I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
*
equilibri
Equilibri
La cisterna sprizzava bagliori d'argento. L'operaio in tuta arancione ne accarezzava la pelle con la leggerezza di un equilibrista.
Ai suoi piedi l'orizzonte manifestava sottomissione e aderenza.
Il cielo era un manifesto sulle profondità di ottobre.
L'operaio frugava, rovistava tra gli attrezzi. Cercava l'obbedienza di una vite, la cieca fedeltà di un bullone. Confrontava certi spessori, borbottava.
L'arancio della tuta si spostava lungo il perimetro della cisterna.
Ottobre era un cielo di invincibile bellezza.
L'operaio sulla piattaforma rimestava e riponeva, malediceva, forse era felice.
Id: 12929 Data: 20/02/2012 18:03:01
*
una penna verde
Una penna verde
Semplicemente sento scorrere la vita mentre l'uomo solo in treno accanto a me è intento alle parole crociate e pensa forse a un gatto che l'aspetta a casa grigio e prepotente, e ha solo lui, e un cappotto dimesso, stanco di portarlo in giro sui treni, solo e con quell'idea del gatto nella testa.
C'è anche un sole molto violento, un sole di gennaio che un po' ci riscalda e un po' ci ubriaca e io ho una penna verde e aspettiamo la partenza per Matera.
Id: 11887 Data: 03/01/2012 22:46:16
*
qui
Qui
Ci sono luoghi dove è più facile, più facile guardare un ramo, annusare il fumo che sale dalla legna che brucia respirare una nuda solitudine pensando ad altre voci.
Non c'è solo la pioggia per dire parole levigate ora sei qui in nome della tua distanza sei qui come un vascello un architrave un sogno
sei qui come qualunque cosa e qui vuol dire in questa penna fluida e qui dov'è più facile avvertire il peso della tua presenza nell'inchiostro nero in questo inchiostro che ti rappresenta, qui.
Ci sono luoghi dove è più facile.
Id: 11359 Data: 02/12/2011 22:27:24
*
signor peschechera vincenzo
Signor Peschechera Vincenzo
Ottanta autunni nuotano, signor Peschechera Vincenzo, nei riflessi caldi del tuo vino biondo, ottanta luminose scie.
Nel tuo vino si condensa l'asprigno delle rughe che il tempo, in silenzio, lentamente, ti ha tatuato sulla faccia. Ci sono i tuoi migliori anni di contadino. Il tuo vino è limpido.
Vedo la signora Rosa vacillare lungo le scale in compagnia della sua artrosi, le parla come si parla a un cucciolo insolente, minaccia di lasciarlo digiuno fuori dalla porta, ma poi con scarto repentino supplica di lasciarla stare, solo per poco, almeno per le scale. Questo vedo nel giallo obliquo del tuo vino.
Gli anni del sindacato. La sofferta gioia del partito. La tessera storica e i figli che non hanno l'epica nel sangue e trovano patetica la commozione e anche l'Internazionale. Nel tuo vino la parola compagno naviga asprigna, è sole che struscia la zolla della vigna, eco che ti accompagna e ti riscalda.
Signor Peschechera Vincenzo nel tuo vino risplende una dimessa morte. Le hai consegnato le mani rassegnate, le mani pazienti come la vigna che non sorride più.
Domina il vino un'allegria aspra, un sorriso sguincio perché bisogna saper sorridere alla morte, perché molte rinascite congiunge il vino.
E tu signor vino biondo che risplendi di ottanta luminosi autunni, delle sue rughe, della dentiera custodita nel cassetto con i ritagli, le fotografie, spediscigli un breve arrivederci.
Id: 10842 Data: 02/11/2011 13:58:11
*
panca
La resa s'abbarbica al silenzio. Spargono indizi calzini bianchi e un berretto rosso di lana. Dorme.
Deragliato in un'ansa di sonno.
E' la stazione di Ancona, è mezzanotte, piove.
Si è dimenticato di sé.
La pioggia attraversa la luce obliqua dei fanali, lo stridore convulso dei freni, i forsennati richiami. La ferocia distante dei carri e i container che contengono il vuoto del mondo.
(Ansimare. Il perdurare di una pausa)
Il buio evidenzia i suoi labirinti.
In un misterioso punto del percorso c'è la sagacia di un berretto rosso.
Contro il legno di una panca quell'uomo agita l'enigma di una giacca corta.
Id: 10293 Data: 02/10/2011 18:58:19
*
A Pino che se ne va
A Pino che se ne va
Così sei morto. Sul pavimento il cacciavite aspetta le tue mani sporche di grasso e i colpi di tosse del motore.
E' nella stanza accanto, dice qualcuno.
Se fosse vero ci daresti un segno: una pinza che cade, uno sportello che si chiude, una valvola col minimo rotolio che l'accompagna. Un colpo sulla scocca.
Ma tu sei morto e tutti ti voltano le spalle, anche i tuoi figli non ti riconoscono, non riconoscono il tuo silenzio.
Tu continui a guardarli rigirando un sorriso stranito tra le mani, impacciato davanti a tanta incomprensione.
La vita ti ha condotto fin qui e adesso non sta bene che continuiamo a parlarti
sei sceso senza domandare sei sceso con la faccia buona quasi chiedendo scusa
e non c'è niente da ridere niente da ridere.
Id: 9934 Data: 06/09/2011 14:19:14
*
buongiorno
Buongiorno
Al suo paese Aziz è un ingegnere. Qui fa il lavavetri a un incrocio, ai semafori di via regina Margherita.
E' abituato ai dinieghi Aziz, li scorge oltre i parabrezza, a volte somigliano a minacce.
Nessuno gli ha mai detto: Buongiorno ingegnere !
Del resto non è scritto sulla bottiglia con l'acqua e con la schiuma, sul raschiello, sulle mani e nemmeno sul viso in bilico tra il sorriso e la disperazione.
Però nessuno gli ha neanche detto: Buongiorno Aziz ! A pensarci bene nessuno gli ha mai detto: Buongiorno.
Id: 9529 Data: 03/08/2011 17:21:14
*
un piccolo fuoco
Un piccolo fuoco
Scrivimi.
Mandami un piccolo fuoco, una striscia di cielo, una schiera di sillabe, un itinerario veloce, matite, i tuoi confini, una mappa.
Scrivimi.
Uno spartito di adagi e silenzi, il sapore di luce delle parole, la distanza di un gatto, il mare, il perimetro dello sguardo.
Un assaggio, un graffio di solitudine pungente come la pioggia alla fermata degli autobus, un calendario propizio, il fruscio del vestito, una lampada, un pettine, confondimi in un labirinto di luci.
Vedi, mi aggrappo ai dettagli, annaspo in un'ansa di vuoto, smarrisco dicembre, dimentico i pomeriggi in città, le finestre.
Ma tu rovescia il mio buio, affrettati a esistere.
Scrivimi.
Id: 9002 Data: 25/06/2011 12:41:00
*
la tua voce è un passero
La tua voce è un passero
La tua voce è un passero, vola sulla credenza, indugia sulla sedia, luogo di briciole e tramonti.
Sì, la tua voce è un passero.
Mi grattugia il cuore, spreme il miele che può illuminare un passero.
Guardala aperta la tua voce, mostra le trame della notte, i balconi con le tende illuminate, i silenzi che torturano corridoi deserti.
I paesaggi si susseguono, si srotolano nella tua saliva.
Con la tua voce preparo una cuccia a misura dell'autunno, mischio nuvole e ottobre, vento e malinconia, e chicchi d'uva gialla come gialla è la tua voce.
La tua voce mi si appiccica qui, lungo il profilo delle colline, sulla linea della nostalgia.
Nella tua voce affiorano le vecchie dita dell'arcobaleno.
Nella tua voce sonnecchia il dolore, come un gatto, lo addomestichi nel pianto, lo inganni coi rivoli del tuo sorriso.
Sì, la tua voce è un passero, mi tempesta qui, col suo piccolo becco arrochito dal mare, qui dove il cuore perlustra gli uliveti e indugia dove l'ombra intenerisce il feroce canto delle cicale,
insegue il sogno dell'erba docile, a perdifiato, come a perdifiato la tua voce corre incontro alla mia fame.
Id: 8932 Data: 20/06/2011 14:38:48
*
assaggiare il vuoto
Assaggiare il vuoto
Accade che un giorno spalanchi la finestra e senza consultare l'orizzonte, senza neanche crederti colomba, che almeno avrebbe il pregio di uno spunto poetico, decidi di assaggiare il vuoto, di sperimentare le dirette conseguenze delle leggi gravitazionali.
E io che cosa avrei dovuto più inventare, non basta saper sorridere, ascoltare non è una condizione sufficiente. Ci sono congiunture e adesso la cosa mi appare nella sua evidenza.
Spalancare la finestra e dire sì al vuoto, alla sua bocca aperta, alla fame di te che manifesta. Erano già in riserva le lacrime e il muro bianco d'ospedale esaurita ogni possibilità.
La bellezza non è un lasciapassare. Volevi essere accolta hai scelto il vuoto di un cortile, lo spazio bianco di un lenzuolo.
Id: 8689 Data: 02/06/2011 12:13:52
*
Bambine in corsa
Bambine in corsa
Tu conservi il perimetro di vento di certe bambine deliziose che hanno pianto.
La tua magrezza possiede l'astuzia di una gazza.
Tu corri e il mare sorride alla coda di cavallo che svolazza.
Id: 8598 Data: 25/05/2011 20:47:25
*
la sciarpa norvegese
La sciarpa norvegese
Si sta abbastanza caldi nel mio cuore ?
Sono qui, da solo, con la muta nostalgia dei tuoi occhi, col fruscio lento di un ruscelletto di parole
e le piccole gonne crescono ? e il vento ? fa una bella figura tra le lunghe gambe il vento ?
Io sono qui, che bruco dalle tue letterine bionde, seguito a ruminare la fresca erba della scrittura.
Bevo barbagli, lucori, fantasmatiche albe e indizi tenui e quanta luce filtra dagli spiragli delle parole
e le fragoline ? le intride un’alba mentre lontano stride, cigola un trattore e l’ombelico, e il miele ?
Stringiti la sciarpa norvegese e ascolta il blu del nostro cielo.
Id: 8318 Data: 01/05/2011 21:43:55
*
ivana lavora a modena
Ivana lavora a Modena
Un mattino affondato nel gelo i singhiozzi del motore, gonfi di lunedì di nebbia di trattorie di camion e la fatica dell’alba in mezzo a una luce di biancheria stesa
aggrappato al finestrino l’appennino bianco e assoluto
il freddo e poche orme nella neve, uno sparuto stormo di uccelli neri, un albero spoglio abbracciato stretto al gelo dell’aria
Id: 8216 Data: 25/04/2011 11:09:49
*
I segni del tempo
I segni del tempo
I segni del tempo si depositano sulla tua pelle come una polvere dorata.
Specchiano l’adesione dei miei autunni.
Li accompagno con la punta delle dita e non posso che amarli come si ama l’aria.
Id: 8127 Data: 17/04/2011 14:36:57
*
la borsa della giovane impiegata
La borsa della giovane impiegata
Fruga dentro la borsa la giovane impiegata appena messo piede sulla metro. Mi aspetto che tiri fuori il cielo azzurro alle Maldive e una gita in barca che tiri fuori lo zio carabiniere salito dalla Puglia che tiri fuori il sogno di un cane addormentato in una piazza al sole che tiri fuori le note di un tango aristocratico vibrante di solitudine
che tiri fuori la vertigine della vita e un barlume di disperazione che tiri fuori il punto G e un orgasmo che sappia di vernice fresca che tiri fuori un brandello di conversazione una teoria amorosa una ricetta del cous cous alla libanese con lo zafferano
che tiri fuori l’amico massaggiatore che la palpa per verificare i meridiani che tiri fuori la mamma con gli occhi sempre sul ciglio della commozione che tiri fuori una lingua trafitta da una lunga spilla che tiri fuori una dinoccolata salamandra dono di A.
che tiri fuori uno stranito sentimento della vita misto di attesa e raccapriccio che tiri fuori un tanga di merletto color pistacchio che tiri fuori i seguenti nomi: Max Fabio Mirko, e poi Gino Pino forse Savino che tiri fuori un lamento un clavicembalo un gatto che fa le fusa che tiri fuori Anna Karenina e ci si tuffi a pagina duecentoventitre
Id: 8049 Data: 11/04/2011 21:01:41
*
per il sorriso di loretta
Per il sorriso di Loretta
Nel taschino della giacca, Loretta, ho rinvenuto tracce del tuo sorriso.
Piccoli frammenti sotto la cravatta.
Sgorgava limpido. S’infilava tra i fogli di quaderno.
Mi è scivolato fino in fondo al cuore.
Id: 7913 Data: 02/04/2011 17:23:15
*
un discorso per te
Un discorso per te
E’ un discorso per te, Barbara, sì, proprio tu Barbara Roacci che abiti in via dei Gigli 7, che negli occhi accompagni uno stuolo di cherubini pronti a imbracciare trombe ad ogni battito di ciglia.
Nei tuoi occhi dimorano gli spaventosi e dolcissimi sprofondi delle colline e i sospiri notturni del mare di Numana che intristisce se tu non lo guardi.
Che meraviglia sarebbe, Barbara, fare colazione con te, nel tuo giardino sotto lo sguardo fintamente distratto, geloso, dei tuoi gatti.
Annaffiare segretamente il desiderio di guardarti mentre ti addormenti sul divano, o accarezzi la musica, o scrivi una poesia
e poi guardare Aziz e Samad che nuotano nel vasto oceano del cuore
e leggere attentamente la targhetta
DOTTORESSA BARBARA ROACCI PSICOTERAPEUTA
è di ottone ? è bombata ? forme rotonde accompagnano bene il nome Barbara.
Semplicemente amare il tuo essere al mondo.
La vita ci maltratterà.
Ma adesso mi regala una dolcezza di ciliegie: il verde delle colline di Agugliano, i tuoi occhi che prendono stabile dimora nei miei versi.
Id: 7809 Data: 26/03/2011 18:38:38
*
Gli anni delle donne
Caramelle
Verrò in via delle vigne quattordici a passarti l’ultima delle mie caramelle, è lì che abita in forma di zucchero l’orto di tua madre e si gonfiano di rosso i pomodori nel cerchio delle alpi e l’insalata ha il suono familiare di una porta che sbatte.
Gli autunni vengono con passo leggero e io mi arrampicherò sul tuo accento di montagna, sulle gutturali che sono rocce aspre, su certe consonanti che imitano il tumultuoso gorgoglio dei torrenti. Le tue mani forse mi cercavano, tentavano un approdo, ma tu lo sai che il nostro sole è la solitudine e la promessa di non vederci più è già nei nostri passi.
L’ho visto il gatto, e quella lunga scia di tristezza. Ho visto la fabbrica e la fretta dei viaggi.
Le mani si cercavano e ridevi di un riso notturno e c’era la pioggia e il buio e il momento era perfetto per perdersi, per scivolare via come un addio.
Id: 7731 Data: 20/03/2011 19:03:37
*
Gli anni delle donne
Donne sottotraccia
a Marina Benetazzo tra le hostess Alitalia la più bella
Ma come sottotraccia, Marina ! ma se hai passeggiato sulla testa del mondo, se sopra i mandorli in fiore di Nagoya, a diecimila metri, hai fatto la pipì, nel cielo azzurro di Nairobi ti sei lasciata scivolare in una breve parentesi di sonno, o sotto ti scorreva il Perù, verde e scosceso, mentre sistemavi il trucco
ma come sottotraccia se i tuoi occhi hanno dato la scossa all’occhio liquido, lascivo di certi emiri con la barba più di qualsiasi sura del profeta
ma come sottotraccia, tu hai riconosciuto la bellezza dell’India prima di qualsiasi Beatles o finto guru o esotico turista e porti nel cuore gli struggimenti dell’Africa, ti trascini dentro quella nuvolaglia, quei turbamenti, quelle dolorose vertigini che la bellezza possiede come corollario
ma come sottotraccia, io l’ho riconosciuto il lampo di sorriso da bambina mentre nel bosco sfilava la corsa dei cinghiali, ti ho vista sulle salite dei sassi Simone e Simoncello incedere dritta sui bastoni, lo zaino rosso, sicura sulle creste dei calanchi
e il ventotto novembre chi parte per lo Yemen ? non io, che appartengo a quella famosa stirpe di chi rimane a terra, mentre le donne sottotraccia come te spiccano il volo
Id: 7677 Data: 17/03/2011 17:50:18
*
Gli anni delle donne
In patria
a Laura Ciaghi, cooperante in Palestina
Dove lo trovo il tuo passato di bambina sulla neve e il lampo di felicità del morso sulla mela ?
eccolo è qui, nel tuo bellissimo naso dolomitico, nell’azzurro degli occhi, nelle tre erre che conservano il suono delle pietraie, delle nevaie sulle quali librarsi con la felice furia dell’aquila.
Sull’alpe della Luna i cinghiali hanno fiutato l’odore della Val di Fassa e i caprioli hanno visto la tua pelle bianca, il fazzoletto da contadina di montagna e il bastone di nocciolo rubato ai Pirenei. Camminavi in bilico tra la perfetta gioia e l’argilla sdrucciola dei calanchi ed era bello sapere che il tuo dialetto arabo di Haifa ha il sapore buono dello strudel, è tutto inumidito dalla neve trentina, impastato dal sole che filtra a stento nelle faggete.
Il tuo passo spalanca meravigliose finestre.
Id: 7634 Data: 13/03/2011 21:02:00
*
Letà delle donne
Il tuo sorriso è una bandiera
a Laura, postina a Parma
Che ne sa il granducato di Parma del tuo accento di barese tosta, che ne sanno i pervicaci ciclisti del campo di fave di tuo padre ferroviere, che ne sanno dei carciofi acquattati dentro un mite novembre, che ne sanno i teatri e le piazze delle perfidie, degli sguardi biechi di Montrone e Canneto,
e le finestre ariose, i tetti rossi sospettano la grazia agreste di un filare di vigna ?
Il tuo sorriso è una bandiera. Vedrai, un giorno ti regalano una mucca, un campo di girasoli, un ciliegeto, per il tuo giubbotto giallo, per le raccomandate, per il tuo sguardo di bambina buona, per la tua voce di postina saggia, vedrai.
Un giorno torni a casa col trattore, con la falciatrice, torni a casa con l’ape, il motocarro, vestita del tuo sorriso, del bianco polveroso della Panda, con la borsa vuota e la fatica della posta consegnata.
Vedrai, Laura, un giorno lo sguardo di Parma si riempirà di gratitudine. Tu, Laura, sei una compagna con gli occhi umidi e le poesie sul comodino, i romanzi della Feltrinelli, sei una compagna con la sciarpa e la voce buona.
Che ne sa il granducato del tuo sorriso, eppure tutto ne risplende.
Id: 7610 Data: 12/03/2011 13:00:28
|