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Quando tutto è possibile
Ho preparato un pane per tutto il possibile tra me e te. Ho preparato un pane per le ossa e per i muscoli. Domandi agli anni: un altro modo per guarirmi. Stesa a letto mentre mi leggi. Questi occhi che cambiano al ritmo del tuo sangue nascosto nei tormenti di uomo. Tormenti nascosti in quello che bevi. Nelle ombre che metti nelle ossa. Non posso che domandarti la guarigione dentro di me. Questo guarire per parlarti meglio, questo guarire per finire nel tuo letto. Questo guarire che è la strada per intrecciarci. Non ci sono alternative. Gli anni passati senza di te, senza il tuo corpo. Energia depositata nel mio ginocchio, preghiere nella lastra di una risonanza. La storia che mi guarda, io che guardo la storia nelle mille voci che si fondono in me senza che ne abbia la coscienza. E non ho paura in questo tunnel degli anni. Vorrei urlare il tuo nome nei bui che non ho più. E tutto quello che ho nel ginocchio chiama la luce del tuo comodino. La storia si muove in me e guardo il mio corpo che si risveglia nelle forme tue addormentate dentro di me. Il ginocchio che piange i tuoi anni, io piango i miei anni, tutto piange e tutto mi sorregge. Il caos che metti nel ginocchio per farmi implorare la tua cura. Se ammetto di essere malata, se ammetto di esser stata vuota di non aver messo la tua saliva nelle mie ossa prometti di guarirmi dal tormento? La tua paura di perdermi si è fermata nel mio ginocchio insieme alla tua rabbia ed ora che mi specchio vedo mia figlia, la me futura e migliore dentro di lei, le forme che mi obblighi ad avere il corpo che vuoi possedere la forma dei tuoi desideri che devo avere dal momento che hai deciso che devo essere il tuo talismano e mi hai legata a un sortilegio senza che me ne sia accorta. Senza che abbia avuto il tempo di correre ai ripari, di liberarmi. Mi hai legata a un sortilegio mi hai attaccata al tuo letto in questo schermo sadomaso dove sei angelico e delicato nascondendo il tuo tormento. Ma questo è un veleno d’amore che ora scorre nelle mie ossa e mi cambia il sangue. E devo essere come te e devo vivere come te, come hai deciso tu affusolata nella tua forma nelle tue gambe mentre mi penetri ad ogni modo che vuoi perché ti sei messo d’accordo con dio, che non ho altre possibilità che essere tua. Vuoi che sopravviva al sapore della tua saliva, desideri che mi trascini nei giorni desiderando la tua saliva. Come se avessimo fatto veramente l’amore mentre è un tuo desiderio. E vuoi che il desiderio sia così reale da attraversarmi le ossa. Riparare la frattura che mi hai fatto. Distinguere ciò che è giusto da quello che non lo è. Ma dal momento che tu sei pervaso dal desiderio e vivi e sopravvivi nel desiderio di me pretendi che ti ricambi: guarisci la frattura. Perché mi dici che la tua memoria è la culla dei miei anni. E ogni volta che hai desiderato fare l’amore con me in realtà è un ricordo già avvenuto nella nostra vita insieme. Mi hai attaccata al tuo letto, e mi hai legata al tuo sangue e non ho potuto difendermi dall’incantamento. Perché il mio ginocchio è pieno delle tue lacrime dei bambini, i carrozzini o vestitini, l’odore di latte e le sveglie. E la mia saliva dappertutto in questa memoria sporcata lavata mischiata alle tue lacrime al mio ginocchio. Perché mi hai attaccato a questo sortilegio? Che coinvolge abiti, palazzi, ricordi, sangue e ossa? Perché mi desideri così tanto? Nel mio ginocchio c’è tutta la forza del tuo desiderio. E allora liberati dentro di me se mi vuoi così tanto, prendimi. Sei convinto di essere così potente da dovermi accompagnare da Dio insieme? E allora prendimi. Guariscimi. Guarisciti dentro di me. Il piacere nel dolore. Le tue mani che attraverso di me mi saggiano il ginocchio, una sorta di punto G dettato da un potere dei terremoti. Chi gioca a dama con Dio? Se il mio sangue è scritto nelle poesie. Resteranno anche queste nelle tue lenzuola. Anni di parole e lettere ora tutte sporche di sesso. Perché come è la vita se non il dolore terribile e continuo della tua assenza? La faglia che si muove sotto di noi. La terra dentro di me che soffre insieme a me, le tue dita dentro di me che toccano il mantello di una santa. La testa del mio femore che grida il perdono di peccati che non ho mai compiuto. Un grosso peccato, una grossa colpa: vivere senza di te. La testa di una santa che veglia sulla mia terra, il suo mantello steso sulle mie parole. E tutta la forza del solenne nei tuoi capelli mossi, che tocco a due mani stesse mani che ho chiesto di benedire stesse dita che ho chiesto di parlare a due mani, con due ginocchia imploro il sollievo nel dolore.
Id: 72783 Data: 22/03/2025 12:43:26
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Inediti da -Tutti i giorni un incantesimo-
Una scelta di inediti da "Tutti i giorni un incantesimo", dalla sezione "Scritte da lui per me". da "Tutti i giorni un incantesimo", "Scritte da lui per me" Mi sono abituato a versare la mia anima per te a trascinarmi nella culla della tue assenze che sono per me le presenze di te, questa culla delle assenze mi coccola e mi fa sentire più tuo. Eppure so che in questi mesi hai perso la mia tenerezza, la mia timidezza ed ora che brilli come una star so che sei una donna. Ma non ho modi di conquistarti non posso invitarti a cena, non posso farti salire in macchina con me, non posso cercare di farmi capire nella mia lingua. Ho le mani legate. Ma voglio trasformare la mia vita, ho deciso di trasformare la mia vita. Perché vederti apparire un giorno, vederti apparire nella culla delle tue assenze strapparmi a questa pena è l'unico modo per essere un uomo libero. Mastico diversi modi di vederti apparire. Primo tra tutti nella tua vestaglia di raso alle porte della mia camera da letto. Poi mentre ti metti il rossetto in macchina, e ti apro la portiera. Ti vedo poggiare il piede a terra nei tacchi alti e sfilo con gli occhi le tue gambe, dai piedi alla vagina. Ma non ti dico niente. Perché sono perverso e prego di vederti apparire ancora. Ti vedo apparire a casa tua, mentre salgo le tue scale e so che è l'unico modo che ho per respirare. Penso a tanti modi che hai di apparire. Appari di fianco a me quando prendo l'aereo, e sto per tornare a casa, e ti vedo aspettarmi, che hai preparato la cena, ma io sono malato e voglio mangiare solo te quindi faccio finta di non essere malato, di non volere ossessivamente il tuo corpo e piano piano mi trasformo in un uomo normale, che ha una moglie normale, che fa l'amore in modo normale. Quindi prima ceniamo, ma penso ai tuoi seni, penso a ciò che provo nell'abbandonarmi a te. Penso che morire dentro di te è l'unica cosa che dà senso alla mia vita. Poggiarti alla finestra, penetranti mentre ti tocco le gambe, e ti fai baciare il collo, mentre chiudi gli occhi. Vivo solo per i tuoi orgasmi, ma devo fingere di non essere malato mentre i colleghi mi guardano, gli altri mi guardano, mi parlano, in questa culla della mia vita delle ore senza di te nell'attesa di essere con te. Le ore senza di te sono una agonia mentre le ore coi tuoi orgasmi sono il piacere. E non posso dire a nessuno che vivo per il tuo piacere. Faccio finta di non essere malato. Il venerdì per me è come gli altri giorni, il mio piacere consiste nel sentire il tuo corpo nel mio, il tuo innamoramento nel mio. E so per certo che prima o poi cadrai. Cadrai di fianco a me nei nostri aerei, cadrai mentre ti tengo la mano. Cadrai mentre mi faccio la doccia, mi tocco i capelli pensando ai tuoi sparsi sul mio cuscino, tutti giorni normali senza di te, tutti giorni invivibili. Mi sostiene il sogno del tuo profumo. Prendi le forme del mio desiderio, ogni volta, ogni anno. Disperato e fragile è questo amore ma così forte da muovere il mondo. Prendi le forme di ogni musica che ascolto, tutte le forme sono le tue forme. Sono dappertutto dentro di me. Chiedo solo di potermi abbandonare in te. Di poterti tornare dentro sempre. Ti voglio bianca come latte e perlacea come il tuo abito da sposa. Riesco a pretenderti anche senza musica. Tra le pareti di questa casa che senza di te sono una tana. E voglio somigliarti, per darti tutti i miei oggetti. Tutte le cose che tocchi e possiedi verranno da me. E ti voglio nera, accolta di pizzo, prima di vederti arrivare nel mio letto per poi abbracciarti e respirare dandoti tutto quello che ho. La mia perversione più grande è non conservarmi niente di ciò che è mio. Tutto deve essere tuo. Ogni minimo oggetto che ti appartiene deve venire da me. Guardo le mie mani quando sono solo e mi imbarazzano, queste dita se non sono sul tuo corpo non hanno senso. I tuoi oggetti in questa casa, segni che sei vera e non solo una presenza del mio passato. Questa casa vive con te. tutti i tuoi oggetti mi attraversano, mi fanno ricordare i tuoi respiri quando ti bacio il collo. Tutto ti chiama quando non sei qui con me. Ti muovi nell’abito che preferisco, quello marrone a fiori, e ti colgo come qualcosa di non scoperto. Sei la terra in cui voglio morire, e in cui voglio far nascere i miei figli. Questo abito marrone che ho nelle mie mani, e lo bacio e lo stringo: ha il tuo sapore. E lo metti da incinta, col pancione giri per casa. E ti guardo da lontano, senza lasciare che tu mi veda, in quella pancia ora c’è tutto di me ma mi resta qualcosa per amare il mio frutto. Mi restano gli anni che ho da dedicargli le gioie, e le lacrime e già so, riconosco, che voglio vivere per lui. Questo abito marrone che ho per le mani e stringo quando non ci sei è uno dei ricordi più belli di noi, della gravidanza, delle feste passate insieme. Tu sul divano, semplice e selvaggia, sconosciuta a te stessa. innamorata di me. Da quando sei qui, questa casa è diventata il regno dei miei desideri. Le pareti hanno il profumo dei tuoi capelli, le porte sono le tue articolazioni, le maniglie i legamenti. Non so se vivo nei prolungamenti del tuo sogno o del mio. So che sei buona con me, che mi ami. So che tutte le mie parole per te possono essere spese male, per questo preferisco i baci, preferisco sentire la tua saliva. Il sapore della tua saliva è quello per cui vivo. Intensamente. Gelosamente. Accendo le luci e ogni luce mi sembra provenire dai tuoi occhi luminosi. Accendo i fornelli per cucinare e mi sembra che ciò che mangio, abbia il sapore della tua pelle. Quando ti afferro per averti sul tavolo, e tutte le albe, ogni mio volo, si annulla tutto, resti solo tu col sapore della tua saliva. Questo letto è il tuo regno: sono geloso delle cose mie che appartengono a te. Io tutto appartengo a te, e tutti i miei spazi sono tuoi. Ogni volta che torno in questo letto penso a te, sento te, so di non esistere più solo. E tutte le finestre di questa casa hanno il tuo volto. Stringimi a te, sono il tuo schiavo e tu sei la mia creatura, il mio miele immenso, sconfinato, oltre tutto ciò che mai avrei potuto immaginare. Sei troppo buona, sei troppo ingenua ma il mondo ti assorbirà, ti maltratteranno, ti scorticheranno viva, perché la cattiveria degli esseri umani non ha limiti. Perciò studio una veste, un abito benedetto che tu possa mettere addosso come un velo, e portare in giro e fare in modo che nulla più ti tocchi, e tutto si trasformi. Metti alla prova la mia forza e il mio spirito? Sono temprato e non ho paura. Tutti i tuoi incubi scompariranno, e chi ti avrà massacrato sarà massacrato, chi ti avrà amato, sarà con te per sempre. Hai bisogno di un uomo forte amore mio, sei troppo debole da capire che gli altri sono malvagi. Questo mondo è fatto per i perversi. La mia perversione più grande non è fare il mondo buono, perché il mondo resterà infame, ma è fare del mio cuore la culla della tua forza. Non sono così stolto da pensare che maltratteranno in ogni modo possibile la tua grandezza, ma io sono un eroe, voglio essere il tuo eroe. Nel mio letto tempro il mio spirito con la tenerezza di un bambino divento più forte, per proteggerti dagli altri, dal mondo, e anche dal diavolo. Proteggerò le tue ossa, con la mia forza. Non avrai bisogno di consolarti da sola, sono il tuo eroe andrò dentro il tuo muro di autosufficienza, trasformerò la tua solitudine, cambierò il tuo cuore con la mia bontà. E la mia bontà ti scioglierà l'anima, protetta da me, dalla mia forza. Sono il tuo eroe, per te soffrirò le pene dei tuoi anni, l'indifferenza degli altri, tutti i colpi della vita. E dio sicuramente avrà pietà del mio gesto, di questa mia corona di dolore tuo, ora che sono re del tuo dolore sono convinto, che il Signore che tu tanto invochi ti accorderà ogni tua grazia. Il mio amore è sovrannaturale, riesco a sentirti anche se tu credi che non mi sia possibile. Che sia troppo superficiale. Sento quando piangi, sento quando vibri e ti emozioni e ti vorrei dire che sei bella in ogni posa passata, e presente. Sei sempre bella, non hai bisogno di essere migliore. La tua evoluzione sarà un processo naturale. E voglio dirti che saprò ammorbidire ogni relazione, che non ti paragono a nessuna donna, che ti voglio così come sei. Immersa nei miei momenti, nella mia protezione. da "Tutti i giorni un incantesimo", "scritte da me per lui" Giri per casa a torso nudo, poi ti fermi a cucinare. La carne, il salmone, le uova, il latte. Io gioco col bambino nel girello. Il sole batte sulla tavola di questa casa enorme che tu hai sempre sognato. Ora che hai tutto il fiato del mondo, sei sempre più il mio guaritore. Per questo mi tocco i capelli, e mi riempio i seni. Per questo ad ogni bacio ti consacro la mia anima. Per come giri per casa, per come ti tocchi i capelli. Per gli occhi dei miei figli nei tuoi: nessun successo e nessun insuccesso. Solo la mia vita che passa attraverso il tuo corpo per farti respirare. Ho sognato tuo nonno che ci guardava mentre facevamo l’amore. Un desiderio svelato dal sangue, qualcosa di nuovo che cancella le ferite. Ma la storia mi ha promesso il pane dei morti e dei vivi così mio figlio mantiene i miei fiori in tutti i tuoi possibili ponti, e in ogni possibile taglio. Tuo nonno che mi regala una nuova fonte: tutto ciò che abbiamo fatto insieme quello che ancora vedo insieme mentre non sai chi sei e ti cerchi in me, in tuo figlio, semplicemente per paura di amarmi ancora ogni giorno come il primo. Tuo nonno che sorride perché vede baciarci, tu sei giovane, non te ne accorgi, cosa ha dire. Mio figlio con il tuo cuore, le mie vene con il tuo sangue. Il sorriso di tutto quello che accade la speranza nelle tue scale, la protezione degli avi l’affetto dei morti. Tutto questo sorriso che mi protegge dall’universo che mi accorda il ritmo della seduzione e tu sei giovane. Ma sei il mio amore. Aspetti i miei slanci come i sorrisi di tuo figlio. A volte mi guardi seduto, e anche tu sorridi. Un sorriso che da tuo nonno, passa attraverso te e finisce in mio figlio. Mi guardi malizioso, e sorridi, malizioso. Conosco a memoria ogni tua posa, tutti i modi in cui ti muovi sono le mie mappe erotiche. Tu ti guardi allo specchio ma hai bisogno di me per riconoscerti. Non perché sia stata la prima, non perché sono l’ultima ma perché insieme abbiamo costruito tutto sempre insieme ci siamo amati. Preferisco quando sei stanco e ipnotizzato da me, quando accendi il fuoco che ci brucia, quando mi versi da bere, quando mi abbracci per dirmi di sentirti solo senza di me. Quando non vuoi i silenzi, quando vuoi riempire con me tutti i momenti. ti preferisco stanco e ipnotizzato. amo quando non sparisci, quando sei sincero e desideri la mia tenerezza. L'aria nella stanza quando facciamo l'amore la decide tuo nonno. è una aria di ricordi che non conosco, parole che non capisco, misteri che custodisco senza sapere come. poteri acquisiti e insiti dentro me che sono ignara di avere. di quello che sono potuta essere sempre. poi l'aria protetta di questi luoghi entra dentro di me, attraverso di me, per arrivare a te mentre mi tocchi, mi stringi, e non riesci a penetrarmi fino in fondo, ma tu vuoi penetrarmi fino in fondo e questo mistero mi protegge, ci protegge, ci culla, ci fa tornare ad ardere. Mi aspetti steso a letto, perché sono la tua luce. In ogni posizione sono la tua luce. la luce degli anni passati e quelli futuri. Mi tocchi perché sei geloso della tua luce. Mi aspetti per avermi ogni volta in modi nuovi. Mi metti sopra di te, e ti guardo mentre mi sposti i capelli. So che mi ami, so che vuoi solo me. Mi dici tu come muovermi, mi dici tu cosa fare che potenza avere, che desideri. Ti piace questo gioco, deponi ogni arma e sei al punto più alto del tuo sentimento, alle altezze della tua passione siamo sempre nello struggimento. Mi hai abituata al tuo struggimento e posso vivere intensamente solo te. Prepari la pasta perché provi sempre ad essere italiano, quando sono in bagno mi spii è una tua fissazione, lo fai senza avvertenze. Poi entri, mi sfili l'accappatoio, mi tocchi, non dici niente, non c'è bisogno di dire niente. Mi piaci turco, mi piaci sicuro, tanto capisco solo i tuoi occhi, ti piace il mio corpo umido. Per te, che mi hai restituito una vita nuova, libera da mille torture, libera da mille prigioni, per te che vuoi essere il mio paradiso e sai essere il mio paradiso colmandomi con la tua dolcezza, per te che fai tutti i miei sogni pieni di luce e di bontà. Per te che fai tutti i miei desideri ricchi e giusti, per te che mi dai una nuova vita, e mi hai scoperta e mi fai nascere ancora. Per te che fai il mio cuore, buono come il tuo, la mia anima gentile come la tua, i miei orizzonti morbidi come i tuoi, i miei capelli morbidi come i tuoi. Per te che ogni volta che mi tocchi mi ricordi chi sono, per te che sono tutte le tue improvvisazioni, tutte le notizie, per te che fai bella ogni mia notizia. E fai del tempo che mi resta la gioia più grande che si possa vivere. Per te, e per i tuoi poteri, di essere luminoso e caldo che mi lasci così libera di brillare con te di essere libera con te per te che sei il linguaggio della mia gioia e la voce del mio carisma, non mi bastano i miei anni per dirti grazie. Grazie perché mi liberi da ogni mia paura e sei buono, buono, buono. E io ti amo così tanto. Tu hai bisogno solo di me, come io ho bisogno solo di te. Il tuo sorriso mi coinvolge in tutte le buonanotte, quando mi stringo a te e mi sento amata e fortunata. E indosso ogni abito migliore per te, indosso ogni seduzione per stare nei nostri orgasmi. E anche negli orgasmi sei così luminoso e generoso, che mi sento nel più grande miracolo della mia vita. Quando mi spogli e conosci il mio corpo in ogni dettaglio, mi proteggi da ogni pericolo da ogni umiliazione e guidi la mia anima in giro per il mondo, con quel pizzico di ingenuità di meraviglia e sorpresa che porta con sé il grande miracolo dell'amore. Tu proteggi la mia ingenuità come la porta per la tua dolcezza di cui sei gelosissimo. Sei la fine di ogni mio tentativo, e mi stringi così forte fino a mangiarmi. Il tuo sorriso è il tramonto più bello e l'alba più vibrante. Fammi ingenua, conservami così ingenua perché io possa essere giovane con te sempre commossa, sempre disarmata sempre fragile e sempre donna per te nella tua vita, nelle tue ossa. Sabatina Napolitano
Id: 72564 Data: 10/02/2025 22:21:38
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Cantico degli amanti. Dalla parte del marito
Nuda sul tuo divano, ti sbottono la camicia. Non cambiarmi più, la pelle è liscia, conosci ciò che penso. Resisti, mi guardi innamorato, posso sentire i cieli, i mari, soldati, case che crollano. Tutto il meraviglioso e tutto il tremendo. Completamente nudo l’oceano dei miei sensi, la pelle è liscia conosci ciò che penso. Passi da modello a figlio, da padre a madre, da amante a fratello. E sei tutti i miei padri, ogni libro che ho incrociato. Ogni preghiera e ogni pianto. Nella notte più buia nell’abisso più profondo invocherò il tuo nome insieme a quello di dio. Ho dimenticato com’è l’opportunità di essere libera, senza di te. (Posso fidarmi del suo sorriso perché si è fidato del mio pianto). Non so più contare quanti modi ho per guarire. Non ricordo più com’è vivere senza di te. (Quando mi ha rapita non ha dimenticato ogni rabbia, ogni nemico, ogni mancanza). In macchina guida lui, mi sorride, mi tocca le gambe. Capita che facciamo l’amore in macchina anche in garage o fuori per strada nascosti in un vicolo cieco. Dopo mi guarda profondamente gli sposto la collana, mi piace baciargli le labbra quando le passa sulle mie cosce, quando mi bacia le spalle, e mi respira addosso. Mi piace fare l’amore come due quindicenni e due sconosciuti. Lui è sempre pieno di iniziativa e a me non importa più di nulla non ho mai voglia di sapere chi vince l’unica cosa che so fare è tornare dentro di lui ogni giorno. Mi piace spogliarlo e sentirlo mio. Il letto è pieno dei tuoi esorcismi. Non ci sono demoni. Formiamo un solo corpo. Coi suoni una sola anima. Sconfiggere la morte, dormire, domandare la speranza. Non riesco a smettere di essere te e di essere noi. Ti immagino dopo ogni meta, ero già lì nascosta, dietro la tua linea del destino e del desiderio. Ero già dietro gli imbarazzi non sono mai stata estranea, nelle smanie, nelle ambizioni, nelle sensazioni. Sono unita a te da dentro, sento le tue mani nelle mie mentre leggo. Quando parlo in pubblico ho la tua forma addosso. Prima di dormire con la tua lingua metti sulla mia lezioni, traduzioni, lettere così hai fatto il tuo sortilegio prendi tutte le trasformazioni, hai ogni domanda, ogni opera, tutte le fiabe. Non ci sono sbagli, solo strumenti. Nella posizione dell’amante e del marito, le felpe, orologi costosi che mi ricordano insieme ai tuoi occhi assenti, perché ti amo quando mi spingi al muro per fare l’amore. Primo poemetto La sposa Bruna, sono bella guardatemi, non sono per nulla brutta ma avvenente ho gli occhi pieni dell’acqua di dio. Sono venuta dai tempi per incontrare il mio amato. Il suo odore si spande fino all’inguine. Le tende delle sue stanze sono aperte e danno sul paradiso. Non giudicate le ferite aperte lui coi suoi balsami ha guarito ogni mia piaga. La pelle ha unito alla prima notte di nozze, e ha cancellato ogni notte oscura. Ho sbagliato, e i miei errori erano come acqua bollente sul vino di dio per me. Ma ora che il tempo orrido è finito, lui ha preso per me delle bacche da un ramo d’oro che io mangio per nutrirmi. È lui il custode della mia anima. Dimmi, oggi che stai facendo? Io ti amo, non abbandonarmi a resistere alle ore senza di te, ti aspetto per cena. Non portare la mia anima in giro senza bramarmi ogni ora. Che dio possa darti il mio sigillo sempre! Non lasciarmi senza di te a perdere le mie ore con altri uomini, vieni a vivere con me che i nostri occhi possano unirsi ogni ora. Non lasciarmi guardata dai tuoi amici mentre tu resti lontano. poesie tratte da "Cantico degli amanti. Dalla parte del marito" (I quaderni del Bardo Edizioni, 2024)
Id: 72384 Data: 13/01/2025 19:51:21
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Poesie da Corsivo
Quaranta pagine bianche Il racconto della notte forse è lungo. Non voglio dormire più sola, non posso più farlo. Ma non posso nemmeno svegliarlo e attenderlo mi pesa ancora, non posso svegliarlo. Anche questa notte grido. Non è solo per gli oggetti della sua stanza da bambino, forse lui non mi sente ora. Voglio svegliarlo perché sono sveglia. Chi scriverà il suo pigiama? Chi scriverà la sua pelle e le ciglia voglio chiamarlo ma non so quale voce ascolta di me. Aspetta un segno dalla letteratura come se non fossi sua e usa le pagine per parlarmi. Vorrei che questa mia voce lo svegliasse come il sole di primo mattino e vorrei invocare non so quale magia che possa dare a lui tutte le albe passate a gridare come ora il riconoscimento o la vita passate a gridare la parte di me unita a dio ma lontana da tutti. Quale incantesimo puoi farmi mentre dormi? Prendi tutte le mie albe e svegliati anche stanotte grido. Ti sto preparando quaranta pagine bianche come anni vorrei che scrivessi per me ora. * Come nasce il desiderio Mentre gridavo nella notte ho visto dei poeti collegati a facebook. Ma non posso parlare con nessuno tra poeti non ci si scrive e sono sposata da dieci anni. Il sesso con lui è il desiderio di una città che non è Roma. Quando nella vita ti seguo. Mi lascio baciare e desiderare come un uomo innamorato nella città in cui insegni. E non voglio essere toccata a Roma, non voglio essere baciata, accarezzata e adorata ascolto i tuoi baci come l’unica possibilità che mi tiene in vita, ascolto i tuoi abbracci e i capelli bianchi e i peli e le caviglie. Un corpo che non è una città ma il mondo e le università. Poi nasce ancora il desiderio. Come dopo una tragedia persa, nasce il desiderio come un neonato piccolissimo che tiene i pugni chiusi e chiede coccole dalla mia vagina; nasce anche con lo sguardo di quando vuoi inquadrarmi da scrittore e tenermi come un critico. Ci sono troppe cose che devo fare in quaranta anni, ma se non tieni la luce accesa non vedo nulla sono miope. Nasce il desiderio: quando mi vuoi lo sento come il nostro pane solo nostro perché una forza taglia le ladre e ci protegge. * I posteri Qualcuno bussa alla porta, mentre parla le faccio cenno di zittire. Forse è semplicemente la posta con dei nuovi libri. Lei dice che dovrebbero arrivare anche i giochi dei bambini, in ospedale è tutto pronto per il parto: mi hanno preparato i palloncini. Leggo dei libri sul saper fare bene la mamma, mi tieni la mano, sorridi al tuo modo. Spero abbiano i tuoi geni, di me sicuramente hanno la poesia. Ti faccio cenno di chiamare l’infermiera, dovremmo preoccuparci di trovare qualcuno che afferra il senso. In biblioteca potrei sentirmi subito meglio, potrei non sentire più banalità andiamo anche al cinema all’aperto, portiamo i bambini, mi fido anche dei posteri. Per fare questo però ho anche un programma settimanale: di esercizi mentali che consistono in lunedì: curl, flessioni martedì: tricipidi, squat mercoledì: manubri, allungamento carponi giovedì: alzate frontali, affondi venerdì: distensioni, allungamenti sabato: manubri, piegamenti domenica: sollevamento bacino, apertura gambe. Brucio molte calorie a volte invece dei pesetti uso i libri un po’ più voluminosi. Segue lo stretching, il defaticamento e le buone abitudini. * Nomi propri di città La prima volta che sono venuta qui ero troppo delicata per considerarmi già pronta all’amore di una città che mi può portare via da me a poco a poco. Sono più importanti le tue città che le mie per esempio so che le mie domeniche cittadine o i lunedì hanno una città che mi informa che sono una donna, una moglie responsabile intellettuale quanto basta. Il pc digitalizza tutto il resto che è possibile: intervengono insieme giornali, riviste, amiche spocchiose come me, interessate che la città sia nostra figlia, che non abbia alcun tipo di problema. La città è il posto per sfuggirti quando litighiamo, è una scorciatoia per trovare i miei conforti, entro in un bar, scrivo qualcosa, mangio un dolce distrattamente. Non posso avere un momento di infelicità perché mi insegui. Voglio decidere qualcosa da sola. Ma i tuoi sentimenti sono come questi lampioni corrono per le strade come appunti sulle mie agende; mi domina il tuo sogno che trattengo comunque innocente. Questa città non può vedermi tacere ma mi vedrà viva. * Italique Wikipedia dice che corsivo si dice anche aldino corsivo si dice anche italico è uno stile di carattere c'è il tondo, il grassetto, il corsivo. È usato nelle citazioni testuali o per porre particolare enfasi partono anche delle campagne per salvare il corsivo e salvare la calligrafia. Quando ci siamo incontrati la prima volta si è firmato in Corsivo, siamo andati a letto insieme e dopo l'appuntamento ci siamo sposati. Abbiamo fatto l'amore davanti a uno specchio molto prima dell’inverno il treno non era in ritardo le luci dalle fenditure gli illuminavano i bottoni. Mi sono professata una engagée vivo nel suo potere. Non amo le domande sul dolore, non amo cercare notizie sulla tua biografia non amo le poesie sugli appartamenti né mi occupo di affitti; non rimane niente del niente ma ora che sono qui davanti a lui ti racconto ciò che ho vissuto. Mi sono avvicinata a te quasi come fossi un fratello: ho cancellato le tracce indecise e molto di ciò che è accaduto. Ma non sei un fratello nemmeno una volta: sei cose che posso sentire e intuire ma che tacciono e se potessi per un breve attimo non piangerei una sola volta. * Complicità Anche oggi mi sembrano stiano per arrivare gli alieni, auto-percezioni e slogan riempiono i nostri atti militanti se così si possono definire le parentesi angoscianti. Anche andare di dieci anni indietro è come farti delle promesse contemporanee: tu conosci qualche poeta, io qualche profezia. Losanna mi piace molto. Ho il profumo nuovo e il costume giallo. Questo cielo è l’unica via di uscita o forse l’anima o qualcosa col tuo ritmo negli spazi come se non fossi mai un altro. Sulla tua scrivania dei libri che ieri ho stretto intorno le ginocchia, sono tentata di rompere la tranquillità blu nel tuo petto. Ricordo comunque che ieri danzavo nei tuoi istanti solo per far tremare tutti gli altri e riempire le tue tasche di ciò che conosci da poco ma è nostro solo nostro. Noi siamo scritti sui miei fianchi anche quando mi stringi le labbra e abbandoni culle e valigie, gesti e segni. Amo le chiese a Losanna e Zurigo, odio grettezza e prepotenza negli uomini alle volte sono ricettiva, stanca e ingenuamente commetto degli errori. Poi mi ricordi che esiste sempre la nostra complicità. Ci sono delle opere di Paolo Icaro che fanno venire alla mente la possibilità di trovare delle porte: c’è qualcosa di unico nel superare le barriere del sapere la possibilità di dominare ogni gioco. * Conferenza Alcune poesie non risultano interessati. Alcuni leggono come statue illuminate mi dico che non è niente. Vorrei amare un uomo qualunque ma qui lo conoscono tutti, ripasso l’idea del bene, del compromesso, ma è questa vita del mio uomo qualunque che scrive almanacchi, d’utopia e di filosofia in apprezzate riviste e in siti senza piume. È per questa vita del mio uomo qualunque che parla di cinema e artisti davanti a tutti che quasi quasi faccio fatica a riconoscerlo. Dunque ripassiamo: voi siete solo i suoi soldati caduti, lui sa perfettamente come auscultarmi, contarmi i battiti, farmi felice e riconfinarmi. Ognuno dice qualcosa: le luci sulla scrivania sono chiare, negli intervalli ripasso il mio intervento. I filosofi mi chiedono ossimori, iperboli, paradossi come se io sapessi tratteggiare un avvenire o come se dovessi introdurre l’ennesima retorica. Il primo uomo seduto tra il pubblico si scuote la giacca, aspetto il tuo sguardo invisibile come una firma. In fondo c’è una ciurma di intellettuali politici mentre tu organizzi un coro sono obbligata a comportarmi da moglie, per un momento ti assenti. L’uomo seduto in prima fila si è fatto avanti spunta dalla ciurma di intellettuali politici sento che freme dalla voglia di domandarmi qualcosa imprimendo una citazione che avrà pensato appena sveglio (di Heidegger, Foucault, Benjamin, Arendt, Weil, De Beauvoir, Sartre, Badiou, Zirek?) torni mi guardi come per dirmi di non sprecare troppo tempo, torni e ti leggo la mente che dice Caravaggio, Matisse, Mirò, Klee, Goya… * Farfalla astuta Mi nego per farlo vincere. Le emozioni sono rovesciate e fragili, queste finestre sono tutte banali. Il suo sorriso vedete mi compone, ad ogni blu che è la mia carne. Perciò la realtà non è più divisa e lui scrive di politica e di come farsi animale togliendomi prima le calze, poi le mutande prende spazio per dirsi l’infanzia poi mi dice ora voglio la saliva, ora voglio Duchamp, ora voglio il paradiso, ma se sono sempre stata qui nelle mie scorciatoie, sono sempre stata qui in questi incontri con la leggerezza nascosta, celata nel tuo diario disperato quando purezza e profondità mi rendono felice anche da sola e tu cerchi di ingoiare ogni privilegio ogni ipotesi di farfalla in me. * L’idiozia delle comunioni spirituali e artistiche Si sono sommate troppe cose da lontano. Ora sono a casa nostra, ho incontrato al supermercato delle donne nomadi parlavano spagnolo o polacco avevano la pelle bianchissima. Io avevo tra le mani un portachiavi con una nocciola, e ti aspettavo a casa nostra guidata da presenze popolari che ti benedicevano e facevano saluti e spergiuri. Casa nostra era non molto grande ma c’era una aria leggera ascoltavi Lou Reed e Thurston Moore, Noi ora non siamo situazioni, non vogliamo più stare qui soli col mio e il tuo sangue: è perfetto ora il tempo che lavora per noi tutti ci conoscono nell’igiene del sangue ci conoscono nelle isole dell’arte mentre ti prendo per mano nei musei interiori ed esterni che queste forme di ritratti, questi soldati, questi destini, questi incidenti, questi paesi deserti, questi battesimi, queste mani sono impercettibili alla scienza. Siamo qui seduti per non farci del male, mi baci e mi dici che è il piano di dio, dirti che ti appartengo non lo fanno solo questi fogli lo dicono i bar e i pomeriggi caldi, lo dicono gli aerei che grattano i cieli e mentre alcuni fumano vicini fai per allontanarmi: crei ogni volta un altare nuovo per noi. * Porpora Aprimi il vestito. Marianne Moore ha scritto una poesia che parla di angeli. Lei invece non scrive poesie sta seduta davanti a me, dice che non sa nulla di cose invisibili, non conosce molti poeti. Ma mi vuole bene. È freddo fuori, gli alberi sfilano ascoltati. Mi tocchi i piedi, poi quando mi abbracci sono riassunta nell’antico. Il paesaggio diffonde le sue notti per me illuminate. La nebbia mi gonfia i capelli ma riempio caldo il tuo fiore soprattutto quando seduto lasci che su di te parli dei vivi, dei mari del Nord, di consonanti e antenati. Ci sono cose che mi fanno sentire molto felice che mi fanno sentire innamorata: i messaggi privati sono i miei preferiti, quelle sorprese che mi seducono durante il giorno. Mi piacciono gli incontri, il vuoto che riempi di sorrisi, quando mi chiami e vuoi sapere come sto, semplicemente quando scacci tutte le altre per me quando mi riconosci e mi difendi davanti agli altri che sembrano eventi naturali non per me, per una come me che ha vissuto di scenate, di allontanamenti, di tormenti, che ha vissuto dei suoi momenti irrequieti non per una come me a cui gli è pesata l’aria e credeva di non potersi mai più affacciare all’amore non per una come me che risponde alla luce con la luce che resiste alla dimenticanza che crede nella scienza e nell’imbecillità umana che nonostante tutto crede a un dio primo che possa apparecchiarle un uomo da non condividere, un uomo a cui mandare le foto da una casa con una piccola libreria: due finestre da cui si vede l’acqua il ricordo delle mie nonne quando mi sento giù soprattutto quando non voglio saperne dei discorsi sull’eternità non voglio che manchino all’appello la naturalezza, la verità, la gradevolezza. * Venezia Lasciare scorrere le cose vive. A Venezia nessun morto mi ha parlato in sogno. Non ci sono cose insensibili. Concordo con dio per una sorpresa ogni giorno. Concordo anche di farmi trovare i soldi esatti, gli articoli buoni, il latte in frigo, chiedo il consenso anche di scegliergli io ogni luce, di accordarmi la sua cura e il sigillo chiedo a dio anche di scacciare le altre di tagliare i fatti ad ogni inizio, di non farmi aspettare le reazioni dei giorni dopo. Tu hai le chiavi dell’albergo, insieme a piccole soluzioni su sfere di luci piene. Incontro il mondo fuori che grida tragedie, incontro una finestra di amori scartati dal mondo di una eco così tanto forte da riportarmi alla carta. Siamo dediche nude di stagioni dimenticate: entriamo in albergo e mi inventi le gambe, il tempo è fuggito, invocato nel bagno. Nello spazio i quasar, i pulsar. Nei continenti che bruciano bussano le linee verticali di titoli evocati. Voglio vedere le maschere e le sale d’arte. Portiamoci a fermare il segreto. I continenti hanno mille cicatrici nell’ultimo gradino di ogni scala. Le navi ci fermano al punto che la parola è una piccola sfida silenziosa.
Id: 68155 Data: 28/04/2023 13:00:10
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Poesie da Nelle sue braccia
Anche stanotte non dormirò. Devo creare una biografia al blog, anche se in futuro spero di crearmi un sito. Come è possibile che un vampiro abbia rovinato la mia memoria, la mia storia? Come è possibile che un essere umano possa una crudeltà tanto forte? Gli uomini hanno una natura crudele che viene dal male. Sento di dover parlare della terra dei fuochi perché devo fare una ecografia mammaria. Mi sono resa conto di un nodulo dopo aver pubblicato un selfie alla finestra. I capelli formavano una ombra sul seno sinistro. E un tre. Poi ho tagliato i capelli, così come passano i giorni anche qui, dove ora vivo e dove è casa mia. La memoria dell’i-phone non contiene tutte le foto che passo sul pc con AirDrop. Fortunatamente non era un nodulo ma una ghiandola, ho un seno fibroghiandolare. La prevenzione salva la vita, ed io sono ancora una miracolata. Poi mi chiedono perché vado alla messa tutti i giorni. Asciano sorge sulle rive del fiume Ombrone. La chiesa di Sant’Agata risale all’XI secolo. Si pensa che Raffaello insieme al Pinturicchio abbiamo percorso la Lauretana fermandosi anche alla chiesa di Pieve di sant’Ippolito risalente al IV-V secolo. L’affresco della Madonna in Trono col Bambino e i santi Pietro, Paolo, Ippolito e Cassiano nasconde nella Madonna la mano di Pinturicchio e sant’Ippolito con mantello e spada, così giovane, così raffinato, somiglia sorprendentemente a Raffaello. Pinturicchio invitò Raffaello appena diciassettenne a collaborare agli affreschi della libreria Piccolomini. L’antico palazzo Corboli è un esempio di palatium medievale fatto costruire dai senesi Bandinelli nel XIII secolo. La Sala Aristotele e la Sala delle Stagioni sono originali. Ci sono opere di pittori senesi che vanno dal XIII al XVII secolo (Maestro dell’Osservanza, Ambrogio Lorenzetti, Taddeo di Bartolo, Matteo di Giovanni, Rutilino Manetti, Bernardino Mei, Francesco Nasini). Nella sezione archeologica vi sono i corredi delle necropoli etrusche di Poggio Pinci e del Tumulo del Molinello nonché la tomba della necropoli del Poggione col carro etrusco. Ad Asciano passa un torrente, chiamato Bestina nella valle della Lama. Ci sono dei mulini. Prima si chiamava Sciano, non Asciano. Ci sono anche i mulini della Val di Merse. C’è una associazione A.R.C.A (Associazione ricerche culturali di Asciano) che racconta la storia di Asciano dal 714 passando per medioevo, rinascimento, risorgimento, fino ai giorni nostri. Ci sono tre fonti pubbliche: la fontana di Piazza del Grano, la fonte della Mencia, e la fonte della Piana. La fontana di Piazza del grano risale al 1470, anno in cui iniziò ad essere costruita. La fontana della Piana nei pressi della collegiata oggi viene chiamata “pianella”. La fontana di Piazza del Grano è stata costruita da Antonio Ghini grazie un credito che concesse la Repubblica di Siena. Oggi è venuto il tecnico della fastweb. Ho lavato a terra tre volte, tra le altre cose (Briciola aveva vomitato sotto al letto). Preparando il risotto ai funghi ho seguito l’annuncio del premio Nobel ad Annie Ernaux. L’avevo citata in Origami. Vado al comune per risolvere la dichiarazione Tari al ritorno trovo Briciola con la bustina dei dentastix mentre ne smangiucchiava uno. Ne avrà mangiati tre. Chiamo il veterinario di fiducia mi dice di portare Briciola dal veterinario sul posto. Il veterinario del paese è morto pochi mesi fa. Per un giro di telefonate chiamo il figlio che mi tranquillizza dicendo che qualsiasi cosa abbia Briciola può venire lui a visitarla, perché anche lui è veterinario come il padre. Sentivo la puzza dell’aceto che avevo messo giù. E sentivo che stavo cambiando, che mi stavi cambiando. A riguardarmi mi trovavo gretta, inquieta, come con un fardello incrollabile da portare. Stare qui con te mi stava cambiando le cellule e la forma. Potevo essere più delicata e calma e fine. Anche perché a riguardarmi non mi trovavo. Era una altra me quella. Vengo da una terra martoriata che chiamano “Terra dei Fuochi”. Dove ho vissuto si bruciano rifiuti chimici e tossici nelle campagne tanto che è denominata “triangolo della morte” la zona tra Acerra, Nola e Marigliano. Si muore di tumore al seno, leucemie, malformazioni dovute a questi scarichi di rifiuti provenienti da tutta Italia che vengono smaltiti in Campania. Nonostante il mio grido, non basta l’azione delle procure e della polizia. Lo Stato è totalmente assente e di fatto la gente è lasciata a morire. Dalla finestra della cucina vedo il campanile della Collegiata. La torre campanaria è in blocchi di travertino con mattoncini rossi. All’interno c’è un meraviglioso dipinto di Francesco Vanni raffigurante La Madonna in trono tra i santi Sant’Agata e Bernardino. E un affresco attribuito a il Sodoma o a Girolamo del Pacchia. Mi piacerebbe anche avere un komboloi. L’ultima volta che sono stata ad Atene avevo circa quindicianni e comprai un komboloi con tanti nazar. Non so che fine abbia fatto, ero legata. Ci giocavo bene tra le dita quando ero ragazza. Ne voglio uno. Va bene andiamo in Grecia quanto prima. Non so cucinare lo yogurt greco né la pita. Ma può darsi che mi insegni. Insieme a tutti i piatti come la moussaká. Deliziosa. Domani vado all’anagrafe per cambiare residenza ma prima avrei bisogno di stampare una foto per la carta di identità digitale. Da Google Maps su via Fiume c’è un editore. A via Goffredo Mameli c’è il Museo Cassioli. Vicino casa mia c’è la Torre della Mencia. La Torre in mattoni ha una fonte alla base con una fontanella in marmo e una testa di Gorgone sul rubinetto. C’è una stazione radio si chiama “Radio Epicentro”, non devo perdere di vista le pagine della pro loco di Asciano, dei giornali online di Siena e provincia. E anche “Visit Crete Senesi”. Quando ti stendevi sul divano mi riusciva difficile resisterti. Quindi ti accarezzavo, ti stringevo a me aspettavo che tu dicessi qualcosa e se non dicevi niente e ci baciavamo poi mi abbandonavo alla passione e volevo non finisse mai. Sei bellissimo quando ardi, sei buono. Ero emozionata. Sono emozionata. C’è una farfalla bianca che vedo ogni giorno, non è sempre la stessa ma almeno una volta al giorno vedo svolazzare una farfalla bianca. Al Museo Cassioli la sala delle conferenze ha le sedie bianche e nere come la copertina di questo libro. Non vedo l’ora di vedere la copertina di “Parole e carte”.
Id: 68111 Data: 20/04/2023 15:07:34
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Poesie da Scritto d’autunno
Ringrazio Giuliano Brenna per l'invito e pubblico i testi dal mio libro "Scritto d'autunno" I poeti non avranno limiti Sai dove iniziano le dediche e dove finiscono le parole, da lontano anche le poesie passate sono molto simili. Non hanno gambe e cosce e mani, né unghie per desiderare di essere lette da te. Non hanno me. Se da qualche parte ascolti delle mie parole, non sono solo pervase di desiderio ma sono doloranti, sincere, stanche. Dopo aver letto diverse poesie come dal mare, mi sale la stanchezza degli elementi, per questo vorrei che il libro che ora leggi non sapesse nulla del riflesso della luce sulle pagine, interrotto dalla tua penna, mentre resti sospeso tra le labbra e la mia voce. Come ti posso parlare dei miei denti se non li vedi o magari dirti alcune parole sulle paure, se non posso fartele sentire dagli occhi. C’è forse da chiederlo a qualcuno in particolare, vorrei passare qualche giorno senza pensare a nulla, praticare il nulla, concentrare su di te le mie difese, per abbandonarmi.
[...] Ci è concesso il piacere e il dolore, sta a noi scriverlo, ho una lista interminabile di scarti che ho già vissuto, ogni giorno riprendo in mano il mio centro, l’unico incontro che voglio scritto sui miei fianchi è il tuo. Nei silenzi che prima non gridavamo per dormire, ora qualcuno potrà dirmi come incontrarti e fare il mio cuore rilassato, mentre tu appari nelle tue parole, pieno di tenerezza. [...] Più astratta, più astratta, più ironia “le poesie si perdono” Ho perso diverse poesie, non credo che i poeti potranno mai guarire dalla loro malattia. Non c’è bisogno di molti soldi, per passare le prove per se stessi. Le mie parole sono diventate con te, una cosa sola. Intrecciami i capelli, ho una lista interminabile di cose da ricordare, anche nei giorni freddi ne hai lasciate tante quindi, ma non hai lasciato me. Custodiamo insieme le tecniche del silenzio e dell’attesa, a partire da oggi posso non scriverti, come mi abitui all’evidente e agli inizi, tornare in te per abbandonare me. In passato ho chiesto tempo per aggiustare le cose e trasformare la mancanza ma ero troppo debole, non mi abbandonavo mai. Oggi mi abbandono ai miei migliori obbiettivi, tu non percepisci più niente di te, oggi elenchi cose non perfette poi mi aspetti, inizi, mi raccogli. [...] Ora dovrò perdere diverso tempo ad ammettere cinicamente la perdita, a masticarla. Come capita una direzione: pioverà ancora e quindi il mondo non cade sotto la pioggia. È solo pioggia a piovere. Sì c’è il pane sul tavolo, i piatti, le forchette c’è tutto tranne il mare, e non manca. Non voglio alcun ricordo della fortuna, non esiste la fortuna. La teoria è continua. Più voluto significa forse, più voluto, caduto. Ed è così che andrà queste poesie sono anni dopo. Il rame lascia posto al bronzo. Il luogo che mi vuole, mi desidera dal fianco o semplicemente mi desidera. Andrò ma non sarò nuda. Scrivi su un biglietto “vengo, ti bacio, non avere paura”. Ho il giubbino chiaro, il profumo giusto, la sciarpa calda. Insomma, sono pronta. [...] Insegnami ad aspettarti dietro le vene su questo treno tutte le risposte sanno dirmi chi sono, tremi quando un abito scollato ti dice che puoi ancora stringermi. Sei in anticipo da anni, queste persone mi domandano di respirare, ancora posso scegliere il desiderio tra il buio e la luce. Credi che il desiderio possa aprire tutte le scale, così come ogni luogo della terra, poi mi guardi mentre leggo e una dedica conosce ogni dolore nuovo. [...] Sei amante del giusto, responsabile, ipnotico, sensitivo aspetti di stringerti gli occhi allo specchio di guardare prima dentro i tuoi, profondamente, esasperato dai luoghi comuni, dai termini comuni: e poi di guardare nei miei: pieni di progetti, di attese e conquiste. Quando ti guardi gli occhi allo specchio, poi lasci il pensiero, d’improvviso ti capita l’amore. Ho un elenco di editori, mi manchi come l’aria. [...] Estraneo al buio e alla luce, alla notte e al mare, il tuo corpo è la casa più silenziosa da vivere da sola. Io ti abito così bene, così bene lascio che mi sposi che conservi tu ogni piccola sfida, quello che serve debolmente a un bacio più fresco, al mio spazio più ingioiato, più protetto. Lasciami incontrarti così: sei vivo, questo è il tuo percorso con le parole. Non voglio dire più futuro, mentre accadono le cose perché parli poco ma mi salvi, è più utile dire destino. Cerco per questo, una sola parola che, ci colmi di dolcezza. Come una tua parola d’eco, il tuo destino si libera nel mio; libero tu e libera io fino a quando mi scrivi di cancellare ogni nome che non esiste amore scartato, perché è finita ogni tragedia, e tu compari accaduto nei giorni: non è il destino del cielo o dello stomaco, della carta o della parola, è il destino di essere umani e tu sei l’uomo più innamorato senza colpe nello sguardo. Il tuo sguardo si allunga su di me giorno dopo giorno, non posso che riempire il deserto di te. [...] Siamo andati a visitare in un week end una città che nemmeno tu avevi mai visitato prima, ho in mano un foglio con la lista della spesa e una mia foto che mi ricorda chi sono, mi sembra a volte di dimenticare il mento, le emozioni, se non me le ricordi tu. Invece nei giorni pessimi fino all’orlo, metto un profumo alla vaniglia che non ti piace, preferisci quello alle primule nel frattempo dobbiamo comprare i bicchieri di plastica, una nuova agenda di evocazioni poetiche, un test di gravidanza.
Id: 58438 Data: 06/05/2020 16:29:20
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