I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Verso nord
Da La nudità, Pequod, Ancona 2010
Proprio qui da Vicenza dove è la clinica dei matti nella quale mi riposo come un vecchio già da giovane e la parola mare non suona più come parola familiare ma solo come distanza dai nomi portati tutti falsamente si vede meglio come la retrovia della vita abbia ancora bisogno di un colpo di sole che la consegni alla pace senza tanta ripugnanza come nel silenzio delle Prealpi in lontananza si riascoltano i morti, ora nudi ora vestiti, a seconda del bel tempo e del vento stizzito o del ricordo cui manca sempre o spesso il respiro, una devianza, un freno della mente che lo renda preciso e incostante.
Id: 14756 Data: 19/05/2012 17:28:33
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Le due di mattina
Le due di mattina da "La nudità", Pequod, Ancona 2010 Schiarisciti la mente perché se guardi la mia casa ci trovi solo uccelli che schivano l’aria dall’interno e senza più ragnatele e radio d’anteguerra sembra proprio una casa qualunque e indolore, e in ogni ora del giorno e della notte non si sogna e non si dorme per un frastuono di finestre sbattute che martellano il solaio e i calcinacci che piovono dal cielo ci impediscono di entrare e di restarci: siamo rimasti in pochi a mendicare una legge divina dentro libri che rifiutano d’aprirsi: sono le tarme i veri esperti di civiltà e ragione per orientarsi in una casa che ha cancellato, senza permesso, ogni spazio tra le stanze e le strade che alle volte ci portavano qui. Guardiamo ormai alla terra come a una giovinezza, una salvezza, una coscienza di non pensare che crollata una casa anche le altre non tarderanno troppo a imitarla.
Id: 7935 Data: 04/04/2011 11:51:18
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Fine settembre
Fine settembre Da "La nudità", Pequod, Ancona 2010
Si presentano a orari in cui ognuno prende il volo, verso le sette di sera quando ancora c’è il sole, e con i loro gridi prendono forme umane, un gigante, per esempio, o un volto conosciuto, tanto che l’occhio non distingue il perché del movimento e vorrebbe saperne di più, ma questi stormi fanno a gara con corriere e treni di fortuna a sparire per primi, risucchiando il brusio dei pendolari, la stanchezza dei passi, la finzione di tutto.
Vanno dove si disperdono altre voci, questa volta scaturite dalle case in lontananza, e c’è chi come noi ricorda vagamente dove abbiamo ascoltato per primi le parole che non hanno ritorno.
Id: 4493 Data: 14/06/2010 14:35:46
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Il gatto rosso
Da "Formazione del bianco", Manni, Lecce 2007.
(Ospedaletto d’Alpinolo, estate 1991)
Ho una foto dove il nostro vecchio gatto è chiarissimo, forse per effetto della notte e del flash, e i mogani della porta d’ingresso mi riportano alla mente i boschi dell’Irpinia, dove siamo stati insieme al soriano dei nostri desideri.
Così è la memoria, più visione che ricordo; le palpebre si chiudono e le sfiora un sonno chissà quanto lontano, forse venuto a noi da un altro mondo a chiarirci un senso pieno d’immagini, di me, di noi, quando eravamo ancora uniti.
Id: 3630 Data: 17/02/2010 12:28:09
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Congedo vitale
Da "Mattinale", Caramanica, Marina di Minturno (Lt) 2006
Aspettavo che il sole mi ghermisse coi suoi raggi nell’umano splendore, e che il dono del cuore disfacesse le catene che legano al tormento di non sapere amare. Tra le creature al mondo, una legge d’amore, che sciogliesse come l’arnia il suo miele, la roccia d’uomo che credette eterno e santo ogni suo gesto.
E discendere un giorno alle segrete del cuore moribondo, e trovarvi la mano che innamora, la silice che ridiventa sangue, la mite virtù d’ore custodite nell’ebbrezza dei fiati, nelle mani che scambiano il morire reciproco, con l’identica gioia.
Ma la festa ora sperde nei canali i flussi d’allegria del giorno andato: è svanito l’amore e me con esso. Ed ora luminarie, cavi, scorie, ricoprono il sentiero che portava all’erta navicella del tuo cuore, che sempre traghettando verso me ogni tuo cenno, ritrovava me stesso ad ogni approdo.
Id: 3270 Data: 17/01/2010 11:33:31
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In giro
Da "Mattinale", Caramanica, Marina di Minturno (Lt), 2006
I
Che cosa è il tempo te lo può quasi gridare questo scorcio di mare che si inforca tra le sponde del Tevere: l’aria che diventa salina, lo scioglimento dei rumori in calce e fumo, il ritorno dell’infanzia sotto l’alta specie dell’allucinazione... Le mura serviane hanno l’odore e il calore – e Roma la veggente, la millenaria, lo capisce bene – della casa delle mie vecchie zie, o delle stanze dove sono nato, e dove ora mi posso rifugiare soltanto nel ricordo... Il ricordo, unico luogo connesso e sicuro, unico spazio dal quale non si fugge. E sopravvive al mondo.
II
Alla fine del tempo, su una spiaggia che dire lontana è poco, verranno ad appoggiarsi i delfini giocosi dei ricordi: un’ombra, alcune macchie, qualche benda, e tutte le parole che dicemmo credendo di amare e di salvarci. E solo questo verrà giudicato dall’occhio inutilmente sovrano di Colui che, lo sappiamo, muove tutto, poco prima di un giorno senza fine.
Id: 3253 Data: 14/01/2010 15:13:30
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Estate
Da "Mattinale", Caramanica, Marina di Minturno (Lt), 2006
I
La città d’astri è un fiore di palude - Quando al caldo si specchiava un puntale di luna alle vetrate attorno al porto, l’anima riprendeva i propri tratti nel metronomo diaccio delle ore, - e a strappi - nella strige del metrò si riaddensava un fumo tropicale: l’immagine dell’orto e la galassia fuori dal tempo e calda di tormento. Coi calanchi che spinano la vita, pesava anche la ruggine e lo smalto dei fari che muggivano tra i moli, e al centro del sentiero un solo passo riusciva a smuovere l’afa gelata...
II
...il tuo - vedevo in fondo al rumorio la lingua, il masso, il breve ammonimento che la strada mutuata dai passanti portava all’occhio curvo nel suo orrore: una bruma d’infanzia - o il suo fumento - disperdere la furia del minuto nel ciottolo più basso ormai del piede che al bambino mancava per restare; la porta spalancata poi la discesa a un dedalo di camere remote, le forze ormai sepolte dentro il cavo errante del lucchetto. E tu porgevi la guancia a quel divino mutamento...
III
Ed ora il desiderio è più minuto, più in bilico il balcone sui bastioni suburbani, dove s’annienta il sole: aspetto fuga dritto verso i campi della carraia prima del motore. Mentre rigiri ogni assalto, ogni moto, città che il vespro cala in una voce che non è d’astri, ma rullo di contrada che sa di farsi errore quando è sola. E mai danno riposo agli autocarri, che forano il fumo inabitato, il basalto e il guaiolare dei cani. Mentre il cuore non sa se contraddire la curva che lo muta ad ogni istante, non so se e come arrendermi o sparire.
Id: 3246 Data: 13/01/2010 13:31:30
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Scirocco
Da "Formazione del bianco", Lecce, 2007
Dolcezza mia di essere interrotto nei pensieri ossessivi dalla polvere bianca che si posa dappertutto quando a mare è scirocco. È come se il Sahara mi aspettasse sotto casa, e le navi che invertono la rotta non sanno che solo una coppia appoggiata sul muro di cinta può lasciare una pausa in quel velame. Niente lotte intestine nell’amore. Oltre il muro mai cambiato il belvedere, e mi accorgo che la campagna è rosa.
Così la vedevo da bambino, la campagna di sempre, rosa come le bambole di mia madre, e rosa ancora la vedo ma nessuno oggi mi può più contraddire. Non la vita di tutti che mi chiama per l’idea di uno squallido lavoro, non un corpo di donna o novas coisas. Su quel rosa mi sono ricentrato. E nessuno mi deve contraddire. La mente sceglie la sua immagine vitale dove sente che il tempo passa meno.
Id: 3234 Data: 12/01/2010 10:01:30
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Restituzione
Da "Formazione del bianco", Manni, Lecce 2007
È profondo il costernarsi del cielo quando a spargerlo è un moto sotterraneo di mani limpide e ossa devote, piene di ciò che non hanno da dare.
Così passa una famiglia di cirri, inglobando la propria lontananza, e nessuno sa capire perché tanto si innamori la pelle alla mano che la lacera, il sangue all’ago che lo fa suppurare.
Solo la piccola Noemi impara a dire perché la sera sia tanto celestiale anche il dolore che addenta la carne.
Camminavo per la Tuscolana, tra palazzi contorti di fatica, e pini trasecolati di vergogna; il colore dei miei occhi era il vuoto delle automobili in sosta nel temporale. Dovette aspettare che sparisse alla vista anche l’ultimo braccio pietrificato nei revolver puntati tra i lampioni il migrante che ero, per tornare a galleggiare nel mondo.
Id: 2922 Data: 05/11/2009 14:06:50
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Leggenda (Lungomare Caboto - Gaeta)
Da "Formazione del bianco", Manni, Lecce 2007
Tra gli scogli e le piante non c’è soltanto una direzione del vento, ma anche un lampo percorso in lontananza, un alito ferrigno, una bocca di roccia che si sposta e scandisce l’impronta che ogni passante paga alla sua vita intera.
Così dovrebbe essere, veloce, come uno scatto o un neon, l’apertura del mondo in quei pochi centimetri, in quell’attimo, prima che il camminante se ne accorga che non è solo un corpo e non ha voce come me, mentre lo sto a guardare, e fugga, come sempre, lì dove può fingere di non essere ancora transitato.
Id: 2921 Data: 05/11/2009 14:05:02
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Memorie del Felaco
Da "Formazione del bianco", Manni, Lecce 2007
Ricordare, rammemorare, respingere il fulcro di incoscienza del presente con la via lastricata di praticelli informi, una deriva solare dell’infanzia, come un neonato abbandonato e prostrato dal gelo e dalla brina solforosa in una discarica di pensieri morti in fasce.
Perché sempre vengo adescato da un’Appia millenaria o da un convento, e la sua vita propria, con quel sangue vivente che illumina le colline più lontane, alla fine diventa solo mia.
Poi sempre la stessa voce, da intruso che abita la mente nei pochi istanti di felicità e di cielo: «il fascino dell’antico che niente e nessuno toccherà». E con questo ferro battuto andare avanti.
Avevo pochi anni, nessuna morte in faccia, mi attiravano i fiori più robusti delle aiuole da poco recintate, e speravo che il futuro somigliasse a quel colore di pastrani impressionisti, fino a quando ripiegò dallo sterno al polmone Velia, un sintagma aperto e bianco, su chi per lungo silenzio è imprigionato.
Fu la volta che la terra fece di me un clandestino senza scampo o mareggiate: mi dicevo quel giorno doveva arrivare, ma non così presto, non in quel modo alieno, non così vicino a casa e con la voglia di mirare alle stelle supreme ormai per sempre.
Id: 2920 Data: 05/11/2009 13:54:50
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La chiave
Da "Mattinale", Caramanica, Marina di Minturno (Lt), 2006
Vorrei riaprire le ante dei ricordi, dipanare i lucchetti e ritrovare le foto delle gite di mia madre, il mulinello del nonno, il bulino dei giocattoli e gli infiniti crucci di quell’età; riaprire e assaporare le zaffate di noce e melograno, il tranviere di legno nel trumeau – Ricordare di essere stato al mondo, di avere, da bambino, conosciuto qualcosa simile alla felicità.
Non cerco Paradisi Perduti, oppure Origini Proibite, ma quell’Eden dev’essere rimasto per lunghi anni solitario, attiguo a un anfratto di casa dove il sole non è mai giunto; e in quella stanza morta si trovano le corse giù al Fusaro, le ginocchia sgranate, poi la vecchia che filava dai giorni del Borbone, e il fiato che di colpo mi mancava –
Poiché da allora sono fatto ottuso che quel tempo ritorni in altra forma, che rialzando il sudario si ritrovi quel mondo senza macchia e senza orrore. E ignoravo che sopra certe falle di vita, le palpebre si chiudono come al sole le verande di quel tempo troppo lontano eppure già scontato.
Id: 2919 Data: 05/11/2009 13:42:40
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Sirio
Da "Mattinale", Caramanica, Marina di Minturno (Lt) 2006.
Vibra – sul sangue e la paura di passare – Vibra – sul muro che trafigge in due l’andare – Vibra – stella di ogni sera, brilla fino a siccità, sulle spiagge deserte e le città stravolte, sulla riva minuta dove il bimbo gioca a fendere l’ombra del pallone.
E vibra ancora e forte nel mio sangue che si specchi nell’alleanza umana del bello e del possibile qui in terra, come quando la notte della frana da Sarno portò via con sé due vite, Attilio e Viola, unite fuori schema –
E il tuo caldo brillare mi diresse sulla groppa montuosa di Nocera, e più su, verso un cielo senza rumore, e su cataste e morti ancora in lutto la tua voce mi disse blandamente
c’è ancora da sperare –
Id: 2918 Data: 05/11/2009 13:40:42
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