I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
Fu in me Cerere in Toro quando nacqui,
suo nido, sua culla, sua dimora.
La riconosco dal profumo di terra,
la sento pulsare, feconda, viva, reale
nei miei pensieri.
In essi alberga, natura primordiale.
Essa è lì, in me respira.
Per il mio segno Pesci che all'orizzonte appare
in due sono divisa, sì.. fra terra e mare.
Ora oceano infinito,
ed ora argilla, fertile suolo, campo da coltivare.
Oltre la scintilla d'amor che divampa e muore
oltre quella che per vanità si pavoneggia
come il pavone che la ruota
dispiega e richiude
al di là dell'ardente fuoco che nostalgia alimenta
e nel crepitìo sogno e realtà confonde
troverai me, mio amore,
custode fedele del sacro focolare
costante vestale di fuoco perenne
che è figlio del tempo
rinnovata e immutata fiamma.
Quanto l'occhio è ingannevole se la pupilla è pigra...
prende per foglia caduta una farfalla inerte.
Lo sfavillar suo verde è speranza nella sera
e allo sguardo più sapiente appar
come smeraldo puro.
Ma quando la calma muterà in un batter d'ali
l'oblio confonderà
gioiello, foglia e insetto.
MORMORIO
Qual perché
o divino arciere
si nasconde nell'affievolir
del mormorio lontano
delle fronde?
È la freccia intorpidita
dall'inconsunto annoverar
delle passate danze
o il mio tempo scaduto
che ormai decreta lo sfumar
delle avvenenti sembianze?
Ad amor che immortale regna,
speme infinita dono,
che dell'incanto d'amor
giammai svanisca il suono.
Jazz
un fulmine a ciel sereno,
un ticchettar di gocce,
il temporale..
jazz la quiete dopo la tempesta.
Così l'uomo,
jazz... siamo noi.