I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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verso il padre
Ieri non ti ho visto e mi è mancato il suono che immagino quando si lascia il tempo per visitarti dove tu non sei in una falla mobile che si propaga da una tempia all’altra come un’opacità non mai chiarita che credo ti somigli in questa stanza dove stanno le cose che non sono diverse da quel che noi ne abbiamo fatto e credo mi somigli.
Id: 72823 Data: 30/03/2025 19:42:40
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Sfumature
Quando mi misi a osservare Le variazioni incerte della luce Lo feci per convincermi che il buio È solo parte della sfumatura Che riveste l’Intenso. Mi chiesi allora se la notte fosse Un’altra forma del suo divenire E non un’apparenza Quella che mi sembrava una scomparsa Tra un intervallo e l’altro delle stelle Dove il tempo rallenta la rincorsa Alla ricerca forse di se stesso O almeno un’occasione. Quindi mi volsi dentro e non trovai Nient’altro che un disperso E questo mi costrinse a porre mente A un’altra dispersione Di cui le sfumature danno conto Quando qualcuno cerca E roteando sposta l’universo E capovolge e fruga Lungo i mattoni sparsi della vita Che cade nel contrario e dal contrario Per amore ritorna.
Id: 72742 Data: 16/03/2025 10:01:23
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A ogni battito di una campana breve
Nessuno mi venne a visitare a quell'ora di notte e questo fu l'inizio di un'abitudine. Non era facile individuare gli uccelli tra le nuvole e i vetri e la pianura fino a dove il monte chiude gli occhi del mondo. Tanto valeva mettersi a dormire. Nessuno mi venne a visitare a quell'ora del giorno e nelle successive l'abitudine si consolidò. Non era facile individuare il silenzio tra tappeti e rotoli di senno le librerie, i ricordi, i fiori vecchi: questo fece sì che l'abitudine si arrotolasse su se stessa e ai miei pantaloni senza piega. Decisi di studiare il pomeriggio e le sue variazioni della luce nella non somiglianza a tutto quello che mi sembrava di sapere già e per l'abitudine fu un colpo decisivo: ne persi ogni costanza. Vacillammo, io e la mia testardaggine, ad ogni battito di una campana breve ma alla fine mi abituai.
Id: 72690 Data: 03/03/2025 17:00:12
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Se fossi
Se ti seguissi sarei oscillazione come in un volo bianco di farfalla ma non vento. Se fossi fiore darei nutrimento se fossi occhio ti darei visione se fossi amore un se, privo di esitazione. Quindi seguire senza direzione tra soste d’apparenza arbusti odori luce genuflessa precedi come se fossi un mondo in miniatura ed io, se fossi almeno una misura, misurerei il silenzio che non dici più in alto, verso il picco, senza guardare sotto: soltanto un vuoto dove giace la morte.
Id: 71874 Data: 12/10/2024 14:27:12
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La sosta
Non so spiegarti meglio e tuttavia mi piacerebbe farlo ma una specie d’inedia mi trasforma in un essere svogliato una censura inflitta da me stesso senza aver nulla da disinnescare un proprio nulla, un nulla disinvolto che non soggiace ad altro e a nulla tende un tardo pomeriggio, potrei dire, come una sonnolenza dove non c’è neppure un sovvenire né peso sulle ciglia ma non potrei parlare di pigrizia come l’estate calda quando il tempo ti consiglia un’assenza e ti sorprendi giallo come un campo e fermo come l’aria su un covone né tempo e sosta il mio rumore.
Id: 71788 Data: 27/09/2024 18:24:29
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L’uomo di sabbia
Solchi della memoria corta e quella lunga oggi mi porta verso quel poco che mi resta della sabbia e l’onda, il sale, la memoria antica sera vento di terra la mattina dal mare.
Id: 71706 Data: 13/09/2024 01:33:08
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Il punto
Se mi parlasse un attimo, potrei dirti che a volte mi nasce come un senso di amarezza: il trascorso è perduto e l’oltre un nulla. Ma non è questo il punto. Il punto è un luogo di concentrazione, sotto diversi aspetti: l’immenso sembra minimo. Tutto si chiude e il tratto si assottiglia: un radunarsi asciutto dove il presente è antico completamente privo di spessore come un rifugio artico. Ti scrivo il mio digiuno. Essere è un vuoto intenso e la mia scia somiglia troppo spesso a un peso falso un fastidio incorporeo, un risultato senza cognizione dove la terra si rovescia e il tempo si distanzia dal nesso: io coltivo distanze. Tuttavia ti indirizzo le parole ed i suggerimenti della sera quando la mia coscienza ascolta un suono che mi trascina nell’inascoltato. Se Dio respira è un attimo che trema. Qualche volta un silenzio. Ma per fortuna il tempo non consegna lettere e l’incompiuto scrive. Questo conserva intatto il tuo pallore, il mio rivolgimento il nostro sguardo qualche volta stellato.
Id: 70898 Data: 10/05/2024 17:17:33
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Una sera di vento
Alla fine ce ne siamo andati tutti e abbiamo lasciato che cadesse quello che doveva cadere (nessuna mano si è sporta). I cappotti sapevano di caldo ma le mani erano fredde (intendo dire che intorno si gelava) e c’era un vento che non è respiro e forse è per questo che non ci siamo salutati abbastanza. Tuttavia era previsto che le luci si spegnessero all’improvviso come se non ci fosse dove ricoverare il sole e che si scivolasse (la mia faccia e la tua) come una nota sola. Nulla era aperto e non c’era più tempo per guardarsi intorno o riflettere almeno forse per ricercare quelle idee che si ficcano nelle tasche misteriosamente sotto il fuoco incrociato delle stelle.
Id: 70862 Data: 06/05/2024 15:54:34
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Piano accennato
Era il profilo di qualcosa che non sembrava accessibile né somigliava ad una decisione o un'incoscienza. Una forma diversa dal palpabile come un odore quando si intromette o luce che penetra dalla finestra e l’ombra che ci sia vento o meno. Era forse un ostacolo per ogni decisione che si voglia prendere o rimandare. Era pertanto il fermo di un’immagine senza pellicola, senza formazione ma avrei potuto dire che non era qualcosa di diverso da un pensiero quando ti cade la presenza e spegni le lampadine in una stanza vuota e ti affacci dove sarebbe l’altro cosmo di stelle. La sera viaggi vecchi.
Id: 70579 Data: 20/04/2024 13:47:22
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Passi senza volere
Mi colpiva la circolarità lenta, metodica, solenne nel cielo adesso azzurro. Prima era un nero diverso dalla notte ma il vento fa miracoli lungo il volo di un falco. Più in basso, una rondine mi ricordava una follia lontana: con le ali. Ti ricordi di me? Non mi riconosceva il viale ed i pensieri mentre mi viene in mente il cavo di una tegola: una casa di uccelli. Ma non so come ripensavo al mare e la sua necessità di non fermarsi mentre guardavo immenso (è chiaro che parlavo del sole) e la tua fronte all’ombra (è chiaro che parlavo della sera). Ma non c’erano gli alberi, non c’era quello che non vedevo la città quando la nebbia cala un grande nulla che ti circonda e ti ci muovi sera che si comporta come un animale strano.
Id: 70546 Data: 16/04/2024 09:37:30
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