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Lettera a mia madre
Lettera a mia madre
Gli ultimi due anni della sua vita li ho passati con lei nella sua casa, per assisterla nel suo percorso finale annunciato dalla malattia incurabile al pancreas. Son stati due anni tristissimi non solo perchè annunciavano una fine, ma perchè tra noi era scoppiata una guerra di rifiuti, piccole vendette, rancori, e sopratutto di silenzi. Cosi quando lei é morta abbiamo conservato una rabbia e un rancore l'uno verso l'altro. Non riuscivo a perdonarla della sua freddezza, della sua costante e umiliante sfiducia in me. Non riuscivo nemmeno a scrivere di lei, come bloccato dal risentimento. Ma questo era una spina nel fianco. Non riuscivo a perdonarla e non riuscivo a perdonarmi. Sono passati dodici anni, e non sono pochi, poi ho letto la bellissima lettera alla madre di Gelman e ho riportato alla mente quello straordinario canto che é il Kaddish di Ginsberg per la madre Naomi. Loro erano riusciti a superare ogni ostacolo affermando l'amore sopra ogni altra cosa. Allora guidato dal loro sentire ho iniziato a scrivere seguendo il loro esempio. Prendendo la forma interrogativa da Gelman e il ritmo del canto da Ginsberg e via via sono riuscito a scrivere questa lettera della quale non so il valore dal punto di vista poetico, ma che certo mi ha guarito da quel rancore sordo e muto.
Ed ecco qui il risultato di questo lavoro di riconciliazione, che mi fa andare verso la morte in modo sereno:
LETTERA A MIA MADRE
Strano ora a pensare a te in questo posto a noi cosi lontano in un chiaro mezzogiorno di Maggio sveglio da tutta la notte, a parlare parlare parlare con te. Ascoltare il ritmo del ritmo nella mia testa. Bum Bum Bum Bum Bum Bum Bum Bum Bum Bum Bum Bum 12 anni dopo e leggere Gelman e Ginsberg le loro strofe con la voce alta e rotta in pianto pianto pianto pianto pianto e scoprire come la tua morte introduce in me quel canto che tutti possiamo cantare e ricordare e mutare in profezia per coloro che verranno.
Vivesti anche tu uno splendore? O fu profonda notte? Ti eri persa nel sogno? O avevi gli occhi sciocchi? Pensavi non ci fosse più nulla da vedere? Con i tuoi quattordici anni e un seme dentro il ventre pronto a germogliare?
Chi saro’ stato quando sono uscito da te? Quanto mi avrai sofferto? Ed é con questo carico di dolore che mi portasti da lui? come un ostaggio come una colpa ?
Non mi ricordo nulla del tuo latte e com’era la mia bocca quando ti succhiai? ti sciogliesti? o ero un semplice prurito?
E uscisti stremata da me/di me ? oppure sfrontata dura e battagliera? fosti davvero tenera o giocavi?
il tuo latte secco bagnava la mia anima forse un’ arida bellezza senza luce mi pervase?
Ma in sogno tu viaggiavi verso la chiave dentro la finestra la grande chiave che depone le uova della luce e quel vasto raggio là sul pavimento annunciava il teatro dell’abbandono e della povertà. Conoscesti lo splendore del giorno? O andasti subito verso il fiume dell’amore? E avevi fame dopo? E di che cosa?
C’è Madre che non arrivavo a fissare i tuoi volti in un volto cosi mi morivi ogni giorno varcando le soglie deli’ invisibile. Che cosa cerchi ancora nella mia anima? E io che cosa cerco?
Mi abbandonavi per cercare te poi ritornavi. Io presi ad amare le ferite. Tu cercavi un futuro? Io pensavo di averlo?
E questo non saperti questo non averti mai saputo Come hai vissuto la tua vita senza cielo? con quel tuo sguardo chino sopra il tuo ventre?
Queste visite che ci facciamo tu la morte e io da un luogo li vicino da abitare sono forse l’istante in cui l’infanzia posa un dito sopra il tempo? E tu lo sai che ora girando l’angolo mi imbatto in me da morto che faccio l’esperienza del tuo falso candore tutto sorpreso? L’orrore allora è una musica estrema? Tu lo sai che da allora la verità è vuota? O hai la prepotenza di affermare che risiede nel tuo ventre? E allora. Io?
nascondesti dentro di te l’idea di me? partoristi la carne ma tenesti il mistero? perchè mi trattavi come uno sconosciuto? e mi mettevi una moneta nella mano? e mi chiamavi Luciano?
Chi crede che io sia ? mi domandavo.
A volte all'improvviso cercavi di baciarmi sulla bocca. E io spingendoti via mi chiedevo chi ero. Cosa vedevi quando mi guardavi? Così fu il dubbio che prese il sopravvento.
Chi ero io se persino mia madre non mi riconosceva?
ci legava un rimprovero profondo una colpa sconosciuta e tramandata cos’altro ancora mi volesti fare? che andasse oltre il concepirmi?
potevo io prolungare la tua bellezza senza trasformarla in corpo di dolore?
restituirti una dolcezza possibile piena di meraviglie e di stupori malcelati?
tu muori e io sono gravido di te? perché t’apri e ti rinserri? Acqua e sangue ancora? per quanto tempo ho seguito i tuoi passi lungo il putrido canale del Navile? quell’odore acre di latrina era anche la tua aria? .Respiravo l’odore rancido della miseria da cui tu fuggivi. credevo fossero luoghi della mia memoria e invece entravo nella tua
ci siamo uccisi entrambi in un duello a fuoco lento? o fu per troppo amore?
fui una cosa che non hai mai capito? Diverso da tutto cio’ che conoscevi? un bambino troppo mite e troppo buono? forse un po’ inadatto e strano? che non si sapeva se era tutto maschio? benché non fosse certo femmina? che cosa allora? un grumo di colpa? impresentabile? Con le sue domande? non stavo nè in cielo né in terra? e dove stavo allora? te lo sei mai chiesto? perché allora mi amasti senza alcuna pietà di una feroce tenerezza ?
O madre segreta. O madre silenziosa e attenta. O madre ruvida e tagliente come una polvere di vetro. Sai che resistere al dolore è una forma di vita assai distratta?
e tu Vecchia Penelope con dita rattrapite di memoria sfinita non d’attesa, ma da un inseguimento di pensiero intorno al mondo. Vivesti l’amore per me come una forma di condanna.?
Sei tu sei sempre tu -dicevi- Tre parole acuminate dentro il sangue No mamma. Non sono io. Non sono mai stato io - ti rispondevo-
Siamo giunti alla vecchiaia io e te colmi di cicatrici dentro e fuori il corpo . Quelle orrende suture come cerniere lampo lungo il tuo ventre lungo il mio petto lungo le mie e le tue gambe. Eravamo un unico corpo? Una sola malattia incurabile? L’amore?
E’ spietato il mio male mi dicevi senza mai guardarmi con gli occhi rivolti verso il muro. E’un leone con la feroce fame di capelli e denti che mangia l'anima e il sangue.
Tutta la vita con le punture nella pancia, con il furto di tutte le cose belle nella pancia addio addio al suo pallido calore dentro te.
Sei vecchio ormai - mi dicevi - quindi resta qui con me - Resta Ma io tornavo sempre con un nuovo amore e tu non capivi come per te la vita fosse cosi spenta e la mia vecchia brace invece sempre pronta a un nuovo fuoco.
ti porto via il cancro? o ancora una volta l’amore insopportabile di me? Ti ha ucciso il mio ritorno? Il conflitto rancido che apriva?
hai deciso di andare ? hai scelto anche l’ora e forse anche il secondo?
e adesso che sempre di più divengo te mi accorgo che non sono senza te bensi di te e tutta questa mancanza di baci e di una qualche tenerezza delle mani non fu una misteriosa crudeltà?
Non più dolore non più gioia adesso non avere nemmeno più paura dei fallimenti dei debiti e degli amori dei letti fecondati dalla fame eppure sei sta qui come un albero come una pianta un fiore un fiore amaro come una radice una scorza dura e amarostica a unire la madre e la bambina sotto il segno della luna. Ostinata a vivere una piccola vita
Riposa non più sofferenza per te so dove sei andata
e dimmi l’hai l’hai ritrovato lui? Il tuo ragazzo? come ancora lo chiamavi a settant’anni? Gli hai parlato? gli hai fatto vedere il vecchio che sono diventato? E Giancarlo il tuo marito è li con te? Si prende ancora cura di te? Mangiate insieme? Ci sono le osterie? C’é il vino? Siete ancora comunisti o puro spirito?
E avete un posto o siete dappertutto? Non so Andate al mare? O state meglio su in montagna? Ci sono ancora le distanze? Sei stata in Tibet?
E dimmi tornerai? Ti infilerai in qualche corpo di soppiatto? Oppure c’è una data di scadenza ? E poi via di nuovo essere carne?
Oppure siete all’altro mondo? Cioè in un mondo accanto parallelo? Mi vedi? Ci vedete? Ci sentite? oppure, come noi ci immaginate?
Ti ricordi quando ti dicevo ridendo da morti si diventa cio’ che più abbiamo desiderato Tu sarai’ una bistecca tritata con gli aromi E io una scodella di passatelli in brodo Ti ricordi?
Ti lascio qui dove sono cresciuti all’improvviso i tulipani. Ti seguivo calcando le tue orme perche volevo vedere il volto doppio del tuo amore. Questo tuo fare ancora senza chiedermi permesso o avvisare. Ormai Non ci perdoniamo più.
come potro' essere libero da te senza di te?
Id: 43265 Data: 21/06/2017 17:33:09
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Per un’archeologia poetica
Archeologia poetica I Nel bosco il fogliame crea una pozza e a strati le foglie sulle foglie trattengono meste e raggrinzite l’acqua al suolo. Sotto di loro altri strati di decomposizione si dividono in substrati misti a fango e microbi e batteri e minuscoli animali portano memorie di muri e scavi e ceneri azotate dagli incendi e forse grida acutissime cucite nella gola. Oh! quanta vita c’é dentro la morte!! II Tutto è ora coperto ma da chi e da cosa? Il tempo è passato in verticale e tutto cio’ che si piega scopre un angelo o un demone in ogni azione umana Viene un futuro magro e vuoto senza più speranza lasciando profe-scie di scheletri eroi e sciacalli un humus di innocenza si profila ma le cellule del dolore dove sono? lontane o vicine a quelle della gioia? e dove sono gli strati del rancore? forse la comparsa del tempo è già scomparsa? e allora noi? III dal silenzio in schiere oscure e soffici intravedo un tempo senza più futuro né passato e io percorro gli alberi e abbandono questa pianura cosi piatta dl pensiero e mi inabisso dentro terra d’acqua altre larve stanno e tutte senza occhi ma tutte con una gracile certezza che dallo spazio azzurro e verticale viene vita. Un cielo d’occhi in alto là mi attende e poi un sorriso al centro di quel volto. Non parla per parole ma fruscii di foglie e rami mai cosi felici e un vento gentilissimo percorre questo vestito vecchio che diciamo Pelle. IV Dunque in questa nuova vita io parlo una lingua generale un grande insieme indivisibile per astri, piante, uomini e animali Dunque ci sono parole chiare oggi qui davanti a noi sono venute con tutta la forza necessaria a penetrare il nostro tempo spazio di antenati poichè le giovani parole sono nostre figlie e ci guardano da dietro partorendo furtive nuove storie V Dunque ho constatato la mia morte quella che chiamano il passaggio a miglior vita ma mi vedo ancora qui sul fiume trascorrere antichi istanti di bellezza e viene dalla radura dei salici giganti il suono originario che ci lega e ci allontana Qui io sono in un corpo di magia che chiama e ascolta il mormorio del mondo e lo trasforma in invisibili segnali per le stelle VI E’ venuto questo nuovo antico mondo con il suono del tamburo e della gioia e la potente melodia di una rientranza Quanta potatura dei ricordi c’é da fare come se la memoria fosse un tronco senza braccia. Eppure con i piedi pesto l’universo. Mentre sono lo sciamano di me stesso e scandisco con ossa cimbali e caviglie un battito cardiaco che canta . VII Per adesso é tutto quello che sappiamo Una manciata di particelle elementari che vibrano che fluttuano in bilico fra esistere e non esistere. Ci sono anche se sembrano non esserci. Si sposano divorziano fuggono lontano. Appaiono in più luoghi allo stesso tempo. Hanno un loro alfabeto luminoso per raccontare cio’ che c’é d’immenso nella storia delle galassie delle stelle i nnumerevoli e fugaci. Ma anche delle montagne dei campi di grano dei sorrisi dei ragazzi alle feste e di quel cielo nero che protegge l’intimità della notte. *Liberamente tratto e messo in versi da: “Sette brevi lezioni di fisica” di Carlo Rovelli
Id: 42478 Data: 19/04/2017 15:18:22
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Sei venuta in questo mondo
Sei venuta in questo mondo per me e ora stai chiusa dentro la pietra del mio cuore abbiamo camminato per secoli insieme Siamo stati belli. Ma tu ora sei ancora più bella con dentro gli occhi l’ombra della morte. Eppure viene un vento di vitale verde tenerezza e allora forse è vero che dentro il tempo muoiono fiori chiocciole farfalle l’aroma delle piante ma non muoiono mai le primavere e la gioia e i tristi presagi dell’autunno e le cortecce e le loro amate rughe ?
Id: 42451 Data: 18/04/2017 05:55:04
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mentre cammino dentro il fiume
e mentre cammino dentro il fiume sento che é l’acqua che mi fa un’offerta fasciandomi le gambe con forme liquide di vita. Mi sfiorano gioiosi i piccoli pesci mangiapelo e io mi siedo e raccolgo con la giumella delle mani le sabbie e pietre e sassi e chiudo gli occhi ed ecco uova ossa e poi conchiglie respiro tutti i pollini nel vento accarezzo le foglie titubanti che resistono all’atto del cadere
Id: 42412 Data: 14/04/2017 23:23:13
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Le visioni
Le visioni non fanno parte dell’azione cosi camminare tra gli strati da scorza a scorza togliendo passato al passato inserendo leggende e credenze e pozioni resti carbonizzati di fuochi e lingue impietrite e pietre conficcate a forza nelle teste -tra la pelle- ei denti e gli occhi incastonati più lontano lo stupore emergente di un corno di cervo biforcuto che la pioggia pulisce solerte Nel fiume dell’occulto non c’è una direzione si va per voci e per richiami che bucano la mente o infiammano la pelle Solo all’alba e al tramonto nei cerchi magici come da bambini si puo’ gridare “tana” e sedersi nel centro di noi Circondati nel ripetersi dei giorni Eppure da questo stato magico non viene nessuna soluzione solo domande e interrogazioni “Ma quante sono le forme dell’amore?” “ E i lombrichi ci amano rendendo fertile la terra?
Id: 42411 Data: 14/04/2017 23:20:19
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Quando viene il primo sole
Quando viene il primo sole nelle brume le ombre non fuggono ma paiono venire galleggiando sulle onde tiepide e dorate tra le nuvole e tra queste
Quella
un raggio orizzontale compare all’improvviso rivelando intorno mandrie di un bestiario magico irrorato dai colori. I rossi i viola gli azzurri e i vari gialli che partono dal nulla e poi sono nell’oro.E qui sparisce il tempo i millenni si dissolvono nell’aria.
Id: 41983 Data: 18/03/2017 14:20:40
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archeologia poetica - Quanta vita cè dentro la morte
Nel bosco Il fogliame crea una pozza e strati di foglie su foglie trattengono meste e raggrinzite l’acqua al suolo. Sotto di loro altri strati di decomposizione si dividono in substrati misti a fango e microbi batteri e minuscoli animali portano memorie di muri e scavi e ceneri azotate dagli incendi e forse grida acutissime cucite nella gola. Oh! quanta vita c’é dentro la morte
Id: 41216 Data: 25/01/2017 14:30:42
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er unarcheologia poetica - tutto è ora coperto -
Tutto è ora coperto ma da chi e da cosa Il tempo è passato in verticale e tutto cio’ che si piega scopre un angelo o un demone in ogni azione umana Viene un futuro magro e vuoto senza più speranza lasciando profe-scie di scheletri eroi e sciacalli che poi diverranno fango e polvere Niente fa più sorridere del motto che il tempo è denaro di fronte a uno scavo archeologico si tratta di pulire evidenziare ma le cellule del dolore dove sono? lontane o vicine a quelle della gioia e dove sono gli strati del rancore? forse la comparsa del tempo è già scomparsa? e allora noi?
Id: 41214 Data: 25/01/2017 14:22:35
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dal silenzio
dal silenzio in schiere oscure e soffici intravedo un tempo senza futuro né passato e io percorro gli alberi e abbandono questa pianura cosi piatta dl pensiero e mi inabisso dentro terra d’acqua altre larve stanno e tutte senza occhi ma tutte con certezza che dallo spazio verticale viene vita un cielo d’occhi in alto là mi attende e poi un sorriso al centro del tuo volto non parli le parole ma fruscii di foglie e rami mai cosi felici e un vento gentilissimo percorre questo vestito vecchio che diciamo Pelle.
Id: 40482 Data: 02/12/2016 15:24:53
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Questo nuovo antico mondo
E’ venuto questo nuovo antico mondo con il suono del tamburo e della gioia e la potente melodia di una rientranza Quanta potatura dei ricordi c’é da fare come se la memoria fosse un tronco senza braccia. Eppure con i piedi pesto l’universo. Mentre sono lo sciamano di me stesso e scandisco con ossa cimbali e caviglie un battito cardiaco che canta .
Id: 40381 Data: 24/11/2016 22:58:37
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In questa nuova vita
Dunque in questa nuova vita io parlo una lingua generale un grande insieme indivisibile per sole, piante, animali e uomini Dunque ci sono parole chiare oggi qui davanti a noi sono venute con tutta la forza necessaria a penetrare il nostro tempo spazio di antenati poichè le giovani parole sono nostre figlie e ci guardando da dietro posando furtive a terra un qualcosa che somiglia ad una storia
Id: 40380 Data: 24/11/2016 22:55:44
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Ho constato la mia morte
Dunque ho constatato la mia morte quella che chiamano il passaggio a miglior vita ma mi vedo ancora qui sul fiume trascorrere antichi istanti di bellezza e viene dalla radura dei salici giganti il suono originario che ci lega e ci allontana Qui io sono in un corpo di magia che chiama e ascolta il mormorio del mondo e lo trasforma in invisibili segnali per le stelle
Id: 40379 Data: 24/11/2016 22:53:06
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Ti ricordi Tonino 3
Ti ricordi Tonino di quella volta che il tuo amico Gianni mi venne a trovare nella mia osteria. Avevo poco più di cinquant’anni. Da tre scrivevo poesie. Venne Gianni con la sua moglie Laura e mentre lui parlava in giro un po’ con altri lei mi raccontava con il rossore dell’innamorata di come il suo marito era esigente che quasi tutto quello che scriveva lo buttava e allora lei non vista raccoglieva stirava i fogli ne faceva una cartella e poi alla fine di ogni anno per Natale gli regalava un libro stampato con gran cura cosi pieno di parole rinnegate e vive. Fu quella sera che io me ne andai senza dir niente a piangere le lacrime dentro il fiume dell’amore. Poi uno si domanda dove’è che é la sorgente..
Id: 40347 Data: 22/11/2016 17:33:33
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Ti ricordi Tonino 2
Ti ricordi Tonino di quando ci parlavi del vento Polverone che saliva dal fondo della terra fino alla Valle dei Crateri. Li succedeva il finimondo. Tutti perdevano memoria e nessuno più si conosceva. Ebbene non ci crederai Ma il vento Polverone ha conquistato il mondo e si è innestato nel profondo. Non solo non ci si riconosce. Ma non si hanno padri e nonni e avi. La storia non esiste. Un anno é come un giorno e un giorno é un attimo un istante. E poi Tonino Il vento Polverone durava per tre giorni e invece adesso qui non passa più.
Id: 40346 Data: 22/11/2016 17:15:13
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Ti ricordi Tonino
Ti ricordi Tonino quando a novembre fasciavi le piante coi giornali stando attento che non parlassero di guerra, di violenza, della morte dei bambini. Perchè - dicevi- è il succo degli umani che avvelena. Ti ricordi di quella volta che mettesti nella valigia - che sembrava allegra - quella piccola scatola con le chiocciole tutte colorate che sembravano davvero dei gioielli e poi quel pezzo di radice del tuo noce che volevi sposare con quella della sua betulla che si diceva tanto innamorata in quella landa fredda di terra desolata. E poi mettesti anche un suo ritratto tutto dipinto con i ricami d’oro che avevi fatto asciugare nel tuo vento perchè prendesse colore e leggerezza dai tuoi posti. Ti ricordi Tonino di quando al telefono dicesti - arrivo nella nostra casa mia dolcissima sposa- e ti fu risposto - Tu qui non hai più casa e non hai sposa- Quella notte dormisti nel tuo orto dei frutti dimenticati esattamente sotto quel pero che dava frutti grinzi e marroncini non ricordo il suo nome ma le pere erano dolcissime come nessuna era mai stata.
Id: 40267 Data: 17/11/2016 07:56:08
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Appunti per un tremendo amore
Appunti per un tremendo amore I
non più il volto di qualcuno ma il volto sconosciuto e permanente dell’amore in un sorriso e non più quel piccolo sorriso ma il sorriso del tremendo che dilata la gittata del cuore e causa un’accelerazione che smarrisce che fa dimenticare ogni dimora avere in sè lo sconfinare ogni orizzonte
Appunti per un tremendo amore II
da due cuori feriti e dilaniati puo’ nascere un cuore immenso che ancora crescere vorrebbe ma questa immensità del cuore non è nella natura la precede
Appunti per un tremendo amore III
c’è un dio del desiderio che in me arranca e la mia opera é rivelarmi a te ti mostrero’ gli inspiegabili frammenti come esplosi li sul pavimento tu ricomponili con la tua forza di madre e poi canta a labbra chiuse perchè la carne vibri e liberi il suo volo
Appunti per un tremendo amore IV
c’é una traccia remota di noi che si coglie nell’attimo dove il due diviene uno in un corpo continuo un legarsi dei corpi che è nascita di una cosa nuova e più ricca e che non appartiene ad alcuno non si fa presente nel nuovo ma nell’esserci da sempre
Appunti per un tremendo amore V
in questa carne unica e divisa compatta e mista di animale minerale e vegetale il nuovo allora è il luogo più remoto e il corpo nostro è inciso da un ricordo che strappa a una memoria antica di materia cosi traversando a balzi le stagioni si giunge a questa epifania remota in cui l’organico e inorganico son sposi
Appunti per un tremendo amore VI
l’amore, il nostro, comincia da un luogo di leggenda ma dimmi l’universo è tanto vecchio che possiamo conoscerci illimitatamente dall’immemorabile fino all’inimmaginabile e questo amore nostro preesistente al terrestre è forse quello stesso delle stelle se solo sapessero di essere magnifiche
Appunti per un tremendo amore VII
in noi il miracolo è in questo sentirsi sentire del nostro farsi interiore dove facciamo l’esperienza di vedere come vede l’altro sentire come sente l’altro
Appunti per un tremendo amore VIII
e io in me sento anche il pulsare di un altro mio sangue tuo che anela ad altri cuori e cio’ mi dona una profonda beatitudine
Id: 40224 Data: 13/11/2016 11:06:38
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Cé una cicala sola
C'é una cicala sola nella notte che non cessa il suo sfinito canto E' un canto lento che arranca verso il vuoto ma ammalia una lucciola che danza tutto intorno battendo il suo ritmo con la luce.
Id: 40206 Data: 11/11/2016 15:32:52
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Per adesso é tutto quello che sappiamo
Marco Armando Ribani 22 agosto · per adesso é tutto quello che sappiamo una manciata di particelle elementari che vibrano che fluttuano in bilico fra esistere e non esistere. Ci sono anche se sembrano non esserci. Si sposano divorziano, fuggono lontano, appaiono in più luoghi allo stesso tempo. Hanno un loro alfabeto luminoso per raccontare cio’ che c’é d’immenso nella storia delle galassie, delle stelle innumerevoli e fugaci. Ma anche delle montagne, dei campi di grano, dei sorrisi dei ragazzi alle feste, e di quel cielo nero che protegge l’intimità della notte. liberamente tratto e messo in versi da : Sette brevi lezioni di fisica di Carlo Rovelli
Id: 40204 Data: 11/11/2016 15:21:19
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La forma del respiro
la forma del respiro non è una si sposa all’improvviso con lo sguardo che parte ben oltre le finestre del pensiero lungo la via dei canti sul bordo delle parole inizia il suono a volte involontario nascente da una forza inappagata che si esprime con mezzi di fortuna tra il dire e il nascondimento C’è qualcosa di sacro nella balbuzie della mente Una incertezza ingenua e radicata che nasce con il sentimento Le ombre fanno festa controluce grandiscono e spariscono in un battito cardiaco Qualcosa nuota nell’acqua dentro gli occhi Una disinfezione prima del vedere oh! grande natura grande movimento accoglimi in tuo seno benedetto fammi parte di te come se fossi un vecchio girasole cosi sensibile alla luce e cosi cieco.
Id: 40203 Data: 11/11/2016 15:16:18
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cé sempre un altro me
C’é sempre un altro me che mi disordina eppure mi somiglia. Lo stato del tremore mattutino un’ansia liquida un ricordo recente che plana sulla nuca. Ci sarebbe la voglia di una tiepida sutura per questa ferita materna che non se ne è andata Poi sento il sangue che si accende se ti penso
Id: 40202 Data: 11/11/2016 15:12:46
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Ho fatto il possibile
ho fatto il possibile per avere una vita libera un'innocenza clandestina aderendo dopo le lotte armate di violenza alle cospirazioni degli angeli agli scontri nei vicoli di notte tra giovani stregoni streghe schiavi e polizia ho disegnato una geometria della passione ma con il passo incerto e un po’ sperduto del desiderio folle e marginale voglio solo vedere ora quanto é lungo il vivere la morte in questo amore che gocciola elisir da un magico alambicco Dove sono i sogni dei poveri? al piano di sopra o al piano di sotto? Io non voglio granchè solo piccole indomabili eresie mentre ti scrivo tra le tue righe nel solco profondo delle tue mammelle. Forse ho cambiato idea sai? Sull’incenerimento di me stesso Vorrei piuttosto che tu mi attendessi fatto d’ossa e poi fare di me degli strumenti a soffio per il vento quando tira forte. Sarebbe la mia voce tutta nuova. per te. solo per te.
Id: 40201 Data: 11/11/2016 15:07:30
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Se vieni col languore
se vieni col languore dell’assenza e con tuo canto ti accogliero’ nella mia tenda di rami e foglie profumate con otto gocce di miele ed una mandorla ti sfamero’ te pellegrina e tigre dell’essenza dal cuore balbettante Poi nella notte mi nutriro’ ai tuoi seni cosi ripieni d’innocenza
Id: 40200 Data: 11/11/2016 15:04:26
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Mentre spicco il mio volo di mattina
mentre spicco il mio volo di mattina dentro una dolcissima arietta farfallina viene una luce e chiama ad un inseguimento di un chiarore nuovo. Il cielo densissimo anche chiama ad un respiro inconcepito Nel latrare dei cani al dio Nessuno l’istante é pervenuto ad un cominciamento di trama e ordito verso una tela celeste ancora non saputa Dal fuso il filo si dipana e poi si annoda s’incurva sotto il peso dei pianeti e poi alla fine quando tutto di sé brucia lo spazio si annerisce e poi s’ingoia precipita di sé e lungo il suo morire in un vortice nerissimo annuncia un nuovo inizio
Id: 40199 Data: 11/11/2016 15:01:07
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io sono sempre
Io sono sempre dove tutto resta nell’apparente calma viene un canto sottoforma di vento C’é a volte una semplicità del dono che scambia che si fa coraggio allora fra tana e desiderio la corsa é a quattro zampe si va verso il destino dell’incontro che é vivo sente e bacia i cori ed i silenzi distingue i valori della forma del creato che vengono per vita di un istante senza peso alcuno come nuvole effimere nel cielo C’é il solo fuoco che puo’ far paura quando costringe la mano all’apertura a lasciare la presa aprire il pugno Allora vieni facciamo insieme i gesti di preghiera muoviamo nostre labbra a canto facciamo del tuo profumo respiro nostro uniamoci nel vento del garbino che ci chiama e ci sorprende a metà di tutta l’aria
Id: 40198 Data: 11/11/2016 14:48:50
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Posso solo raccontarti
posso solo raccontarti di quel poco di quando mi svegliai ed ero già di là in uno splendore di bagliori senza pari nella mia nitidezza di un verde singolare in un trionfo di semplicità fiorita Nel bosco tutto era divenuto un volto il vento naturale dell’amore dettava il ritmo come un respiro o un sospiro a cui partecipavo dove è l’inizio? domandavo e mi si rispondeva che chi cerca a sua volta vien cercato cosi nel volo l’uccello puo’ essere uccellato
Id: 40197 Data: 11/11/2016 14:42:17
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viene una luce
Viene una luce in forma di coraggio anche l’aria d’un tratto prende forma una invincibile grazia mi pervade ed un ringraziamento magro sale dalle corde della gola fino al cielo
Id: 40194 Data: 11/11/2016 12:54:58
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ed io che parlo al Dio
ed io che parlo al dio che non conosco solo attraversandoti perchè è solo attraverso il fremito di te che giungo a lui
Id: 40193 Data: 11/11/2016 12:48:52
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La verità dei corpi
Pure c’è una verità dei corpi sia pure immaginati silenzio e dialogo sono insieme dentro l’infinito nei carpi e metacarpi fra le dita nei nervi tralasciati e poi dissolti ancora tracce di una infinita sposa dal ventre eternamente grato nel pulsare sincronico come un agonia inarcata tuttatesa all’istante dell’ultimo respiro C’è una lentezza argentea quasi eterna nel prendere possesso della gioia Nell’esser penetrati dalla frase che s‘intana nella siccità dell’inguine
Id: 40192 Data: 11/11/2016 12:42:24
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Se ti avessi visto salire cosi alta
Se ti avessi visto salire cosi alta ti avrei accompagnata con il canto con il ritmo scandito dalle foglie di questo tempo antico che ritorna Nelle rughe di corteccia delle mani abitate dal fruscio delle carezze viene un estatica e intima bellezza E il vento che cinguetta lungo il fiume vuole aprirmi al mondo estrarmi il cuore rendermi bestia antica a testa china nel brucare l’erba d'amore cosi fresca Ma te anima amata che torni nella sera che riempi con il legno la mia essenza parla con lei consegnagli il messaggio e quindi canta sul tuo letto azzurro Un giorno arriverà il contrario della lontananza e sarà festa liquida dei sensi con mani e piedi a guardia dei sussulti abbiamo perso molto e abbiamo vinto rendendo eterno lo scandalo il languore
Id: 40191 Data: 11/11/2016 12:37:25
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Tu porti nel tuo viso
Tu porti nel tuo viso una bellezza chiara che rischiara il buio di una antica sorgente nelle oscure notti dell’anima dove io vago attraverso i mondi alla ricerca di un tempo dilatato adatto a contenere questo flusso che fa dell’io un noi perpetuante avvolto tutto in una sfera di magia E io ti vedo specchio nell’acqua intensa e viva e popolata d’insetti pesci e di fantasmi.
Id: 40188 Data: 11/11/2016 11:51:09
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Trascorro nei tuoi occhi
Trascorro nei tuoi occhi il giorno cedo la parola al silenzio e alla luce nella dimora del cuore io so - con te - che mentre scrivo vengo scritto come tu sai che mentre scrivi vieni scritta
Id: 40164 Data: 09/11/2016 15:04:55
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Nella mia piccola eternità
Nella mia piccola eternità tutto è cosi vero e il sogno è un confine che mi segue come questo dolore che mi chiama ed esige una potatura dei ricordi me ne sto nella mia pallida stanza e vedo l’autunno come una liberazione ogni foglia è una menzogna che cade -ma poi che cosa resta- Forse è una voce che mi tiene in vita nel nuovo giorno in atto canta la sua assenza che si fa sublime.
Id: 40112 Data: 05/11/2016 09:07:52
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la polvere dei giorni
Nell’aria più leggera del presente ora io ti attendo nel posto del silenzio é tempo del ritorno degli uccelli lungo le frontiere del visibile portano con sé messaggi millenari avvolti nella cenere dei giorni.
E’ la stagione dove tutto cade i rami deboli schiantati controvento le foglie e i fiori e poi gli amori secchi e c’é una sola cosa che sta salda ed é un tormento inciso nella mente
Pensa non saremo che un suono noi due e tutto il resto cadrà nei sogni di qualcuno
ma oggi nella saccoccia del dolore estraggo il tuo volto cosi antico scolorito dalla polvere dei giorni
Maschera detta amore, bella roba che sei.
Fine
Id: 40083 Data: 02/11/2016 14:44:04
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in nessun luogo
Anche se questo in cui mi bagno non è il Nilo io sento uno sprofondore che mi accoglie alla fertilità predestinata Da qui la prospettiva è più perfetta c’é una strada che conduce verso il mare e c’é una voce che canta il paesaggio e io che sono insieme canto perchè so che nessun viaggio puo’ essere intrapreso se prima non è stato sognato e poi cantato Ma in nessun luogo c’è per me salvezza solo girasoli e silenzi e intorno ombre oscure La mia parola è sotterranea e umidissima eppure nell’attrito lontano dalle mani con questo sfrigolio del corpo acceso ecco che viene di sorpresa un tardo fuoco Ora ci sono mani che stringon tra le dita indici e pollici a catturare i semi e viene un soffio un desiderio di godere entrando nella terra che ti somiglia tanto
Id: 40052 Data: 31/10/2016 11:08:46
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ho sentito nel bosco
Stanotte ho sentito nel bosco un lunghissimo grido d’amore tra la volpe e la donna una complicità sonora e una selvaggia impudicizia.
Id: 40051 Data: 31/10/2016 11:05:57
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dal silenzio
dal silenzio in schiere oscure e soffici intravedo un tempo senza futuro né passato e io percorro gli alberi e abbandono questa pianura cosi piatta dl pensiero e mi inabisso dentro terra d’acqua altre larve stanno e tutte senza occhi ma tutte con certezza che dallo spazio verticale viene vita un cielo d’occhi in alto là mi attende e poi un sorriso al centro del tuo volto non parli le parole ma fruscii di foglie e rami mai cosi felici e un vento gentilissimo percorre questo vestito vecchio che io dico P elle
Id: 40050 Data: 31/10/2016 11:02:54
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Cè cosi gioia
C’è cosi gioia nelle foglie e i fiori che mangiavi per averli dentro in una sensazione antica con nella pancia la terra e le radici e fare del sorriso tutto un fascio Non faccio altro che morire un po’ogni giorno facendo posto alla natura che mi chiama in questo luogo mai cosi lontano Ma nel mio petto nasce un canto tutto nuovo che accende tutti i fuochi nella notte poiché si vedano ben oltre i confini della vita. Ti tolgo la cenere dagli occhi e dalla bocca poiché tu veda e possa tra l’ombra e lo stupore in armonia far nascere il tuo canto io sono insieme Era notte e adesso è giorno……. E’ successo qualcosa………. .. C’era una volta……… C’era una volta e quindi ci sarà…….. E solo quando comparirà quell’immagine Avro’ vissuto
Id: 40049 Data: 31/10/2016 11:00:29
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unaltra quiete viene
nel silenzio della luce, un’altra quiete viene in questo autunno mi abita un annuncio -stipula una resa arrenditi al suo canto- percorri coi tuoi piedi quel cammino vaga odora copriti di luce e di semplicità varca confini inconosciuti incarna l’eremita sii te stesso e quindi mangia l’erba fino alle radici perchè é li che troverai sostanza quel sale della terra che accomuna e se ogni sera alla linea d’orizzonte sorgerà il miraggio. Benedici e Canta seduto e albero tra gli alberi fatti carezza bacia le foglie cadute ad una a una sono vite che cercano una vita sottoterra un desiderio sacro di fertilità.
Id: 40048 Data: 31/10/2016 10:58:07
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Precipiti
Tu sei compresa con tutta la tua grazia fra i nomi della luce nel più sacro recinto che ho creato per custodire i semi un palmo sottoterra Vieni teniamoci per mano in quest’istante di rivelazione tra gli alberi e le foglie Se chiudi gli occhi stringi le dita tra le dita tieni il respiro in serbo P r e c i p i t i sotto le radici e puoi vedere il mondo che ti manca e che ti nutre come tua madre appunto
Id: 40047 Data: 31/10/2016 10:54:31
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ci sono dappertutto le tue mani
odora di bianco la macchia nel cielo nell’attimo il respiro che si perde immerso nelle ombre senza braccia c’é i canto di un uccello senza razza in questa ampiezza immensa eppure esigua. Ci sono dappertutto le tue mani.
Id: 40046 Data: 31/10/2016 10:34:23
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Anche laria
anche l’aria d’un tratto prende forma se ti penso ho in bocca il tuo sapore immaginato e quindi ancor più denso io chiudo per pudore il mio pensiero ogni notte che viene è un desiderio di ricongiungimento perchè c’é stato sai un tempo i cui eravamo uno
Id: 40045 Data: 31/10/2016 10:31:52
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viene una luce
Viene una luce in forma di coraggio anche l’aria d’un tratto prende forma una invincibile grazia mi pervade ed un ringraziamento magro sale dalle corde della gola fino al cielo
Id: 40044 Data: 31/10/2016 10:27:45
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Non ridere
Non ridere ti ho vista nuda camminare sulle acque del mio fiume stamattina e tutto il verde calmo ti avvolgeva E poi saliva un canto nella forma della fuga era di noi che sparlavano gli uccelli le gazze ladre i corvi le cornacchie tutte a cianciare di questo antico nuovo amore Io me ne stavo seduto sulla riva e veniva il tuo profumo nella bocca come un latte appena munto un erba nuova
Id: 40043 Data: 31/10/2016 10:24:47
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Se solo segui con la mano il fiore
Se solo segui con la mano il fiore accarezzi lo stelo e lo percorri e giunta alla terra un po sprofondi inizi un percorso di radici di madri antiche e nuove di sembianze ancora sconosciute Nella mandragora di cui tu hai le forme c’è tutto quel mistero che ci lega quella magia antichissima che vive componendo un bacio con le dita
Id: 40042 Data: 31/10/2016 10:22:28
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Di nuovo il vento
Di nuovo il vento mi porta tue parole tu sai come le porta? In nuvole di senso mi sento avvolto da tutto il tuo respiro e poi tu entri inaspettata e parli chi sei? chiedo ogni volta e tu - Aman son io che parlo a te- Vieni, tu che possiedi la perfezione della chiocciola che fai della lentezza un canto una scia d’argento che è umida d’amore Vieni, tu che vivi a contatto con le foglie e che percorri il legno in tutte le sue rughe con i tuoi occhi come un cannocchiale Vieni tu che sei movenza ineludilibile nell’aria traccia quel confine fra me e te cosi labile da sembrare un quasi nulla Chi sei ?ripeto e poi mi unisco al canto Io sono insieme Viene una pioggia sottilissima quasi un pianto delicatissimo per noi e io ti bacio nella bocca più segreta con la mia mistura dolcissima ed impura.
Id: 40041 Data: 31/10/2016 10:19:01
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Cè un varco nel tempo
C’é un varco nel tempo se rompi cio’ che t’imprigiona dove tutto diventa circolare é il tempo in cui gli alberi si mettono in cammino e gli umani mettono radici ciascuno cerca un nuovo luogo oltre il confine degli occhi oltre le montagne dove si trova un’innocenza nuova. Ho visto nel cammino due alberi baciarsi e due amanti intrecciare le radici e lo stupore portava allora gioia in forma pura. Si sente dentro il bosco Si si sente un invisibile bellezza tutta viva che attende solo una domanda purchè sia ingenua e pura come quando eravamo al centro dell’origine del mondo una sola e grande vita. Potremo allora unire linfa e sangue e cuore e ali e aria. Saziare infine quella fame che c’inebria.
Id: 40040 Data: 31/10/2016 10:15:52
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