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Fanciulla
Fanciulla
( ad ognuna delle mie alunne )
Ricorderai, in altro luogo
e tempo, quanto quell'orizzonte
prometteva, il bene e il male
filtrati nell'asprezza del tuo
vivere allora: le tante gioie,
le sfavillanti gioie, le stridule
incertezze.
L'anima è nuda se questo
è il tempo ove il sole sfavilla
e la limpida notte pace reca
all'insonnia del cuore.
Nel mio autunno, tanto
gracile e freddo divenuto,
la luce di un sorriso splenderà,
profondo lago che vive
nei tuoi occhi e nell'urgenza
che ti canta in cuore.
Oh, tenera gazzella, mentre
corri con l'ansia della fonte
che va al mare e petulante
ciangottio sommuovi come
libera acqua che discorre,
sii ad esse uguale in ogni
dove: alle creature che sempre
sono nuove ed umidi
hanno gli occhi buoni,
a quelle che altere e trasparenti
come l'acqua, vanno
tra rive rigogliose e sassi.
Non c'è ombra in questa
limpidezza come il cielo
è cristallo nella luce.
E lunga sia per te questa
purezza, lungo e festante
il tuo sorriso ancora
simile al raggio che il girasole
volge nell'ebbrezza del giorno
fino a sera.
Da "Penelope e altre poesie"
Id: 24350 Data: 12/02/2014 14:50:46
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La luce è sola
La luce è sola
Quanto sperai, o cuore, la placata
tempesta, la quiete dorata
del tramonto nel liquido tumulto
del mio sangue!
Ecco, declina il giorno
cade la luce inerte
e i raggi obliqui indorano
la terra quietamente.
Lunghi filari portano accolti
grappoli di liquido languore.
Ogni acino è un'ampolla
rilucente.
Anch'io m'inoltro su questa
strada che non ha frontiere
e ovunque oro piove
su me, sul mio sommesso
andare.
Qui manca l'uomo, è vero,
per quanto come Diogene
lo cerchi andando col suo
lanternino.
La luce è sola. E nella mente
s'apre la visione quando
Caino il suo fratello
uccise.
Da "Penelope e altre poesie"
Id: 24323 Data: 10/02/2014 19:50:00
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Alla deriva
Alla deriva
Biancheggia tra gli scuri
un'alba pallida
indizio d'una pena
angoscia che coagula
un risveglio.
Mi rammenta
-questo lucore inerte-
che c'è un fuori ai miei sogni
un oltre dove qualcosa scorre
con occhi indifferenti.
Nel sarcofago scuro
della stanza si sfaldano
i sogni in divenire
buie farfalle guizzano
si disfano come fantasmi abbacinati
dove gli avari raggi
mostrano in un barlume
vita e morte congiunte.
Lo scorrere, che di là
resiste contro mia voglia,
fiume indolente, onda
che accatta oggetti sulla riva
è in'inerzia che stagna
in un mistico sogno di deriva
verbo che vi si coniuga passivo.
Per dove andare allora
quale sbiadita consistenza
prenderà corpo e sarà meta
isola lontana, sole che spende
da tutti obliato in un lontano
occaso?
Dove la vela indifferente
volgerà la prora del mio cuore
malato?
Da "Mentre cadeva il giorno"
Id: 24240 Data: 04/02/2014 18:39:52
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Il bosco
Il bosco
Come un vasto premio
ad allietarmi viene il giorno
autunnale, coi boshi sconfinati,
i permeati sensi di un giallo un poco
triste per l'avvenuta distante
primavera e la terra più nera intrisa
d'altri umori: esalano questo
malinconico paradiso che come
sbiadito sorriso d'addio già
quasi si spegne nell'ultimo
rosso rameggio. Un uccello
si stacca da un ramo che secco
risuona. Declina il paradiso
col suo sole e gli aromi
pungenti del giorno.
Qui, solo, non so dove mi aggiro
in questo tempo che svanisce
nelle sue lievi nebbie
a confondere il sentiero,
dove io, angelo altero, deflorato,
credo spiccare il volo
ed è solo il ricordo di quel che
forse ero; alle spalle mi duole il mancare
delle ali abbattute, mozzate
dalla mia fiacchezza: bene e male
congiunti, qui mi visitano,
nell'unica visione di me
che in questi boschi, presenti
su lucida carta, mi addentro,
me stesso vestendo d'un ventre
sì freddo che parto più non attendo:
E le ali mi mancano per potere
volare e il labirinto infecondo resiste
e una fievole luce lontana mi chiama...
Da "Penelope e altre poesie"
Id: 23992 Data: 20/01/2014 16:38:05
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Canto dellamore insperato
Canto dell'amore insperato
Oh, perché sei venuto, e come, ora che la luce
s'ottunde e si vapora sulla terra inerte,
ora che autunno è diventato inedia?
La tua bellezza non è più inferma, il tuo viso
non si reclina, non ha più pallori,
sorride nello sguardo d'amore che ti diedi
ignara del mondo e sorda a ogni richiamo
che non lasciasse il tuo corpo risplendere
nel buio o in una luce di magnificenza.
Perché sei venuto, voce dell'alfabeto vivo
e universale, e luce profondata nella notte
come nel fondo del marino abisso
nota impigliata che vibri sola?
A lungo ti ho cercato, a lungo, e sono stanca:
le mie mani, i miei gesti sanno
la febbrile attesa. In un mondo che non quantifichi
o misuri ti ho voluto, che non chieda a ciò che è
d'essere altro. Dimmi il tuo richiamo, concedimi
il tuo evento, ch'io non mi aggiri ancora,
ancora non mi perda tra le galassie di questo
eterno niente, incerto come viaggiatore
in terra straniera, che non mi affacci al baratro
senza fondo nell'universo delle inconsistenze.
In te adoro gli idoli eterni che qualcuno
mi concesse di sognare: i miei aditi
si aprono a percepire la tua sola Imminenza.
Quando camminerai insieme agli uomini, compagno
e compagna dell'ebbrezza, quando la dirompente
tua fermezza frantumerà i cuori di carne
trasformando in pura gioia la bellezza?
Da "Penelope e altre poesie"
Id: 23909 Data: 14/01/2014 16:26:39
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Corpo
Corpo ( I )
Aprire le mura
del tuo corpo
Dove la luce brancola
nell'ombra, restare
sulla soglia
in questo buio
appena risvegliato
Una vuotezza di sepolcro
- pietra sola -
libera dal tempo
che fuori trascorre
Alito morto, dentro,
spenta fiamma
le urne cinerarie
i loculi dell'eterna ombra.
Da "Il Canto della Notte", sez. "Corpo"
I
Id: 23561 Data: 19/12/2013 16:30:36
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Risveglio
Risveglio
Se talvolta svegliandomi
nel grigiore sospeso della camera
per una solitudine improvvisa
o lama di stiletto dentro il cuore,
vivido viene in visita, e nefasto,
il giorno che non volli,
la memoria della sera si spalanca
come quando, sotto la coltre,
quasi dentro a una tana, mormorai
una preghiera di "senza domani".
Fuori, da sempre, la pioggia
odo picchiare sul balcone;
in un grigio mantello
avvolge il giorno i rintocchi
d'una chiesa lontana, che ora
più sordi varcano l'aria.
Un torrente deriva silenzioso
dentro alle pareti della mia camera
dentro alle pareti del mio cuore.
Da "Sehnsucht"
Id: 23522 Data: 16/12/2013 17:58:33
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La Chimera
la Chimera
Canto per te l'amore che vanisce
ovunque la rapida rosa che sfiora
la chimera d'un giorno dell'estate
che eterea si mostrò
sul limitare delle selve sacre.
Nelle radure immote,
ove piove il pulviscolo degli ori
come annuncio del dio,
fummo chiamati.
Su di noi si fermò
il silenzio alato.
E ci diedero vesti
di immortali
per un attimo eterno
d'abbandono.
Id: 23396 Data: 05/12/2013 18:48:49
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Profondissima notte
Profondissima notte
Fu nelle ore immemori
quando l'uccello delle tenebre
picchiando alla finestra
fece entrare la notte profondissima:
un orrido silenzio
nell'intimo destato
più concreto si pose
del mio corpo.
Dipanandosi veniva
da me stessa silente
spesso umore avvolgente
e mi fasciò
crisalide nel bozzolo
siderea mummia
tramandata oltre il tempo
immagine di ma sprofondata
libero archetipo
d'un'invitta fine.
I rami picchiettarono
sui vetri
l'incubo sognato nella veglia
(cosciente e infausto)
mi penetrava dissolvendosi
il corpo:
l'angoscia mi pesò
come la pietra
calata sopra il petto
poi che la presenza
frantumata si fu
in impossibile nulla.
Id: 23395 Data: 05/12/2013 18:38:21
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Solo ti avrò
Solo ti avrò
Solo ti avrò nell'aria
che respira, nel senso
della foglia che lascia
il ramo desolato e spoglio
nell'autunno deserto del viale.
Sarai per me l'acqua
della pozza che specchia
il cielo e un sole
smorto asciuga
o la tristezza flebile
del giorno che sulla terra
fatalmente passa
e in arco breve
all'orizzonte inclina.
Da "L'inarrivabile meta"
Id: 23324 Data: 29/11/2013 19:18:50
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Figlio
Figlio
Figlio, germoglio di carne viva
partorito dal mio encefalo,
rosa che dà il nome alla rosa
idea della mia idea
viva di carne e sangue
nascoste tieni le insidie
d'ogni male e del piacere
il profumo dei sogni che fuggono
con ali leggere.
Culmine del mio Oriente
nella tua limpida alba
il mio cuore posa:
onda che acquieta
dentro al vasto mare.
Da "L'inarrivabile meta"
Id: 23322 Data: 29/11/2013 19:10:00
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Vengo nel luogo...
Vengo nel luogo...
Come si va a visitare
i morti vengo nel luogo
del nostro appuntamento.
Nella piazzuola triste
è ferma l'ora
umido è il viale
e come a mendicante
mi porge il giorno
elemosine di luce.
Rimango a contemplare
il tuo ricordo, qui,
nella breve sosta
mattutina, e la vita
la vedo come l'acqua
che passa sotto i ponti
e mi trascina.
Da "l'inarrivabile meta"
Id: 23169 Data: 18/11/2013 17:35:03
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I giorni dellattesa
I giorni dell'attesa
Ho passato i giorni dell'attesa.
Eri lontano più dell'orizzonte
su questo mare inquieto,
più alto del sole meridiano
che illumina l'abisso delle acque.
E l'ala solitaria del gabbiano
recava la tua scorsa lontananza:
l'aroma delle tue terre soavi
e l'eco di rimpianto, l'eco amara
con le sue note lievi.
Da "L'inarrivabile meta"
Id: 23168 Data: 18/11/2013 17:10:29
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Narciso
Narciso
La fonte era, tra canne, un muto specchio.
Venne il pastore e alla muta acqua
abbeverò il suo gregge.
Ma nel riflesso sognò un'essenza nuova:
d'esser di Cizio, magnifico straniero,
di ricca veste adorno e nobile d'animo e di mente;
così vagheggiò l'altro se stesso.
Il pastore "Narciso" era chiamato.
E lo straniero? Vedesti un giorno, o Narciso,
lo straniero? Era il divino Adone, di regali vesti
adorno, che lo sguardo infino al tuo sospinse un giorno,
quegli che altri dissero che tu eri, tanto la somiglianza
s'era fatta carne?
Ma duro come la roccia, da penetrare, è l'intendimento dell'altro.
Narciso! E' il tuo specchio! non vedi
con che occhi ti guarda, come della veste
apre le pieghe e con mano tremante
sfiora le tue costole, tra le sue dita non senti
un corpo fatto aria?
Narciso, l'anima vuole!
Da "Sehnsucht"
Id: 23077 Data: 12/11/2013 09:10:06
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Immagine
Da "L'inarrivabile meta"
Immagine
Ora ti vedo alla ringhiera affacciato
ove Carini Alta s'offre alla vista
del mare. Sotto le mura del Castello,
lontano, s'orla di spuma e non ruggisce.
Né sin lassù volano i gabbiani.
Ma il riflesso del volo, inquieto,
traversa gli occhi tuoi fanciulli,
azzurri come cielo, oggi foschi, uguali
al tenebrore immenso della pioggia a mezz'aria.
Malinconia dei tuoi occhi:
vento d'essenza nordica, pluvio grigiore
che opprime l'aria, dov'è la fiamma
che oltrepassò tutti i lidi?
Id: 23055 Data: 10/11/2013 11:08:55
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La tua voce
Da "L'inarrivabile meta"
La tua voce
La tua voce non odo.
Cantano le cicale, le piccole
rose del vaso son fiorite.
Ma sei lontano e non odo
la tua voce. Potessi come il sole
gioire sulle cose, come le rose
del balcone offrire a chi
guarda lo splendore...ma sei lontano...
Io più non odo la tua voce.
Id: 23053 Data: 10/11/2013 10:47:57
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Preghiera
Preghiera
Perché, Signore, mi hai fatto dissimile alle cose
con una volontà d'essere altro, perché uguale non sono
all'acqua della quieta fonte o al ramo
che leggero nel vento odo stormire o all'uccello
compreso dall'essere puro volo?
Perché l'animo mio travagli con pensieri? Se la mia vita
fosse senza, riposerei la pace della pietra,
respirerei all'unisono con gli esseri la grande vita
che Tu desti al mondo.
Ma uguale io non sono: i miei pensieri, ponte
della natura sino a Te, dilaniano il mio essere
lo smembrano a metà.
Da "Sehensucht"
Id: 22915 Data: 30/10/2013 18:54:20
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Per una volta
Per una volta Come aprire vorrei le vesti che ti infiorano, racconto inenarrato, e incerto e casto per pudore trovarti corpo che non si dona, ovunque amato, per una volta... parola violentata nell'arcano corpo sorpreso nel torpore apre le braccia amanti a lunga sete. Da "Sehnsucht"
Id: 22913 Data: 30/10/2013 17:36:06
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LIsola
L’Isola
Nel lontano meriggio, l’ansia d’imbarco rotta,
furono tutti al ponte a salutare. Furono una cosa
il gesto e il cuore, e le mani ed i visi e i palpitanti addii
fluttuarono entro il sogno, brevemente.
Qui lo sguardo non vide che un tormento interiore:
cosa, il destino, se non la fedeltà agli eventi?
Poi si disciolsero i nitidi profili, il mare fu
un azzurro trepidante, gonfio d’angoscia tersa,
le fronde, unico verde in lontananza,
incupirono i pensieri, e tra la solitudine marina,
lungi dal dileguarsi, recò l’affanno incerto smarrimento
come anima che, libera dal corpo, senta la nudità
tremante e sola.
“Questo mio corpo è l’Isola –pensò il navigatore- mia prigione,
per questo con ansia e con dolore mi diparto. Quanto seminai
e produssi entro gli angusti limiti, ivi ha cuore e sostanza:
questa è la vita, la terrena vita che ci diede il destino,
è questa fedeltà ch’io pago con dolore, nel rimanere io stesso,
nel non volere che il dolore da cui fuggo. Così, pare,
decisero gli dei; così, da sempre, chi degli uomini tesse le vicende,
i corpi legò alla terra da cui nacquero, d’un desiderio
oscuro fornì l’esule, per cui sentì il richiamo del grembo
da cui venne, e in cui, giacendo, altre vite saranno a germogliare.
Ma cosa, allora, porta fuori di me quest’ansietà di vita,
dove il desiderio corre lontano dalla fonte e perché, in eterno,
la contraddizione mi dilania? Quand’ero la mia Isola
ero solo e negato all’esistente, ma a volte, anch’io sentii
d’essere goccia dell’immenso fiume o lacrima assorta
nel torpore di ghiaccio d’un mattino.
Mi feriva il mio “essere-me”, soprattutto ciò ch’era più mio:
gli aranceti dorati nel mio sole, la campagna aperta
e sospirante e i teneri ronzii d’un mondo infimo
che nessuno ode, distratto, per avere quel mondo cancellato
e che talvolta alla memoria irrompe con accenti d’una vita pura.
Quest’ansietà di crescere, che il figlio separò dalla madre,
con eguale dolore mi rapisce all’Isola, mia condanna,
ma nel distacco puro vedo crescere solo il peso inesorabile:
poiché questo è destino d’ogni umano: che varchi il suo confine
e a sé ritorni. Così, colui di cui bene sappiamo il navigare,
non visse un tempo solo: sempre un Ulisse fu ov’è un porto
e un’Isola che attende; un porto, una promessa
o un dolore da cui fuggiva nel lontano giorno”.
Rossella Cerniglia
Id: 22887 Data: 29/10/2013 09:10:37
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Muta assenza
Da “Mentre cadeva il giorno”
Muta assenza
Perché questo silenzio
che giunge dalle cose?
Se ferma è l’aria
chi alita il gelo
della morte intorno?
Nel tramonto dorato
è ferma l’ora.
Dalle finestre guardo
il raggio immobile
né più odo un respiro.
Cos’è che sta sospeso
senza che nulla attende?
S’è fermato il battito
del tempo e un cuore
immobile nel buio
dell’essere riposa.
Mi ferma l’anima
la stasi d’ogni verbo
nessun suono
come ristagno alato
mi sovrasta.
La quiete pesa
sugli arredi inerti…
cosa parla il silenzio
che materia il suo
vuoto tra le cose?
È qui la muta assenza
manifesta?
Id: 22886 Data: 29/10/2013 08:35:28
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Ad amico immaginario
Ad amico immaginario
Oggi ti scrivo, amico mio dell'anima, solo navigante dei miei sogni.
La tua essenza eterea è il fluire in me delle cose che non hanno corpo.
Essere arduo, iperuranio sei, il lontano e vicino orizzonte
dove abita la notte del mio cuore, il contiguo esiziale mio dolore,
mio fratello prescelto dalla sorte di chi nulla possiede,
avventuriero del mio immaginario, ragno di me innamorato
che tesse la mia tela. Se ti cerco è perché il mondo è spoglio,
non ha che pietra e lugubre grigiore. Se ti cerco è perché la strada è sola
e niente dà ristoro: neanche una lusinga da questo cadavere immenso
qui disteso, nessun compagno di viaggio a deplorare
il tuo triste fardello, a compatire il tuo bisogno d'assetato.
Se questa è vita, è qui che giunge il mio sogno disperato:
a te che sei il prescelto, vero compagno della più oscura solitudine,
generato da essa come ombra, ma così pregna del bisogno di non essere sola!
A te, ultimo casto amore, consorte del mio viaggio
entro rive profonde e sconosciute, a te cedo le chiavi del mio cuore,
su te riverso il sogno inquietante e vuoto di una ricerca smisurata e vana
che è stata mia condanna e mia rovina: nella sua essenza invitta
s'inscrive il naufragio dell'umano, la sua inesorabile sconfitta.
Id: 22860 Data: 26/10/2013 22:05:01
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come l’acqua
Come l'acqua... Come l'acqua che sgorga dalla fonte e tra le oscure felci nel giorno radioso risplende come la viva acqua che nel piacere occulto va dell'ombra di sotterraneo argento bagnando gl'inebriati muschi così il mio senso luminoso vivo passa nell'ombra imperitura sotterraneo al senso delle cose sommesso e occulto valica i confini. Da "L'inarrivabile meta
Id: 22527 Data: 03/10/2013 20:25:00
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La strada
La strada Passo e la strada non è che la contemplazione della strada in me che passo. È triste l’ora che cupa nel cielo risplende. La strada per me sola si allunga sui miei passi: il passato è la strada alle mie spalle, il futuro, di là dal mobile orizzonte, strada è da venire. Un deserto è la strada: nuvole nere e basse, infuocate di dolore. La mia strada è sola con me che passo. I suoi rumori cosmici sono silenzio udibile del supremo, dell’ultimo silenzio: così inquietante e pregno invade l’ora. E mentre passo è fermo il mondo nella visione del passare in me che passo. In questa oscurità, tuonante di silenzi, il mio passare passa senza promesse e di sé vive e di tutti i suoi passi. Ma dove porta questo immenso andare, lo sconfinato notturno del cuore che passa sulla strada dove io passo? Su quale abisso spalancano le porte, su quale nera eterna Notte s’apre il confine dell’oscuro andare? Da “ Penelope e altre poesie “
Id: 21527 Data: 22/07/2013 18:11:57
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Il canto
Io sempre amai la limpida parola con cui illuminava il greco vate la legge severa del suo canto. Soltanto ciò che è limpido risplende solennemente canta la purezza: nella parola come un dio si specchia che vesta solo della sua bellezza. Bella e pura, rotonda è la visione che la parola innalza, splendente e sovrana quanto gli astri quando li credevano dei. Come alabastro levigata, come la luna quando è intera in un cielo immoto e casto, così splende la parola per mostrare senz’ombra la luce dell’essere che è. Non di mobile fiamma ma del sereno sguardo che tutte le cose ha contemplato prima di nominarne alcuna, così splende la parola che solo netti profili, solo eterne visioni sempre acclara dove pure il mistero è eterna luce.
Id: 21462 Data: 18/07/2013 19:00:52
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Ombre nella Cattedrale
Ombre nella cattedrale Era nella città la calda luce afosa dell’agosto. Dopo la breve sosta nelle piazze, stanco del lungo andare, il pellegrino, venuto da un angolo di mondo ad ammirare remoti fasti delle età sublimi -stretti tra le facciata medievali vicoli grevi d’ombra e d’abbandono- fuga cerca e riparo alla calura e nei santuari colmi d’oscura quiete muove gli stanchi passi, tra le navate alte sino al sacrario d’un altare dove, al colmo, oscilla la pura fiamma silenziosa. Siede nel Tempio. Ascolta. Il silenzio grava dalle oscure volte, sbiadendo come ricordo passeggero, vano, la vita di fuori troppo umana e il divenire che urge nella fretta che ogni cosa assale e le coscienze adesca con amo menzognero. È tempo di pregare. Da un oscuro groviglio, liberata, una preghiera lentamente sale, non voluta, come il naufrago, tolto agli impedimenti del fondo, emerge sino all’onda e al turbinio azzurro del cielo. Sulle crociere e sugli intrecci delle navate alte, la quiete obliosa rende una volta umano, comprensibile, il Mistero celato nella fiammella tremula che agita le ombre e l’abside come cuore nel petto custodisce. Scivola, come unguento, a lenire le ferite una pace che asserena e l’anima trae conforto nel sentire che Altro c’è ed Eterno, oltre il bene finito che non dura, benché con ansia il vivente non cessi d’inseguirlo. Domani, la radiosa certezza del giorno farà di te ancora un altro uomo: come sogno ricorderai che la pace, oggi, ha carezzato la tua anima come fa la brezza lieve con gli ulivi. Dalla silloge Sehnsucht
Id: 21461 Data: 18/07/2013 18:54:08
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