I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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23 - Passaggio ventitreesimo
Vorrei poterlo dire ad alta voce quanta distanza c'è tra noi e un’altra luna (un aldilà, un laddove, la piega nascosta nel punto cieco nell'occhio, la luce prigioniera reclusa in un risvolto)
vorrei poterlo dire che c’è una via di scampo, che è una combinazione la chiave che ci manca
(lo scatto a serratura un click al chiavistello e si apriranno porte con dio dall’altra parte)
vorrei ma non ci riesco a dirti che comunque siamo rimasti a terra
e solo intermittenze un’impressione vaga che esistere è altra cosa
come un fiorire di rosa un neonato che riposa.
Id: 34753 Data: 25/10/2015 12:45:26
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Intermezzi di luce fra buio e buio.
e quando le parole non più cristallo un tintinnio nascosto un'eco di conchiglia, ma appena un toc di nocche battute contro il legno, un vuoto di rimando per quanto vuoto dentro,
e quando già ti sembra che sia degli altri il vivere e senti che la vita si fa tempo che fugge e solo un levare e battere il tempo che si è vivi,
e se l'amore è il passo di una ragazza estiva che riempie immenso il mondo e poi se ne va via (e ti ha sfiorato dio con quei suoi occhi grigi e il sole nei capelli)
cosa ti resta ancora se non durare in giorni sperando sia l'imprevisto a scuoterti le spalle, a dirti vieni giù che oggi si va al mare...
FP
Id: 31872 Data: 10/04/2015 19:04:42
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Scene da un amore.
Saremmo stati argine, noi due, atollo spume e sabbie, intreccio di radici in cavità nascoste
e nessuna piena, marea di petroliere, ascia scure o strappo
a rompere la bolla, il cerchio delle fate, il legno della porta.
Saremmo stati nodo, noi due, a sciogliersi all'estremo perché non c'è rimedio al tempo che finisce se non l'arrivederci al forse un'altra vita (e noi ci credevamo nei giorni dell'età coi libri sotto al braccio e le parole eterne a fior di labbra in fiore).
E' stata una sorpresa distogliere lo sguardo, sentire il bacio sazio e la carezza morta; è stato uno svanire (un qualche peso al giorno), uno stillare gocce senza nessun rumore
e non ci siamo accorti del largo fra noi due, di quanta terra spoglia a qualche passo appena.
E quando vado via e chiudo già la porta, lo so, sono sicuro, io non ti manco più.
E quando tu vai via e chiudi già la porta, io so, sono sicuro, tu non mi manchi più.
FP
Id: 31846 Data: 09/04/2015 18:17:07
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[è stato lungo il viaggio]
è stato lungo il viaggio per arrivare a te (ho avuto contro il vento ho avuto contro il tempo e a maledirmi un dio quando ho spiegato vele)
ho attraversato mari e vuoti siderali, bevuto fino in fondo l'abisso nei bicchieri, provato ad ogni morte un po' della mia morte
ho disserrato il cuore per canto di sirene (era appena gonna tirata sul ginocchio, un'ombra di rossetto e fragole alla bocca)
ma ancora il ripartire, il ritornare al largo con la parola addio incisa ad ogni passo.
è stato lungo il viaggio per arrivare a te,
se tu l'àncora, la riva, la sabbia fine del riposo,
non andare
resta che io ti chiami casa.
(FP da STUDI LIRICI (solo parole d'amore), ed. La Vita Felice, Milano 2012)
Id: 31822 Data: 08/04/2015 16:41:06
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Perdizione 39
niente più mi è padre e madre nemmeno un punto alto da guardare un'apertura alare da seguire
e immaginare in cielo un anticipo di dio un alfabeto d'angeli che sia annunciazione
niente da segnalare niente da dire
tutte le parole sono finestre che se ne stanno chiuse.
FP
Id: 31805 Data: 07/04/2015 19:38:35
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No, io non piango.
no, io non piango, tu lo sai che non piango, posso farti sapere solo nude parole che chissà se le spacchi forse cade la pioggia
(mille gocce sui vetri dalle nubi che ho addosso, il fragore e gli spruzzi di questo mare d'inverno).
no, io non piango, tu lo sai che non piango, posso farti sapere che qui ogni cosa è al suo posto che ho camicie stirate che non perdo mai un treno
solo a sera, al ritorno, mentre apro la porta, io lo so, me lo dico,
non mi sento più il cuore.
(FP da I giorni della neve - plaquette inedita)
Id: 31800 Data: 07/04/2015 11:10:28
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Cambi di stagione.
Si è aspettato a giorni il mondo che verrà (era in attesa sul finire di una buonanotte, oltre la storia e i baci prima di dormire, era inciso su cupole fra firmamento e cielo che bastava una preghiera perché dio vi si affacciasse in volo, e poi sospeso sopra labbra rosse quando l’amore non era un dopo di lenzuola sudate da lavare) si è aspettato, noi, come bambini seduti sopra a un molo coi piedi in pesca dentro acquario e mare e gli occhi di vedetta in cima a caravelle (perché i bambini hanno angeli per ciglia e coperte con le stelle sulle spalle, perché i bambini sono senza confini ed hanno passi alti dalle montagne al cielo). Poi vennero gli anni scivolati in acqua: un tempo per il tuono delle cannoniere, un tempo per il fumo delle petroliere, un tempo per l’utopia caricata dalla polizia, un tempo per un muro al fondo d’ogni via. E adesso è solo vivere al presente, lo spazio di giornata o qualche minuto appena, e se mi affaccio un tanto sulla riva lo so tutto il silenzio a perdita di vista, il nientenulla oltre la superficie ed un bisbiglio di cordoglio dentro cattedrali, così, come viene naturale dopo la strage, ad ogni genocidio di generazione quando infine si capisce che si nasce per le stelle e si muore in una cella.
(FP da Fra improbabile cielo e terra certa, edizioni Terra d'ulivi, gennaio 2015)
Id: 31775 Data: 05/04/2015 10:59:03
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Il gioco della verità
Bruciare fino all'ultima scintilla questo tocca, strappare con i denti dalla pelle la residua piuma che ti resta. Recidere lo spago ai palloni nella testa, pungere le bolle per lo scoppio e sia l’aria e il nulla l’inconsistente che li tiene. Domani al cenno lieve della luce, riporrò i vestiti sulla porta e uscirò nudo al ghiaccio che c’è fuori. In cielo. In terra. E dappertutto. (FP da Fra improbabile cielo e terra certa - edizioni Terra d'ulivi, gennaio 2015)
Id: 31768 Data: 04/04/2015 15:27:23
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Epitaphion
e quando tutto sarà quiete calma di vento i fiori sul terreno mondato dal vizio della carne gli sbagli perdonati (o solo dimenticati)
vorrei che tu sentissi come pulsava il cuore (che vive di nascosto) la musica segreta (che ho amato nelle cuffie) l'astratto ed il silenzio (di ogni mia pianura) lo spazio profondissimo (dove soli siamo perduti)
e poi quanto ho amato vivere al tempo delle attese quando ogni cosa è inizio e il compimento un niente,
ricorda che ti ho parlato (e tu non mi hai sentito) ricorda che ti ho toccato (e non ti sei voltata) ricorda che ti amato (e tu lo avrai scordato)
poi tutto sarà quiete la fine in fondo al giorno la luce che si spegne il chiudersi degli occhi
finalmente il sonno.
Id: 31756 Data: 03/04/2015 17:50:52
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Passaggi.
PASSAGGIO QUARTO Dopo il diluvio solo parole annegate, gorgoglio dal fondale dov'è posa di scafi e legni di un’arca che non ha retto l'ondata. Non invidio chi naviga ora la superficie assolata, chi vede l’azzurro e neanche un confine, una nube, un puntino, il presagio che il tempo ha un inizio e la fine. Dopo il diluvio meglio starsene zitti, tacere gli avvisi del fortunale che arriva, non dire la vista alla fine del viaggio, non distrarre chi ancora è in vacanza. Dopo il diluvio, il silenzio dei morti che già l’hanno visto.
PASSAGGIO QUATTORDICESIMO Cresco in amore e vertigine, per l’alba che accenderà candele sulle lenzuola a fiori, per la rondine testarda che ancora quest’aprile sfiorerà il mio balcone (e neonate piume nei nidi, vuoti e voli a chiamare). Cresco, in un pensiero che impara qualche nuova parola, nel verbo che schiude ancora un poco di luce (e s’assottiglia la faglia, si apre un’altra prigione). Cresco, per la ragazza di maggio a vestirsi di rose e sarà carne il suo seno per più vaste pupille (sarà graffio la voglia, di un morso, un appena). Cresco. In amore e vertigine. E nel frattempo muoio. NON E' VERO Non è vero che morire è solo mutazione già prevista (passare dal solido al gassoso, frantumarsi in soli e stelle e diventare vento, anni luce, una saetta da un qui al dappertutto). Non è vero che morendo non si perde niente. Si perde tutto se non ricorderò chi sono e cosa sono stato, l'accelerazione al sangue per te che non sapevo e poi tu il nome proprio tatuato sulla pelle se non mi accoglieranno i tanti volti persi e non rivedrò mia figlia che avrò lasciato sola (e non troverò il fragore dei sogni che ho sognato, di una mattina presto coi passeri già svegli ed il silenzio quieto dopo la nevicata, del cielo quando è maggio che apre le finestre e il sonno di una casa che guarda verso il mare). Non è vero che morendo non si perde niente. Io avrò perso tutto se in un'altra vita non mi ricorderò di questa.
(Terna classificata al posto 17° del recente concorso indetto da La Recherche)
Id: 31546 Data: 23/03/2015 18:02:02
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Senza titolo.
ed ora che mi hai dannato al gelo, posso stare qui o altrove sopra o sottoterra, al centro della stanza o lungo cento strade, posso respirare o tapparmi naso e bocca, uscire se c'è il sole o buttare via la chiave, posso apparecchiare o guardare com'è profondo un piatto, posso sentirmi carne o solo un po' di fumo che si disperde in aria, posso coprirmi ancora o strapparmi anche la pelle, sentire tutto il tremito lo scricchiolio del ghiaccio. ed ora che mi hai dannato al gelo, ho fatto dell'inverno la mia casa, domani in un giardino io sarò l'albero e tu la neve. Francesco Palmieri da "Studi lirici (solo parole d'amore)" ed La Vita Felice, Milano 2012
Id: 31019 Data: 04/03/2015 18:22:58
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Dellimpotenza
Sono furia che non muove foglia, pure se voglio. Perché io solo immagine la somiglianza un riflesso bastardo che non è dio e uomo nemmeno. E sto senza cielo, straniero qui a terra, indeciso se sia vivere questo o soltanto un morire che accade da tempo. [FP]
Id: 30519 Data: 13/02/2015 20:18:37
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Mea disculpa.
La poesia non è un pianto greco l'urlo di prefica ai piedi del cadavere lei vuol solo dire che siamo ancora vivi che non ancora morti che abbiamo punti di cervello che fibrillano di stelle
e se si indossa il grigio a volte il nerofumo, se ogni parola è sterpo un ramo tagliato fresco
non è rantolo (di corpo moribondo) piuttosto il lampo d'occhi lo scatto della fiera il tendere dei nervi appena un'altra freccia squarcia troppo vicino al cuore.
Francesco_Palmieri Top of Form 7 Bottom of Form 7
Id: 6818 Data: 22/01/2011 12:30:03
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Auto da fé.
Per vivere ho sparso fuoco e sale su un ultimo dolore (quel colpo dritto al cuore la freccia nel tallone la lancia che indovina il punto più mortale)
è stato uno strappare il vivo con i denti passare con la gomma i segni scritti in cielo e richiamare a terra alianti ed aereoplani (perché del grido a dio non torna neanche l'eco)
è stato un goccia a goccia morire un tanto al giorno non dire più al mattino stanotte ho fatto un sogno mutare la carne in calce edificarmi muro.
Ho fatto a pezzi il cuore sfilato sangue e vene lasciato solo l'osso a trattenere il peso
e sto senza respiro senz'aspettarmi un vento un colpo d'aria ai piedi
un angelo tutta pietra.
Francesco_Palmieri (luglio 2010) Top of Form 9
Id: 6817 Data: 22/01/2011 12:19:58
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