I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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NELLO SGUARDO DI CHI RESTA (10.2.2015 Lampedusa)
Vita morte indissolubile diade e i nostri occhi impigliati nei suoi fili dall'una all'altra un confine netto: per i più una foto a tinte forti che scivola piano nel colore seppia -appena ieri il transito di 29 luci da nubi assordanti all’ombra immane muta sepolcrale. L'ascesa al ghiaccio cielo zaffiro il tunnel per approdare al Sole o si schiuse la botola di un sotterraneo? Chi videro quegli occhi spalancati nell'attraversare il confine? Una parola d'amore o una bestemmia cosa impasto' per ultimo la bocca? A noi, strati di tempo con memorie ancora da colmare il difficile piacere del dubbio che sia ambigua la frontiera se chi muore chiede conto della propria vita a chi resta.
Id: 30467 Data: 11/02/2015 16:17:30
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Il quadro bello
Il quadro bello Combinazione casuale di cellule modulazioni del tuo colore i giochi di un sole nella vasta penombra anima in spalla fin dal primo pianto tre sillabe senza fissa dimora un mondo parallelo il quadro bello a cui manca il sonoro i suoi cirri nei pensieri del mattino dai loro vetri è più rosato l’orizzonte. Inaspettate connessioni sulla soglia dell’istante sarchiano il terreno del giorno a poco vale un arsenale di voci e locuzioni il mondo inchiostrato è da sempre nei paraggi. Dissidente stellante capita che irrompa tra due virgole e al cuore che ti sanguina lento non resta che accreditare quelle parole.
Id: 30344 Data: 06/02/2015 15:06:58
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Senza titolo #poesiapoeti
Barche di carta sull’oceano. Vele spiegate vergate da un vento che si spera amico. La notte è salvezza che passa per un abisso mostra una rotta che il giorno a tratti vanifica. Si naviga a vista rotolando sull’onda gonfia la più slanciata a lontananze d’orizzonti: lucciole tremolanti che sfidano chi ha coraggio e continua il viaggio. Qualcuno approda dove la coscienza si fa porto. Da Nel fruscio feroce degli ulivi – Fara 2013
Id: 24903 Data: 20/03/2014 21:31:44
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Ad Angela Caccia il 1° premio Il Convivio 2012
Ad Angela Caccia il 1° premio assoluto “Il Convivio 2012”per la silloge poetica “Il ciottolo” 14 settembre 2012 By Mimmo Stirparo È con vivo compiacimento che apprendiamo del prestigioso riconoscimento ottenuto dalla cara amica poetessa Angela Caccia. Si tratta del 1° premio assoluto per la sezione “Silloge di poesia inedita” al Concorso Letterario Internazionale “Il Convivio2012”organizzato dall’omonima Accademia Internazionale di Castiglione di Sicilia e presieduta dal prof. Angelo Manitta. Il Concorso, che ha cadenza annuale ed è alla dodicesima edizione, ha visto la partecipazione di 972 artisti di cui 83 stranieri. La prestigiosa giuria, composta da 23 membri, aveva come Presidente onorario Giorgio Barberi Squarotti. La silloge premiata prende il titolo “Il ciottolo” dall’omonima poesia che vuol significare, con versi riccamente offerti, la sua voglia di riprendere, dopo il tempo interrotto, il cammino interiore segnato dall’amore e da certa sofferenza che in Angela diventa profonda meditazione e ricerca di verità. Nella lirica Il ciottolo c’è già questo. Leggiamola: “Vivo la mia periferia/ nell’insana nostalgia del centro/ – dice il Cuore.// Mi attraversa il quotidiano / come una pena senza nome/ e pianto i miei passi nel buio/ alla ricerca dell’istante aurorale/ di un boccio di tempo fermato.// Lì si fanno mare i miei rivoli/ e la realtà mostra il suo fodero/ nel cielo caldo di un silenzio/ che zampilla in parole/ forse poesia.// Fuori dall’incanto/ torno un ciottolo assetato di sale.” Dovrò ripetermi da una precedente nota di recensione e non posso fare diversamente per confermare che il pervenire alla Poesia, per Angela Caccia, è stato un approdo vitale, uno scalo nell’immensità dell’essere. Da bambina a donna, il salto è stato veloce senza che ella si accorgesse, se non in epoca appena matura, di fluire all’unisono con gli umori fluttuanti della vita di provincia. Afferrava ella le varie tappe del vivere comune con sferza satirica, con struggente rimpianto delle cose non avute, non fatte o rimandate. Oggi nella poetessa calabrese l’analisi tematica diventa più ricca, non solo di contenuti, offre affreschi paesaggistici di alta valenza, descrizioni, stati di animo, riflessioni. In questo senso posa la mente e raffigura magistralmente la terra madre come in Il calco dei pensieri laddove leggiamo: “M’immergo nella gente mia e/ sono musica anch’io di questo/ vicolo che d’inverno addensa di silenzi./ Qui è il calco dei miei pensieri, morbidi,/ quando un lampione dimenticato/ dondola nel buio …/ Qui il contadino getta il seme e poi/ fa la conta di speranze e delusioni/….Qui, dove si mastica un pane infuocato da / legna d’ulivo e il fumo acre traccia un sentiero/ nel regno della nostalgia, qui è la terra mia …” Angela Caccia scopre se stessa, scava dentro di sé e in una sorte di tuffo nel passato costruisce le pagine sciolte che invece si raccordano tutte ad un cordone ombelicale personale. Ne vien fuori una verità segreta, sillabata con la parola misuratamente emozionata e colorata da delicate tinte. Insomma l’amica Angela scrive la sua poesia amandola in forma quasi viscerale, anche se, spesso, sprazzi di dolorosa impotenza ricoprono i versi di un velo di accorata e malinconica nostalgia. Certamente meritato il riconoscimento del “Convivio2012”come i tantissimi altri ottenuti anche fuori dai confini nazionali. Appuntamento per la premiazione a Giardini Naxos di Messina il 28 ottobre prossimo.
Id: 16486 Data: 15/09/2012 06:09:06
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LECO DI UN SUONO
La mia poesia è l'eco di un suono e non ti svelerà mai la parola. Rimarrà sospesa come stella nella notte che pulsa, audace, nella sinfonia dei chiaroscuri. È voce all’emozione e tu ne sei lo scrigno. A te, dunque, che mi leggi con occhi muti e con indolenza tracci il solco delle mie rughe, segui il ritmo del mio respiro; a te che entri nei miei sogni e li colori di tuo e ascolti il grido di quest’argilla che reclama la sua forma; a te funambolo dei tuoi pensieri nel mio pensare, passo amico che si affianca al mio così ritroso; a te che per curiosità o mistico pudore ti accosti all'intimità del mio cielo... … serbagli, ti prego, un cesto di pietà, dimenticati nel suo dolore, consumane la gioia, e raggiungi nel tuo cielo l’essenza di quella parola.
Id: 8013 Data: 09/04/2011 12:16:10
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