I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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L’isola il vento lo sente da lontano
e il mare è là, là davanti e tu sei come convocato a giudizio la risacca è il tribunale, balene per giurati, le sirene sono gli avvocati non potevi trattenere il vento dovevi dirlo al requirente, dire che te proprio te, infine sei salpato: dire a tutte le conchiglie che le ali di gabbiano erano il movente
Id: 71554 Data: 19/07/2024 09:56:49
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Sabbia
su queste lingue di sabbia l'oceano lascia i suoi relitti, eppure nell'odore delle alghe morte abbiamo raccolto conchiglie e non so dire se muoversi è parte del nostro divenire, se partire è per non essere schiacciato dal restare ma su questa riva non so più camminarci dire che puntare il dito verso il mare invece è rimanere chiedersi se l'isola siano confini di una geometria ineluttabile fine agosto una t-shirt bianca la scritta indelebile del vento il grande odore di burrasca sulla spiaggia questa carcassa prima era una barca ora è il tuo corpo depositato come un sedimento come un guscio una conchiglia la sua estinzione sui fianchi il mio silenzio minerale la sabbia lo spazio vuoto tra i seni
Id: 71522 Data: 14/07/2024 10:55:20
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Paesaggi
e anche oggi niente di nuovo colline sono sempre quelle bordate d'azzurro, a volte ci sono (le colline) per la nebbia a volte scompaiono, e rieccole d'inverno imbiancate alberi gli alberi, uno ad uno spossati d'estate loro hanno un nome, tutti simile al mio il fogliame chiazzato di giallo è rivolto a sud ad asciugare dopo la pioggia anch'io, come loro suggo la stanchezza della terra
Id: 70157 Data: 23/02/2024 18:12:31
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Il cielo
Il cielo ha il celeste della Cappella Sistina sopra le teste in fila al discount fa bip il laser della fotocellula le porte automatiche si aprono entrano in una luce bianca tra le cose da comprare hanno chiuso la casa il loro giardino è sgombro, mettono le mani nel lattice il naso nell'ovatta, vagano come fosse un giorno normale nel carrello il cibo rimbalza con la mercanzia da scontare con la carta-fedeltà alla cassa in mezzo alla corsia un uomo con lo scanner si sbraccia alcuni li mette in posa da una parte, alcuni quelli con poche cose li separa dagli altri.
Id: 69659 Data: 17/12/2023 13:31:01
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Sotterranei
Dal tunnel della metropolitana le scale eruttano passi che poi sciamano nelle tubazioni del centro, a fare presa nel ventre della petroliera; e in cambusa la tramoggia inghiotte e smista, a sera truci sacchi sui convogli.
Id: 69439 Data: 08/11/2023 17:35:34
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Finestre
Com'è piacevole stare alla finestra -come fai tu- che ti metti fermo in un punto alto dell'universo e da lì fissi davanti vedi le cose scorrere e come tutto faccia il suo corso semplicemente, fa quello che deve essere fatto senza bisogno di fare altro e mentre tu sorvegli sembra che il tutto si bei di questo.
Id: 69029 Data: 14/09/2023 17:02:30
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L’autostrada
L'autostrada già approssima la città si fa periferia la prateria: oltre l'ossido i mattoni la cordigliera di cristallo. Ansando il groviglio di lamiera scivola sui muri. Ansimando.
Id: 68685 Data: 15/07/2023 10:31:28
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Alture di cristallo
Gli edifici s'innalzano in verticale, alti cristallini, con le facce scavate nella luce o nel grigiore, e all'improvviso ti senti subito a tre spanne dal selciato ma prima ancora, così, al momento come una minaccia dietro l'angolo non sai cos'è, in un bosco di giganti. Ma dura poco un batter di ciglia, e tiri il fiato, poi ti viene subito voglia di salirci sopra come quando da bambino giocavi in giardino, sotto quegli alberi così alti, slanciati, come grattacieli. Subito smaniavi d'arrampicarti ma è passato tempo. Così mentre cammini alzi il naso, comunque rimani risucchiato da quelle altezze e stai lì stupito a guardare la trasformazione: ognuna come un'ombra che sorge, o un racconto quando t'avvicina e subito rientri, invischiato senza parlare. -Guardali: sono gli Dei.- Pensi.
Id: 68323 Data: 21/05/2023 00:33:16
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Case
Dalla strada si vedono le case gli alberi in fila nei viali siepi curate, le ringhiere i rampicanti. Poi, quando le case finiscono, invece questi tiepidi campi di marzo non hanno ancora forma -sebbene la pianura laggiù ora allaga l'orizzonte dei toni verdi di primavera- come un mucchio di cose messe alla rinfusa agl'angoli di case.
Id: 68127 Data: 22/04/2023 17:27:45
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Jam
-A casa tutto bene- potremo continuare a dirci una volta raggiunto l'incrocio sotto il ghigno verboso del semaforo col finestrino abbassato sul bordo colmo del mondo e il sole a lato, ridente, e folle in rivoluzione antioraria per l'ingresso al portale est: oggi il Mall è intasato per il fuori tutto si entra a gruppi di sei solamente la soneria avverte l'ennesimo compleanno occorre rispettare il rituale degli auguri spalmare il cielo di tante faccine gialle che ridono, entusiaste entusiasmandosi (e più ce le metti meglio è) già è mezzodì ora il sole chiazzato il traffico è jam
Id: 67165 Data: 13/11/2022 18:58:50
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Effetti collaterali
(Però) stare pure a guardare forse nuvole, stagni di carta, impalpabili panneggi, anche rasi prima ancora trasparenze quasi altezze che non può essere deserto; distendersi poi nel tratto senza scorporare scivolare nell'incavo della fusoliera fino all'apice degli eventi. Sospendersi in lenti cerchi, o ritrovare inattese solitudini difformi movimenti, il muschio i silenzi sopra la brughiera. C'era (ma più tenue) il tumulto di sorgenti fruscii d'erbe, il calpestio foglie ingiallite d'autunno; ed ora l'aurora ci racconta di cose perdute, d'ulivi contorti sulla riva. Se fossero vissuti antecedenti questo cielo le stoppie o la città che collassò nel carrello della spesa. (O effetti collaterali della contemporaneità)
Id: 67027 Data: 27/10/2022 00:13:39
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Considerare se
(Considerare se) addentrarsi nell'asfalto. Uno spiazzo davanti, la rotatoria prima di lamiere disporsi in geometrie euclidee: forse addensati parcheggi a raso. Quasi andare in tentacoli di luci scomporsi nell'assalto poi ostruzioni nei paraggi: la condensa sul condotto, in alto; in basso a scandagliare il prodotto. Per esigenze quando ci perdemmo senza compimento; corridoi come rasoi e questo labirinto sono i solidi prima della curva che riduce a una luce innaturale quasi un sopruso. Condursi nel ritorno in moti rettilinei uniformi. In travasi osmotici infine recuperare una monetina per la sporta.
Id: 66750 Data: 25/09/2022 00:43:19
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Vacanza
Non trovo cose né porzioni di me da mettere in valigia né abiti neanche la valigia stessa se avessi ampie visuali in questo cazzo di casino che è la mia casa la mia estate la vacanza però per oggi ascolto musica metal e faccio finta di essere a Nord faccio foto d'immagini surrogate e screenshot del paesaggio sul web e me li mando per email mentre sbircio di soppiatto dall'altra parte del separé stanno mettendo su una piscina componibile anche loro cercano pezzi qua e là riempiono l'attico di gridolini amabili di schizzi d'acqua hanno steso il prato sintetico la tovaglia in quadrucci patchwork al centro il cestino beige dei panini burro e salame la lemon schweppes le patate croccanti i biscotti Ritz fanno faccine felici e smile come quando postano su What App e un picnic dal retrogusto un po' retrò. -Oh Andromaca Enea Anchise mi ricordo di voi!- faccio comparsate adesso ho stinti flashback navigo tanto (o mi estinguo?)
Id: 66382 Data: 13/08/2022 01:19:36
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Nuotare
Nuotare è come dissolversi in una dimensione liquida, lasciare il corpo alla sua ossessione terrestre a dire -allontana un poco le molecole da te distanzia gli spazi, abbandona il peso che ti comprime.-
Id: 66117 Data: 26/06/2022 21:12:57
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Dopo pranzo
Dopo pranzo mi frugo le tasche dev'essere rimasta una cicca di sigaro poi la trovo nella giacca; mi sforzo a non girare la testa verso la finestra, tanto valeva mettersi comodo il divano si tramutò in una ciminiera. Osservo fuori l'aria densa il silenzio come un macigno sembra essersi posato sui campi.
Id: 66067 Data: 19/06/2022 18:40:03
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Confinamento
Alle 8,00 fuori l'albero di ciliegio stava sfiorendo prendo la marmellata, i biscotti travaso il mio profilo chino dai fornelli dal caffè nel barattolo alla moka alla faccia caduta sul piano di lavoro. Succede che la mattina mi sveglio non so che faccio; poi quando arrivo a metà del giorno ricordo tutto. -Ecco chi ero!- La vestaglia l'incavo nel divano la pedina bianca degli scacchi. La casa incombe come un rettangolo grigio la strada di fronte come un fastidio. La luce la quiete il panorama questa tenda senza ombra gli abiti nell'armadio una visita alla cancellata, robe di questo genere. Il primo pomeriggio quando s'è incrinato non gl'ho nemmeno dato peso m'è sembrato fosse un giro di controllo una sbirciata data a qualcosa, questo fatto che il Tempo è già passato. Oggi la serà calerà alle 17,00 con la bruma celerà le forme questa orizzontalità dei campi quel qualcosa d'intravisto fronde e pettini, cumuli di terra i molti giorni delle piante; nei fossi se non altro avrà ancora un brusio l'acqua che vi scorre e quest'alveo, una via percorsa dal Tempo nel tramonto rugginoso.
Id: 65971 Data: 03/06/2022 17:54:38
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Sebbene anche la città
Sebbene anche la città (questi solidi antropizzati) abbia la sua perfezione un significato, qualcosa di originale qualcuno dice alienazione qualcun altro senso estetico; se fosse chiamarlo battito, o forse ritmo intrinseco, anche distonia che però significa rumore non proprio armonia; e quanta complessità, quanti sottopassi intesi come cunicoli, oppure anfratti quasi verdura, facce come felci, umidità tremolio come fibrillazione cortine invece che corteccia però troppi spigoli, non alveoli più tentacoli, più meduse, scavi; poi formiche dette umanità tracciati tradotti in strade forse tracce lasciate, fossero memorie -ma chissà- Anche rovine, poi fumo troppo fumo, e molte rovine. Città nelle città. Molto strato. (Questi incontri casuali)
Id: 65861 Data: 21/05/2022 18:44:49
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Ti ho cercato
(Ti ho cercato nel sangue della città) in fondo al giorno, uno slargo; eri luogo distanza viadotto forse indifferenza pacco in un negozio oppure quanta gente, semmai andatura questo strato d'ossido, eri te? Questa trincea o strada gelo e neve lampioni in fila sacchi di sabbia in frammenti, i torrenti acqua che non può dirsi scorrimento forse pantano, forse sbiadirsi in consigli pubblicitari un bisbiglio al bar della stazione. Poi andarsene per segmenti acuminati quasi ingranaggio, ruota che gira evitando spigoli queste contraddizioni, tanti arredi quanta bigiotteria, quanti rigoli; quindi attraversarsi senza sfiorarsi, guardarsi come trasparenze, se fosse solitudine oppure code al supermercato. Tornarsene per sensi unici senza più giorni, però Tempo bastante a raggiungere questo capolinea. Quanta marmellata, quanto traffico! Tu dove eri quando ti cercavo?
Id: 65803 Data: 15/05/2022 01:32:12
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Immaginarsi
(Immaginarsi) da dove viene il vento le voci racchiuse in se con l'inverno le tempeste o la brezza estiva che solleva il cielo (che) cambia come gli anni se neanch'io so dove mi trovo, se un punto a metà dell'orizzonte che il vento sposta, la linea -pensarsi- la luna, o nient'altro.
Id: 65733 Data: 06/05/2022 00:15:30
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Stando
(Stando) a mettere in fila parole deserti inondazioni. Ma forse mi vidi inadeguato andando a scomporre emisferi suggestioni. Seppur ad attardarsi ad un riquadro scritto qualcosa che scrissi, e versai in altitudini che non può essere vetta, forse rarefazione, o guscio oppure nubi al culmine di tempeste queste poche lettere leggibili per natura astruse, quasi inchiostro su carta velina, l'incavo forato l'alveo sorgivo prima di vacillare un barlume, poi l'interpretazione: se fosse soltanto possibilità. Se ci fosse. Restando (se avessi in me) a incidere illustrazioni quando il liquido è luogo, conduzione forse sguardo; se la strada fosse flusso, quasi via di comunicazione; se la mente fosse provenienza non soltanto ossi, ma una vistosa impaginazione. Come convogliare steli d'erba in forma d'arcobaleno, forse nelle città boschi. Se fossi.
Id: 65667 Data: 27/04/2022 15:56:37
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Anche se primavera
Vedersi più d'autunno (anche se primavera) quell'essere un po' ombra, qualcosa dietro l'angolo, l'inconsistenza o fosse casualità sarà perché quando scrivo è sera anche notte forse. Forse al buio, o mentre piove si vede oltre questo sole quasi se nel lucore, stanare il qualcosa di criptico che c'è. Poi ci sono foglie che non può essere solo caduta, stacco seccume; ci sono sfumature la colorazione, quanto stupore! C'è il fruscìo quando ci vai, il suono questo tremolio, lo stridore poi l'intuisci come armonia, oppure Tempo avanzante, quindi conseguenza ineluttabilità; quasi un senso al tutto se magari qualcosa ancora non ce l'ha. C'è decadenza, questa vaga sensazione che sembra esserci ora. C'è anche tanta poesia nelle foglie d'autunno, quanta bellezza.
Id: 65606 Data: 18/04/2022 18:45:04
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Ammucchiando Tempo
(Andare) per la via maestra, strettissima dissipando, persino esondare su bianchissime statue di marmo, se per impellenze allontanarsi dal mare perduto, per allinearsi allo stridore ferreo delle cose che accadono, quasi sospendersi su luoghi prendendo tempo; questi paesaggi vaghi come aurore orizzontali, il colore sbiadito dell'uomo sono il bagliore del tramonto al solstizio, se non sapere più capirsi. Poi ho sentito la terra sbattere sotto i piedi incrinarsi, il sottosuolo aprirsi i corpi precipitare; rimanendo su analizzavo la dinamica del salto ma dentro, ero io proprio io, che precipitavo ammucchiando Tempo, questa (immane) forza di gravità. Nell'abitudine forse ho perso l'abitudine di domandarsi se esserci.
Id: 65555 Data: 12/04/2022 00:37:04
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Ridefinire la quantità
(Ridefinire la quantità) Se approssimarsi a (ac)cumulo, poi detrito, tutte quelle esigenze sotto il letto, quanto materiale ecco l'articolo, ecco l'oggetto; questa collina arsa non si addice alla fisionomia originale. Potrei essere molte cose, per ora vorrei essere soltanto fine settimana, cioè stacco forse quesito, soprattutto impossibilità.
Id: 65494 Data: 02/04/2022 00:28:28
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Bastasse per ora
(Bastasse per ora) dal pantano spingere fuori il carrello della spesa, semmai gettarlo in fossi -no, per carità!- Ma prima riempirlo d'infallibili presentimenti la distrazione che rotola le vicende, buttarci quel gesticolare inadatto, le ruote come inseguimenti schivando spettri con facilità; affianco il conducente, o fosse il navigatore da eliminare; poi vuotarlo, appunto. Il problema è vuotarlo.
Id: 65445 Data: 26/03/2022 00:10:48
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Vedersi stratificato
(Vedersi stratificato) in mattoni malta, poi conci il coibente per intercapedini una boccata d'aria prima dell'asfalto per l'impermeabilizzazione. Scomposto, poi riunito in assetti variabili stabilizzato in uno slargo in attesa d'utilizzazione. Eppur mucchio di materiali soltanto sfogliando il catalogo per semplice consultazione semmai volessi, ma quella volta proprio non ti cercai. Infine poggiato, questa volta come pannello in sequenza numerato nel fabbricato, anello dopo anello che si fermò quando finalmente il palazzo toccò il soffitto del creato.
Id: 65397 Data: 18/03/2022 23:58:17
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Se accorgersi perso
(Se accorgersi perso.) Tutto questo Tempo sentirsi alquanto passeggero come comunicare inutilità non interferenza, nemmeno percorso, semmai salire impalcature per sorridere al vuoto. Se sentirsi sasso non bastasse allora assuefazione al massimo Tempo trascorso; neanche immaginazione. Quante panchine. Forse seguire da lontano un tramestio ecco l'ordigno, questo alibi. Ecco il parco. Eppure, se anche essere essenza bastasse le lancette girano comunque.
Id: 65336 Data: 10/03/2022 19:18:49
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Calcinacci
Calcinacci e mucchi di mattoni dov'erano muri saldi e voci di passaggio. Se poggio il palmo sul corrimano sento ancora rincorrersi parole nei laceri interstizi, e là fuori il fischio delle bielle sui binari, echi di ferraglie ritorte. Su in alto l'orologio sul frontone è fermo al treno di mezzanotte, l'insegna della stazione oscilla nel vento desolato in poesia di foglie morte. Anche gli uccelli hanno lasciato le gronde rotte. Per altra sorte.
Id: 65100 Data: 31/01/2022 14:36:49
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In un vecchio mulino a vento
Mi attardo casualmente quasi a notte (e forse penso in un idioma neolatino) -Chissà forse il congegno è sopravvissuto a Don Chisciotte!- In un vecchio mulino a vento. Ma un rumore disfatto, ora è il cigolio d'un tavolame malandato. Anche il perno è marcio e girano a vuoto le pale. Il meccanismo è rovinato la ruota dentata s'inceppa; l'ingranaggio che lo muove è fermo.
Id: 65034 Data: 22/01/2022 19:24:51
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E’ lì che sarò
E' lì che sarò alle decadi autunnali. In questi angoli residuali di terra e foglie, anche qui si racchiude un cielo dove c'è un languore di fondo che chiama come se sapesse, come fosse un segreto che fatica a rimanere in ombra; ma ora non tornare lontano anche se sai che quello che lasci, ti uccide. E' soltanto un'eventualità il buio di questa fenditura, sotto il rumore sordo delle frasche nel giorno fosco; eppure occorre restare nello splendore delle foglie che non finisce, ma cade soltanto per ritornare.
Id: 64619 Data: 14/11/2021 18:15:57
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Raccontateci
Scheletri avanzati al fogliame raccontateci dunque l'epopea. L'oscillazione e la caduta. E voi invece, la sorte vana di essenza appesa. Il vostro essere estremità. Voi foglie che labili celebrate la poetica del distacco. Voi che soavi traslate nel cammino del vento narrateci l'empatia che vi conduce lontano. Andate. Andate, ma con tristezza alle alberature parlate come mancanze. Siete abbandono.
Id: 64599 Data: 12/11/2021 00:15:23
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Novembre
Sulle fronde autunnali si scambiano l'ultima carezza le foglie, e il vento ne conserva il lamento al suono lieve d'antichi violini d'argento; tra ossa di rami i ricordi si rincorrono inutili e i richiami vani mentre nella bruma pastosa il sole si scolora ormai stanco della stagione cercando riposo fra corti respiri e frammenti di cielo. Un batter sordo di zoccoli riempie il sentiero di rumori stanchi, e avari passi lanciano fra i sassi un breve accenno; là non lontano dal ciglio, un tiglio ritrae la stropicciata ombra al pianto di gocce di rugiada, e ormai dimenticata da uomini e animali svanisce tra le nebbie mandate dal Tempo. E nel pallore il giorno disperde parole, nel silenzio.
Id: 64512 Data: 01/11/2021 23:27:45
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La notte II
E buttiamoli giù questi muri, questi assetti razionali prima che tutto venga pensato prima che venga asciugato dal maestrale, e anneghiamoci nelle pinte dei pub, e avremo i movimenti insicuri della terra. Avrai. Avremo aspetti indecifrabili, cercherò poesie che ci salvano basterà solo sfiorarsi e tutto sarà più colmabile; prendiamoci una nota alta da questi resti già i tamburi ci scandiscono i nomi, poi urlando per le strade deserte getteremo a turno le vesti. Ci daremo i corpi, prima che le luci ci distraggano prima che i semafori serrino gli incroci. Notte ti portiamo due respiri due labbra, un languore.
Id: 64394 Data: 20/10/2021 23:33:46
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La notte I
Il mondo è la grandezza di un tavolo rotondo tutte le sere ce lo giochiamo a dadi truccati. Cadono dardi come mosche sui muri mentre c'è stanchezza di ragnatele, là in fondo. Allora la notte fuoriesce dai locali -dicono che il pub chiude- nettamente si galleggia appesi per le strade la vita sfugge -diventa perduta- mi dicono infine.
Id: 64304 Data: 11/10/2021 23:07:58
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Dall’alto lo vedi
Dall'alto lo vedi lo vedi l'impulso del grande meccanismo del mondo l'impasto d'oscurità e luce la trasfusione del sangue il lavorio degli organismi mitocondriali...il logorio delle cellule nel grande labirinto, dove sono i viventi caduti nel sonno ciascuno ad accudire il proprio angolo buio racchiusi nei loro microscopici atti di distruzione le labbra sigillate sul pane quotidiano... in un equilibrio tra l'ombra e l'asticella che detta la misura del sopravvivere. Ma c'è un unico odore lungo le strade un odore sordido che viene da sotto dove gli uomini danzano con i manichini. Sebbene noi li credessimo immobili.
Id: 64239 Data: 06/10/2021 00:07:52
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Settembre II
Poi a sera dietro la schiena del giorno adagiato sull'equinozio autunnale getto lo sguardo curioso in quel giardino del vicinato, nel tramonto che imbruna, s'abbandona. Sullo steccato abbandonato s'imbrunano i legni curvi, quasi stati d'animo ormai spesi, così appesi ora si guardano come per conforto; poi tracce del giorno nel prato, sparse e linee funeree di grasse formiche nere sperse, uscite dopo il temporale.
Id: 64016 Data: 13/09/2021 14:35:16
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Settembre
Il mattino, il giardino oltre il campo, il bosco quei fraseggi di rami che conosco; paesaggi di burrasca prima del rabbuiarsi del cielo, presto. Fa fresco esco, e li avvicino; è come se volessero ricomporre il giorno una lesione del vento, un sasso rotto l'incrinatura del Tempo. Li ascolto.
Id: 63918 Data: 02/09/2021 13:59:52
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Il giardino dei germogli in fiore
I palmizi ormai hanno raggiunto il tiglio hanno più o meno i miei anni. Come allora nel giardino dei germogli in fiore ogni siepe ha un eco ogni angolo ha il racconto di un giorno. C'è ancora il nascondiglio appartato il sentore dei giochi spericolati, il mormorio attenuato delle ortensie le corse sfrenate oltre lo stagno delle ninfee. Il ciliegio dove m'arrampicavo e mi sentivo invincibile. Ancora oggi ti vengo a cercare, e ancora ti trovo. Ancora ti guardo. Ma ora ti riguardo con la cautela del ricordo ti sfioro con la leggerezza dell'orma: ancora mi dice che ci sei passato, che non si è dimenticato del tuo stare un tempo, ora che il Tempo ci assottiglia e si fa insistente mi ricorda che lì cresceva il tuo stelo esiguo. Così ora ti guardo come si guarda la luna dove tutto è nel medesimo languore. E lo sguardo allora fugge l'ora che preme e l'accorciarsi nella penombra, a sera.
Id: 63529 Data: 30/06/2021 00:12:40
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Attraversiamo per i campi
Allora attraversiamo per i campi senza lamentele verso le colline accoglienti. Avessi l'accoglienza dell'erba il suo dire di foltezza essenziale. Il colorato delle vigne. La sostanza. Allora ti calpesto in semplicità enciclopedica tribù di gambi mentre scoloro dentro nubi. E ti sfioro nel verdeggiante: tu che tieni in grembo i tuoi fiori, le gramigne. Infine ti onoro antica morbidezza, antica sacerdotessa del crescere. Tagliamo per i campi allora senza cautele a respirare il largo e il vasto del prato; l'erba ci chiama a raccolta al nuovo vanto di primavera. Noi lemuri nel massimo sole d'inverno. Allora poniamo gli scheletri nella terra umida nella goccia espansiva che sgorga alla pozza affiorante. Nello scrigno originario. Ritorniamo dunque a essa specchiandosi nel nostro essere sequenza corrotta. Immoliamo le lunghe barbe bianche per acclamazione. Le chincaglie i moti rivoluzionari dei pianeti le spine dorsali rattrappite. Le anticaglie. Con la gentilezza in mano, in equilibrio aneliamo. Alla semplice erba. La saggia.
Id: 63445 Data: 15/06/2021 23:24:55
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Magari pioverà
C'è una strana calma d'aria umida diffusa magari pioverà forse è meglio prendersi un caffè. In punta di piedi camminando lentamente il silenzio ci raggiunge, fa figure sul muro ci pone nel geroglifico immoto di un ricordo un fruscio dove restiamo come anime vaganti sempre in attesa che succeda qualcosa. Se usciamo fuori i rigagnoli della parete un cielo ingombro ci parlerà. Sono certo che un cielo come questo ci parlerà.
Id: 63365 Data: 05/06/2021 19:28:19
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Dove restare
Si cammina in bilico verso un punto che chiama schivando i silenzi di ogni cellula. Siamo rimasti qui per secoli ai crocevia nei bordi delle strade sui cofani delle macchine a studiare le mappe per non precipitare ai lati indizi d'esistenze fittizie, di nature morte. Le curve sembrano cancelli chiusi verso l'oltre come a dirci -su quali cardini viriamo?- Eppure avevamo carte sicure a indicare i grandi laghi d'occidente la posizione certa dei venti ma i contorni stanno scomparendo; adesso ci sono ombre cadute sugli occhi. In fondo un ponte come se si gettasse sul mare dove vorremmo proseguire, dove non saremo raggiunti. Dove restare.
Id: 63286 Data: 26/05/2021 19:47:16
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Resti
Resta questa volta celeste dove c'è un eco che si fa essenza la giusta compensazione che dalla corteccia del mondo giunge qui e dissolve in una poesia che guarisce acquieta il rumore delle cicale che alza dallo stagno questa stagione spoglia. Erano le undici e si varcava il limite della notte quando tutte le ombre tornano nel placato s'appoggiano alla maniglia che gira le porte dell'infinito. Restare lì, in quel luogo senza età.
Id: 63220 Data: 19/05/2021 19:12:52
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Ringhiano le strade
Intanto ringhiano le strade imperi di lamiere scuotono i tombini i metalli tirando il freno a mano scatta il rosso ora si sta per un po' in agguato. Lo sbraito dei semafori dirige l'orchestra, ma è un giorno qualsiasi anche oggi il benzinaio è aperto, l'edicola sfodera i giornali. Anche oggi puntualmente va in onda il reality. In fondo questa città ci ha voluto bene ci ha dato tutto il suo asfalto -Io vi ho inventato- dice -vi ho dato a tutti il numero per la fila alla cassa.- Questa città ci conosce, sa i peccati di gola -ognuno avrà il suo turno- ci dice con voce soft. Ogni angolo di strada ha strappato qualcosa ci sono occhi appiccicati dappertutto tanto ormai a cosa servono presto saremo bendaggi telecomandati dalle nostre menti in esilio. Noi saremo in alto supremi nell'elenco pura elucubrazione e da dietro i vetri vedremo i corpi lasciati a se stessi girovagare in tondo. E senza rancore, li saluteremo.
Id: 63163 Data: 13/05/2021 18:36:48
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Questa città
Queste strade ci hanno consumato le suole tra i rivoli delle pedonali in quell'antico profumo di basalto qualcuno sbuca dai tombini e ci rammenda le facce, ci dice che sta lì solo per caso a osservare il paesaggio di sguardi che non si aprono. Ciascuno porta dietro soltanto il suo allontanarsi, è un sabato qualsiasi l'eco che ci porta uscendo dai muri dove le sillabe alloggiano mute. L'abbiamo attraversata tutta, per spigoli per squadri ci hanno detto i numeri degli anni che si compiono a staffilate oppure arrancando. Ecco come ci porge i volti come strati di luce e ci siamo stati a mozzafiato nel conto dei metri misurati con l'impazienza che ferisce. Perdurare ci fa terrestri in questo girovagare con il volto solcato dentro i fascicoli di ogni isolato. Dai vicoli poi per finire impaginati. Una carta. Una carta color opaco quello che ci resta. Questa città potrebbe anche esserci clemente abbiamo seguito le sue indicazioni, i suoi consigli pubblicitari a carponi andando per i cunicoli poi in cima alle rocche come tante gocce che innervano le svolte al sedimento. Forse ci potrebbe anche sorridere questo luogo percorso migliaia di volte.
Id: 63100 Data: 07/05/2021 17:33:24
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Una goccia sul ramo sfiorato dal vento
Alloggiamo in un intermezzo infinito che scorre da un terminale all'altro un corpo tenue eroso dal vento molteplici gesti e un riflesso acqueo sopre le foglie il tormento dell'aria e dell'acqua nel vorticoso fiume. E rammendiamo facce con decadenti linee nell'erba che ondeggia dietro ordini complicati dove si avanza lenti. Resistiamo in questa inesorabile accortezza mentre attraversiamo pozzanghere ai bordi del marciapiede come se tutto s'immobilizzasse nel fotogramma dove ogni cellula che rimane impressa sfugge e si disperde nelle direzioni tra il blu cobalto che fuoriesce dalle pietre portando fiori, portando sibili andature lievi. Siamo dentro le cose come dentro cappotti seduti sulle panchine a vedere la pioggia cadere superfici lucide per ogni stagione che si ripete impaginati sulle pellicole opache quasi come teoremi irrisolti e si vorrebbe anche se non si può svanire nel leggero tremore di una goccia sul ramo sfiorato dal vento come il pallore festivo quando attenuato scende.
Id: 63033 Data: 30/04/2021 23:57:04
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Qui sempre si torna
Alla radice, qui sempre si torna negli equinozi nei cerchi d'acqua dissipati nel vento spossati naufraghi del tempo buttati dagli oceani resistiamo nei nostri racconti minori sui muri di provincia. In fondo sagome strette derubate di poco. Ci fu consegnato, una volta l'odore del mosto cinto nei casolari dal grido dei papaveri. Erano sillabe quelle stesse che ci hanno tenuto nel verso e ci chiamano comne atti di forza. Qui abbiamo preso parola. Qui siamo.
Id: 62985 Data: 25/04/2021 19:59:30
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Sorgi aurora
Può bastare aprire la vetrata, scostare le tende e aspettare. Allora sorgi aurora dalla vasta visione d'oro d'oriente per la grande cavalcata. Cresci valchiria dalle chiuse dei monti. Vieni a noi dal nero dalla fiaba, dai giranti del cielo. Vieni a noi al rosso, alla rugiada. Ai pascoli occidentali. Vieni cavalcatura bionda per la favola in attesa bordata di luna. Adesso vieni per l'avventura e apri le serrature del silenzio con capelli folti. In questo nascente giorno randagio vieni indiavolata con il fuoco delle comete. Nel nostro andare sbandato, dea sanguigna spanditi per le arterie del mio mantello. In semplicità, vieni. Io ti vengo dietro.
Id: 62934 Data: 20/04/2021 15:00:01
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La forma del Tempo
Può sembrare strano stare lì a caricare l'ora ancora a girare la chiavetta nel segreto dell'orologio a districarsi di soppiatto nel vecchio arnese art déco che ruggisce d'eterno sull'impalcato. Ma forse è questo retaggio antico d'introdursi nell'irrisolto del meccanismo cruento che sta lì come in un nido al sicuro a covare dentro e lo vai a stanare come un trofeo d'attaccare alla parete lui che sta lì in disparte e scruta come un satrapo ottomano come se con distacco reggesse il mondo, da oriente. Ma ci tiene per il bavero e allora non ci resta che sbirciare nell'atto il problema irrisolto di noi abitatori d'occidente impantanati sull'asse orizzontale, nei cruciverba tra lo Spazio e il Tempo. E forse è questo sadico e cruciale roteare nella piaga che non cicatrizza l'enigma che ci lega indissolubilmente al nesso. Però se hai il contatore digitale ti precludi il legame diretto con questo assioma maledetto.
Id: 62887 Data: 14/04/2021 23:04:28
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Lontananze
Devono essere mute le lettere che ho inciso nella condensa della vetrata visto che non è passato nessuno. Per indizio ho lasciato un calzino sulla porta come a dire qui c'è qualcuno che sta facendo un caffè, prende una gassosa. Che ha rimesso in piano i bastoni delle tende ha ridato un po' di smalto alle prese del citofono spente mentre sopra si sente un rumore di doccia e sbattere qualcosa ma forse è il quadro del mare sul muro che risciacqua un grumo di sabbia erosa. Al disco poi passano un brano che non si capisce niente forse è solo un po' di polvere sulla testina del grammofono forse è solo un rimasuglio d'afasia. In ogni caso non aggiunge nulla al dunque della contesa la questione è che forse non voglio essere collegato al mondo in lentezza di connessione o forse c'è un principio d'amnesia. O forse non so. Infatti avevo scritto HELP anche se un po' sbiadito ma soltanto alla fine del giorno ho pensato che abito in campagna dove è raro che passa qualcuno per il lungo del prato.
Id: 62850 Data: 11/04/2021 23:30:42
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La notte
Eccola la notte, divarica le gambe può sembrare una cosa buia, un luogo appartenuto ai sepolti stesa sulle tempie dei fantasmi dove batte il cuore dei perduti. Siamo dove non ci guardate in un abbraccio lungo senza luce consegnati a una rovina irresistibile l'unica che ci comprende e ci aspetta. Dove precipitare. L'unica.
Id: 62807 Data: 06/04/2021 23:28:29
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In questo andare sparso per le ore
E' così residuo il tuo persistere sulle stese dei colli che ti fanno circo e sottovoce ti parla il torrente di vertigini e tenebre? Qui dove nascondo i volti e sfuggono le cose ho accatastato giorni tra questi suoli solidi e immoti. Dove le contemplazioni sono alberi immensi perfette le atmosfere e le stazioni. Sono lontano, lontana è ormai la strada delle luci e m'inoltro per gli sterpi; sono nei rami ora tutto il mio esistere è di queste gore e in questo andare sparso per le ore soltanto foglie: sento i prati i papaveri, i temporali.
Id: 62754 Data: 01/04/2021 23:21:47
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Parlami con voce umida
Parlami con voce umida con i tuoi barattoli travasa per le crepe delle anfore. Vieni pioggia conosco la tua lingua. Lo sbuffo il tonfo lo strillo la mistica argilla che porta. Sto al gioco battagliero alla folle corsa precipitata. Allora sto nella pioggia nel suo odore avido. Voglio stare nel tuo essere subbuglio e da dentro la mia acqua ti reclamo. Ti reclamo dal mio sangue placato. Allora tu vieni in alchimia liquida a saturare il taglio con aghi di stilla. In accoglienza per te aprirò sempre la mia dimora alla danza battente. Alla furibonda venuta.
Id: 62724 Data: 29/03/2021 17:29:41
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Questo giorno che arranca
Questo giorno che arranca è come annegare nel fisso del muro in un cantone di luce che raggruma. Rovistare per ragnatele a scardinare serrature di buio. La spaventosa fissità dei rottami. Questo giorno che arranca è come frequentare luoghi chiusi di stanze. E non ci sono distanze nei buchi delle cantine, ora navigo nei rifiuti di vento del mio vascello fantasma. Annego di Tempo. Oggi sciacquo il vasetto dell'olio. Faccio e disfaccio il guardaroba. Mi rimetto a parlare col pescetto rosso. E' questa poltiglia collosa la gronda dove ammucchio il fogliame. Poi d'improvviso si alza il vento che dice -Non temete, vi porterò via.- Disse il vento che s'alzò dal greto del fiume.
Id: 62675 Data: 26/03/2021 00:34:13
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La primavera che tarda
La primavera che tarda è un esilio di finestre chiuse. Le pareti del caseggiato sono un po' scrostate una voce da sotto chiama. Va sù per la grondaia ma c'è un rispondere nascosto. Dov'è il rampicante che ricuce le crepe del trascorso? Nessuno esce a sgrossare il silenzio in un rinascere che smuova le cose. Il glicine è ancora un rameggiare lento e stiamo qui a raccogliere un accenno. A lanciare un sasso sul vetro. Sei tu, aspettanza quel lume sull'abbaino che brucia così piano?
Id: 62613 Data: 21/03/2021 12:24:44
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In quel lasso che limbrunire
E sto qui, a te frontale a osservare il tuo enigma di ombra. In quel lasso che l'imbrunire volge a sera e gli alberi diventano neri e la collina una sagoma minacciosa. Forse è per questo che c'è voglia di scappare e gli animali tornano alla fossa e l'ora si fa disadorna e il paesaggio inospitale. Nel lieve stacco siamo a vacillare nel corto di noi con passi di tedio e niente più ci consola. Per fortuna il crepuscolo è un durare breve.
Id: 62551 Data: 16/03/2021 19:04:31
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E intanto il vento
E intanto il vento si fa sentire con voce grossa. Sbatte con l'artiglieria di montagna le alberature, le prende a secchiate. Calpesta d'acqua la campagna e la scuote. E questo rumore di vento è come una mura di procella che spiana boschi atterrisce animali sciupa gli addobbi delle case. E mi fa fare pensieri di nuvole annerite ora che la notte scende dalle alture e con dita di ghiaccio snerva l'erba e spaventa le primule appena nate.
Id: 62501 Data: 12/03/2021 18:21:48
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Universo
Perché sei così lontano? Vorrei parlarti racconta il tuo arcano -ce lo devi!- Sono qui prostrato, all'ascolto. Questa polvere così vicina straziata non ha più ombra, è già scritto. Vengo a cercarti la notte su questo prato desolato nel tuo rumore che mi accolga al vago errore, e seppur corto duri abbastanza da illudere un altro giorno che avanza.
Id: 62439 Data: 06/03/2021 12:32:48
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Marzo
Guardo al passaggio invernale là in fondo nell'aria c'è un bosco contenuto nel suo volto di velluto, fosco. Vi cerco foglie che non ci sono impagino brani ancora spogli di me, che non conosco bianco è questo foglio, dentro non escono parole, ma rami del tempo vuoto. E ancora tracce d'inverno nei prati rilassati dal silenzio dietro strami di foschia, al centro il mio paesaggio e malinconia dove vorrei crescessero parole e arbusti mentre lo sguardo s'allontana su quel foglio che fugge nel transito, verso l'ora nuova. Ascolta allora il rumore del bosco. Ascoltalo con gli occhi dei rami è come un singhiozzo; la luce, a Marzo non è ancora un taglio nell'ombra e quanto cielo d'inverno è passato fra fronda e fronda, se il cielo è una ferita ancora aperta, tra radice e foglia. Ma ora ho riunito tutte le foglie nel vento e guardo al ricordo dei giorni del freddo del sole velato, dei graffi ruvidi e d'ogni spiegazione raccolta. Così torno nel rumore del vento, da dentro sfoglio il lento soffio d'Aprile.
Id: 62378 Data: 01/03/2021 18:53:14
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Passaggi invernali
E' deserto chiarore dentro quest'alba d'inchiostro come una valle chiusa di silenzio; fuori il giorno giace, germoglia lenti confini di vacue brine, è brusio fugace. Lembi di prato, il telo del gelo e oltre un velo di bruma il bosco ritagliato; più in alto un taglio di cielo, l'odore del risveglio nel profilo del borgo, poi più in là grovigli di colline ancora un po' accigliate, e molto più in là oltre il margine del foglio lamina il mare. Poi convogli di solitudine le nuvole, forme di silenzio, nere. Scende. E' pioggia oggi. Cadono le ore sulla schiena del giorno che s'incurva ed è un suono sordo, sottile e gocce, cadenze di parole nel rumore. Il prato intanto si riposa, ascolta. L'erba, le foglie in un walzer di vento là nel passaggio stretto un faggio colto impreparato s'adegua si attiene alla forma dell'acqua, si piega; nel fiore nell'attimo un insetto misura la saggezza dell'acqua modifica l'assetto, riaffiora. Come in un paesaggio netto, anch'io fuori nel passo dopo il passo che misuro; allora smetto, rientro in me e in questo momento in questo miraggio, in questa pioggia, resto.
Id: 62352 Data: 27/02/2021 18:40:08
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Laghi mari oceani
Il lago sta nella forma circolare, specchio del momento in me e dentro il cielo è un riflesso essenziale. Poi isole al centro, nel silenzio come forme affievolite di se stesse talvola nuvole lattee, talvolta linee brevi, di onde. Il mare è come un modo di essere solo, bastante; sta in me attraverso gli occhi, incagliato. Tra me e il vento, solo il molo e ogni onda è un attimo preso al tempo, e allo stare, io dentro come una terra emersa dal giorno senza nome, tra abisso e il cielo. Il mare è una dimensione orizzontale: si sta appena sopra la superficie, rarefatti. L'oceano invece non è solo un'acqua più grande, è uno spazio denso, massivo, inconcepibile. Ed è spessore, come un luogo delle cose grosse, uno spazio eroico più difficile da attraversare.
Id: 62322 Data: 24/02/2021 23:14:15
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Il segreto era chiuso nel labirinto
Perfetta era l'era dei cunicoli oscuri, delle piramidi. Il segreto era chiuso nel labirinto. Là antiche divinità celavano il segreto del Tempo e dello Spazio. Gli Dei saggi non l'avrebbero mai concesso ai mortali in gioco c'era il potere sul Mondo. Ti avevano lasciato il Tempo invariante senza complessità, scorrere immobile nei giorni inesatti. Nei cerchi di pietra il monolite era la cruna dell'universo. Ti avevano concesso la linea simbolica la superfice piatta la semplicità senza profondità. Tutto è cambiato poi. Quando hai ucciso il Minotauro risolto l'enigma del labirinto. Così sei diventato il sovrano del Mondo.
Id: 62272 Data: 19/02/2021 19:57:15
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Gennaio
Solo forme rilassate e l'aria è densa, fuori l'inverno ha tracciato i confini con gli occhi della neve ha preso il posto delle cose e le ha messe sotto, nel silenzio e un foglio bianco. Dentro la stanza l'aria è ferma, e c'è silenzio come un giorno senza nome; le cose stanno lì tra me e la neve senza accento. C'è un foglio bianco anche sul tavolo e il futuro, e altre cose semplici; cerco di dare un senso, scandaglio la geometria del luogo in ogni dettaglio: un libro aperto il portacenere occupato, righe e righelli libri chiusi, la serie delle penne messe lì a ventaglio, e l'ombra tagliata della luce vicino al sigaro fumato.
Id: 62187 Data: 11/02/2021 18:49:52
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Sui viali dellinverno
Così il Tempo s'invola nei tanti minuscoli stridori e ora che l'erba accosta le rovine d'un estraniante dopo, quali ripari vado cercando sotto l'ombra grande dei ciliegi se i passi sono rami foglie e massi dove patteggio il mio elidermi casualmente. E sui viali dell'inverno cui poggia eroso il Mondo intero procede esatto lo sguardo millenario della pioggia.
Id: 62159 Data: 09/02/2021 16:23:56
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Guarda quei giorni
Guarda quei giorni estinti parcheggiati tra le rovine. Poi questi strani giorni verso una casuale fine; e il tavolo è levigato a notte. Segui ancora il torrente intatto che avanza luminoso nella boscaglia; questa carne, e questo corpo vegeta sinuoso nella sterpaglia.
Id: 62120 Data: 05/02/2021 20:27:48
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Immutabilità (nella terra desolata)
Le meridiane non hanno più ombra da effondere nelle dune consumate e inerti nelle spiagge erose nei labirinti ancora aperti; le clessidre non hanno più polvere da sparpagliare su sabbie immobili, nei labili ritagli in atonici deserti e avverti attoniti orologi d'oniriche torri d'argento non aver più ruote dentate da dissipare negl'immaginari ingranaggi di un asfittico laconico movimento. L'essenziale organismo meccanico non ha più pesi da lasciar cadere nella staticità di un etereo magmatico insabbiamento, e non vi sono più parole da disarticolare all'avanzare di un esistanziale enigmatico Tempo.
Id: 61857 Data: 19/01/2021 19:13:20
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