I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
Sì, vabbene! Il mare, il pesto, Grillo, Govi, la focaccia,
la cadenza portoghese e la mimosa in fiore,
centro storico più grande, ospedale, cimitero,
liberata (si fa per dire) “paraponzi-ponzi-pero”…
Ma… la mia Genova non è come la vostra
la mia Genova ha il vento nelle ossa
carta nelle scarpe, non cartoline
terra nelle unghie e il cuore pien di spine…
La mia Genova contempla esterrefatta
le botte venute giù come tempesta
nel buio atroce di una scuola
manganelli che facevan festa
lasciando echi di urla
e un denso sangue sporco
un nuovo tipo di pesto
col fiato della morte!
No! La mia Genova non è come la vostra
è tutta una salita
non ha nemmeno una discesa
non ha banche sotto casa
fa fatica a far la spesa
perché la mia Genova è salata
non conosce salotti
e chiama pranzo o cena
il latte coi biscotti.
La mia Genova è di un ragazzo
un novello “Perasso”
spalmato sull’asfalto
piccola piuma come tante
nel ricacciare indietro l’alito pesante
di assurde carabine vomitanti.
Ma la mia Genova non si sente sola
e se di notte piangesulle braccia viola
si compenetra nel mare, si fa onda
e sugli “ospiti sgraditi” non si confonde
perché la mia Genova
si fa molte domande
e di fronte all’idiozia…stende le sue mutande!
Di strofa in strofa, d'apostrofo in “a capo”
affamato di lunghi periodi dilaganti
per righe e più righe senza fiato o quiete
dove una virgola in più o in meno, nel caso
può cambiare direzione, senso e indirizzo
così come un punto può concludere il tutto...
La pianura sterminata di neve
non distingue né colma le distanze
batte il mio cuore pazzo dirimpetto
nel respiro bollente di fiati affiatati
che divorano a morsi vivi la nebbia
vapore di sospiri colti a mani colme
maniglie dorate delle porte del paradiso
raccolgon lo stupore, il brillio degli occhi
sotto le coperte complici di pelle
dove le notti sfrigolano d'immenso
incendiando labbra tese, bocche disciolte
ad esplorarsi in esplosioni d'infinito...