I testi sono riportati a partire dall'ultimo pubblicato e mantengono la formatazione proposta dall'autore.
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Parco del Valentino
PARCO DEL VALENTINO Ricordo quando a sei anni mi portavi al parco del Valentino tra foglie morte e chiazze d’autunno affannate guidavo quell’ automobilina gialla... e silenziosamente e fatalmente andavo le piccole mani strette sul volante lasciando sul terriccio le impronte di me già adulta e più pedalavo più forgiavo quella quotidianità che mi avrebbe regalato abbracci arrendevoli e spine nascoste. Oggi vorrei sentirti ridere ancora a interrompere quei silenzi che ci univano allora e cerco tra i miei battiti la vita che spietatamente ti sei presa. Caterina Silvia Fiore - tdr
Id: 52224 Data: 11/02/2019 17:24:28
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Disarticolata
DISARTICOLATA Ero lì dove non ero nata dove non avevo perso niente in un’idea astratta che mi voleva di qua ma io ero consumata nelle strade e tra la gente ero smangiata anche il mio cervello e il mio cuore e l’intestino non erano al posto giusto e non approdavo al bere e intimamente non indugiavo nell’estasi nutriente perché gli organi tra loro parlavano idiomi diversi scollegàti come me che un lungo passo ho atteso poi sei arrivato tu dall’altra parte della vita uomo solo carne aliena oltre confine con lingue diverse hai parlato e le mie galere hai aperto. Ancora non sai quanto ti amo e quanto la foschia si disfa nell’ascolto attento dei miei sogni utopie impallidite come scarti abbandonati ora tornano e nell’inconsistenza del vento o nella frivolezza di un’onda furente io ti avvinghierò alle mie ossa ferite, per sempre.
Id: 52053 Data: 27/01/2019 17:28:25
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Nelle onde il divenire
Traduco lingue per menti allargate attorno all’acqua fratricida confortando il rigetto di anime già morte. I cuori sono ormai spenti e la noia ferisce là dove non deve bambini senza versar lacrime piangono e madri con corone sulle spalle nude ripercorrono con la mente l’’ultimo viaggio del disincanto. Sbarcheranno solo ombre e negli occhi avranno ancora il loro domani.
Id: 52051 Data: 27/01/2019 17:21:15
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LAssoluzione
Credo che il giorno in cui finirò di tormentarmi spingendo la lama dentro trame di carne ormai antica indosserò per te padre mio le mie labbra dai contorni perfetti sbavati un tempo da rossetti calcati da mani pesanti. Verrò sulla tua pietra e danzerò sino a sentire il sibilo del vento che attraverserà, libere, le mie arterie calcificate di te e tuttavia chiedendo perdono senza sapere (e mai lo saprò) di quale colpa fui da te marchiata.
Id: 52015 Data: 25/01/2019 12:02:58
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