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Raccolta di poesie di Simone Carunchio
[ LaRecherche.it ]

I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.

*

al caldo nel suo ventre

AL CALDO NEL SUO VENTRE

 

Il sole riluce forte sui vetri

del palazzo delle Poste. Una famiglia

allargata di rondini saetta

allegra, mentre una di gabbiani

pare sghignazzare della condizione

umana. La cicala applaude nervosa.

 

Un sentiero di ciottoli di cemento

conduce alla soglia dell’ufficio

in entrata; in uscita il percorso

è indicato da frecce marcate

per terra. Dentro c’è una macchina

che distribuisce soldi, ma solo se hai

una certa tessera di cui conosci

il codice di sblocco e la infili dentro.

Una sedia, un bancone, un chiosco

di cellulari e carte sim, moduli,

persone in fila agli sportelli,

matite e biro. L’ambiente

è pieno di tosse e tasse. Si aggirano

tassi. Giovani e anziani: un movimento

corale. Un pettirosso è penetrato

nella sala spoglia. Forbicine

e lepismi occhieggiano dagli angoli.

 

Un giovane, nello zaino, ha da fumare

uno spinello; un altro, accanto

allo spinello, ha un anello stimolante

il pene o il pensiero, non lo so più;

una mamma ha un ciuccio nella borsa

e un vibratore; un vecchio

un gel lubrificante e un altro

caramelle rinfrescanti. Tutti

hanno il cellulare e le carte.

 

Ma non basta, non ci basta!

 

Vogliamo esistere di più, lasciare

più tracce nelle anagrafi telematiche.

Vogliamo spuntare ricevute, sputare

sangue e seguire altre pratiche, compilare

allegati in cui possiamo scorgere

divinità pagane che si affacciano sorridenti,

sapendo che con il filo delle parole

si riesce a tenere insieme l’epidermide

delle istituzioni che ci proteggono

e trasportano la violenza altrove

e il cui sangue e latte è un denaro

sempre più liquido e plutonico. Forse

sporco.

 

Talora pare una vita altrui

o una morte. Invece

ci creiamo una extra vita.

Riempire un modulo

è alimentare il pachiderma

dell’esistenza che ci ha inghiottiti.

Ci muovimo al caldo nel suo ventre.

 

Intanto il sole tatuato cala lungo i viali

e nitrisce seguito da sciami di dati.

 

Tranquilli, siate di buon umore:

il presente lo espandi quanto ti pare,

dall’esistenza che lamenta le sofferenze

dei tradimenti dei lupi

a quella degli ippopotami grassi

delle ore stanche e del risolio dei bimbi.

Tranquilli, siate di buon umore:

pascoleremo ancora sulle nostre guance

la giustizia delle scartoffie e l’ingiustizia:

c’è ancora qualcuno che lenisce,

colla lingua, le ferite dei milionari.

 

Mentre il sole cala, la luna di marmo

sorge tra i palazzi, con i seni

coperti di nuvole.


Id: 53896 Data: 23/06/2019 09:37:49

*

la bella arte

Numerosi i mesi passarono,
e le morte stagioni e vive,
su libri antichi e del moderno
preoccupanti, mentre, proclive,
ingurgitavo prelibate nozioni
alla ricerca delle ferree leggi
della verità, che enormi coglioni
ci fanno, sullo scranno dei seggi
della realtà; e alla ricerca
delle leggi tra realtà (in cerca
di verità da contrapporre a falsità)
e verità; trovando nella medietà
la doppia contraddizione e in ogni
assoluto la qualità frattale
della sineddoche e della metonimia

Non so quali ne furono i bisogni,
di questa ricerca surreale
che mi causò una animia
godereccia e non sentimentale
in balia dei marosi degli umori

E che orgoglio per questi amori!

E ma poi, per fortuna o sfortuna,
nel mio mondo arrivasti tu,
luminosa come un cerchio di luna,
a rischiarare quegli ambienti tetri; tu,
parte del tutto e tutto della parte,
mi educasti alla bella arte
del sentire senza speculare
e del percepire senza ragionare

Id: 42666 Data: 02/05/2017 18:39:04