I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Silvia
SILVIA Tamara era un nome di spezie, ambra il colore della pelle e il corpo sodo che non ho avuto mai, così me lo immaginavo portando a spasso tutti gli spigoli delle mie vocali ‒ Silvia invece è un nome docile, pensavo, di quelli che un uomo non si azzarderebbe a sospirare di piacere, al limite silvestre di un verde da piantina coltivata dietro una tenda di cotone liso, chissà come sarebbe, mi dicevo all'improvviso, avere il nome dell'amica immaginaria che nei giochi dell'infanzia mi teneva compagnia, ‒ Ronca un volo di immaginazione che tra le labbra di sicuro avrebbe un punto di domanda ‒ ma che nome buffo, da dove viene? Silvia compare poco nelle canzoni e di poesie ce n'è ingombrante una, che lei alla fine muore giovane, insomma, tutta un'attesa che sa di primavere e rose e crinolina e danze di farfalle, anche loro poverine destinate a scomparire presto. Io volevo un nome esotico che mi facesse il seno bello e l'andatura da valchiria, ma mi è capitato in sorte d'essere due occhi troppi grandi e l'insistente vocazione al sì con tanto d'eco verso il cielo, due pini sulla via dello stupore dove mi arrampico con questa mia paura di cadere intera sull'ultima lettera aperta come una bocca d'aria piena, prima dello schianto. Silvia Rosa, da "Tempo di riserva" (Giuliano Ladolfi Editore, 2018)
Id: 48454 Data: 14/04/2018 10:29:37
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Guarda
Guarda Guarda il panorama dalla tua finestra con gli infissi in legno profumato, tre punte in fila di montagna equidistanti ed un giardino in tinta ammaestrato intorno a poche case delizia e disciplina da manuale di buon gusto che ti fanno tanta meraviglia, silenziose. Guarda alle pareti rosso impero e crema e tortora finemente decorate le tele di una mostra che celebra la guerra l’amore dio in croce la morte scenografica di una vergine in un cimitero di museo, l’ennesimo, tutto lindo, quasi rarefatto, sterile. Guarda il tuo corpo, ora, sorvegliato a vista metà carne da macello metà opera d’arte cesellata da un’estetica santa religione, così bene addobbato, un alberello di Natale finto carico di doni per gli invitati di una festa deserta, un palo di scopa dritto contro il vuoto con al centro una falla, un difetto imperdonabile una specie di piccola culla vuota della misura esatta, non un centimetro oltre, di quel buco d’ombelico dove guardi guardi guardi da quando ne hai memoria, tutto quanto ti circonda e non ti riesce di sfiorare, tutta questa vita la tua esistenza come un chiodo da scacciare via. Silvia Rosa, da "Genealogia imperfetta" (La Vita Felice, 2014)
Id: 29793 Data: 12/01/2015 19:34:19
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sms #32
sms #32 le stazioni parlano di noi, dei nostri passi affrettati tra le stagioni, perduti negli anni di treno in treno, l’attesa ripetuta di un abbraccio, il caffè che si fredda troppo in fretta nell’attimo prima del saluto, il polso che trema un istante, il tempo lungo di un addio che torna sempre indietro. e torneranno a perdersi tra i binari e a correre sulle banchine affollate di passi anonimi i nostri sguardi e le inquietudini rapprese agli angoli di un ultimo secondo, torneranno le mani a tenersi strette lungo la striscia cupa di un biglietto – andata e ritorno andata – a pezzi, coriandoli di sorrisi e un finestrino liquido che volta le spalle impigliandosi a labbra di cieli al rovescio, e il tuo volto e il mio torneranno a chiedersi il luogo esatto dell’arrivo e dell’addio, che precipita in un intervallo di arrivederci Silvia Rosa, da "SoloMinuscolaScrittura" (La Vita Felice, 2012)
Id: 29792 Data: 12/01/2015 19:30:56
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Dicembre venticinque
Dicembre venticinque giornia ritrosocontavo i chicchi di neve la sommadi zucchero spolverato sulle stradeasfalto il peso esatto catrameun mucchietto di gelo montatoin spuma di ore venticinqueuna di attese da raccogliere spillaretra le luci intermittenti che schizzanogialline tutt'intorno malinconiche,il mio dono la tua barba bianca- bianca o era nera o non era? -Babbo Papà Nataleti ho scritto venticinque letterine - anni(non) ti amo infatti non ho smesso di aspettartie di cercarti e di credere che esistiin ogni uomo che mi stringe un fioccorosso nella carne- sono io il giocattolo a buon prezzo il dono - quest'anno quest'invernoquesto numero di ghiaccio venticinqueaghi di pino a pungermi le palpebreregalami l'incanto d'un abbracciouna carezza un passaggio - tienimi - sulle tue ginocchiacontami appesi alle dita della mano venticinque desideri tutti uguali- amami come sononon sono stata buona forse, è vero ma tu, Padre, tu nemmeno. Silvia Rosa, da "Genealogia imperfetta", La Vita Felice 2014
Id: 10839 Data: 02/11/2011 12:30:44
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Istruzioni per l’uso
ISTRUZIONI PER L'USO
Spogliami lentamente sfilami prima il nome poi il cuore in ultimo strappami via la mente. Ricorda di starmi sulla pelle in verticale premendo come peso a piombo tra le cosce sullo sterno aderendo bene al solco vivo del volto. Ondeggia sempre dalla parte opposta alla mia direzione, non cedere alla tentazione di un rotondo abbraccio mantieni la tua forma la linea nera di demarcazione. Chiudi sempre ogni porta: si capisce che se scappo tu non puoi restare
del resto non si è mai vista un'Ombra senza nulla da macchiare.
Silvia Rosa ("Di sole voci", LietoColle 2010)
Id: 7748 Data: 21/03/2011 18:53:01
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