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Tragedia di Divin Commedia
Sul germogliar di giovinezza in erbe mi ritrovai in una nebbia fitta e scura Qual la ragion di via era ostruita Ahi quanto a dir è cosa dura passar pei quei sentire senza un’unità di misura! Di cieco passo seguiva l’andatura fragile e tremula con la quale armeggiavo…
ombre tattile pareva quasi più vicine dopo un breve richiamo. Un novo ticchettio scandiva il battito che rompeva il vuoto d’ogni silente pianto dal quel echeggiava a mo’ di rantol chin’sé rincara ogni paura e da manforte prem frenando orsi ogni censura. Al cader d’ogni barrirà umana il sentire m’apprese come un animali branca la preda e di quel che poi rimane niente fa più resa.
Né il fato né il destin di pietà s’arreser nel veder cotanta ingiusta sorte e nel non proclamar manforte In beffa a tal io mi muovevo.
E la parvenza di scontar tutti i mali ragion di grazia a me non rincorre per chi vuol volar senz’ali, in un miserabil cammin incorre. In te non vidi misericordia e non ti piegasti ad asciugar codeste lagrime innocenti pan della memoria ch’io nascosi coi sorrisi vacui e latenti. Intra i mortali non leggo il buono né per chi professa nel decantato di’ di festa né pel altri chi di carità non conoscon l’usanza.
Da quella region non più si torna Ne fatal compianti ne preghiere Servon.
Id: 55546 Data: 26/11/2019 21:43:28
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