le gondole

anche quando c'è brutto tempo?

"E' come l'Inghilterra con il sole!"

ti ho detto stupito una volta, da semi-sbronzo,

ma pensavo solo alle tue guance rosee e morbide,

non di certo al meteo del nord Europa.

Di che parlavo poi?

Forse della felicità autentica.

Come quando ti svegli e credi di aver in testa il senso stesso della vita,

come un'illuminazione,

e pensi: "Massì, è così! Com'è che non ci si è mai arrivati prima?"

e vuoi scrivertelo per ricordarlo e poterlo divulgare agli altri,

ma non c'è mai una penna

mai un foglio

mai un modo.

Così, lo perdi, il Senso.

Lo ritrovi un attimo, ma è un'illusione.

Obliato per sempre,

per sempre nel vago "ce l'ho sulla punta della lingua", come
il tuo nome che incido sui banchi delle aule delle scuole di tutta la città.


Troverai la torta al cioccolato e i fiori dai nomi improbabili in mare aperto.
Sappi che sono un mio pensiero, un mio regalo, un mio gioioso dolore.

 

Forse dovrei smetterla di dedicarti poesie, cristosanto.


Id: 27886 Data: 08/10/2014 23:05:33

*

Indie-Pop scozzese dalla finestra

Ascolti i Belle and Sebastian,

la finestra di casa tua si affaccia sulla strada:

da laggiù, il mormorio triste di una bicicletta.

 

Leggi haiku e il vecchio de Saint-Exupéry,

quello che a me non è mai piaciuto

perché ero già grande quando capii

che il Piccolo Principe non potevo essere io.

 

Di notte, appena prima che il sonno mi prenda,

guardo il soffitto, bianco come i nostri volti

in quella sera di luglio inoltrato:

eravamo pallidi, circondati dal buio dei boschi.

Mi ricordo delle altezze a cui arrivava la mia felicità

quando Guccini suonava e tu, sola, danzavi per noi.

 

Corri adesso, piccola ragazza inafferrabile,

adesso corri lontano, via da qui, dai sogni che mi hai lasciato,

come un triste souvenir con cui mi rovino i pomeriggi di pioggia

e di sole, in quest'autunno uguale agli altri, solo più caldo.

 

E sei splendente e sbiadita

nella luce-miraggio delle mie fantasie.

Sei come un riflesso improvviso,

che scambio per il faro delle navi in mare aperto.

Ma è solo la tua finestra,

da cui proviene una melodia triste,

una frase dolce, in tenero inglese,

e dice tutto di te, che m'hai chiuso fuori tempo fa.

 

I don't like this place - We better go


Id: 27851 Data: 06/10/2014 20:03:06

*

Vestito azzurro

Da quando non vedo più i tuoi capelli lunghi,

da quando ho cominciato a dimenticare

l'indefinibile grigiazzurro dei tuoi occhi,

da quando i ricordi di tutte le notti passate con te

a giocare a nascondino fra i locali in riva al lago

si sono immersi nell'oblio dell'abitudine che tutto cancella,

da quando le tue mani non sfiorano più le mie,

per caso, ballando, di fronte ad un pubblico ubriaco

e malfermo sulle gambe,

da quando i tuoi passi di danza strani

e dagli splendidi nomi francesi

non tornano più a farmi compagnia in mattinate insonni

e solitarie - sotto le splendide luci arancioni

di via Zamboni - io non so più che colore abbia

il sole che, pallidamente, pare sfiorare appena questi miei giorni,

nella mia vita oggi tanto vuota,

tanto vana, che scorre senza scopo verso un orizzonte nascosto da

foschie e dubbi, verso l'insostenibile e angoscioso "non so".

 

Ho voglia di rivederti, solo per un attimo,

come se fosse ancora estate,

in quel tuo vestito azzurro,

che si solleva al vento lieve,

mentre giochi a palla con me.


Id: 27704 Data: 30/09/2014 00:47:15