I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Sogni di un cane
in molli saepe quiete iactant crura tamen subito vocisque repente mittunt (Lucrezio 4, 999-1001) Quante strade ho percorso, quanti impervi sentieri o tracce sola insieme a te, mite mio cane dagli occhi dolenti, dal pelo biondo com'è biondo il grano! A volte vagavamo fra odorosi boschi d'abeti e tu puntavi attento e mi indicavi il balzo di un capriolo in fuga a pochi passi. Oppure salivamo su tappeti strepitanti di foglie rosso-rame in faggete montane, lungo un rivo, e sedevamo in alto a contemplare gli spazi interminati. O ancora, andando tra le lave brune del Mongibello, seguivamo un'erta strada per muli lastricata in pietra, stretta fra muri a secco di frutteti e di vigneti dai contorti ceppi. Sempre tu fosti mio compagno fido, silente e vigile, e con me godevi dell'ebbrezza del moto prolungato, dell'aria rarefatta delle alture, di immense solitudini, del bello, che dispiegava intorno la natura. Chissà se adesso che vecchiaia oscura vela i tuoi occhi e frange la tua schiena ti visita il ricordo del passato? Talora nel silenzio del mio studio, ove tu dormi lunghi sonni ed io vigilo china sui libri e le carte, di un abbaiare soffocato un'eco mi scuote e vedo che nel sonno cieco muovi le zampe e tutto vai fremendo. Certo tu sogni, mite mio compagno, e ti sembra di correre sfrenato in cerchio insieme a me su un verde prato
Id: 25076 Data: 30/03/2014 08:34:54
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Preghiera
«Ave Maria...». Nel buio di una notte disperata riaffiorano alle labbra quelle parole antiche. Mio fratello, il corpo abbandonato sopra il bianco delle lenzuola, vinto per un poco dal sonno, in una stanza di ospedale, mi appare così fragile ed inerme che ad un tratto rivedo il piccolino, di poco a me minore, che nei giochi con le gambette incerte mi seguiva. «Ave Maria, sia benedetto il frutto del ventre tuo... Aiutaci nell'ora della morte...». Disperde le parole vane la notte e il giungere del giorno col suo carico nuovo di dolore per sempre gela in petto la preghiera.
Id: 25056 Data: 29/03/2014 07:33:13
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Valchiusa
Francesco, se vedessi com'è ora la tua Valchiusa, dove tu cercavi la solitudine! Orde di turisti riversati da macchine e da pullman salgono a frotte verso l'antro immane della sorgente fra due lunghe file di baracche che vendono di tutto, di trattorie e caffè coi tavolini sulle terrazze a specchio della Sorga, da cui si spande pesante un odore di cibo. L'aria è piena di richiami e tra la folla variopinta corrono bambini e cani e ci si mette in posa per la foto ricordo. Ma se guardo alle rocce che chiudono la valle, alle acque che spumeggiano sgorgando abbondanti e dilagano per tutto sotto una verde galleria di fronde e poi scorrono lente e trasparenti come vetro purissimo su un fondo dove capelli di alghe smeraldine vibrano appena sotto la corrente, posso in me ricreare una scintilla di quell'incanto per cui tu bambino ti dicesti pensoso: «È questo il luogo dove vivere voglio», e così fu. Ed ecco che scendendo dalla fonte levo gli occhi a sinistra ad una rupe erta e scoscesa che sovrasta il fiume e m'arresta e trattiene all'improvviso un'agnizione. Sorge nel ricordo quello schizzo sul margine inferiore di un foglio del tuo codice di Plinio: rocce, chiesetta, il corso della Sorga, un airone col pesce dentro il becco, e le foglie ed i fiori di una canna palustre che Linneo battezzò 'typha'. Il profilo roccioso che contemplo incatenata è quello del disegno. È il tuo cenno, Francesco, il tuo saluto, la tua risposta quasi a una domanda. Il disegno di Francesco Petrarca sul foglio 143v del suo codice di Plinio, oggi a Parigi, Bibl Nationale, lat. 6802, è visibile a questo link: http://www.italica.rai.it/scheda.php?scheda=rinascimento_iconografia_prot_1579 Le fotografie da me scattate nella visita a Valchiusa caratterizzata dall' 'agnizione' si possono vedere a questo link: https://picasaweb.google.com/116000617407748900398/AvignoneEValchiusa25Aprile2012 Mi sembrò allora che Petrarca ponendomi sotto gli occhi improvvisamente quel noto profilo rispondesse a una domanda perché fra gli studiosi predomina oggi l'opinione che il disegno sia stato fatto da Boccaccio sul codice dell'amico e in stretta collaborazione con lui durante uno dei suoi soggionri in casa Petrarca. E tuttavia Boccaccio non è mai stato a Valchiusa e quel profilo poteva essere disegnato così solo da chi lo conosceva molto bene e lo aveva avuto sotto gli occhi per tanti anni della sua vita.
Id: 25054 Data: 29/03/2014 07:23:56
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La Poesia #poesiapoeti
Quando la notte l'ansia tiene desta la mente inquieta, simile mi sento ad una corda tesa di violino che l'urto dei ricordi fa vibrare traendo dissonanze dolorose. Ma dalla stessa corda può sgorgare l'accordo arcano che ridoni senso al rovello e al dolore, facendone le note di più vasta, possente melodia.
Id: 24906 Data: 20/03/2014 21:34:42
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Il fiore del deserto #poesiapoeti
E' come se finora avessi sempre diffidato di te, o poesia. Temevo forse di accostar la tua incandescenza e di bruciarmi le ali come falena presso alla lucerna. Ma adesso che all'autunno mia stagione volge e si screzia di mille colori, fui dal tuo incanto infine vinta e presa. Tu insperata venisti ed inattesa a dare il tuo conforto in ore oscure. Aveva la mia colpa ogni valore tolto alle umane frasi, ed anche al pianto. Fu allora che il linguaggio tuo divino le tenebre schiarò con il suo raggio e serenando vinse la tempesta. Ed ora quando nella notte buia più incalzano i fantasmi, le paure, le angoscie, a te mi volgo e nella tua parola cerco un senso al dolore ed un riscatto. Tu nel deserto del soffrire umano ti schiudi unico fiore e sulle nostre sciagure stai sospesa e brilli lieve come l'arco iridato.
Id: 24904 Data: 20/03/2014 21:31:49
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Aprile
APRILE
Deserto il parco, fresco del mattino, chiarità del fogliame appena schiuso. Funereo e lamentoso suona il grido di tortore in amore.
Struggente primavera, che riporti l'effimero e l'eterno e fai muovere i semi e le radici nascosti sotto terra ed i morti con loro. Tu riporti l'amore a piante ed animali; e chi l'amore l'ha sotterra, si muove a passo lento per strade di campagna, nella notte, sotto chiarie lunari, ed aguzza lo sguardo al lume incerto per vedere se al fondo della via l'essere amato appaia all'improvviso.
Id: 11065 Data: 14/11/2011 12:48:11
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Scilla bifolia
Sono caduti pezzetti di cielo oggi nel bosco tra le foglie secche. La primavera è ancora incerta e fredda, ma l'azzurro gentile delle scille e il martellare ritmico del picchio, che è tornato a cercare le sue larve, dicono che è arrivata.
Che buffo avere intorno, tutti intenti a quanto li circonda, a coda tesa, Lara, Piotr e Tigrin, due cani e un gatto! E tutti e quattro camminare insieme, tutti ugualmente lieti per l'arrivo di un'altra primavera.
E certo sono liete anche le scille che intorno a noi sorridono nel bosco.
marzo 2011
Id: 8846 Data: 14/06/2011 12:45:04
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Ultimo addio
Il nome d'una via dimenticato (cancellato?) risorge doloroso... Ecco una stanza d'ospedale, spoglia come tutte le stanze d'ospedale. Soffocante era il caldo. Era avanzato un po' di vino dalla cena (tu non lo bevevi). "Versa" mi dicesti indicando i bicchieri. Sollevasti il vino sorridendo. Me ne andai rasserenata. Non sapevo ancora. che era stato il tuo addio, che rivisto ti avrei nella tua bara.
Id: 7166 Data: 13/02/2011 08:44:05
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lacrime di vento
LACRIME DI VENTO
Cammino, il vento gelido mi sferza così forte da farmi lacrimare. Altro vento, altra strada: ti ricordi? Camminavamo chine contro il vento. C'era la neve. Ti ricordi ancora? Puoi ricordare là dove sei ora? Ti sento accanto, con te parlo, il vento porta via le parole.
Id: 6931 Data: 28/01/2011 20:20:45
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Separazione
Violento mi spingesti fra gli sterpi, in aspri luoghi infestati da serpi. Invano ti gridai: "Perché mi scerpi?".
Ma lo sterpo fiorì di biancospino. Come una serpe mi riscaldo al sole. Ti morderò se mi torni vicino. 21aprile 2003
Id: 6783 Data: 21/01/2011 08:16:51
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Locus amoenus
Hoc carmen inveni in antiquissimo quodam codice qui in monasterio Cryptensi asservatur, litteris vetustissimis exarato peneque exoletis. Cuius antiquitatisetiam tabulae corrosae vetustate membranaeque carie exesae fidem faciunt. Deerat titulus et nomen auctoris necnon aliquid in fine. Plurimum insudavi ut hoc ex implicatissimis et caducis in explicatas studioseque interpunctas litteras transferrem. Figuras litterarum inter se similitudine quadam commutatas correxi: quae vitio librariorum vel codicis antiquitate prorsus corrupta erant attingere ausa non sum, ne forte magis depravarem. Tu si quid adhuc inemendatum exstat vel versus claudicare videtur, id pro tua humanitate corrige et emenda. Non quod potui sed quod volui boni consule et vale. Est locus - haud procul inde lacus ridet Nemorensis -, quem foliis cingit densis viridissima silva ac solis radios arcet nimiosque calores: lenis ibi spirans gratos diffundit odores et curas mulcet flatis fragrantibus aura. Sunt humana procul vestigia cuncta remota, solum avium resonant cantus ac murmure frondes. Iucundus locus est et quem natura benigne Egregiis donis decoravit multa profundens: sed non his donis mihi gratus*** deest reliquum.
Id: 6782 Data: 21/01/2011 08:09:45
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Orchidee dellAmiata
Orchis morio, ophrys fusca, gymnadenia, neottia nidus avis, orchis simia, dactylorrhyza maculata e fuchsii, serapias lingua e vomeracea e tante altre dai nomi e dalle fogge strane dischiudono corolle non vistose, simili a vulve femminili o in forme bizzarre, come d'elmo, con speroni, con rilievi, con creste, con puntini, purpuree, bianche, maculate, rosa, verdastre, gialle, brune, quasi nere, con placche blu, con strani geroglifici. Per riprodursi attirano gli insetti imitando una femmina di bombo, d'ape o di vespa, oppure col profumo acuto che diffondono la sera, o ancora coi colori variegati e col nettare in gole spalancate. Ognuna ha un solo insetto che può fare il miracolo. E poi non è finita: occorre ancora, perché il seme germini, che presti un fungo le sue ife e se prevale il fungo quel germoglio muore, ma muore senza il fungo. Ognuna ha il suo terreno: acido, basico, arido, umido, argilloso, leggero, di pineta, di quercia, di castagno, di faggeta. Impossibile farle germogliare e fiorire a comando; non le trovi né in giardini né in luoghi coltivati. Stanno in luoghi selvaggi e abbandonati, nel sottobosco, in magri pascoli, anche sul bordo delle strade, ovunque l'uomo non le disturbi. Sono le orchidee nostrane, quasi ignote, senza i fasti letterari di quelle tropicali (la cattleya di Proust), e l'apparire ne è difficile, raro ed inatteso.
pubblicata in Orchidee dell'Amiata. Poesie di S. R., "Caffè Michelangiolo" VIII 1, gennaio-aprile 2003 [ma ottobre 2003], 22-24.
Id: 6505 Data: 31/12/2010 12:19:11
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Ad Iacobum, gratiarum actio
“Natalem ecce diem revehit mihi frigida bruma: hei mihi, iam iuvenile cito pede labitur aevum insequiturque celer mors pallens, cana senectus!” Talia dum mesto mecum sub pectore verso, audio tinnitum, propero portamque recludo: adsunt en flores, Iacobi munera nostri, pignus amicitiae, qui ver in tecta reducunt maestitiamque fugant omnem frontemque serenant. Romae, a. d. VI Idus Februarias MCMLXXXVI
Id: 6466 Data: 28/12/2010 08:27:40
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